| Ordinamento scolastico Il nuovo campus della Università di Mogadiscio a Mogadiscio.
Formalmente, la scuola dell'obbligo dura fino a 14 anni.[senza fonte] La povertà e l'insicurezza sociale impediscono la messa in atto concreta di questo obbligo, a eccezione di alcune zone urbane.[senza fonte] Nelle poche scuole insieme al somalo si insegna anche l'italiano, fino al 2002 nell'Università di Mogadiscio i documenti erano quasi totalmente in italiano.[senza fonte]
Università:
Università degli Studi di Mogadiscio (Jaamacadda Muqdisho) Università nazionale somala
Sistema sanitario
Il sistema sanitario pubblico è completamente distrutto; la maggior parte delle strutture esistenti sono operate da volontari di ONG straniere. Forze armate
Le Forze armate della Somalia sono gestite dal Ministero della Difesa e sono costituite da 4 rami: Esercito, Aeronautica, Marina e Polizia. La Giornata delle Forze Armate ricorre annualmente il 12 aprile, per commemorare la fondazione delle Forze armate nazionali avvenuta nel 1960.
Le regioni del Somaliland e del Puntland, tuttavia, mantengono ancora oggi le proprie forze armate e di polizia, nate durante la guerra civile. Negli ultimi anni del governo transizionale, i paesi occidentali hanno addestrato le forze di sicurezza somale. Nel 2012 gli eserciti di Kenya, Etiopia e Uganda hanno affiancato l'esercito somalo nella liberazione delle città sotto il controllo dei miliziani di Al-Shabaab Fino alla guerra civile
Al momento dell'indipendenza, nel 1960, la Somalia possedeva un esercito piccolo e armato alla leggera, i cui ufficiali erano stati addestrati in Italia, Gran Bretagna ed Egitto. Progressivamente questa forza venne espansa e modernizzata, fin quando l'Esercito nazionale somalo (Somali National Army, SNA) fu testato per la prima volta in battaglia nel 1964, quando le tensioni con l'Etiopia sul controllo della regione etiope dell'Ogaden, abitata in prevalenza da somali, sfociò in scontro militare aperto. Il 16 giugno 1963 circa 3000 insorti somali accesero una rivolta nella città etiope di Hodayo, dopo che l'Imperatore Hailé Selassié aveva rifiutato la loro richiesta di concedere all'Ogaden il diritto all'autodeterminazione. Inizialmente il governo somalo non sostenne i rivoltosi, ma quando nel Gennaio 1964 Hailè Selassiè inviò rinforzi nella regione, le forze somale lanciarono attacchi di terra e aerei lungo il confine e iniziò a fornire assistenza agli insorti. In risposta l'Aeronautica etiope sferrò attacchi lungo le sue frontiere sudoccidentali contro la zona a nord-est di Belet Uen e contro Gallacaio. Il successivo 6 marzo i due paesi si accordarono su un cessate il fuoco, e alla fine del mese firmarono a Khartum, capitale del Sudan, un accordo che prevedeva il ritiro delle truppe dai confini e la cessazione della propaganda ostile. Contestualmente iniziarono le trattative di pace, e la Somalia ritirò il proprio supporto agli insorti.
Durante il vuoto di potere seguito all'assassinio del 2º Presidente della Somalia, Abdirashid Ali Shermarke, le forze armate attuarono un colpo di Stato il 21 ottobre 1969 (il giorno dopo i funerali di Shermarke) e presero il potere. A organizzare e dirigere l'operazione fu il Comandante in Capo dell'Esercito nazionale somalo, il generale Siad Barre, che si insediò come Presidente del Consiglio Supremo Rivoluzionario, il nuovo governo nazionale. La denominazione dello Stato fu cambiata in Repubblica Democratica della Somalia e nel 1971 Barre annunciò l'intenzione del regime di eliminare progressivamente il controllo militare per dare spazio a un governo civile. Banda musicale delle Forze Armate Somale, 22 agosto 1983
Nel 1977 le forze armate somale furono impegnate nella Guerra dell'Ogaden, finalizzata a sottrarre la regione all'Etiopia e annetterla alla Somalia per realizzare la Grande Somalia. Guidato da comandanti come il colonnello e futuro generale Abdullahi Ahmed Irro, il SNA invase l'Ogaden e riportò inizialmente dei successi, catturando gran parte della regione. La guerra terminò bruscamente con la vittoria etiope a causa dell'appoggio politico e soprattutto logistico dell'Unione Sovietica, che appoggiò il neonato governo comunista etiope, il Derg, fornendo aiuti, armi e addestramento; inoltre, circa 15.000 soldati cubani intervennero in sostegno dell'Etiopia. Nel 1978 le forze somale furono completamente scacciate dall'Ogaden. Soldati somali, 1983
A causa del supporto sovietico all'Etiopia Barre iniziò a cercare alleati altrove, e si schierò dalla parte degli Stati Uniti. Nel complesso, i rapporti di amicizia con l'Unione Sovietica prima e gli Stati Uniti poi permisero alla Somalia di Barre di costruire il più grosso esercito di tutta l'Africa.[61] Parallelamente all'esercito, la Somalia di Barre sviluppò anche la Marina e, soprattutto, l'Aeronautica.
Questa crescita della potenza militare coincise con la nascita dei primi movimenti di opposizione al regime di Barre, spesso su base tribale, come il Movimento Nazionale della Somalia (Somali National Movement, SNM), guidato dal clan Isaaq. Ma spesso queste organizzazioni di dissidenti erano guidate da ufficiali dell'Esercito Nazionale. Ne sono esempi il Fronte Democratico per la Salvezza della Somalia (Somali Salvation Democratic Front, SSDF) la cui base era il clan dei Migiurtini ed era capitanato dal futuro Presidente somalo Abdullahi Yusuf Ahmed, ex colonnello ed eroe nella guerra dell'Ogaden, e soprattutto il Congresso della Somalia Unita del clan Hauia, guidato dal generale Mohammed Farah Aidid. Lo sforzo di queste formazioni era volto a destabilizzare il regime e ci riuscirono, dando inizio a una sanguinosa rivolta armata contro le forze governative, che si risolse nella cacciata di Siad Barre, fuggito dalla Somalia il 26 gennaio 1991.
Con la deposizione di Barre iniziò la Guerra civile in Somalia, che fece cadere la Somalia nel caos, in assenza completa di un governo centrale e di strutture istituzionali. Le Forze armate somale si disintegrarono rapidamente e nel vuoto di potere conseguitone il controllo sul paese fu conteso tra vari signori della guerra.
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