IL FARO DEI SOGNI

Categoria:Gruppi etnici in Botswana

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Categoria:Gruppi etnici in Botswana

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Pagine nella categoria "Gruppi etnici in Botswana"

Questa categoria contiene le 8 pagine indicate di seguito, su un totale di 8.
!

!Kung

B

Bamangwato
Barolong

H

Herero

K

Khoi

N

Nama

S

San (popolo)

T

Tswana





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Gr...ici_in_Botswana

 
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!Kung



I !Kung, scritto anche !Xun sono una suddivisione della popolazione San, che vive nel deserto del Kalahari, fra Namibia, Botswana e Angola. La "!K" nel nome "ǃKung" è una delle cosiddette consonanti clic: questa consonante ha un suono che ricorda un tappo tirato via da una bottiglia.

Storicamente i !Kung vivevano in accampamenti semi-permanenti di circa 20-40 persone, in genere organizzati nei pressi di una fonte di acqua[1]. Una volta che l'acqua e le risorse intorno al villaggio sono esauriti, il gruppo si muove alla ricerca di nuove aree ricche di risorse da sfruttare. Vivono con un'economia basata su caccia e raccolta, con gli uomini responsabili dell'approvvigionamento di carne, della produzione di strumenti e di frecce avvelenate e lance. Le donne raccolgono la gran parte del cibo passando dai due ai tre giorni a settimana a cercare radici, nocciole e bacche.

Durante la stagione secca, la tribù si sposta presso i corsi d'acqua e quando inizia la stagione delle piogge si spargono sul territorio unendosi ad altre tribù, formando i cosiddetti clan.





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Bamangwato



I Bamangwato (o BaNgwato oppure anche Ngwato) sono un popolo dell'Africa meridionale presente in Botswana e in Sudafrica. È uno degli otto principali sottogruppi etnici che compongono l'etnia Tswana.

Parlano una lingua di ceppo Bantu, il sengwato, un dialetto della Lingua tswana.

Nel 1903 il re Khama III eresse a capitale dei Bamangwato la città di Serowe, l'attuale capoluogo del Distretto Centrale del Botswana.

Sia Seretse Khama, il primo presidente del Botswana, che suo figlio Ian, presidente dal 2008 al 2018, appartengono all'etnia Bamangwato; quest'ultimo detiene anche il tradizionale titolo di Kgôsikgolo ("re") dei Bamangwato.[senza fonte]
Bibliografia

(EN) Paul Stuart Landau, The realm of the Word : language, gender, and Christianity in a Southern African kingdom, Heinemann, Portsmouth, NH; D. Philip, Le Cap; J. Currey, Londres, 1995, XXIX-249 p. ISBN 0-435-08965-X
(EN) Fidelis W.N. Nkomazana, The London Missionary Society and the development of the Ngwato Christianity with special reference to Khama III (1857 to 1923), University of Edinburgh, 1994 (tesi)
(EN) James Stuart Olson, « Ngwato », in The Peoples of Africa: An Ethnohistorical Dictionary, Greenwood Publishing Group, 1996, p. 437 ISBN 9780313279188
(EN) Neil Parsons, « On the origins of the bamaNgwato », in Botswana notes and records, Gaborone, 5, 1973, p. 82-103
(EN) Gasebalwe Seretse, Tshekedi Khama : the master whose dogs barked at : a critical look at Ngwato politics, G. Seretse, Gaborone, 2004, XIII-154 p. ISBN 99912-0486-5
(EN) Diana Wylie, Center cannot hold : the decline of the Ngwato chieftainship, 1926-50, Yale University, 1984, 395 p. (tesi)
(EN) Mohamad Z. Yakan, « Bamangwato », in Almanac of African Peoples & Nations, Transaction Publishers, New Brunswick, N.J., 1999, p. 204 ISBN 9781560004332





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Bamangwato

 
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Barolong



I Barolong (o Rolong, a volte presente anche la grafia BaRolong) sono una delle principali etnie in cui si divide il popolo Tswana dell'Africa Meridionale, essi sono stanziati principalmente nella zona di Mafikeng nella Provincia del Nordovest del Sudafrica[1]. Altre importanti comunità si trovano presso Lotlhakane nel distretto meridionale del Botswana e a Thaba Nchu nella provincia del Free State sudafricano.


