IL FARO DEI SOGNI

Trentino-Alto Adige

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Trentino-Alto Adige



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Il Trentino-Alto Adige (AFI: /trenˈtino ˈalto ˈadiʤe/; in tedesco: Trentino-Südtirol) è una regione italiana a statuto speciale dell'Italia nord-orientale di 1 075 696 abitanti, con capoluogo Trento.

In seguito all'entrata in vigore del nuovo statuto di autonomia nel 1972, la regione è stata ampiamente esautorata e gran parte delle competenze trasferite direttamente al Trentino, corrispondente alla Provincia autonoma di Trento, e all'Alto Adige, corrispondente alla Provincia autonoma di Bolzano.

Questo assetto istituzionale è riconducibile alla diversa composizione linguistica della popolazione, quasi completamente di lingua italiana in Trentino e in maggioranza di lingua tedesca in Alto Adige con l'eccezione di cinque comuni (Bolzano, Bronzolo, Laives, Salorno e Vadena) dove la maggioranza linguistica è quella italiana.

Insieme al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia appartiene alla macroarea geografica del Triveneto, mentre insieme allo stato federato del Tirolo, fa parte di un'associazione di cooperazione transfrontaliera istituita nell'ambito dell'Unione europea, l'euroregione Tirolo-Alto Adige-Trentino, che accorpa i territori dell'antica contea del Tirolo.


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Geografia fisica



Il Trentino-Alto Adige è la regione italiana più settentrionale ed è considerata quasi interamente montuosa con l'eccezione dei luoghi della Valle dell'Adige e della Valle dei Laghi sotto i 200m e considerati dunque pianura.

In particolare sono presenti in Provincia di Trento due ampie zone pianeggianti: la Piana Rotaliana e la Piana dell’Alto Garda.

Le catene montuose si innalzano fino a quote altimetriche di oltre 3900 m.


Nella parte meridionale della regione, presso la riva trentina del lago di Garda, l'altitudine scende a 65 m s.l.m.

Con i suoi 13607 km² il Trentino-Alto Adige è una delle regioni italiane meno densamente popolate in quanto ospita circa 1 050 000 abitanti per una densità di 78,98 ab/km², molto al di sotto della media nazionale, collocandosi al quintultimo posto, prima della Valle d'Aosta, della Basilicata, della Sardegna e del Molise nel rapporto tra numero di abitanti e superficie territoriale.

Considerata l'orografia del territorio, vi sono notevoli differenze fra la densità di abitanti delle zone di alta montagna (in cui si sono verificati fenomeni di spopolamento e di migrazione verso le città delle principali valli) e quella delle valli principali, in particolare la Valle dell'Adige, dove sorgono Trento e Bolzano.

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Altimetrie del Trentino-AltoAdige

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Confini




Il Trentino-Alto Adige confina a est e sud-est con il Veneto, a ovest e sud-ovest con la Lombardia, a nord e a nord-est con i Länder austriaci Tirolo e Salisburghese, a nord-ovest con il cantone svizzero dei Grigioni.

La valle Aurina è la valle più a nord di tutta l'Italia e Predoi il centro abitato più a settentrione situato tra i piedi della valle e la Vetta d'Italia, al confine austriaco.

La regione è compresa tra le Alpi centrali e quelle orientali, mentre a sud il confine è delimitato dal lago di Garda e dalle Prealpi venete.


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Orografia




Nella parte settentrionale della regione, al confine austriaco, lungo la linea che va dal passo Resia al passo di Monte Croce di Comelico, si estendono le Alpi Retiche, che raggiungono la loro massima altezza nella Palla Bianca (3738 m s.l.m.) in valle Aurina, la Testa Gemella Occidentale(2837 m s.l.m.) viene riconosciuta dal 1997 quale punto più a nord della penisola italiana.

Tradizionalmente è invece la Vetta d'Italia a essere considerata come estremità settentrionale dell'Italia.

Nella parte occidentale del Trentino-Alto Adige si elevano i gruppi dell'Ortles-Cevedale, tra cui l'Ortles, massima vetta della regione con i suoi 3905 m s.l.m., dell'Adamello-Presanella e delle Dolomiti di Brenta.

In Trentino-Alto Adige si erge la sezione occidentale delle Dolomiti (Dolomiti di Sesto, gruppo del Puez, Odle, Sciliar, Sassolungo, Catinaccio, Marmolada, gruppo di Sella, Latemar, Pale di San Martino).

Proseguendo verso sud i rilievi montuosi degradano nelle Prealpi.


