IL FARO DEI SOGNI

Friuli - Venezia Giulia

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Friuli - Venezia Giulia


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Il Friuli Venezia Giulia (si pronuncia [friˈuːli veˈnɛttsja ˈdʒuːlja] ) [a] è una delle 20 regioni d'Italia e una delle cinque regioni autonome a statuto speciale.

Il capoluogo di regione è Trieste.Il nome veniva sillabato come Friuli-Venezia Giulia fino al 2001.

La regione si chiama Friûl Vignesie Julie in friulano , Furlanija Julijska krajina in sloveno e Friaul Julisch Venetien in tedesco , tre lingue parlate nella regione. La città di Venezia ("Venezia") non si trova in questa regione, nonostante il nome.

Il Friuli Venezia Giulia ha una superficie di 7.924 km 2 e circa 1,2 milioni di abitanti.

Una naturale apertura al mare per molti paesi dell'Europa centrale, la regione è attraversata dalle principali vie di trasporto tra l'est e l'ovest dell'Europa meridionale.


Comprende la regione storico-geografica del Friuli e una piccola porzione della regione storica della Venezia Giulia - conosciuta anche in inglese come la marcia giuliana - ciascuna con la propria storia, tradizioni e identità distinte.



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Edited by *Cristal* - 20/10/2020, 17:31
 
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Geografia fisica




Si trova nell'Italia nord-orientale e si estende su una superficie di 7845 km², composto dal territorio appartenente alla regione storico-geografica del Friuli, che costituisce la larghissima maggioranza della sua superficie, e dalla parte di Venezia Giulia rimasta all'Italia dopo la seconda guerra mondiale: la demarcazione tra le due regioni storico-geografiche è costituita dalla foce del fiume Timavo, presso San Giovanni di Duino, attuale confine fra le UTI Carso Isonzo Adriatico e Giuliana e in precedenza delle province di Gorizia e Trieste. Confina:

a nord con l'Austria (Carinzia);
a est con la Slovenia (Alta Carniola, Goriziano sloveno, Litorale-Carso);
a ovest con il Veneto (Bellunese, Veneto Orientale);
a sud con il mare Adriatico (Alto Adriatico).


***
Geomorfologia


Morfologicamente la regione può essere suddivisa in 4 regioni naturali:

alpina e prealpina (Alpi e Prealpi Carniche, Alpi e Prealpi Giulie);
collinare (eserese in lingua slovena);
pianeggiante (pianura friulana);
costiera (alto Adriatico).


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Orografia




Tutta la parte settentrionale del Friuli-Venezia Giulia è costituita da territorio montano, solcato da vallate in corrispondenza di corsi d'acqua come il Tagliamento e il Fella. La parte ad ovest del Fella, che comprende le Alpi e le Prealpi Carniche, separate dall'alto corso del Tagliamento, viene chiamata Carnia.

I rilievi più importanti, da occidente ad oriente, sono tra le Dolomiti friulane (appartenenti alle Prealpi Carniche) la Cima dei Preti (2703 m), il Duranno (2652 m) e la Cridola (2580 m); tra le Alpi carniche il monte Coglians (che con i suoi 2780 m è la quota massima della regione), la Creta delle Chianevate (2769 m) e il monte Peralba (2691 m); tra le Alpi e Prealpi Giulie separate dalle Alpi Carniche dal cosiddetto Canal del Ferro italiane, lo Jôf di Montasio (2754 m), il Mangart (2677 m), lo Jôf Fuart (2666 m) e il monte Canin (2587 m), che domina la pianura.

A sud delle Prealpi Giulie è posto invece l'altopiano del Carso che si spinge a sud fin quasi all'Alto Adriatico.


