IL FARO DEI SOGNI

Paolo e Francesca – Amore o bisogno?

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view post Posted on 23/10/2021, 16:51     Top   Dislike
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“Amor ch’a nullo amato amar perdona”: interessante che oggi questa sia citata come una frase sull’amore, quando il Poeta la mise al contrario in bocca ad una donna lussuriosa condannata all’inferno.

Se amiamo perché siamo amati, significa che non stiamo amando, ma che stiamo venendo sedotti.

Questa frase funziona se applicata all’amore fraterno, ossia l’amore che possiamo provare per ogni essere umano in quanto nostro fratello. Questo è un sentimento naturale che lega tutti gli esseri umani, è quel “amatevi gli uni gli altri” di cui parlava il Cristo: l’amore incondizionato che l’Anima può provare per un’altra Anima, a prescindere dal ruolo che qualcuno può avere nella nostra vita.

Questo sentimento, in quanto sgorga naturalmente nel cuore di ognuno, può essere effettivamente risvegliato dall’amore ricevuto. In presenza di Gesù, gli esseri umani si sentivano amati, e quel sentirsi amati risvegliava in essi la consapevolezza di amare a loro volta i loro fratelli.

Per questo tipo di amore -l’amore incondizionato per il prossimo- vale effettivamente che “amor ch’a nullo amato amar perdona”: nessuno può ricevere la vibrazione dell’amore senza, presto o tardi, sentire nel suo stesso cuore il risvegliarsi dell’amore per il prossimo.

L’amore di coppia però è una qualità differente di amore. Se così non fosse, l’amore di coppia sarebbe identico all’amore fraterno e significherebbe che possiamo stare in coppia indifferentemente con chiunque. E ovviamente non è così.

L’amore di coppia è un sentimento che dice “tu e nessun altro”. È l’intuizione di un sentire che ci attira verso quella persona soltanto, tra tutti i sette miliardi di esseri umani che ci sono al mondo.





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view post Posted on 25/10/2021, 10:07     Top   Dislike
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“È lui”/”è lei”: questo dice l’amore di coppia.

Perché Francesca, suo malgrado, non sta parlando a ben vedere di questo tipo di amore? Perché questo tipo di amore nasce da dentro, non può essere in alcun modo provocato dall’esterno. Questo amore reca con sé un’intuizione, simile a quella che rivela la nostra vocazione: “io so di essere venuto al mondo per svolgere questa professione e non un’altra”; pensiamo se uno descrivesse la nascita della propria vocazione così: “Nessuno a cui venga offerto un posto di lavoro così vantaggioso, può trattenersi dall’accettare”. Questo è farsi agganciare da un allettamento proveniente dall’esterno, non la consapevolezza interna e autonoma di ciò che si vuole fare.

Allo stesso modo il vero amore tra uomo e donna nasce da un’intuizione che sgorga nel cuore dell’individuo, una presa di coscienza che, paradossalmente, non dipende dall’esterno e non è in alcun modo provocata né provocabile da ciò che l’altro fa. È una consapevolezza che nasce dal rapporto di sé con sé stessi e indica come un fatto che “lui/lei è l’uomo/la donna della mia vita”. Punto.

Quando invece ci pare di amare qualcuno in risposta a qualcosa che questi ci dà, fosse pure il farci sentire amati, non stiamo amando affatto: stiamo venendo attratti da qualcosa che ci viene dato, e stiamo delegando il nostro sentire e il nostro volere ad una leva esterna. Qualcuno sta attivando un nostro bisogno e quel bisogno ci sta trascinando, obnubilando il nostro vero sentire. Questa è la seduzione. Non a caso Dante ritrae Paolo e Francesca come costretti ad essere eternamente trascinati e sbattuti qua e là da un forte vento, rappresentazione simbolica della passione da cui i due si sono fatti trascinare.

Una passione trascinante, per quanto inizialmente possa promettere piacevolezze, non è l’Amore. Il piacere derivante da un bisogno d’amore soddisfatto non è l’Amore.

Dante nel racconto empatizza con Paolo e Francesca: ciò vuol dire che le passioni e i bisogni non sono di per sé sbagliati e vanno riconosciuti e accolti. Essi possono far parte del vero Amore, ma non sono il vero Amore: nel vero Amore passioni e bisogni non sono il motore della relazione, come invece fu per Paolo e Francesca.

Il fatto che Dante, pur provando compassione, collochi i due amanti all’inferno indica esattamente questa consapevolezza: quando -come descritto perfettamente dalle parole di Francesca- il bisogno di essere amati si sostituisce all’amore e viene confuso con quest’ultimo, perdiamo il contatto con il nostro cuore, perdiamo in un certo senso l’Anima, e finiamo all’inferno.

L’inferno non è che la rappresentazione di uno stato di coscienza “deviato”, in cui ci siamo identificati con un bisogno, un impulso o un’emozione, perdendo il contatto con l’Anima, la luce di Dio in noi.

Da ultimo possiamo riconoscere come Paolo e Francesca non si amino davvero: sono semplicemente persi nella seduzione che li lega uno all’altra. Se potessero rendersi conto del fatto che ciò che li lega non è amore, non sarebbero all’inferno.





fonte https://alessandrobaccaglini.com/paolo-e-f...more-o-bisogno/

 
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