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Le sezioni e sottosezioni alpine che interessano la regione sono così raggruppabili, in ordine di sezione secondo la SOIUSA:

Alpi Retiche occidentali (Alpi della Val Monastero)
Alpi Retiche orientali (Alpi Venoste, Alpi dello Stubai, Alpi Sarentine)
Alpi dei Tauri occidentali (Alpi della Zillertal, Alti Tauri, Alpi Pusteresi)
Alpi Retiche meridionali (Alpi dell'Ortles, Alpi della Val di Non, Alpi dell'Adamello e della Presanella, Dolomiti di Brenta)
Prealpi Bresciane e Gardesane (Prealpi Gardesane)
Dolomiti (Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo, Dolomiti di Gardena e di Fassa, Dolomiti di Feltre e delle Pale di San Martino, Dolomiti di Fiemme).

***
Geologia

Il Trentino-Alto Adige può essere divisa in due grandi aree geologiche: quella prevalentemente silicea, che si estende nella parte occidentale e settentrionale, e quella prevalentemente calcarea-dolomitica, nella parte meridionale e orientale.


***
Valli

Vista dal Passo Stalle
La valle principale è la valle dell'Adige che si sviluppa da Merano a Rovereto passando per Bolzano e Trento. Altre valli trentine sono la valle di Primiero, la val di Cembra, la val di Fassa, la val di Fiemme, la Vallagarina, la valle dei Laghi, la valle di Ledro, la valle dei Mocheni, la val di Sole, la Val di Non (che si estende sia in Trentino sia in Alto Adige), la Val Rendena, la Valle delle Giudicarie (Valle del Chiese) e la Valsugana. Sono invece altoatesine la val Passiria, la val Martello, la valle Isarco, la val Gardena, la val Pusteria, la val Badia e la val Venosta

La val Monastero si estende in Trentino-Alto Adige e nel cantone svizzero dei Grigioni.

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Passi



Il passo del Brennero è il principale valico di frontiera fra l'Italia e l'Austria.

Altri passi tra i due paesi sono il passo di Resia, il passo Stalle e il passo del Rombo.

Il passo dello Stelvio fra Trentino-Alto Adige e Lombardia è il valico automobilistico più alto d'Italia.

Anche il passo del Tonale unisce le due regioni.

Le Porte del Pasubio, il passo Pordoi, il passo di Valparola, il passo Cimabanche, il passo di Monte Croce di Comelico, il passo Valles, il passo Fedaia e il passo di Campolongo si trovano a cavallo con il Veneto.

Il passo della Mendola, il passo Rolle, il passo Sella, il passo Furcia, il passo Gardena, il passo di Monte Giovo sono valichi interni al Trentino-Alto Adige.

Particolare è il caso del passo di San Pellegrino che, pur collegando la località di Moena in val di Fassa (TN) con l'abitato di Falcade nella valle del Biòis (BL), risulta interamente compreso nel territorio del Trentino-Alto Adige, in quanto il confine con il Veneto si trova a circa quattro chilometri dal valico nel versante orientale e non sul passo vero e proprio.

***
Fiumi

Il Trentino-Alto Adige è ricco di corsi d'acqua. Il fiume principale è l'Adige con gli affluenti Passirio, Isarco (con il suo tributario Rienza), Noce e Avisio.

Il Brenta nasce in Trentino-Alto Adige e sfocia nel mare Adriatico, il Sarca è un immissario del lago di Garda e il Chiese è un affluente del Po.

La Drava nasce in Alto Adige, dove scorre per pochi chilometri entrando successivamente in territorio austriaco, ed è un affluente del Danubio. Rappresenta il fiume più lungo che bagna, almeno parzialmente, il territorio italiano.


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Edited by *Cristal* - 1/10/2020, 20:50
 
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Laghi



Appartiene al Trentino-Alto Adige la parte settentrionale del lago di Garda, il maggiore lago della regione e d'Italia, suddiviso tra Trentino-Alto Adige, Veneto e Lombardia.

Il lago di Caldonazzo è il maggior lago naturale che si trova interamente nella regione.

Il maggior bacino interno al Trentino-Alto Adige è però il lago di Resia, artificiale.

Superano i 2 km² anche il lago di Santa Giustina (artificiale), il lago di Molveno, il lago di Ledro e il lago d'Idro (naturali).

Sono numerosi i laghetti di origine glaciale.




***
Clima

Il clima del Trentino-Alto Adige presenta caratteristiche tipiche del clima continentale e di quello alpino di alta montagna, soprattutto in relazione all'altitudine. In base all'orografia, all'esposizione rispetto ai venti predominanti, alla quota e alla presenza dei grandi laghi alpini come quello di Garda, il clima può variare sensibilmente, fino a presentare i caratteri tipici del clima mediterraneo.

Le piogge variano in base alla quota e all'orientamento dei rilievi.