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Passi alpini




I passi alpini si trovano appena finisce un rilievo. Ma i passi del Friuli-Venezia Giulia sono anonimi, ossia non hanno nome proprio. I passi principali sono:

Passo di Sant'Osvaldo
Forcella di Monte Rest
Sella Chiampon
Sella Chianzutan
Passo Mauria
Passo Pura
Sella di Riota
Forcella Lavardet
Cima Sappada
Sella di Monte Zoncolan
Passo di Monte Croce Carnico
Passo Duron
Passo del Cason di Lanza
Passo di Pramollo
Valico di Sella Nevea
Valico di Coccau
Valico di Fusine
Passo del Predil
Passo di Tanamea
Valico di Basovizza
Valico di Caresana
Valico di Devetachi
Valico di Fernetti
Valico di Fusine
Valico di Jamiano
Valico di Merna
Valico di Monrupino
Valico di Noghere
Valico di Pesek
Valico di Prebenico
Valico di Rabuiese
Valico di San Bartolomeo
Valico di San Pelagio



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Colline



L'area collinare è situata a sud di quella montana e lungo la parte centrale del confine con la Slovenia.

Il principale prodotto del settore agricolo in questa zona è il vino, la cui qualità, soprattutto la qualità bianca, è conosciuta in tutto il mondo (verduzzo friulano, ramandolo, picolit, terrano, vitovska).

La parte più orientale della zona collinare è anche conosciuta come Slavia friulana, il cui nome ricorda le terre in cui dal VII secolo d.C. si erano insediate genti di origini slave.


***
Pianure centrali


L'area pianeggiante che dalle colline arriva fino al mare Adriatico fa parte della cosiddetta pianura friulana, appartenente alla pianura veneto-friulana, ed è usualmente distinta in alta e bassa friulana.

L'area è formata da un'alta pianura, situata a nord, con suoli formati da depositi fluviali grossolani e permeabili, e da una bassa pianura, a sud, con suoli formati da depositi fluviali fini e impermeabili. Tra le due si allunga, da nord/ovest a sud/est, la fascia delle risorgive, dove le falde acquifere sotterranee, provenienti da monte, affiorano in superficie dando vita a numerosi corsi d'acqua, detti per l'appunto "di risorgiva".

Nella bassa pianura il paesaggio è quello delle pianure irrigue, mentre nell'alta pianura il paesaggio è quello delle praterie aride ("magredi". o grebanos in lingua friulana), anche se negli ultimi decenni queste terre sono state messe a coltura ricorrendo a moderni ed efficaci sistemi di irrigazione.

Gran parte della pianura friulana è ora adibita ad uso agricolo intensivo (mais e soia) e all'allevamento intensivo.

L'alta pianura friulana ha caratteristiche diverse nelle sue sezioni orientale e occidentale, separate dal corso del fiume Tagliamento.

La seconda, percorsa dagli ampi greti ghiaiosi dei torrenti Cellina e Meduna, è spiccatamente più arida della prima.

Le diverse caratteristiche dell'alta e della bassa pianura ne condizionano il popolamento: mentre nella prima gli insediamenti umani sono discontinui, nella seconda essi sono diffusi nel territorio e danno vita a conurbazioni.

La maggior parte delle attività agricole della regione sono concentrate in questa zona.

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Coste



Area che può essere ulteriormente suddivisa in due sottoaree, l'occidentale e centrale (in corrispondenza del Friuli) e quella orientale (Venezia Giulia), separate dalla foce del fiume Timavo.

A ovest di questa la costa è bassa e sabbiosa con ampie lagune (laguna di Grado, Laguna di Marano e Riserva Naturale della Foce dell'Isonzo) oltre a famose località balneari quali Grado e Lignano Sabbiadoro.

A est la costa è rocciosa dove l'altopiano carsico incontra l'Adriatico, fino al confine con la Slovenia.

Sul finire della provincia di Gorizia e tutta quella di Trieste vi è infatti una porzione del Carso, caratterizzato da notevoli fenomeni geologici quali doline, numerose grotte (tra cui la Grotta Gigante) e fiumi sotterranei come il Timavo.

I modesti rilievi del Carso italiano raggiungono la massima quota nei 672 m s.l.m. del Monte Cocusso, che segna il confine nazionale.


***
Idrografia

La regione possiede importanti fiumi come il Tagliamento che scorre dalla Carnia fino all'Adriatico sfociando tra Lignano Sabbiadoro e Bibione. Altro fiume importante della regione è l'Isonzo in Venezia Giulia che nasce dalle Alpi Giulie e scorre fino al mare, sono presenti inoltre: il Livenza, il Torre, lo Stella, il Natisone, lo Judrio, il Timavo, il Cormor, il Fella ed il Piave.


