IL FARO DEI SOGNI

Sudan del Sud

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Flag_of_South_Sudan



Il Sudan del Sud,[4][5] anche Sud Sudan[6][7] o Sudan Meridionale, ufficialmente Repubblica del Sudan del Sud o del Sud Sudan, è uno Stato senza sbocco sul mare nel centro-est dell'Africa, inserito nella subregione dell'Africa orientale delle Nazioni Unite. La sua capitale attuale è Giuba, che è anche la sua città più grande, ma si prevede che la capitale, in futuro, sarà trasferita nella più centrale Ramciel. Il Sudan del Sud confina con l'Etiopia ad est, il Kenya a sud-est, l'Uganda a sud, la Repubblica Democratica del Congo a sud-ovest, la Repubblica Centrafricana a ovest e la Repubblica del Sudan a nord. Esso comprende la vasta regione paludosa del Sudd, formata dal Nilo Bianco e conosciuta localmente come il Bahr al Jabal.

Coat_of_arms_of_South_Sudan

I territori del moderno Sudan del Sud e della Repubblica del Sudan erano entrambi parte del regno d'Egitto, sotto la dinastia di Muhammad Ali, in seguito regolati come un condominio anglo-egiziano fino all'indipendenza sudanese del 1956. Dopo la prima guerra civile sudanese, nel 1972 fu costituita la regione autonoma del Sudan del Sud, abolita nel 1983. Si sviluppò quindi una seconda guerra civile sudanese, conclusasi con l'accordo di Naivasha del 2005. Nello stesso anno, con la formazione di un governo autonomo del Sudan del Sud fu ripristinata l'autonomia della regione.

800px-South_Sudan__orthographic_projection_

Il Sudan del Sud è diventato uno Stato indipendente il 9 luglio 2011[8], a seguito di un referendum passato con il 98,83% dei voti. Si tratta di un paese membro delle Nazioni Unite, dell'Unione africana e dell'Autorità intergovernativa per lo sviluppo. Nel luglio del 2012 il Sudan del Sud ha firmato le convenzioni di Ginevra.

Nel dicembre del 2013 è scoppiato un conflitto etnico tra le forze governative del presidente Kiir, di etnia dinka, e quelle fedeli all'ex vicepresidente Machar, di etnia nuer.

Salva_Kiir_Mayardit

Storia

Esiste scarsa documentazione della storia del Sudan del Sud, fino alla dominazione egiziana nel nord a partire dal 1820, e le conseguenti retate di schiavi nel sud. Informazioni anteriori a quel periodo sono rintracciabili principalmente in storie tramandate oralmente di generazione in generazione. Secondo queste informazioni i Nilotici - i Dinca, i Nuer e i Shilluk - entrarono per primi nel Sudan del Sud attorno al X secolo. I non-Nilotici, gli Asandè, che vi entrarono nel XVI secolo, vi stabilirono lo stato più grande. Nel XVIII secolo vi entrarono poi gli Avungara i quali imposero la loro autorità agli Asandè. Gli Avungara rimasero i predominanti fino all'arrivo dei britannici nel XIX secolo. Le barriere naturali protessero il popolo dall'avanzata Islamica dal nord e permise loro di conservare la loro eredità sociale e culturale e le loro istituzioni politiche e religiose.

Il primo a provare a colonizzare la regione fu il chedivè Isma'il Pascià d'Egitto nel 1870, costituendo la provincia di Equatoria nella porzione meridionale del paese. Il governatore egiziano fu Samuel Baker, nominato nel 1869, seguito da Charles George Gordon nel 1874 e da Emin Pascià nel 1878. La Rivolta mahdista negli anni ottanta dell'Ottocento destabilizzò la provincia ed Equatoria cessò di esistere come un avamposto egiziano nel 1889. Tuttavia l'Egitto non rinunciò alle sue pretese di sovranità sul Sudan. Insediamenti importanti in Equatoria erano Lado, Gondokoro, Dufile e Wadelai.