Storia

Secondo la tradizione i Barolong prendono il nome dal loro primo capo Morolong che guidò il popolo nella migrazione dalla regione dei Grandi Laghi ai territori meridionali intorno al XV secolo[1]. Tra i vari capi tribali che si susseguirono uno dei principali fu Tau che si distinse per le sue abilità di guerriero e morì a Taung intorno al 1760[1][2]. Tau ebbe dieci figli, i dissidi e le lotte tra i suoi diretti discendenti portarono alla formazione dei principali clan Barolong ancora oggi esistenti[1][2].

Alcuni capi tribali Barolong, quali James Moroka[3] e Silas Molema[4] hanno avuto un ruolo primario nella creazione dell'African National Congress, il partito sudafricano che si batté contro l'apartheid.





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Herero



Gli Herero o Ovaherero sono un popolo africano appartenente al gruppo etnico dei bantu. Sono circa 120.000, la maggior parte dei quali in Namibia, con gruppi minori in Botswana ed Angola.

La maggior parte degli Herero lavora nelle grandi fattorie, o si dedica al commercio nelle città. L'etnia Herero comprende diversi sottogruppi, quali gli Tjimba e gli Ndamuranda (Kaokoland), i Maherero (zona di Okahandja), i Zearaua (zona di Omaruru), i Mbanderu (Hereroland) e i Kwandu, che comunque si considerano tutti "Herero". Un gruppo strettamente correlato, che discende da un gruppo di Herero che fuggirono in Angola all'inizio del XX secolo, sono gli Himba.


Storia
Herero in abito tradizionale, alla fine del XIX secolo
Battaglia delle guerre Herero, circa 1904 (dipinto di Richard Knötel)

Gli Herero giunsero in Namibia dall'est fra il XVII e il XVIII secolo, insediandosi nella zona come allevatori, stabilendosi nell'odierno Kaokoland; nel XVIII secolo diversi gruppi herero migrarono verso sud, andando a occupare la valle del fiume Swakop e l'altopiano centrale della Namibia. All'inizio del XIX secolo, gli Herero furono coinvolti in una serie di sanguinosi conflitti con i Nama, ricordati come guerra Nama-Herero. I Nama (che disponevano di armi da fuoco vendute loro dagli europei) ebbero generalmente la meglio; circa il 75% della popolazione herero fu sterminata e la fuga dal conflitto contribuì a diffondere in modo ancora più capillare l'etnia herero nel territorio namibiano. Molti Herero fuggirono anche nel Botswana

Alla fine del XIX secolo iniziarono a giungere dall'Europa numerosi coloni, soprattutto tedeschi, che negoziarono con gli Herero e i Nama allo scopo di ottenere terra su cui edificare le proprie fattorie. In particolare, i territori ottenuti nel 1883 dal mercante tedesco Adolf Lüderitz formarono il primo nucleo di quella che sarebbe diventata la colonia dell'Africa Tedesca del Sud-Ovest[1].

Nel periodo coloniale, i pastori Herero entrarono ripetutamente in conflitto con i coloni tedeschi; il regime di discriminazione razziale instaurato dai coloni contribuì a inasprire i rapporti fra i due gruppi. Nel 1904 questa tensione sfociò nelle cosiddette guerre herero, che in effetti coinvolsero anche i Nama (alcune delle lettere che i capi Herero e i capi Nama si scambiarono mentre stavano pianificando la rivolta contro i coloni sono state conservate fino a oggi). Gli Herero e i Nama erano ben armati, ed ebbero inizialmente successo, ma non poterono resistere al corpo di spedizione di 15.000 uomini inviato poco tempo dopo dal Kaiser. Lothar von Trotha, a capo delle forze tedesche, ebbe l'ordine di reprimere la rivolta nel modo più deciso ed esemplare possibile; ne risultò un vero e proprio genocidio, in cui furono uccisi fino a 80.000 herero, circa l'80% della popolazione.[2]