In generale le maggiori precipitazioni cadono sui rilievi più elevati e nei settori meridionali e occidentali della regione, dove i venti occidentali e meridionali che accompagnano il passaggio delle perturbazioni atlantiche apportano umidità: qui le piogge ammontano a 1200–1400 mm annui.

Procedendo verso nord e verso est le Alpi agiscono come una barriera e la piovosità annua decresce progressivamente scendendo sotto ai 1000 mm.

In genere nei fondovalle cadono dai 700 ai 900 mm, ma nelle vallate più settentrionali dell'Alto Adige, schermate da rilievi elevati, le piogge annue scendono sotto ai 600 mm annui.

Le precipitazioni cadono prevalentemente in estate sulle Dolomiti e sull'Alto Adige, mentre nel settore meridionale della regione i picchi di piovosità si osservano durante le stagioni intermedie.

In inverno prevalgono precipitazioni a carattere nevoso, più abbondanti sui rilievi. Le precipitazioni fanno registrare un minimo in inverno.

I venti più frequenti sono di provenienza occidentale e meridionale specialmente durante le stagioni intermedie e nel periodo estivo.

Viceversa in inverno prevalgono le correnti da nord o da est che apportano tempo freddo e asciutto.

Le correnti meridionali sono le principali responsabili degli episodi di maltempo. Caratteristico delle vallate alpine è anche il Foehn.

Le estati sono calde con valori che superano facilmente i 30 °C e che in corrispondenza delle ondate di caldo possono toccare e anche superare 35 °C nelle conche interne (in particolare nella conca di Bolzano).

Gli inverni sono rigidi. In Alto Adige e nelle zone di montagna più elevate le temperature scendono considerevolmente sotto allo 0 °C e questi sono tra i settori più freddi d'Italia, con valori estremi anche inferiori a -30 °C.

Anche sulle rimanenti zone della regione gli inverni sono rigidi ma l'azione protettiva dei rilievi da un lato e quella mitigatrice del lago di Garda dall'altro smorza considerevolmente i rigori invernali.

Durante le stagioni intermedie le temperature subiscono improvvise variazioni, ma generalmente le temperature sono abbastanza miti con medie che si attestano tra i 10 e i 15 °C nei fondovalle.


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Flora



Per la natura climatica e territoriale il Trentino-Alto Adige presenta ambienti che favoriscono tipi di flora considerevolmente differenti.

Nella fascia più meridionale prossima al lago di Garda la vegetazione naturale è costituita da querce, castagni, ornielli e alcune specie tipiche del Mediterraneo come lecci e allori. Vi si coltivano anche la vite, il limone e l'Ulivo.

Verso nord prevalgono i carpini, i faggi e gli aceri fino a una quota di 1200–1400 m.

Più in alto prevalgono abeti rossi, larici e betulle che sopra i 2000 m cedono il posto ai pascoli Alpini e a una vegetazione tipica della tundra a causa della rigidità del clima.

Le vallate del Trentino (Val di Non e Valsugana) e dell'Alto Adige sono adatte alla coltivazione degli alberi da frutto, in particolare delle mele.


Le Dolomiti di Brenta nel Trentino occidentale, inserite nel parco naturale Adamello-Brenta.



***
Fauna

La fauna alpina caratterizza il Trentino-Alto Adige.

I camosci sono abbastanza frequenti nella zona tra i 1300 e i 3000 m, i caprioli nella fascia tra 500 e 800 m. Lo stambecco, in passato già estintosi, venne reintrodotto nel Parco Nazionale dello Stelvio nel 1967.

Si trovano anche cervi. Confinata tra i 2000 e i 3000 m vive la marmotta (in particolare in Val Rendena, nel Meranese e in genere nel Trentino occidentale).

Nella regione prealpina si trovano le lepri grigie.

Tra i carnivori vanno segnalati l'orso e il lupo.

Alla fine degli anni novanta del Novecento solo tre orsi erano ancora presenti sulle montagne del Gruppo del Brenta.

La situazione si è ripresa e la popolazione di orsi in Trentino-Alto Adige e nelle zone limitrofe veniva stimata nel 2017 in circa 52-63 esemplari.

La ricomparsa dell'orso ha destato forti emozioni tra la popolazione e un particolare interesse mediatico (in particolare l'orso Bruno, abbattuto in Baviera nel 2006, e l'orsa Daniza, morta dopo la cattura nel 2014).

Il lupo, scomparso nella seconda metà del XIX secolo, è tornato in Trentino-Alto Adige nel 2008. Da allora ci sono state alcune rare segnalazioni della sua presenza.

Allo stato attuale, la popolazione di lupi si aggira intorno ai cinquanta esemplari.