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Fra il 1896 ed il 1898, gli Inglesi riconquistarono il Sudan che allora comprendeva anche il Sudan del Sud. Tuttavia la regione attirava anche le mire francesi e dello Stato Libero del Congo. A sudovest, gli agenti dello stato libero del Congo occuparono l'enclave di Lado. Gli Inglesi scelsero di negoziare la restituzione di questa enclave ed ottennero la restituzione del territorio alla morte di Leopoldo II del Belgio. I Francesi provenendo da ovest desideravano anch'essi controllare questi territori ed inviarono una spedizione. Questo portò alla crisi di Fascioda in seguito alla quale i Francesi rinunciarono alle loro pretese sul territorio in questione. Nel gennaio 1899 gli Inglesi stabilirono il condominio anglo-egiziano sul Sudan, che includeva anche l'attuale Sudan del Sud.

Nel 1947, al momento dell'indipendenza del Sudan, gli Inglesi cercarono di staccare il Sudan del Sud dal Sudan e di unirlo all'Uganda. Tuttavia, questo tentativo fu annullato dalla Conferenza di Juba del 1947 che unificò il nord ed il Sud del Sudan. Perciò per 64 anni il Sudan del Sud fece parte del Sudan. Nel giugno del 2008 veniva stimato che la regione meridionale avesse all'incirca 15 milioni di abitanti, ma problemi con il censimento mettono in dubbio la precisione di questa stima; la cifra potrebbe arrivare a 17 milioni.



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La regione è stata teatro per molti anni della Prima e poi della Seconda guerra civile sudanese, combattute fin dall'inizio dall'Esercito di Liberazione del Popolo del Sudan (ELPS) al fine di ottenere l'indipendenza dal Sudan. Le conseguenze sono state la mancata costruzione di importanti infrastrutture durante tutto quel periodo, la fuga di molti profughi e la devastazione di parecchie aree. Sono morte più di 2,5 milioni di persone, 5 milioni sono emigrati all'estero, ed altri hanno dovuto subire spostamenti dai loro paesi o dalle loro zone d'origine. La pace di Naivasha, siglata nel 2004 tra l'ESLP ed il governo centrale, ha posto fine alla seconda guerra civile sudanese e ha rifondato lo Stato, regolamentando l'ordinamento democratico del Sudan del Sud e dello Stato centrale e i loro rapporti reciproci, e stabilendo il percorso che avrebbe portato al referendum per l'indipendenza della regione.

Nei giorni 9-15 gennaio 2011 i cittadini del Sudan del Sud hanno deciso con un referendum se separarsi dal resto del Sudan e dichiararne l'indipendenza o no. L'affluenza è stata elevatissima, essendosi recati alle urne oltre il 96% degli aventi diritto. Il successivo 30 gennaio i risultati hanno mostrato come la popolazione fosse nettamente a favore dell'indipendenza (98,81%)[9]. Per votare a favore dell'indipendenza molti sudanesi del Sud residenti al Nord sono tornati in patria recandosi alle urne.

Da dicembre 2013, un conflitto brutale ha portato all'uccisione di migliaia di persone e ha costretto circa quattro milioni ad abbandonare le proprie case. Mentre molti sono scappati e rimasti entro il loro stesso Paese, più di due milioni si sono spostati nei Paesi vicini nella ricerca disperata di salvezza. A ottobre 2017, in Kenya si registravano 111.892 rifugiati dal Sudan del Sud. L'UNHCR calcola che entro dicembre 2018 se ne conteranno circa 140.000.[10]



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Religione


La maggior parte degli abitanti di questo paese hanno conservato i loro credi tradizionali (religioni animiste), ma una considerevole minoranza degli abitanti è rappresentata dai cristiani[15][16][17].