Gli herero persero infine la battaglia a Waterberg l'11 agosto 1904, ma ciononostante molti riuscirono a scappare nell'arida steppa dello Omaheke. Le truppe tedesche, con l'aiuto dei Witbooi, costrinsero i superstiti nell'area intorno alla fortezza di Vindhoek, la capitale della Namibia del nord, dove fu stabilito il primo grande campo di concentramento di massa del secolo. Nei primi mesi del 1905 gli Herero furono deportati in altre zone della Namibia con mezzi di trasporto per bestiame. Migliaia furono portati a Swakopmund, il porto principale della colonia. Qui furono costruiti due campi di concentramento, il primo era un campo di lavoro perché la città era un centro importante per i nuovi arrivati dell’industria tedesca, un luogo dove il lavoro da schiavi dei prigionieri poteva essere sfruttato al meglio. Il secondo, invece, era stato costruito in un porto fuori mano sull’isola di Shark Island, lontano dalla vista e inaccessibile.[3] Si potrebbe dire il campo di Shark Island era un campo di sterminio: lo scopo per cui i prigionieri, in maggioranza Nama, venivano condotti là non era quello di raccoglierli per adoperarli come schiavi, ma quello di eliminarli definitivamente.[3] Molti storici moderni, e le stesse Nazioni Unite, considerano le guerre herero come il primo caso di genocidio del XX secolo.

Durante la guerra persero la vita tra i 25.000 e i 100.000 herero, contro i 1749 soldati tedeschi. Un migliaio di herero si rifugiarono in Bechuanaland (attuale Botswana), dove ancora oggi ne vive la maggioranza.

Nel XX secolo sono nate diverse organizzazioni nazionaliste herero, che si sono battute e si battono tuttora per i diritti del loro popolo e la protezione delle loro terre. Particolarmente celebre è la figura di Hosea Katjikururume Kutako, un capo herero considerato eroe nazionale, che perorò la causa del popolo herero presso le Nazioni Unite.

Dopo l'indipendenza della Namibia e la pacificazione del paese, numerosi Herero del Botswana (fuggiti durante la guerra Nama-Herero o durante le guerre con i tedeschi) hanno espresso il desiderio di ritornare in Namibia. Il governo del Botswana, tuttavia, ha imposto condizioni molto rigide (tra cui l'abbandono di tutto il bestiame per gli Herero che vogliono abbandonare il paese), per cui il processo di ritorno dei profughi non è ancora completato.

Nel 2015, a cento anni dalla fine del dominio coloniale tedesco, esponenti Nama e Herero presentarono una petizione al Presidente della Repubblica Federale, Joachim Gauck, che riconobbe la responsabilità delle atrocità commesse dalla Germania nei confronti della Namibia e dei suoi abitanti.[4] Il 28 maggio 2021, la Germania per la prima volta ha riconosciuto di aver commesso "un genocidio" contro le popolazioni degli Herero e dei Nama in Namibia durante l'era coloniale e donerà al Paese africano 1,1 miliardi di euro (circa 17 miliardi di dollari namibiani) in aiuti allo sviluppo. Tale somma verrà corrisposta nell'arco di 30 anni, secondo fonti vicine alle trattative, e dovrà avvantaggiare in primo luogo i discendenti di queste due popolazioni[5][6].
Cultura

La società Herero è ancora centrata sul possesso del bestiame, considerato la ricchezza più grande. La gerarchia sociale è basata sulla complementarità fra la eendag (eredità matrilineare) e l'oruzo (eredità patrilineare): la madre lascia ai figli il bestiame e i beni materiali, mentre il padre deve provvedere alla loro educazione (civile e religiosa) e lascia loro i beni di tipo spirituale e religioso (come reliquie sacre).

Le donne herero si distinguono per il caratteristico abito, adottato in epoca coloniale e ispirato alla moda europea del tempo; è costituito da una enorme crinolina, una serie di sottogonne, e un copricapo a forma di corno. Il fatto che solo per le donne sia stato elaborato un codice di abbigliamento dipende dal fatto che i missionari tedeschi fecero pressione affinché le donne herero si coprissero il petto. L'abbigliamento dei moderni himba (costituito in molti casi solo da un gonnellino di pelli) mostra quale potesse essere il modo di vestire degli herero prima dell'arrivo dei coloni europei. Molti Herero continuano a indossare uniformi tedesche e abiti vittoriani per onorare le battaglie dei loro antenati.[7]
Curiosità

La vicenda degli Herero è stata resa famosa dal primo romanzo di Thomas Pynchon, V.. In un altro romanzo dello stesso autore, L'arcobaleno della gravità, compare un gruppo di Herero arruolato nell'esercito tedesco durante la Seconda guerra mondiale e in seguito trasferitosi in Germania.

Anche lo scrittore tedesco Uwe Timm ha pubblicato nel 1978 Morenga, romanzo postcoloniale dedicato alle guerre herero dalla prospettiva dei coloni tedeschi. Con la regia di Egon Günther seguì anche un film omonimo Morenga ispirato al libro tra il 1983 e il 1984.





