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| Biografia
Taqī al-Dīn nacque a Damasco (secondo altre fonti al Cairo) nel 1526 da una famiglia di origine turca. Dopo aver studiato scienze razionali e tradizionali con il padre, entrò a far parte dei circoli accademici di Damasco e Il Cairo, dove approfondì i temi della Teologia islamica.[2][3][4] Ancora giovane, fu nominato, dagli Ottomani, Qāḍī a Nābulus.
Nel 1551, Taqī al-Dīn descrisse una turbina a vapore, grazie al progetto di uno spiedo rotante.
Nel 1574 il Sultano ottomano Murad III, su sua sollecitazione, accondiscese all'edificazione di un osservatorio astronomico a Istanbul, nominando Taqī al-Dīn "Astronomo capo" (müneccimbaşılığına). Tale osservatorio, il più grande dell'epoca, fu inaugurato nel 1577 e distrutto solo tre anni dopo, ma fu il luogo in cui Taqī al-Dīn condusse svariate ricerche in ambito scientifico e dove condusse delle osservazioni sul fenomeno dell'eclissi. Esaminò anche la Grande Cometa del 1577, che vaticinò erroneamente come il segno dell'imminente vittoria militare ottomana ai danni dei nemici Safavidi (Battaglia di Cialdiran).[2][5] Sempre durante la seconda metà del Cinquecento, costruì strumenti quali un'imponente sfera armillare[6] e orologi meccanici: suo è il più antico trattato di orologeria turca al mondo.[7] Sestante astronomico fabbricato su disposizione di Tycho Brahe. Si noterà la differente mole dell'arco graduato del sestante, rispetto a quello (visibile a sinistra) fatto edificare a Samarcanda dal sovrano e astronomo timuride Uluğ Bek (nipote di Tamerlano) per misurare con la massima precisione possibile la posizione delle stelle fisse visibili nella volta stellare.
Scrisse la Kharīdat al-durar wa-jarīdat al-fikar ma il maggior lavoro da lui prodotto fu forse Il loto ultimo [della conoscenza] nel regno delle sfere roteanti: ovvero le "Tavole Astronomiche dell'Imperatore [Murād III]" (in arabo: سدرة منتهى الأفكار في ملكوت الفُلُك الدَّوَار (أو ما يسمى بالزيج الشاهنشاﻫﻲ), Sidra muntahā al-afkār fī malakūt al-fuluk al-dawwār (aw mā yusmā bi-l-Zīj al-Shāhinshāhī))[8] Le tavole, pensate come una rettifica e ampliamento dello Zij-i Sultani di Ulugh Beg, furono portate coi risultati ottenuti dalle osservazioni realizzate in Egitto e a Istanbul.
Corroborò i suoi dati con quello ottenuti da altri scienziati, come Dāʾūd al-Riyyāḍī (David il Matematico) e l'israelita David Ben Shushān di Salonicco. Secondo Salomon Schweigger, cappellano dell'ambasciatore asburgico Johann Joachim von Sinzendorf, Taqī al-Dīn era invece un ciarlatano che ingannava il Sultano Murad III, facendogli spendere enormi somme.[9]
Grazie a un cosiddetto "orologio delle osservazioni" in suo possesso, con cui poteva misurare il tempo in secondi, Taqī al-Dīn produsse un catalogo astronomico più preciso di quello dei suoi contemporanei Tycho Brahe e Nicolas Copernicus e alcuni sostengono che lo stesso Brahe avesse studiato l'opera di Taqī al-Dīn.[5][10]
Taqī al-Dīn morì a Istanbul nel 1585.[2] Turbina a vapore Nel 1551 Taqī al-Dīn descrisse sommariamente una turbina a vapore nella sua opera al-Ṭuruq al-sāmiyya fī l-ālāt al-rūḥiyya (I metodi sublimi nella costruzione delle macchine spirituali [aeree]). Parlò di un metodo per consentire la rotazione di uno spiedo grazie a un getto di vapore che veniva diretto su pale rotanti intorno alla periferia di una ruota. Un simile dispositivo per far ruotare una turbina fu poi descritto da John Wilkins nel 1648.[11] Tali dispositivi erano chiamati "mulini" ma sono ora definiti turbine a vapore
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