Le fonti divergono sulla percentuale di cristiani presenti nel Sudan del Sud. Anche se, secondo la Federal Research Division della Biblioteca del Congresso USA, nei primi anni novanta non più del 10% della popolazione del Sudan del Sud era di religione cristiana,[18] secondo altre fonti i cristiani sarebbero invece la maggioranza[19][20] e la Chiesa Episcopale USA afferma l'esistenza di 2 milioni di fedeli nel 2005.[21] Similmente, secondo la World Christian Encyclopedia, la Chiesa cattolica è la più numerosa confessione cristiana dal 1995, con 2,7 milioni di Cattolici, concentrati quasi tutti nel Sud Sudan.[22]

In un discorso nella cattedrale cattolica di Santa Teresa nella capitale del nuovo Stato, il Presidente sudsudanese Kiir, cattolico con un figlio musulmano, ha affermato che il nuovo Stato è una nazione che rispetta la libertà religiosa.[23] Fra i cristiani, la maggior parte sono cattolici e anglicani, anche se sono presenti anche altre confessioni.[24]
Lingue

I lunghi anni di guerra civile hanno provocato enormi perdite umane fra la popolazione sudsudanese oltre a imponenti movimenti (sia interni che verso Stati esteri) di profughi; questa situazione rende inaffidabili le statistiche demografiche relative alle lingue, che per la maggior parte datano agli anni ottanta.[25]

Nel Sudan del Sud sono parlate oltre 60 lingue indigene; per la maggior parte esse appartengono alla famiglia linguistica nilo-sahariana, mentre le rimanenti sono classificate nel gruppo delle lingue ubangiane della famiglia linguistica Niger Congo (la famiglia che comprende l'assoluta maggioranza delle lingue africane). Fra le lingue appartenenti alla prima famiglia la principale è il dinca (circa 2 milioni di parlanti),[26] seguita dal nuer (740 000 parlanti)[27] e dal bari (420 000);[28] fra le lingue comprese nella famiglia Niger-Congo, invece, la principale è lo zande (350 000),[29] parlata dall'omonimo popolo stanziato, oltre che nel Sudan del Sud, anche nella Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica Centrafricana.

Fra le lingue non indigene parlate nel Sudan del Sud la principale è senz'altro l'inglese, che ha status di lingua ufficiale. In virtù della lunga unione politica con il Sudan, è inoltre parlato l'arabo (sia l'arabo standard che le varianti ciadiana e sudanese), che funge in alcune situazioni da lingua franca.



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Trasporti
Strade

Le strade in Sud Sudan sono quasi completamente sterrate. È in corso un'opera di ammodernamento delle stesse che ha visto l'inaugurazione della prima strada asfaltata che collega la capitale Giuba a Nimule, al confine con l'Uganda.
Ferrovie
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Ferrovia Baboosa-Wau.
Mappa delle linee ferroviarie in Sudan e Sudan del Sud.

totale: 248 km scartamento ridotto: 248 km, 1067 mm

Il Sud Sudan possiede 248 chilometri di ferrovia a binario unico a scartamento ridotto che collega Babonosa con Wau, costruita tra il 1959 ed il 1962. La linea è stata danneggiata durante la guerra civile e in alcuni punti anche minata. Attualmente è stata completamente ripristinata grazie ai fondi provenienti dalle Nazioni Unite. La linea è divisa a metà tra Sudan del Sud e Sudan che si trova presso Malual.
Prospettive future

Ci sono dei progetti che prevedono di collegare Wau con Giuba e la capitale con la rete ferroviaria del Kenya e dell'Uganda.[35]

Nell'ottobre del 2010, è stato annunciato che il gruppo ThyssenKrupp stava conducendo un progetto per collegare Giuba con Gulu, una città del Nord dell'Uganda.[36]
Trasporto aereo

L'aeroporto più trafficato e più sviluppato del Sudan del Sud è quello di Giuba che ha collegamenti internazionali con Entebbe (Uganda), Nairobi (Kenya), Il Cairo (Egitto), Addis Abeba (Etiopia) e Khartoum (Sudan). L'aeroporto di Giuba è anche stato l'hub della Feeder Airlines. Altri aeroporti internazionali sono Malakal (con collegamenti per Addis Ababa e Karthoum), Wau (per Karthoum) e Rumbek (per Karthoum).

Nel 2011 nacque la compagnia di bandiera South Sudan Airlines la quale garantiva voli domestici tra Giuba e Malakal, Rumbek, Aweil e Wau. Dopo circa 2 mesi di operatività, la compagnia però fallì e dovette restituire il suo unico velivolo, un Bombardier Dash-8.