Anche la presenza della lince, data per estinta, è stata di nuovo rilevata.

Tra gli uccelli stanziali di montagna si trovano il gallo cedrone, la coturnice e la starna, così come il fagiano di monte, l'aquila e il gufo reale.



***
Aree protette


Nel territorio regionale è presente un parco nazionale, il parco Nazionale dello Stelvio, istituito nel 1935, che si estende anche in Lombardia.

Il Trentino-Alto Adige conta anche dieci parchi provinciali, di cui due in Trentino (tra cui il Parco naturale provinciale dell'Adamello-Brenta, che è il più esteso parco provinciale della regione) e otto in Alto Adige: tra quelli altoatesini il più grande è il Parco naturale Gruppo di Tessa, mentre il Parco naturale dello Sciliar è il primo parco istituito in provincia di Bolzano (1974).

Il primo parco provinciale a essere istituito in regione è stato il Parco naturale Paneveggio-Pale di San Martino in Trentino, nel 1967.

Diverse sono poi le riserve regionali (tra cui la Riserva naturale integrale delle Tre Cime del Monte Bondone), le zone di protezione speciale e le altre aree protette (biotopi, tra cui il Biotopo Laghetto di Gargazzone) presenti in Trentino-Alto Adige.

Il lago di Tovel viene annoverato tra le zone umide italiane della lista di Ramsar.

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Storia -
Epoca preromana



I rinvenimenti archeologici dimostrano la presenza dell'uomo nelle valli del Trentino-Alto Adige dopo la fine dell'ultima glaciazione, intorno al 12 000 a.C.. Risalgono a epoca mesolitica insediamenti nella valle dell'Adige, la zona più adatta alle attività umane per il suo clima e la posizione di centralità rispetto alle valli laterali.

La celebre mummia del Similaun, nota anche come Ötzi, avrebbe un'età di circa 5 300 anni. Questo la pone nell'età del rame, momento di transizione tra il neolitico e l'età del bronzo.

Tra l'età del bronzo e la prima età del ferro si sviluppò la cultura di Luco-Meluno.

Essa ebbe origine nel XIV secolo a.C. nella valle dell'Adige tra Trento e Bolzano e raggiunse il suo apice tra il XIII e l'XI secolo a.C., soprattutto grazie all'estrazione del rame, materiale necessario per la produzione del bronzo.

Intorno al 500 a.C. si sviluppò la cultura di Fritzens-Sanzeno, conosciuta anche come la cultura dei Reti, che prese il posto della cultura di Luco-Meluno a sud dello spartiacque alpino e della cultura dei campi d'urne a nord dello stesso.

Secondo lo storico romano Tito Livio i Reti sarebbero della stessa etnia degli Etruschi.



***
Epoca roma


L'integrazione della regione nei domini di Roma avvenne nel I secolo a.C. La sconfitta definitiva dei Reti, avvenuta nei pressi di Bolzano, si ebbe a seguito delle campagne militari nelle Alpi di Druso e Tiberio nel 16 a.C. Nel I secolo a.C. venne fondata anche la città di Tridentum, attuale Trento (anche se alcuni studiosi ipotizzano una fondazione precedente, risalente all'invasione gallica del III secolo a.C.). La città divenne municipium romano tra il 50 e il 40 a.C.

In occasione della riforma amministrativa di Augusto la parte settentrionale del Trentino-Alto Adige venne divisa fra le due province Rezia (Raetia prima e Raetia secunda) e Norico (Noricum), mentre quella meridionale che includeva la Val d'Adige fino all'altezza di Merano venne inclusa nella Regio X Venetia et Histria.

In età imperiale Claudio (41-54 d.C.) comprese l'importanza strategica del territorio trentino e sfruttò la posizione di Trento completando due grandi strade: la via Claudia Augusta Padana, che da Ostiglia raggiungeva il Passo Resia, e la via Claudia Augusta Altinate che, partendo dall'allora importante porto di Altino, si ricongiungeva nel capoluogo trentino con la Padana attraverso la Valsugana.

Il periodo romano si protrasse per cinque secoli e lasciò profonde tracce nella regione che fu fortemente latinizzata.

Le popolazioni autoctone svilupparono una parlata neolatina nella quale si fuse il sostrato retico-celtico, il cosiddetto retoromanzo.

Dopo l'anno 400 d.C., nella tarda romanità, si diffuse il cristianesimo, influenzando in misura crescente la vita pubblica e privata.

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Epoca germanica e dei principati vescovili



Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente nel 476 d.C., la regione fu inclusa nel Regno di Odoacre e successivamente nel Regno degli Ostrogoti (493-553).