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Le Prealpi carniche sono inoltre segnate da numerosi torrenti tra cui il Meduna e il Cellina che scendono verso la pianura friulana, mentre la zona pianeggiante è solcata da canali ad uso irrigativo-agricolo.

I laghi più importanti della regione, tutti di piccole/medie dimensioni e posti in territori montani, sono:

Lago di Cavazzo
Lago del Predil
Lago di Barcis
Lago di Sauris
Lago dei Tramonti
Lago di Doberdò
Lago di Ravedis
Lago di Ragogna
Lago del Vajont
Lago di Cà Zul
Lago di Cà Selva
Lago di Cornino
Laghi di Fusine
Lago di Verzegnis
Lago di Pramollo
Lago di Bordaglia
Lago Avostanis



***
Clima

Il clima del Friuli Venezia Giulia va dal clima submediterraneo delle zone costiere, a un clima temperato più umido nelle pianure e nelle zone collinari, fino al clima alpino delle montagne.

La temperatura annuale media di Trieste (dati 2000-2008) è di 15,7 °C, mentre quella della pianura va dai 13,5 ai 14,5 °C. La zona della regione più mite è quella litoranea presso Trieste, sia per l'influenza del mare più profondo, sia per la parziale protezione dell'altopiano carsico.

Questo tratto di costa gode di un clima tra i più secchi d'Italia e, specie nelle minime, risulta quasi sempre sensibilmente più mite del resto della regione, contando in media solo nove minime sottozero (in genere di pochi decimi o di -1 o −2 °C) all'anno contro le 60 e oltre minime (che possono arrivare fino ai −10 °C e oltre) di alcune zone della pianura.

Sulla costa i venti principali sono la Bora da E-NE e lo Scirocco da Sud, che si alternano nel corso dell'inverno, mentre il Maestrale da O e le brezze predominano in estate.

La zona della costiera triestina tra Sistiana e Miramare è riparata dal vento di Bora grazie al ciglione carsico sovrastante, mentre vi risultano esposte Trieste, il resto della costa, la bassa pianura, il cividalese e parzialmente la pianura da Palmanova a Gemona, zone sulle quali il vento nordorientale penetra sfruttando varie valli laterali delle Alpi Giulie.

La montagna friulana ha un clima più rigido e piovoso e i livelli altimetrici delle nevicate e della vegetazione sono più bassi che nel resto delle Alpi.


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Geologia



Buona parte del Friuli collinare e montuoso è classificato come zona a rischio sismico moderato o elevato per la presenza di un sistema di faglie attive. Di rilevanza storica è stato il Terremoto del Friuli del 1976.


***
Ambiente
***

Flora


Il manto vegetale del Friuli Venezia Giulia risulta ampiamente modificato, rispetto alla sua conformazione originaria, dall'intervento umano.

Determinante, a questo proposito, fu il disboscamento radicale cui la Regione fu soggetta in età moderna (XV-XVIII secolo) e che alterò profondamente, sotto il profilo naturalistico, quasi tutta la fascia pianeggiante meridionale e, in parte, anche quella collinare centrale e pedemontana.

Le zone litoranee (soprattutto lagunari) ed alpine sono quelle maggiormente incontaminate, nonostante alcune di esse siano meta di consistenti flussi turistici (Grado e Lignano Sabbiadoro sulla costa, Tarvisio e il Tarvisiano, Forni di Sopra, Ravascletto e Arta Terme nelle Alpi).

Il territorio friulano presenta una gran varietà di specie vegetali (oltre 3 000) molte delle quali proprie della zona, e si suddivide, sotto il profilo naturalistico, in cinque grandi sub-regioni.

La zona lagunare adriatica, particolarmente suggestiva e caratterizzata da bacini salmastri, paludi e aggregati insulari.

La vegetazione predominante è di tipo arbustivo o erbaceo, anche se non sono rare le pinete, talvolta anche di dimensioni considerevoli.

In questa microregione è presente anche una rarissima specie vegetale: l'apocino veneto (Apocynum venetum).