Esistono molti altri aeroporti nel Sudan del Sud, la maggior parte dei quali è però nulla più che una pista d'atterraggio non asfaltata.
Sport

In ambito sportivo, il Sudan del Sud è stato rappresentato per la prima volta ai Giochi olimpici dal maratoneta Guor Marial, in occasione dei Giochi della XXX Olimpiade di Londra. Non essendovi ancora un comitato olimpico costituito, Marial ha partecipato in qualità di Atleta Olimpico Indipendente, sotto bandiera olimpica[37].

Nel 2015 viene creato il Comitato Nazionale Olimpico del Sudan del Sud.



fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Sudan_del_Sud

 
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Generalità

È lo Stato più vasto del continente; il suo territorio corrisponde essenzialmente alla grande depressione nilotica compresa tra l'altopiano etiopico, le alteterre orientali e le dorsali divisorie dei bacini del Ciad e del Congo, ed è caratterizzato dalla presenza di tre ambienti distinti: desertico, tropicale, equatoriale. Una distinzione molto netta tra il Nord e il Sud del Paese esiste anche dal punto di vista culturale: il Sudan settentrionale si aggancia all'ambiente del Nilo, permeato dall'antica civiltà egizia e poi penetrato dal quella araba; la profonda differenza anche culturale con il Sudan meridionale che appartiene all'Africa nera, più legata al tribalismo, alla religiosità animista, ha portato alla separazione tramite referendum di quest’ultimo e alla nascita dello Stato indipendente del Sud Sudan. Il nome del Paese deriva da Bilād as-Sūdān, cioè “Paese dei neri”, termine con il quale un tempo gli arabi indicavano le terre poste a S del Sahara, abitate appunto da popolazioni di pelle nera. Oggetto dell'espansionismo coloniale anglo-egiziano, il Paese raggiunse l'indipendenza nel 1956, cui seguì però lo scoppio della guerra civile. Negli anni Ottanta del Novecento, lo sviluppo intensivo delle colture irrigue e la statalizzazione delle risorse hanno provocato debolezza e instabilità politica, accentuate dall'isolamento internazionale. I segnali di ripresa nei primi anni del Duemila hanno evidenziato nuove contraddizioni: a fianco del processo di democratizzazione il Paese ha visto aggravarsi la congiuntura economica e acutizzarsi la guerra civile, il cui nodo più problematico è rappresentato dalla situazione nella regione del Darfur. A seguito della separazione dal Sud Sudan (2011) sono nate tensioni con quest’ultimo per il controllo di alcune regioni petrolifere al confine fra i due stati, in particolare quella di Abyei (dove dal 2011 sono presenti caschi blu dell’ONU). Promosse dall’Unione Africana, le trattative diplomatiche hanno alleviato la tensione senza però portare a una soluzione duratura. Nel dicembre 2018 l’aumento dei prezzi dei generi alimentari ha dato vita a vaste proteste contro il governo, poi intensificatesi fino a portare nell’aprile 2019 a un colpo di stato militare che ha destituito il Presidente ‘Umar Ḥasan al-Bashīr, in carica dal 1989. Secondo un accordo firmato in agosto, un consiglio provvisorio misto di civili e militari dovrebbe portare il paese a nuove elezioni.



