IL FARO DEI SOGNI

Tunisia

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La Tunisia (in arabo: تونس‎, Tūnis; AFI: [ˈtuːnɪs] ascolta[?·info]), ufficialmente Repubblica Tunisina (in arabo: الجمهورية التونسية‎, Al-Jumhūriyyah at-Tūnisiyyah ascolta[?·info]), è uno Stato del Nordafrica bagnato dal mar Mediterraneo e confinante con l'Algeria ad ovest e la Libia a sud e a est. Si ritiene che il suo nome, Tūnus, abbia origine dalla lingua berbera, con il significato di promontorio, o, più probabilmente, "luogo in cui passare la notte" (si può osservare la corrispondenza con un altro toponimo nordafricano dell'antichità, Tuniza, odierna El Kala, Algeria). Il francese è molto diffuso e utilizzato nella pubblica amministrazione, nell'istruzione superiore e nel commercio. Dal 2014 è una repubblica semipresidenziale (vedi democrazia islamica).

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Storia

La Tunisia è stata abitata fin dalla preistoria: la presenza umana è documentata fin dal paleolitico. I suoi primi abitanti noti furono tribù berbere. Sintetizzando millenni di storia tunisina bisogna ricordare lo scontro fra le due etnie dei berberi sedentari e degli arabi nomadi, avvenuto fra il XII e il XIV secolo.

Il rapporto fra queste due culture, sul piano del potere politico, è stato sempre squilibrato a favore della cultura sedentaria. I berberi sono tuttora una piccola minoranza di 50 000 persone.
Antichità
I domini cartaginesi prima delle guerre puniche.


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Prima tetrarchia dell'Impero romano.

Nell'814 a.C. fu fondata Cartagine per mano dei fenici; dopo le Guerre puniche Cartagine passò sotto la conquista romana, dove conobbe un periodo di grande prosperità. Si svilupparono fortemente l'agricoltura e l'urbanizzazione.

L'influenza della cultura di Roma portò anche con sé l'influenza del Cristianesimo; non è possibile stabilire la data di iniziò della diffusione ma ai tempi di Tertulliano e Cipriano, la Chiesa nell'area dell'odierna Tunisia appare già organizzata; Agostino d'Ippona afferma che il cristianesimo si diffuse dapprima nelle comunità ebraiche di Susa, Cartagine ed Utica. Cartagine, centro principale, subì varie persecuzioni da parte dell'impero romano: i martiri scillitani (180), Perpetua e Felicita e compagni (203), Cipriano (258), i martiri di Abitina (304).


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Sito archeologico di Cartagine

Il cristianesimo si diffuse fra la popolazione romanizzata, poco e tardivamente presso le popolazioni berbere. Nel corso del III secolo a Cartagine si indissero concili: nel 220 con 70 vescovi; tra 236 e 240 con più di 80 e con oltre 100 nel 256. La maggior parte di questi proveniva da territori della Tunisia odierna.

Ruines_de_Carthage

La Chiesa tunisina fornì forti personalità alla culture teologica in lingua latina quali Tertulliano, Cipriano ed Agostino. Grande il contributo degli "africani" dei primi secoli quali Vittore Vitense, Quodvultdeus di Cartagine e Fulgenzio di Ruspe. La Chiesa cartaginese annoverò tre papi: Vittore I (189-199), Milziade (311-314) e Gelasio I (492-496).



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Dinastie islamiche

A metà del VII secolo iniziò la penetrazione degli arabi e della loro nuova religione, l'Islam. Furono necessarie sei spedizioni, la prima nel 647, la seconda nel 661, la terza nel 670, la quarta nel 688, la quinta nel 695 e la sesta nel 698-702, per strappare il paese ai Bizantini e insediativisi stabilmente, spezzando anche la resistenza dei Berberi. Proprio nel 670 gli invasori arabi fondano Qayrawan.

Con la conversione dei Berberi all'Islam (702), l'antica Provincia Africa diventò Ifriqiya nella lingua dei nuovi dominatori. Sebbene il popolo berbero avesse adottato la religione degli invasori, non fu mai disposto ad accettarne il dominio, tanto da aderire in massa al Kharigismo e a iniziare una serie di rivolte che durarono fino all'arrivo dei Turchi ottomani.
Emirato aghlabide (IX secolo).
Regno di Sicilia (XII secolo).

Dopo la dinastia degli Aghlabidi, soggetta ai califfi sunniti (IX secolo), proprio l'Ifriqiya vide la nascita (909) della dinastia sciita dei Fatimidi (fondatori arabi di Mahdiya, l'attuale Mahdia), loro prima capitale (nel 921). Nella prima metà del XII secolo le città della costa furono occupate dal Regno di Sicilia. Nel 1159-1160 tutta la regione cadde sotto il dominio degli Almohadi, berberi provenienti dal Marocco e dall'Algeria, che unificarono tutto il Maghreb. Tuttavia, già nel 1228 se ne rese autonoma la dinastia berbera degli Hafsidi, che regnò fino al XVI secolo, quando, in risposta alle crescenti pressioni del Regno di Spagna, si realizzò gradualmente la conquista da parte dei turchi ottomani che si completò nel 1574. Gli ottomani tuttavia furono sempre pochi e costretti a delegare il potere amministrativo a notabili locali, riservandosi l'autorità militare. Nel 1705 venne fondata la dinastia Husaynide (o Husseinide), i cui esponenti regnarono come Bey di Tunisi fino al 1957.