La zona pianeggiante litoranea (o Bassa friulana) e sub-litoranea coltivata intensivamente (a mais in particolare) e poco alberata (pioppi, carpini e frassini le specie più diffuse) perché soggetta in età moderna a un disboscamento di ampie proporzioni.

Lungo la fascia delle risorgive vegeta la famosa Erucastrum palustre, pianta endemica e a forte rischio di estinzione.

Anche alcune specie di tipo mediterraneo sono presenti, in numero limitato, sul territorio, fra cui il leccio.


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La zona dei magredi nell'alta pianura del Friuli occidentale, caratterizzata da vaste praterie aride e cespugliose.

In questi luoghi cresce la Brassica glabrescens che a livello mondiale è esclusiva di queste zone. Troviamo anche la Crambe tataria diffusa nelle steppe dell'Europa orientale e dell'Asia centrale, ma in Italia presente solamente nei magredi friulani.


La zona collinare e prealpina centrale, dalla gran varietà di fiori e di specie vegetali tipiche sia dell'area padana che europea centro-orientale.

La superficie boschiva, non molto estesa, è ricca di querceti e di betullacee (carpini in particolare), ma anche di tigli, di olmi e di aceri.
La zona alpina, contraddistinta, alle quote più basse, da boschi di larici e da abetaie. A partire da una certa altezza (1 700 - 1 800 metri circa) si impongono invece gli ontani e le boscaglie di montagna.

Fra le specie vegetali tipiche di tali boscaglie vanno segnalati i rododendri, originari delle Alpi Orientali, e i mirtilli.

Nel Tarvisiano è presente anche la rarissima Wulfenia.


***
Fauna


Dal punto di vista faunistico il Friuli Venezia Giulia può essere diviso in tre zone.

L'area alpina, caratterizzata dalla presenza di orsi, linci europee (queste due prime specie sono ricomparse alla fine del XX secolo, provenienti dalla vicina Slovenia), lupi, gatti selvatici, stambecchi (reintrodotti nel XX secolo), cervi, caprioli, camosci, tassi, galli forcelli, francolini di monte, ermellini e marmotte.

Negli ultimi anni si è assistito ad un arrivo di consistenti popolazioni di sciacalli dorati, stabilitisi prevalentemente a quote basse sul carso e sulle alpi giulie, ma non sono mancati avvistamenti sulle Alpi Carniche e sulle Dolomiti Friulane.

Sono inoltre presenti falconiformi come la poiana, il falco e l'aquila reale. Tra i rettili si segnalano l'aspide meglio conosciuta come vipera comune, il marasso, la vipera dal corno.

Nei rilievi friulani e in alta collina non sono rare due specie di anfibi diffuse anche in molte altre zone dell'arco alpino: il tritone alpestre e la salamandra alpina. Numerose sono infine le specie ittiche d'acqua dolce presenti nei ruscelli di montagna e nella zona pedemontana: fra queste predominano le trote, le tinche ed i barbi.

Il lupo è ritornato nella regione a partire dagli ultimi anni, con presenze sporadiche.

Nel 2018, tuttavia, è stata accertata la prima riproduzione di lupi nella regione dopo circa 90 anni.


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L'area della collina e della pianura, fortemente antropizzata, nella quale spicca la presenza di lepri, volpi, fagiani e cinghiali.

Fra le specie ittiche di pianura sono numerose, oltre alle specie che popolano i ruscelli e i bacini lacustri di montagna, anche le carpe (rare sui rilievi più alti) e la trota marmorata.


La zona della laguna, che si caratterizza per essere tappa di numerose specie di uccelli in migrazione come il germano reale, l'alzavola, la marzaiola, il codone, il fischione, il moriglione. Vi sostano anche ardeidi come l'airone cenerino, l'airone rosso e la garzetta.

Nelle zone lagunari ha anche una certa diffusione la coltivazione dei molluschi, in particolare ostriche e mitili.


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Origini del nome




Il nome Friuli è di origine romana e deriva dalla città di Forum Iulii (ora Cividale del Friuli) fondata da Giulio Cesare verso la metà del I secolo a.C. e divenuta, dopo la distruzione di Aquileia ad opera degli Unni nel 452 d.C., il capoluogo della regione Venetia et Histria, in posizione pedemontana più appartata, ma più sicura.