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Territorio: geografia umana

La popolazione del Sudan forma un mosaico etnico tra i più ricchi e compositi dell'Africa; le varie minoranze costituiscono infatti quasi un quarto dell'intera popolazione (23,3%). In particolare essa è il risultato del contatto, avvenuto già in tempi preistorici, di genti nere – originarie del Paese – e di sopraggiunte genti bianche, europoidi; determinanti sono stati soprattutto in epoca più recente gli apporti semitici dovuti all'espansione verso S degli arabi. In linea di massima si hanno, anche per quanto riguarda l'uomo, differenze etniche in senso latitudinale; da N a S variano gli uomini, le loro attività, la forma dei villaggi. In generale, a N, oltre il 10º parallelo, d'ambiente sahariano e subsahariano, predominano le popolazioni arabe o arabizzate (49%), divise in due grandi gruppi: gli jaali nella regione nubiana (ma lungo il Nilo, da Wādī Halfā' a Merowe, sussistono elementi dell'antica etnia nera), i nubiani (8% ), gli juhayna nella zona centrale. Le tribù più rappresentative sono quelle dei kababish, degli hauawir, dei messiriye e altre genericamente denominate baggara (“vaccari”). Si tratta per gran parte di popoli allevatori che compiono migrazioni stagionali da N a S lungo tragitti che conducono il bestiame verso i pascoli e i pozzi. Nel Sudan nordorientale, tra il Nilo e il Mar Rosso, si trova però un'area etnicamente distinta, rappresentata dalle popolazioni dette cuscitiche (un ramo camitico, su base soprattutto linguistica, che deriva il nome dall'antico regno di Kush): sono genericamente conosciute come i beja (o begia, 6%), ma comprendono tribù diverse (hadendoa, bisharin, beni amer) che praticano il nomadismo nella regione montuosa orientale. Nel Darfur si hanno ulteriori tribù d'origine diversa che l'arabizzazione ha lasciato immuni: alcune, come i for(o fur) del Jabal Marrah, sono antiche popolazioni sudanesi con tratti paleonegritici (l'ambiente isolato del massiccio ha permesso la conservazione dei caratteri arcaici), altre sono un miscuglio tra sudanesi e sahariani (zaghawa), affini appunto ai tebu del Sahara. A S del 10º parallelo, si entra nel mondo africano vero e proprio, soprattutto dominio delle popolazioni nilotiche, dai caratteri somatici inconfondibili (l'alta statura, la struttura quasi scheletrica, la pelle scurissima); sono rappresentati da grandi tribù pastorali, seminomadi, che allevano bovini: i dinka (11%), i nuer, gli shilluk, gli anuak, che vivono lungo i fiumi e le paludi del Sudd. Il quadro etnico, estremamente complesso, è completato dai niloto-camiti, cioè con tracce europoidi, come i bari, i lotuko, i turkana ecc., stanziati tra l'alto Nilo e gli estremi rilievi sudorientali, mentre a W dell'alto corso del fiume, sino alle dorsali che fanno da spartiacque con il fiume Congo, si trovano popolazioni paleosudanesi e il grande gruppo sudanese degli azande (sandé, 2,7%). Il primo censimento risale al 1956 e registrò 10,3 milioni di ab., di cui ca. 4 milioni di popolazioni arabe o arabizzate, 3 milioni dei gruppi meridionali (nilotici, niloto-camiti, sudanesi), 1,3 milioni dei gruppi occidentali (for ecc.), 650.000 beja, 580.000 nubiani ecc.; si avevano inoltre cospicue (oltre 250.000 ab.) minoranze non africane, composte soprattutto da ciprioti, siriani e altri, in genere occupati in attività commerciali. Successivamente la popolazione fu valutata accrescersi con un indice annuo prima del 3%, poi (1970-75) del 2,5% e (1985-95) del 3,1%; il censimento del 1983 portò la popolazione sudanese a oltre 20,5 milioni. Tuttavia il Sud del Paese, oggi indipendente, è stato sottoposto tra il 1960 e il 1970 a una politica di sterminio da parte del governo centrale, il che ha costretto all'esodo diverse centinaia di migliaia di persone. A loro volta in Sudan si sono rifugiati dai Paesi vicini numerosi profughi, che nel 1987 avevano raggiunto quota 975.000 (un terzo dei quali proveniente dall'Etiopia). La densità è di 22,76 ab./km². La popolazione, comunque, è distribuita in modo diseguale e negli ultimi anni si sono accentuati i contrasti: infatti ca. la metà della popolazione è concentrata sul 15% del territorio, con densità maggiori lungo il corso del Nilo. I divari regionali e le profonde differenze socioeconomiche tra le varie regioni sono all'origine anche del più recente conflitto interno, esploso nel 2003 nel Darfur. I continui flussi migratori verso le città hanno portato a 34%, nel 2015, il tasso di urbanizzazione. Le condizioni naturali hanno determinato stili di vita differenti, con una prevalenza di vita sedentaria contadina al centronord, tradizioni nomadi da allevatori di bestiame nella savana umida del sudovest e nelle paludi meridionali e, ancora vita nomade nella steppa del nordovest e nelle colline del Mar Rosso. La capitale Khartoum ospita tutte le attività principali insieme con la vicina Umm Durmān (Omdurman) e Khartoum North, un quartiere eminentemente industriale, con le quali forma un gigantesco agglomerato di oltre 4,5 milioni di abitanti. Dopo Khartoum il centro principale è Būr Sūdān, sbocco marittimo del Paese, collegata con ferrovia alla capitale, oggi dotata di un porto moderno in sostituzione di quello vecchio di Sawākin (Suakin). Wad Madanī è il maggior centro di Al- Jazīrah e delle sue attività cotoniere



