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| Io compresi e così parlai al mio signore Ea: “O mio signore, quello che mi hai detto io l’osserverò! Ma che dirò alla città, agli artigiani e agli anziani?”. Ea aprì la bocca e disse, parlò a me, al suo servo: “Tu dirai loro: Forse Enlil è adirato con me. Più non resterò nella vostra città, nella terra di Enlil più non poserò il piede. Scenderò nell’abisso ad abitare con Ea, il mio signore. Su di voi farà piovere abbondanza di uccelli e di pesci, vi darà ricchezza e raccolto. Al mattino farà piovere focaccia, la sera farà cadere su di voi una pioggia di grano”.
Quando spuntò l’alba, la gente del paese di radunò. Il falegname portò la sua ascia, il muratore portò i mattoni, il garzone portò il bitume, il povero portò il necessario. Al quinto giorno tracciai lo schema della nave: la circonferenza era di un ikû, i suoi fianchi erano alti 120 cubiti, il bordo del suo tetto era anch’esso di 120 cubiti. Tracciai il progetto, feci il disegno, suddivisi la superficie in sei comparti, la divisi in sette piani. Divisi inoltre il suo interno per nove volte e vi infissi i pioli per le acque; scelsi le pertiche e approntai tutto il necessario.
Versai nel forno tre šâr di bitume, la gente portò tre šâr di olio: uno fu consumato, gli altri due šâr il battelliere li mise da parte. Macellai dei buoi, e uccisi pecore giorno dopo giorno, mosto, vino, olio e birra offrii da bere agli artigiani: si festeggiò come per l’anno nuovo. All’alba, feci un’unzione; al tramonto, la nave era finita. Il varo fu difficile: le lanciammo corde sopra e sotto. La caricai di tutto ciò che avevo, argento e oro. La caricai di tutti i semi che avevo. Poi vi imbarcai la mia famiglia, il bestiame della steppa e gli artigiani.
segue
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