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Herero

 
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Khoi



I khoekhoen o khoikhoi (letteralmente "veri uomini"), o semplicemente khoi, sono un gruppo etnico dell'Africa sudoccidentale. Insieme ai san (o "boscimani") formano il gruppo khoisan, caratterizzato da elementi linguistici e culturali comuni. I khoikhoi furono anche noti come ottentotti, termine che deriva da hottentots che nel dialetto olandese del Capo sta per "balbuziente". Il termine si riferisce a un peculiare insieme di suoni delle lingue khoisan, caratterizzate da consonanti clic, simili a schiocchi, e trascritte con segni come "|" o "/". Attualmente, il termine "ottentotto" rimane nell'uso soprattutto nella denominazione di piante e animali, come il fico degli ottentotti (Carpobrotus edulis). Fra i gruppi etnici moderni khoikhoi il principale è quello costituito dal popolo nama (o namaqua).

A differenza dei san, i khoikhoi sono un popolo dedito alla pastorizia. Il nome "vere persone" deve essere probabilmente letto come "uomini che possiedono animali domestici", in opposizione ai san (anche questo un nome coniato dai khoikhoi), i "diversi da noi" nel senso di "coloro che non possiedono animali".


Genocidio

Dal 1904 al 1907 i namaqua, assieme agli herero, insorsero in armi contro i tedeschi che avevano colonizzato la Namibia, e 10 000 nama, il 50% della popolazione, perirono nella repressione.
Voci correlate

San (popolo)
Khoisan
Nama
Namibia
Storia della Namibia
Hai-uri
Aigamuxa
Guerre khoikhoi-olandesi





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Nama



I Nama o Namaqua ("popolo Nama") sono una popolazione di pastori diffusa in una regione detta Namaqualand, compresa fra Sudafrica, Namibia e Botswana. Rappresentano uno dei principali gruppi dell'etnia Khoikhoi. La lingua nama è la più diffusa delle lingue khoisan, ma la maggior parte dei Nama oggi parla afrikaans.

I Nama, che secondo alcuni sono i veri discendenti dei Khoikhoi, hanno molti tratti culturali, linguistici e somatici in comune con i San (boscimani). Per questo motivo i Nama vengono considerati parte del gruppo etnico esteso dei Khoisan.

Per migliaia di anni, le etnie Khoisan del Sudafrica e della Namibia meridionale hanno mantenuto uno stile di vita principalmente pastorale e nomade; allevano mandrie di capre e pecore, raccolgono legna per il fuoco e miele selvatico. A partire dagli anni venti, ovvero dopo la scoperta di giacimenti diamantiferi presso la foce del fiume Orange, la regione venne gradualmente colonizzata dagli europei, che ribattezzarono i Nama " ottentotti" (nome che indica generalmente i Khoisan). In un regime di apartheid, la popolazione pastorale venne gradualmente spinta a insediarsi stabilmente in villaggi.

Come nel caso dei San, i Nama hanno un pelle di colore chiaro, e generalmente sono esili e piccoli di statura. La loro lingua è caratterizzata, come tutte le lingue khoisan, dalla presenza di consonanti con un peculiare suono simile a un "clic". I Nama in genere praticano una politica di possesso comune della terra. La musica, la poesia e la narrazione di storia sono tratti fondamentali della loro cultura, e molti racconti vengono tramandati oralmente da innumerevoli generazioni. Analogamente, il popolo Nama ha molti proverbi. Sono anche noti per le loro abilità artigianali, e in particolare per la lavorazione della pelle, i tappeti, gli strumenti musicali (per esempio flauti), gioielli, tazze di argilla, e tabacchiere fatte col carapace delle tartarughe. Le donne Nama usano ancora oggi abiti della tradizione vittoriana, che possono essere fatti risalire all'influenza dei missionari presenti nella regione nel XIX secolo.

Le antiche tradizioni Nama oggi sopravvivono soprattutto nel Richtersveld National Park, all'interno del Namaqualand, che è anche una delle poche zone in cui si può ancora sentir parlare la lingua tradizionale con i "clic". La tenda Nama tipica, detta |haru ("|" è uno dei caratteri che vengono usati nell'alfabeto occidentale per rappresentare una delle consonanti-click) rivela l'origine nomade del popolo: protegge dalle intemperie ma è estremamente facile da smontare e rimontare.