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Cultura: generalità

In Sudan l'architettura è variata, e riflette le differenze regionali di clima e di cultura. Nelle regioni settentrionali desertiche, le abitazioni sono strutture con mura spesse di fango, con tetti piatti e porte riccamente decorate, che denotano l'influenza araba. In gran parte del Paese le case sono fatte di mattoni cotti e sono circondate da cortili. A sud le abitazioni tipiche sono capanne rotonde di paglia con tetti conici, chiamate ghotiya. Le popolazioni nomadi dormono in tende, che possono variare nella forma e nei materiali a seconda delle tribù: i rashiaida, per esempio, usano pelo di capra, mentre gli hadendowa intrecciano fibre di palma. L'alimentazione è in genere molto povera ed essenziale: la giornata inizia con una tazza di tè, mentre la colazione viene consumata nella tarda mattinata e consiste di solito in fagioli, insalata, fegato e pane. Il miglio è la base principale: si prepara come un porridge (asida) oppure come un pane piatto (kisra). Le verdure vengono preparate in insalata o stufate; altre preparazioni sono il ful, a base di fave cotte nell'olio, la manioca e le patate dolci. I nomadi che abitano le regioni del nord per il cibo hanno una dieta a base di latticini e carne di cammello, che però è cara e si consuma raramente. Gli ovini vengono macellati solo in occasione di feste e cerimonie; gli intestini, i polmoni e il fegato degli animali sono preparati con peperoncino molto piccante creando un piatto speciale (marara). La cottura della carne avviene nei cortili davanti alle abitazioni su una griglia di alluminio (kanoon). § Nel 2003 sono stati inscritti dall'UNESCO nei siti patrimonio dell'umanità Jabal Barkal e la regione di Napata, capitale dell'antico regno di Kūsh; questi cinque siti archeologici, che si snodano lungo la valle del Nilo per oltre 60 km, testimoniano delle culture dei regni di Napata (dal 900 al 270 a.C.) e di Mëroe (dal 270 a.C. al 350 d.C.). Vi si trovano tombe, con e senza piramidi, templi, strutture abitative e palazzi. Fin dall'antichità, la collina di Jabal Barkal è strettamente associata con i riti religiosi e le tradizioni