Con le invasioni barbariche il nome, contrattosi nella forma attuale fu esteso a tutta la regione circostante sulla quale la città esercitava la sua giurisdizione, che divenne prima ducato, poi la marca ed infine la contea del Friuli.

Anche il nome Venezia Giulia si richiama alla tradizione romana della Venetia et Histria e delle Alpes Iuliae, ricordando il substrato dei venetici e le imprese di Giulio Cesare e di Cesare Ottaviano Augusto, entrambi della Gens Iulia. Esso fu proposto nel 1863 dal glottologo goriziano Graziadio Ascoli.



***
Epoca preromana


La popolazione italica originaria del territorio delimitato ad ovest dal fiume Livenza, a nord dalle Alpi carniche, ad est dalle Alpi Giulie e dal fiume Timavo, a sud dal Mar Adriatico, era quella degli Euganei di origine pre-indoeuropea, di stirpe affine a quella dei Liguri Ingauni i cui insediamenti assunsero nella zona la forma dei castellieri, costruiti in prevalenza su isole fluviali e costituiti da una o più cinte murarie concentriche dalla forma quadrangolare, all'interno delle quali si sviluppava l'abitato.

Fra il X e il VII secolo a.C. a tale popolazione si sovrapposero i Veneti di origine forse illirica e provenienti dalla regione danubiana, ai quali si sostituirono nel V secolo a.C.

i Carni popolo di origine celtica che introdussero, nei territori da loro occupati e in quelli limitrofi, nuove e avanzate tecniche di lavorazione del ferro e dell'argento.


***
Epoca romana


Roma intervenne nell'Istria con tre spedizioni militari (221, 178-177 e 129 a.C.), interessata al controllo delle regioni subalpine orientali.

Nel 181 a.C. nasce la colonia di Aquileia e da qui si irradiò la potenza romana, vanamente contrastata dalle popolazioni indigene: nel 177 a.C. vennero debellati gli Istri e distrutta Nesazio la loro capitale.

Nel 129 a.C. furono battuti i Giapidi e nel 115 a.C. i Galli Cani.

Una raggiera di strade collegò Aquileia ai passi alpini e, a guardia di questi furono fondati altri centri, Iulium Carnicum (Zuglio) sulla strada di Monte Croce, Forum Iulii (Cividale) su quella di Piedicolle, ed ancora Tergeste (Trieste) e Pietas Iulia (Pola).

Nel 42 a.C. tutta la regione fino al Formione (Risano) entrò a far parte dell'Italia il cui confine fu portato all'Arsa in età augustea, probabilmente tra il 18 e il 12 a.C. Le Alpi orientali ebbero allora il nome di Giulie.

Questi territori fecero parte della Regio X Venetia et Histria, decima regione d'Italia, e la maggior parte delle loro città vennero ascritta a diverse tribù: Aquileia e Pola alla Velina, Iulium Carnicum alla Claudia, Forum Iuilii alla Scapita, Trieste alla Pupinia, Parenzo alla Lemonia. Nell'età di Marco Aurelio, il confine orientale dell'Italia supera le Giulie e comprende Emona (Lubiana), Albona e Tarsatica.



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La regione subì un processo di romanizzazione analogo a quelle della altre parti dell'Impero, e le popolazioni sottomesse si limitarono a conservare memoria delle loro origini preistoriche nei toponimi (la desinenza "acco" dei nomi di molte località friulane si deve ai contadini gallo-romani).

A lungo rimase vivo il culto di divinità locali, illiriche nell'Istria orientale, galliche (Beleno) in Friuli.

Furono secoli di prosperità, affluiva in Aquileia gente da tutto il mondo romano, ospitava i comandi dell'esercito danubiano, della flotta delle vicende che portarono alla dissoluzione dell'Impero Romano furono tumultuose e drammatiche nella regione, esposta ai barbari e punto d'incrocio fra oriente e occidente.

Nel 239 vi fu il "bellum aquileiense" fra le forze del senato e l'imperatore Massimino, che fu sconfitto e ucciso.

