|
|
| La taverniera allora con queste parole gli parlò: «Dove credi di andare, Gilgameš? La vita che cerchi, non la troverai. Gli dèi, quando crearono l’uomo, gli assegnarono destino di morte, e la vita la tennero per sé. Riempi il tuo stomaco, Gilgameš, giorno e notte datti alla gioia, fa’ festa, danza e canta; goditi le gioie che ti sono concesse, e altro non cercare. Non c’è che il Sole che può indenne attraversare il mare».
Gilgameš così le parlò: «Cosa vai dicendo, taverniera? Il mio cuore è oppresso per l’amico, per Enkidu! Tu vivi, taverniera, sulla riva del mare e vedi di ogni cosa lontana le profondità più nascoste: mostrami una via, qualunque essa sia».
E a lui la taverniera: «O Gilgameš, difficile assai è la traversata di questo mare, e la via è piena di insidie; e nel mezzo vi sono le acque della morte che impediscono la navigazione. Per attraversare questo mare non c’è mai stato un traghetto. Come pensi dunque di passare? e una volta che sarai alle acque della morte, cosa farai? In verità, vi è Uršanabi, il traghettatore di Utnapištim: va’ da lui, lo potrai riconoscere dalle stele di pietra, ora nel bosco è intento a tagliare tronchi d’alberi. Va’! Possa egli vedere la tua faccia! Se è possibile, prova con lui ad attraversare questo mare, altrimenti torna indietro».
fonte https://lartedeipazzi.blog/2017/07/27/epop...eria-di-siduri/
|
| |