Dopo la caduta del regno ostrogoto fu la volta dei Longobardi, che annessero al loro regno la regione. I Longobardi fondarono il Ducato di Trento, di cui faceva parte anche Bolzano.

Nel 774 il Trentino-Alto Adige passò sotto il dominio dei Franchi, che sotto Carlo Magno conquistarono il Regno longobardo, includendolo nel quadro dell'Impero Carolingio.

In età carolingia, in virtù della propria posiziona strategica, l'area venne spesso coinvolta nei periodi di turbolenza a causa delle guerre di successione dinastica.

Con il trattato di Verdun dell'843 una parte del Trentino-Alto Adige, comprendente la Val d'Adige sino a Merano, venne assegnata al Regno d'Italia governato da Lotario I, mentre le altre valli, che rimasero spesso oggetto di contesa per il controllo dei passi alpini, andarono al Regno dei Franchi Orientali dove regnava Ludovico II il Germanico.

A lungo andare, questa divisione portò alla progressiva germanizzazione dell'area altoatesina, mentre quella trentina riuscì nei secoli a mantenere il suo carattere di territorio profondamente latinizzato. Con il regno di Berengario I, la marca di Trento entrò nell'orbita della più potente marca di Verona.

Sceso in Italia a seguito della chiamata della regina Adelaide, il 10 ottobre 951 Ottone I di Sassonia assunse a Pavia il titolo di rex Francorum et Italicorum e l'anno successivo assegnò la marca di Verona al fratello, il duca di Baviera Enrico. A causa delle ripetute ribellioni di Enrico, l'imperatore Ottone II assegnò la marca di Verona al duca di Carinzia Ottone di Worms, che scorporò la marca di Trento da quella di Verona.

Fu l'imperatore del Sacro Romano Impero Corrado II a concedere ai vescovi di Trento e Bressanone il potere temporale sulle rispettive diocesi nel 1027.

I principati vescovili di Trento (che comprendeva Trentino e parte dell'Alto Adige) e Bressanone (che comprendeva pure territori oggi facenti parte dell'Austria) sopravvissero fino alla secolarizzazione napoleonica del 1803.

Nel corso del XII secolo incominciò l'ascesa delle casate nobiliari a scapito del potere dei due principi vescovi. Riuscirono a imporsi i conti di Tirolo, una casata che prese il nome dall'omonimo castello presso Merano.

Fu Mainardo II a dare alla regione del Tirolo i confini che poi, con minimi ampliamenti, restarono immutati fino al 1918. Nel 1363 Margherita di Tirolo fu costretta in seguito a pressioni politiche a cedere la contea del Tirolo al duca d'Austria Rodolfo IV d'Asburgo. Incominciava l'epoca asburgica, interrotta dalle guerre napoleoniche.



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La parte meridionale della regione vide una breve affermazione della Repubblica di Venezia, cominciata nel 1411, quando la Repubblica di San Marco, per effetto del testamento di Azzone Francesco di Castelbarco, entrò in possesso di territori in Vallagarina, in particolare di Ala, Avio, Brentonico e parte di Mori.

Nel 1416 venne presa Rovereto. Nel 1426 la Val di Ledro e Tignale passarono sotto Venezia.


L'espansionismo veneziano non si fermò e nel 1441 la pace di Cavriana suggellò la conquista di Torbole e Riva del Garda.

Nel 1509 l'espansione di Venezia, sconfitta dalla Lega di Cambrai, poté essere fermata e la Serenissima fu via via costretta ad abbandonare i possedimenti trentini.

Le operazioni in Val Vestino (1510-1517) si conclusero con la definitiva ritirata veneziana.

La rinascita del Principato Vescovile di Trento, ormai strettamente entro la sfera di controllo tirolese-asburgica, avvenne nella prima metà del XVI secolo, quando a capo della diocesi trentina viene nominato il trentino Bernardo Clesio (1514-1538), a cui seguì Cristoforo Madruzzo (1539-1567, dal 1545 cardinale).

Per la sua posizione geografica e storico-culturale di città mediana tra il mondo italiano e a quello germanico, nel 1542 Trento venne scelta come sede per il Concilio di Riforma della Chiesa (1545-1563).

Nel corso del XVII e del XVIII secolo i Principati Vescovili videro nuovamente ridursi la loro autonomia a favore della Contea del Tirolo.




***
Epoca napoleonica

denominazione Haut-Adige
L'epoca napoleonica segnò anche la storia del Trentino-Alto Adige/Südtirol.

Nel 1796 Trento fu invasa dalle truppe napoleoniche e in seguito alle ripetute sconfitte asburgiche il trattato di Lunéville (9 febbraio 1801) stabilì la secolarizzazione degli stati ecclesiastici, segnando la fine dei principati vescovili di Trento e di Bressanone, che divennero parte dell'Austria.