Le opere di fortificazione lungo l'arco delle Alpi Giulie, iniziate già alla fine del II sec. vennero a formare col tempo un complesso sistema difensivo imperniato sul Castellum di Castra (Aidussina) e si diffusero pure le cinte murate; ma il Limes Italicus Orientalis non impedì a Teodosio, vittorioso sul Frigido (Vipacco) nella Battaglia del Frigido contro Eugenio di saccheggiare Aquileia nel 394 d.C. Infine nel 452 la città fu assediata e predata da Attila, con questo episodio si può far terminare il periodo romano della storia della parte nord-orientale d'Italia.

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Epoca contemporanea




La costituzione del Regno d'Italia rafforzò l'irredentismo, non solo nell'Istria ma anche a Trieste e a Gorizia.

Questa affermazione era favorita dal sistema elettorale austriaco.

Il processo di industrializzazione di Trieste, di Monfalcone e Pola diventata dopo il 1866 una grande base navale, inserì nella lotta politica una consistente e ben organizzata forza politica: il partito socialista, mentre la situazione internazionale, causata dalla Triplice Alleanza rendeva spesso difficile l'azione dell'irredentismo che ebbe le sue principali manifestazioni a Trieste e in genere nelle città.

Il movimento politico dei cattolici ebbe le sue maggiori affermazioni nel goriziano fortemente caratterizzato dal nazionalismo cattolico slavo.

Queste lotte favorirono un notevole processo culturale e sociale, come pure della coscienza nazionale tra gli italiani a cui l'Impero Austriaco cercò di contrapporsi favorendo l'austroslavismo nei territori interessati.

La guerra italo-austriaca del 1915 ebbe tra i suoi obiettivi fondamentali l'annessione della Venezia Giulia all'Italia.

Essa fu combattuta per la maggior parte nel territorio della regione che risentì duramente delle operazioni belliche.

A oriente e occidente del fiume Isonzo la regione fu retrovia del conflitto per tre anni e patì gravissimi danni nei porti e nelle valli dell'Isonzo dove Gorizia fu quasi totalmente rasa al suolo.

Sugli italiani gravò l'oppressione poliziesca dell'Austria e dopo la rotta di Caporetto nel 1917 il Friuli subì la dura prova dell'invasione e dell'esodo di parte della popolazione e delle conseguenti spoliazioni.

Il Friuli Venezia Giulia raggiunge l'attuale conformazione dopo la seconda guerra mondiale.


Il 10 febbraio 1947, alla fine della seconda guerra mondiale, l'Italia, sconfitta, aveva firmato a Parigi il Trattato di Pace con le potenze alleate (e associate) vincitrici, perdendo gran parte della Venezia Giulia.

L'istituzione della regione autonoma deve però aspettare il ricongiungimento del Territorio Libero di Trieste che avviene di fatto nel 1954 (de iure solo nel 1975 con il Trattato di Osimo).

Lo statuto speciale della regione autonoma viene promulgato nel 1963.

La scelta di Trieste come capoluogo regionale fu fatta per dare alla città giuliana, privata dei propri tradizionali mercati di sbocco e della propria zona di influenza fin dalla fine della prima guerra mondiale e del proprio immediato entroterra subito dopo la seconda, un ruolo amministrativo importante.

Trieste, dalla storia recente importante e travagliata, fu nel XIX secolo il principale porto dell'Impero austro-ungarico ed uno dei maggiori empori del Mediterraneo, nonché polo culturale di indiscussa importanza.

La città che, dalla fine dell'Ottocento, era divenuta anche uno dei simboli del nazionalismo italiano, risultava però al momento del congiungimento essere estranea alla regione storica e geografica del Friuli.

Udine, da parte sua, fin dal XIII secolo diviene una delle città in cui risiedeva il Patriarca di Aquileia, in età medievale una degli stati più estesi ed importanti dell'Italia settentrionale.

Il patriarcato di Aquileia si dotò, molto precocemente, di una Università istituita a Cividale del Friuli nel 1353 per concessione diretta dell'imperatore Carlo IV.

La città di Udine continua ancora oggi con i suoi centri culturali a mantenere viva la storia e le tradizioni delle terre di cui storicamente fa capo.

