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Shamkhat lo vide, l’uomo primordiale, il giovane la cui virilità proviene dal fondo della steppa. Il cacciatore le disse: «È lui, Shamkhat, denuda il tuo seno, allarga le tue gambe perché egli possa penetrarti! Non lo respingere, abbraccialo forte, egli ti vedrà e, attratto, si avvicinerà. Sciogli le tue vesti e lascialo giacere su di te; dona a lui, l’uomo primordiale, l’arte della donna! Allora il suo bestiame cresciuto con lui nella steppa gli diverrà ostile e con te sazierà le sue brame amorose».
Shamkhat si denudò il seno, aprì le gambe ed egli la penetrò. Essa non lo respinse, l’abbracciò appassionatamente, aprì le sue vesti ed egli giacque su di lei. Così la prostituta donò all’uomo primordiale l’arte della donna, e lui saziò con lei le sue brame amorose. Per sei giorni e sei notti Enkidu giacque con Shamkhat e la possedette. Poi, quando fu sazio, volse lo sguardo al suo bestiame. Le gazzelle guardano Enkidu e fuggono, gli animali della steppa l’abbandonano […]
Enkidu non aveva più forze e non poteva più correre come prima; egli aveva in compenso guadagnato la conoscenza, il suo sapere era divenuto vasto. Desistette e si accovacciò ai piedi della prostituta. Lei lo guardò attentamente e disse: «Tu sei divenuto buono, o Enkidu, sei diventato simile a un dio. Perché vuoi correre ancora nella steppa in compagnia delle bestie selvatiche? Vieni! Lasciati condurre a Uruk, all’ovile, alla Casa Pura, alla dimora di Anu e Ištar, dove Gilgameš primeggia con la sua forza e, simile a un toro selvaggio, è più potente di ogni uomo».
segue
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