In seguito alla pace di Presburgo (odierna Brastilava, 26 dicembre 1805) la regione passò sotto il filo-napoleonico Regno di Baviera, rimanendovi fino al 1810.


Alcune misure adottate dall'amministrazione bavarese, come l'eliminazione della Dieta, la soppressione di proprietà ecclesiastiche e di festività religiose, l'obbligo al servizio militare e la pesante tassazione causarono nella primavera un'insurrezione anti-napoleonica, poi repressa, capeggiata da Andreas Hofer.

Il moto esplose al momento della ripresa delle ostilità tra Napoleone e l'Austria; vide la partecipazione sia della popolazione germanofona degli odierni Tirolo e Alto Adige/Südtirol, sia (anche se in misura minore) della popolazione italofona dell'odierno Trentino.

Il Trattato di Parigi tra Francia e Baviera del 28 febbraio 1810 segnò l'annessione al Regno d'Italia napoleonico di buona parte del Trentino e alcune parti dell'odierna provincia di Bolzano nel dipartimento dell'Alto Adige (fu in quest'epoca che venne coniato il termine Alto Adige), mentre il Primiero e l'area intorno a Dobbiaco furono aggregati al dipartimento della Piave.

Il territorio a nord della «linea napoleonica» che andava dalla sella di Dobbiaco al Cevedale rimase parte del Regno di Baviera.


Alle popolazioni germanofone incorporate nel Regno d'Italia napoleonico venne garantito l'uso del tedesco in tutti gli uffici amministrativi e giudiziari, nonché in tutti gli atti pubblici.

Questo assetto venne spazzato via dalla ripresa delle ostilità nel 1813 e dalla riconquista del territorio da parte delle truppe asburgiche.

La Restaurazione del 1815 confermò la fine del principato vescovile di Trento, segnando anche la fine definitiva dell'autonomia politica trentina.

Con patente imperiale del 24 marzo 1816 il Trentino venne incorporato nella contea del Tirolo, a maggioranza tedesca.

Nel 1818 la contea principesca del Tirolo, compresi i territori abitati da popolazioni di lingua italiana, entrò a far parte della Confederazione Germanica.

Ciononostante, nell'odierno Trentino la lingua in uso negli uffici pubblici, nei tribunali e nell'insegnamento rimaneva l'italiano.



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Il Risorgimento




L'assetto della contea del Tirolo destava un diffuso malcontento nell'odierno Trentino, dove si riteneva che le autorità di Innsbruck non investissero sufficienti risorse pubbliche nel loro territorio e che non consentissero ai suoi cittadini l'accesso ai gradi più elevati dell'amministrazione.

Nel 1848 ebbero inizio le rivendicazioni trentine di autonomia da Innsbruck.

I rappresentanti trentini si rifiutarono di partecipare alla Dieta costituente tirolese di Innsbruck per l'ingiusta sproporzione della rappresentanza loro assegnata.

Il termine Trentino incominciò a essere usato per indicare la volontà di separare i territori italofoni dal resto del Tirolo.

Le richieste trentine di autonomia incontrarono una forte opposizione da parte delle autorità tirolesi e non vennero mai soddisfatte dal potere imperiale asburgico.

L'Impero asburgico, che in seguito alla Restaurazione divenne la potenza egemone nella penisola italiana, fu un potente avversario del Risorgimento italiano; ciò non riuscì comunque a impedire la nascita del Regno d'Italia, che fu proclamato nel 1861.

Il processo di unificazione del neonato stato italiano non fu però completo, poiché molti territori abitati da comunità italiane, tra cui il Trentino, restavano sotto controllo austriaco; si consolidò di conseguenza l'irredentismo.

L'irredentismo coinvolse pure l'Alto Adige anche se solo una esigua minoranza della popolazione si dichiarava italofona, e trovava il suo fondamento nel principio della frontiera naturale, rientrando il territorio altoatesino nelle frontiere geografiche della penisola italiana ed essendo il confine del Brennero militarmente rilevante.

La terza guerra d'indipendenza italiana coinvolse anche il territorio del Trentino-Alto Adige, con l'invasione capitanata da Giuseppe Garibaldi.

Nonostante la vittoria italiana a Bezzecca, il Trentino-Alto Adige rimase asburgico, mentre il Veneto e il Friuli venivano uniti al Regno d'Italia.