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Cultura: letteratura

La letteratura sudanese può essere distinta in due gruppi. Il primo, che fa uso delle lingue vernacolari, presenta una produzione orale, in prevalenza poetica, con testi creati in funzione del canto e della danza, di soggetto religioso, funebre, d'amore o di guerra, proverbi, favole e racconti, tramandati senza sostanziali mutamenti dai tempi più antichi. Il secondo, prevalente, fa uso dell'arabo classico, con una produzione scritta che si distinse per caratteristiche proprie solo a partire dal sec. XIX e, nel periodo mahdista, espresse un vivo sentimento nazionale. La poesia, in netta prevalenza sulla prosa, fu in gran parte rappresentata dall'antica qasidah, semplificata e rinnovata anche nei temi (sociali e politici). Nella letteratura del sec. XIX dominò la corrente tradizionalista, neoclassica. Ḥusayn az-Zahra (1833-1895), Moḥammad Aḥmad Hasim (1825-1910), Moḥammad Ṭāhir al-Mağdhūb (1842-1929) e Moḥammad ʽOmar al-Binna (1848 1919) imitarono i modelli turchi, mentre le poetesse Umm Husaymas e Bint al-Makkawī si rifecero alla poesia popolare usando l'arabo sudanese. Altri si ispirarono ai poeti classici dei periodi omayyade e abbaside, ma tentandone un rinnovamento formale e contenutistico, come i professori universitari ʽAbdallāh al-Binna (1891-?), favorevole a una modernizzazione del vocabolario, e ʽAbdallāh ʽAbd ar-Raḥmān (1892-?), propugnatore del panarabismo. Tuttavia, malgrado questi fermenti, il sec. XX vede ancora molti scrittori, come ʽAbdallāh at-Tayyib (n. 1921), restare fedeli alle forme elaborate della poesia tradizionale. Con Youssūf Muṣṭafā al-Tinni (n. 1909) si annunciò il movimento romantico, che trovò un fondamento teorico nel panteismo animistico del critico Ḥamza al-Malik Tunbul e fu influenzato dall'acceso nazionalismo di effimere ma importanti riviste letterarie, apparse negli anni Trenta del XX secolo, come Lo specchio del Sudan, La Rinascita, L'Alba. I migliori poeti romantici, che rinnovarono profondamente sensibilità e gusto, stile e contenuti, furono: Moḥammad Aḥmad Maḥğūb, Muhyī d-Dīn Ṣābir e soprattutto Youssūf Bachir (1912-1937), che impresse tuttavia una svolta verso il realismo. Questo movimento si affermò dopo il secondo conflitto mondiale, con poesie politicamente impegnate, nuove per forma e temi, che esaltano la solidarietà nella lotta e il panafricanismo (Muhyī d-Dīn Fāris e Mubarak Hassan Khalifa) e avanzano rivendicazioni antirazziste col grande poeta nero Moḥammad Miftāh al-Fitūrī (n. 1930), la cui poesia iniziatica annuncia l'avvenuta conciliazione fra le due radici, araba e nera, della cultura sudanese e l'identificazione con un'Africa mitica. Ma a fianco dei poeti rivoluzionari si trovano anche il classico Jaafar Hamid al-Bachir (n. 1927), il mistico Taj al-Sir Hassan (n. 1930) e la poesia leggera di Jili ʽAbd ar-Raḥmān (n. 1931). Nella prima metà del secolo si è affermata la novella con Abū Bakr Hālid e aṭ-Ṭayyib Zarrūk, influenzati dalla letteratura egiziana, e Khōgli Shukrallāh. Ma il più noto, in Europa, è il romanziere aṭ-Ṭayyib Ṣāliḥ (n. 1929), le cui opere sono state tradotte in molte lingue. Capolavoro della narrativa araba contemporanea è il suo romanzo La stagione di migrazione a Nord (1966) che è divenuto un vero e proprio classico in cui si incrociano e si confrontano le culture tradizionali di un Paese africano con la cultura occidentale. Per la produzione drammatica, scarsamente sviluppata, citiamo Abd al-ra'uf al-Khani. Nella produzione letteraria inglese, anch'essa scarsa, ricordiamo le novelle di Sir Hassan el-Fadl, apparse negli anni Settanta del XX sec. Per il decennio seguente segnaliamo i romanzi di Viviane Amina e Bakhita Amin Ismail, oltre il provocatorio romanzo Seeds of Redemption (1986) di F. Mading Deng. Nella saggistica prevalgono i problemi socio-politici e razziali e si distinguono Beshir Mohammed Said Omer, M. A. Abdel Rahim e F. M. Deng. Lo scrittore più popolare è stato però Tayeb Salih (1929-2009), autore di due romanzi che sono stati tradotti dall'arabo in inglese nel 1969, The Wedding of Zein e Season of Migration to the North. La poesia contemporanea sudanese mescola influenze arabe e africane; l'esponente più noto è Muhammad al-Madhī al-Majdhūb.




fonte https://www.sapere.it/enciclopedia/S%C3%B9...28Stato%29.html

 
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