Nel 2015, a cento anni dalla fine del dominio coloniale tedesco, esponenti Nama e Herero presentarono una petizione al Presidente della Repubblica Federale, Joachim Gauck, che riconobbe la responsabilità delle atrocità commesse dalla Germania nei confronti della Namibia e dei suoi abitanti.[1] Il 28 maggio 2021, la Germania per la prima volta ha riconosciuto di aver commesso "un genocidio" contro le popolazioni degli Herero e dei Nama in Namibia durante l'era coloniale e donerà al Paese africano 1,1 miliardi di euro (circa 17 miliardi di dollari namibiani) in aiuti allo sviluppo. Tale somma verrà corrisposta nell'arco di 30 anni, secondo fonti vicine alle trattative, e dovrà avvantaggiare in primo luogo i discendenti di queste due popolazioni[2][3].





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Nama

 
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San (popolo)


I san, detti anche khwe, basarwa o boscimani sono un popolo che vive nel Kalahari (tra Sudafrica, Namibia e Botswana) e che è imparentato con i khoikhoi, con i quali forma il gruppo khoisan. Non hanno un termine per indicare il proprio popolo nel suo insieme: il nome "San" fu loro attribuito dai khoikhoi, nella cui lingua san significa "straniero", "diverso" (rispetto ai khoi).[1] In genere, i Boscimani, difatti, preferiscono farsi chiamare "boscimani" (boesman in afrikaans, bushmen in inglese), sebbene questa denominazione appaia offensiva a molti occidentali (letteralmente significa "uomini della boscaglia").

Le prove archeologiche suggeriscono che i san abitino l'Africa meridionale da almeno 22.000 anni. Insieme ai pigmei dell'Africa centrale, i boscimani sono stati considerati la possibile fonte della linea di discendenza del DNA mitocondriale della Eva mitocondriale.[2]

Sono principalmente cacciatori-raccoglitori noti per aver sviluppato un particolare sistema di comunicazione manuale durante la caccia e per cacciare usando frecce avvelenate con la linfa della Euphorbia damarana. Usanza che ha valso loro il soprannome di "uomini-scorpione".

Nel moderno Sudafrica, i boscimani sono stati largamente assorbiti (quasi fino alla totale estinzione) nel gruppo dei coloured o griqua (i quali a loro volta hanno avuto origine dall'unione dei boeri con donne khoisan).

Dal 2002 i boscimani del Botswana richiedono un'azione legale al fine di impedire alle autorità di Gaborone di rimuoverli dalla riserva faunistica del Kalahari centrale, terra dei loro antenati. I boscimani sostengono che il governo del Botswana stia tentando di distruggere la loro cultura attraverso la sedentarizzazione forzata e la persecuzione della loro identità culturale.


Storia
Boscimani in una foto d'epoca (Namibia)

I boscimani sono i più antichi abitanti dell'Africa australe dove vivono da almeno 20 000 anni. Il loro habitat è il vasto deserto del Kalahari. Si definiscono "coloro che seguono la luce" poiché si spostano in funzione delle piogge per nutrirsi di frutti, radici e di tutto quello che la natura mette a disposizione.

Questo popolo nomade di cacciatori e raccoglitori occupava anticamente parte dell'Africa australe. L'arrivo successivo delle popolazioni bantu, agricoltori sedentari, e degli ottentotti, allevatori che parlavano una lingua della stessa famiglia, ha decimato questa popolazione e l'ha spinta verso meridione. Qui i san sono entrati in contatto con gli olandesi, che pochi anni prima si erano stabiliti sulle coste del Sudafrica: l'approdo dei coloni bianchi (XV secolo) avvenne infatti quando i san erano a chilometri dalla costa.

L'irruzione nel mondo san degli agricoltori boeri e ugonotti ha peggiorato ulteriormente la situazione. Il conflitto con i bianchi è stato particolarmente cruento: i boscimani, colpevoli di attaccare indiscriminatamente il bestiame d'allevamento come facevano tradizionalmente con gli animali selvatici, furono cacciati dai coloni alla stregua di bestie feroci.

Relegati oggi in una tra le più povere terre del mondo, il Kalahari, i boscimani rischiano ancora di dover trasferirsi in quanto il governo del Botswana vorrebbe integrarli ai benefici della civiltà ma pare che l'integrazione sia sostenuta in realtà al fine di permettere lo sfruttamento delle miniere di diamanti da parte della "De Beers"[senza fonte].