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A cavallo dei due secoli



Al censimento del 1910 la maggioranza degli abitanti del Trentino-Alto Adige (Welschtirol e Deutsch-Südtirol secondo la denominazione asburgica) era complessivamente di lingua italiana. Nella parte trentina su 362.684 abitanti il 96,4% era di lingua italiana e il 2,9% di lingua tedesca, mentre in quella altoatesina su 279.213 l'83,4% era germanofono, il 2,6% italofono e il 13,2% di lingua ladina.[22]

Economicamente il territorio trentino-tirolese in epoca asburgica era una regione basata soprattutto sull'agricoltura e l'allevamento in piccole e medie aziende agricole di proprietà famigliare, di cui le più piccole e numerose si trovavano soprattutto nella parte italofona.

L'agricoltura regionale aveva subito duramente la grande crisi agraria incominciata negli anni '70 del XIX secolo. Al crollo dei prezzi dei prodotti agricoli si erano aggiunti le malattie della vite e del baco da seta, nonché la violenta alluvione del 1882. La parte italofona fu la più colpita e decine di migliaia dei suoi abitanti dovettero lasciare la propria terra per emigrare in Europa o nelle Americhe.

La ripresa dell'agricoltura avvenne solo con l'inizio del XX secolo. Il movimento cooperativo, in massima parte di ispirazione cattolica e diffuso sia tra la popolazione italofona sia tra quella germanofona, ebbe un ruolo fondamentale nel risollevare le sorti dell'agricoltura regionale.[23] L'unica industria di qualche importanza era quella idroelettrica.

Dall'ultimo quindicennio del XIX secolo in poi la diversità linguistica tra italofoni e germanofoni incominciò a divenire motivo di scontro. Simbolo di questa contesa erano due monumenti: quello a Walther von der Vogelweide a Bolzano (realizzato nel 1889) e quello a Dante Alighieri a Trento (realizzato nel 1896). Si trattava delle effigi di due poeti che volevano simboleggiare il legame tra la lingua d'uso e l'appartenenza a un popolo e a una terra.[24]

Il conflitto nazionale tra germanofoni e italofoni non era l'unica linea di frattura ad attraversare la società regionale, altrettanto virulento era presso entrambi i gruppi linguistici lo scontro tra il mondo cattolico e i fautori della laicità (liberali o socialisti).


***
La prima guerra mondiale


Con lo scoppio della prima guerra mondiale nel 1914 buona parte della popolazione maschile, sia germanofona sia italofona, dovette vestire la divisa dell'imperiale regio esercito. Le garanzie costituzionali furono sospese, il parlamento chiuso e la stampa censurata.

All'inizio del conflitto mondiale, l'Austria-Ungheria e l'Italia aderivano entrambe alla Triplice alleanza, che era di natura difensiva e non contemplava l'intervento italiano al fianco degli austro-tedeschi (che erano le potenze dichiaranti guerra).

L'Italia mantenne inizialmente la sua neutralità, ma in cambio di concessioni territoriali comprendenti anche l'Alto Adige in base ai termini del trattato segreto di Londra, stipulato nell'aprile 1915, dichiarò guerra all'Austria-Ungheria.

Mentre l'Alto Adige venne in larga misura risparmiato dagli eventi bellici, il Trentino divenne uno dei principali teatri di scontro (il conflitto si svolse anche sui ghiacciai dove prese il nome di Guerra Bianca).

La guerra provocò notevoli distruzioni e un vero e proprio esodo dei trentini: decine di migliaia vennero sfollati nelle cosiddette città di legno in Austria (in particolare Braunau am Inn e Mitterndorf), grandi campi profughi in cui molti morirono per la fame e le malattie.

In condizioni egualmente drammatiche si trovarono i profughi trentini, provenienti dai paesi e dalle vallate occupate dal Regio esercito italiano che tra il maggio 1915 e il maggio 1916 dovettero lasciare la propria terra per essere disseminati in varie località del Regno d'Italia. Inoltre con l'ingresso in guerra dell'Italia la società trentina si ritrovò spaccata dal conflitto: i soldati trentini arruolati nell'imperiale regio esercito si ritrovarono nemici degli irredentisti che, come Cesare Battisti, scelsero di fuggire nel Regno d'Italia e di arruolarsi nel Regio Esercito.

A ciò si deve aggiungere la repressione politica sia da parte austriaca, con gli irredentisti internati nel campo di Katzenau, sia da parte italiana, con gli austriacanti puniti con la carcerazione.

In seguito alla vittoria italiana il trattato di Saint-Germain confermò il passaggio del Trentino-Alto Adige (originariamente chiamato Venezia Tridentina) al Regno d'Italia.

Tale annessione sancì lo smembramento dell'antica Contea del Tirolo (nell'estensione che aveva dal 1814) e l'accorpamento all'Italia del Trentino e dell'Alto Adige, cioè di circa due terzi di essa.