Nel dicembre 2017 è stato approvato il passaggio alla regione del comune di Sappada, proveniente dalla regione Veneto (provincia di Belluno), concludendo un iter iniziato con un apposito referendum tenutosi nel 2008.



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Evoluzione demografica




Il Friuli-Venezia Giulia è formato da molteplici tradizioni culturali, storiche e produttive.

Le provincie di Udine e Pordenone, zone un tempo agricole depresse, hanno visto negli anni un grande sviluppo industriale e la popolazione possiede un elevato tenore di vita, condizioni similari si sono create nella provincia di Gorizia.

La città di Trieste e la sua provincia sono prevalentemente dedite al terziario e godono di un reddito pro capite fra i più alti d'Italia, mentre a livello di singoli comuni capoluogo è Udine a presentare il reddito pro-capite più alto.

Per quanto riguarda la distribuzione della popolazione sul territorio, un terzo della popolazione è concentrata nelle aree urbane di Udine (l'agglomerato conta circa 175 000 abitanti in 312 km², e comprende il capoluogo friulano e gli 11 comuni che lo circondano) e di Trieste (considerando l'intera provincia si contano circa 236 000 abitanti in 212 km²), mentre per i restanti due terzi la popolazione regionale principalmente vive ancora in piccoli e medi comuni e la montagna è poco popolata.

La regione è stata una delle zone che più ha risentito dei fenomeni migratori, causati da fattori quali l'economia depressa, le varie vicende belliche, i cambiamenti territoriali e il terremoto del 1976.

Tra la fine dell'Ottocento e la fine della seconda guerra mondiale, salvo la breve parentesi della prima guerra mondiale, i flussi si sono diretti soprattutto verso l'Argentina e gli Stati Uniti.

Con il secondo dopoguerra il fenomeno si invertì momentaneamente visto l'afflusso di migliaia di profughi dall'Istria e da Zara, per poi riprendere quasi contemporaneamente verso l'Europa centrale (Svizzera, Germania, Francia, Belgio), oltreoceano (Stati Uniti, Canada, Australia) e verso la zona del triangolo industriale (Piemonte, Lombardia, Liguria).

Solo con gli anni settanta il Friuli Venezia Giulia si trasformò da terra di emigrati in regione ricettrice di flussi migratori provenienti sia dal resto d'Italia, sia, soprattutto, dall'estero.

Fra le cause di tale inversione di tendenza vanno segnalate lo sviluppo industriale, profilatosi in forma netta e inequivocabile proprio in quegli anni, e la ricostruzione di parte della regione a seguito del terremoto del 1976, che richiamò in patria anche numerosi friulani.


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view post Posted on 4/12/2020, 17:32     Top   Dislike
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A partire dagli anni ottanta del XX secolo la forte flessione del tasso di natalità che ha colpito con particolare forza il Friuli Venezia Giulia e, più in generale, tutta l'Italia centro-settentrionale è stata così compensata da un vigoroso flusso di immigrati.

Tale flusso ha consentito alla regione una dinamica demografica positiva che, seppur molto modesta, non solo non si sarebbe prodotta in assenza degli immigrati, ma sarebbe stata sicuramente di segno negativo.

Nel 2006[19] i nati sono stati 10 355 (8,6‰), i morti 13 676 (11,3‰) con un incremento naturale di -3 321 unità rispetto al 2005 (-2,7%).

Le famiglie contano in media 2,2 componenti. Il 31 dicembre 2011 su una popolazione di 1 235 808 si contavano 105 286 stranieri (9% della popolazione totale), di cui quasi la metà (45% circa) provenienti dai vicini balcani ed in particolare da Croazia, Montenegro, Serbia, Bosnia-Herzegovina.

***
Etnie e minoranze straniere


Al 31 dicembre 2017 i cittadini stranieri residenti in regione sono 106 652. I gruppi più numerosi in base alla loro percentuale sulla popolazione residente sono quelli di:

Romania 24 606
Albania 9 670
Serbia 6 936
Ucraina 5 368
Marocco 4 045
Croazia 3 916
Bangladesh 3 867
Cina 3 763
Kosovo 3 468
Bosnia-Erzegovina 3 130


Fonte: Istat.

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