Nel 1991, il Botswana Christian Council ha pubblicato un rapporto circa un caso concernente alcuni boscimani sospettati di cacciare in una proprietà privata, quindi catturati e torturati da parte delle guardie dei parchi nazionali.

Nel 1997, molti di loro furono cacciati dalle loro case nel Kalahari e coloro che sono rimasti hanno subito delle drastiche riduzioni del loro territorio di caccia, con continui soprusi e torture. All'inizio del 2002 i soprusi si sono intensificati: le pompe d'acqua sono state distrutte, le riserve d'acqua svuotate nel deserto e la caccia e la raccolta vietata. Praticamente tutti i boscimani sono stati espulsi dalla riserva del Kalahari ma numerosi di loro sono poi ritornati sulle loro terre e molti altri vorrebbero fare altrettanto.

Paleoantropologia

ani; uno dei più noti è quello di Twyfelfontein.
Petroglifi boscimani in Zimbabwe

La cultura tradizionale dei boscimani è oggi quasi completamente scomparsa. Molti di loro sono stati obbligati a lasciare i loro territori d'origine per vivere nei villaggi situati in zone non adatte alla caccia ed alla raccolta.

L'integrazione dei boscimani con le altre società umane ha avuto quasi dappertutto il risultato di annullare la cultura boscimane. In Namibia, per esempio, i boscimani svolgono soprattutto lavori umili al servizio della popolazione bianca. Nel Botswana subiscono la discriminazione e l'ostracismo della società tswana malgrado un programma di sedentarizzazione lanciato dal governo: vivono nei ranch in cui lavorano e sono marginalizzati.
Poesie boscimane

Prendi la mia figura e dammi la tua!
Prendi la mia figura, la mia figura infelice;
dammi la tua figura,
con la quale tu tornerai.
Quando tu morirai.
Quando tu scompari dalla mia vista.
Tu ti addormenti e poi ritorni.
Lasciami rassomigliarti, perché tu sei pieno di gioia.
Tu risorgi ogni volta sempre più vivo.
Dopo che tu sia scomparso dai miei occhi
tu non ci hai mai promesso
che anche noi ritorneremo
e saremo di nuovo felici dopo la morte?

] Ma che siamo tutti matti? (The Gods Must Be Crazy) racconta del primo incontro di una tribù di boscimani del Kalahari con un artefatto della società moderna (nella fattispecie, una bottiglia di Coca-Cola).

I boscimani, inoltre, vengono narrati in alcuni dei romanzi di Wilbur Smith, tra cui La spiaggia infuocata, dove Centaine de Thiry, dopo una turbolenta navigazione per arrivare a Città del Capo, in Sud Africa, naufraga nel Kalahari, dove viene "adottata" da una coppia di boscimani che le insegneranno come sopravvivere in quella terra desolata.



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Tswana



Gli Tswana (o Motswana, plurale Batswana) sono un gruppo etnico dell'Africa meridionale. Appartengono al gruppo dei popoli bantu, e parlano la lingua tswana o setswana. Sono diffusi soprattutto in Sudafrica e Botswana; si stima che la popolazione totale di Tswana in Africa si aggiri intorno ai 4,5 milioni.

Nel XIX secolo, il nome Batswana veniva frequentemente trascritto come Bechuana. Da questa variante deriva "Bechuanaland", il nome attribuito dagli europei alla terra abitata dai Batswana. Da una trascrizione più corretta prende il nome l'odierno Botswana.


Distribuzione geografica

La maggior parte degli Tswana vive in Sudafrica; il setswana è una delle undici lingue nazionali del paese. Durante l'apartheid, gli Tswana sudafricani erano tenuti a vivere nel bantustan del Bophuthatswana. In Botswana, gli Tswana rappresentano la maggior parte della popolazione; per questo motivo, il termine "Batswana" viene anche usato per riferirsi all'insieme dei cittadini di questa nazione, sebbene fra i botswaniani ci siano anche minoranze di etnia Khoisan e di altri gruppi etnici. Minoranze tswana si trovano anche in Namibia e Zimbabwe.
Sottogruppi
Gli Tswana sono suddivisi in numerosi clan, che corrispondono ad altrettante linee dinastiche. I principali fra questi sono i Barolong, i Bakwêna, i Bangwaketse, i Bamangwato, i Batawana, i Batlôkwa e i Bakgatla. Ogni clan ha un proprio capo, sottoposto all'autorità del capo supremo (o re) degli Tswana, detto Kgôsikgolo.





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Tswana

 
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