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view post Posted on 26/10/2020, 11:16     Top   Dislike
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Il Fascismo




Il 10 settembre 1919 con il trattato di Saint Germain le potenze vincitrici della grande guerra disposero la ripartizione dei territori che avevano fatto parte del dissolto impero austro-ungarico.

L'anno dopo, con le leggi di annessione delle regioni Venezia Giulia e Venezia Tridentina (l'attuale regione Trentino-Alto Adige), venne ufficializzato il passaggio di questi territori sotto la sovranità dello stato italiano, incorporando così nel Regno d'Italia anche 220 000 tirolesi di lingua tedesca e ladina.

Se in un primo momento i governi liberali perseguirono una politica abbastanza tollerante verso le minoranze tedesche, il subentrato governo fascista perseguì invece una politica di assimilazione violenta delle minoranze di lingua tedesca e ladina e una progressiva italianizzazione dell'Alto Adige, incentivando l'arrivo di immigrati provenienti dal Trentino e dal resto d'Italia (soprattutto nordorientale). Le scuole di lingua tedesca vennero gradualmente soppresse.

La stampa germanofona venne largamente censurata.

L'uso dei toponimi tedeschi venne vietato. Anche nomi e cognomi delle persone vennero italianizzati d'ufficio.

Nel gennaio 1923 un Regio Decreto sancì la creazione della provincia di Trento (comprendente anche Bolzano) e l'estensione al suo territorio della legislazione italiana, che subentrava così a quella austroungarica in vigore sino a quel momento.

I comuni ladini di Livinallongo del Col di Lana, Colle Santa Lucia e Cortina d'Ampezzo furono smembrati dal contesto regionale e accorpati alla provincia di Belluno, Pedemonte e Casotto vennero unificati col nome di Pedemonte e aggregati alla provincia di Vicenza, Magasa e Valvestino aggregati alla provincia di Brescia.

Il 2 gennaio 1927 un Regio Decreto sancì la nascita della provincia di Bolzano, che veniva distinta dalla provincia di Trento.

Questa nuova configurazione amministrativa vide la fine del ruolo di Trento come capoluogo regionale e la deviazione verso il nuovo capoluogo altoatesino dei più importanti investimenti. Venne infatti incentivata la creazione di stabilimenti delle maggiori imprese industriali, in modo da impiegarvi operai provenienti da tutta Italia, molti dei quali andarono a vivere nei grandi edifici realizzati alla periferia di Bolzano.

In tal modo gli altoatesini di lingua italiana passarono dai 6.950 del 1910 agli 80.800 del 1939, su un totale di 234.650 abitanti in provincia di Bolzano.


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view post Posted on 29/10/2020, 20:56     Top   Dislike
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In seguito all'avvicinamento dell'Italia fascista alla Germania nazista furono implementate le opzioni in Trentino-Alto Adige.

Alla popolazione di lingua tedesca fu imposto di scegliere se diventare cittadini tedeschi e conseguentemente trasferirsi nei territori del Terzo Reich o se rimanere cittadini italiani integrandosi nella cultura italiana e rinunciando a essere riconosciuti come minoranza linguistica.

La maggioranza dei residenti di lingua tedesca, che aveva subito una forte emarginazione politica, economica e sociale da parte del regime fascista, si dichiarò favorevole a emigrare. Lo scoppio della seconda guerra mondiale intervenne però a rallentare le operazioni di esodo e circa un terzo degli espatriati tornò in Italia dopo il conflitto.

Tra le cause dell'adesione alle opzioni vi furono le pressioni e le violenze esercitate dalle locali organizzazioni naziste contro i Dableiber (gli abitanti di madrelingua tedesca che avevano optato per l'Italia e quindi per restare nella propria terra), nella sostanziale indifferenza delle autorità italiane che nei mesi cruciali per le opzioni lasciarono circolare la leggenda che chi avesse rifiutato di trasferisi in Germania sarebbe stato deportato in Sicilia.

Fu così che l'86% degli altoatesini di lingua tedesca optarono per la Germania nazista (minore fu l'adesione fra i trentini di lingua tedesca).

In tutto si trattò di 213.000 persone, di cui 75.000 lasciarono realmente la terra natia. Inoltre gli optanti sudtirolesi in età di leva prestarono servizio militare nell'esercito e nelle forze dell'ordine tedeschi, venendo coinvolti fra l'altro nell'eccidio delle fosse Ardeatine.

Nonostante l'alleanza, Mussolini non si fidava troppo di Hitler e fece costruire diverse opere fortificate lungo il confine: il Vallo Alpino del Littorio.

Nonostante l'enorme sforzo per la sua costruzione in pochi anni (1939-1942), tali opere, per quanto alcune non fossero ancora totalmente completate negli armamenti, non furono mai utilizzate.



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