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Colonialismo

Nel 1881 la Tunisia fu assoggettata a protettorato francese anche se formalmente rimase retta dal Bey fino al 1956. Il 12 maggio 1881, in seguito all'invasione militare da parte di truppe francesi, fu firmato il Trattato del Bardo. La Francia, già da 50 anni installata in Algeria, con tale atto bloccò le mire dell'Italia che già contava la colonia europea più numerosa con insediamento di agricoltori principalmente provenienti dalla Sicilia. La Francia mirava allo sfruttamento delle risorse naturali (agricole e minerarie), quindi investì nella costruzione delle reti di trasporto (stradale, ferroviario e navale) soprattutto in funzione di tale progetto.

La feroce resistenza anticoloniale durò per tutti i 75 anni di dominazione francese, alimentata e poi diretta dagli allievi delle prime scuole e università moderne. La guidò il Partito della Libera Costituzione (Ḥizb al-Ḥurr al-Dustūrī) (1920), poi soppiantato dal più radicale Néo-Destour, (1934), (dal 1964 Partito Socialista Costituzionale). Nel 1938 il governo francese proclamò lo Stato d'assedio in tutta la Colonia, segnando così l'inizio la lotta per l'Indipendenza della Tunisia.

La seconda guerra mondiale coinvolse la Tunisia dal giugno 1940 al maggio 1943. In seguito alla sconfitta francese da parte della Germania hitleriana, in base al Secondo armistizio di Compiègne (22 giugno 1940) la Tunisia diventò parte del regime di Vichy. Dall'ottobre-novembre 1942 la Tunisia venne occupata dai tedeschi e dagli italiani in ritirata pressati dall'8ª Armata britannica proveniente dall'Egitto e dalle divisioni americane provenienti dal Marocco. L'11-13 maggio 1943 le forze dell'Asse, comandate dal generale italiano Messe, in assenza di rifornimenti e rimpiazzi e circondate da soverchianti forze nemiche, si arresero a Capo Bon.
Indipendenza

Il 31 luglio del 1954 il primo ministro francese Pierre Mendès France si impegnò, in un discorso a Cartagine, a riconoscere l'autonomia tunisina. Tahar Ben Ammar del Destour divenne primo ministro a Tunisi.
L'anno seguente, il 3 giugno: le convenzioni firmate da Mendès-France e Ben Ammar inaugurarono l'autonomia tunisina; i colloqui proseguirono in vista dell'indipendenza. IL 20 marzo 1956 il Trattato del Bardo venne abrogato. In seguito a quest'evento la Tunisia venne dichiarata indipendente. Alle elezioni dell'8 aprile il Néo-Destour ottenne il 95% dei voti: Habib Bourguiba (1903-2000), esponente del Néo-Destour divenne Primo Ministro. Il 3 agosto la Tunisia abrogò il doppio regime (coranico e civile) nei tribunali e progressivamente attuò lo stesso nelle scuole. Il 13 agosto è approvato il Codice dello statuto della persona (CSP), che di fatto emancipa le donne (divieto della poligamia, necessità di un'età minima e del reciproco consenso per il matrimonio, abolizione del dovere di obbedienza della sposa, sostituzione del divorzio al ripudio, solo maschile). Cinque mesi dopo è vietato l'uso dell'hijab nelle scuole e sette mesi dopo alle tunisine è pienamente riconosciuto il diritto di voto.
Repubblica e regimi
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Tunisia dal 1956.

Il 25 luglio del 1957, avvenne la proclamazione della Repubblica. L'Assemblea Costituente dichiarò decaduta la dinastia Husaynide. Si elesse un consiglio costituzionale che attribuì a Bourguiba le funzioni di Presidente della Repubblica.
Il 1º giugno 1959 venne adottata la prima Costituzione repubblicana, che confermò la natura laica dello Stato. Preceduta in primavera dalle prime elezioni municipali, l'8 novembre si tennero, unitamente a quelle parlamentari, le prime elezioni presidenziali e venne eletto Bourguiba, unico candidato.
All'inizio del 1963, Bourguiba inaugurò la fase socialista, come necessaria allo sviluppo, ma in seguito a ciò la Francia azzerò gli aiuti allo sviluppo, temendo un'influenza della Tunisia sugli Stati facenti parte del Patto Atlantico. Il 15 ottobre le truppe francesi lasciarono il porto di Biserta, ultima loro base nel Paese. Nel 1970 Bourguiba cominciò a chiudere la fase socialista.
Il 26 gennaio 1978, "Giovedì nero" ci fu uno sciopero generale proclamato dal sindacato (UGTT) e ai disordini che seguirono, la polizia rispose brutalmente, sparando sui manifestanti, su ordine del presidente: alcune centinaia furono i morti.

L'anno seguente in seguito alla firma degli accordi di Camp David fra Egitto e Israele (settembre 1978), la Lega Araba trasferì la sua sede a Tunisi; ritornerà al Cairo nel settembre-ottobre 1990.
Al congresso del PSD del 1981 Bourguiba aprì al pluralismo politico: i primi due partiti di opposizione (MSD e PUP) furono legalizzati il 19 novembre 1983.
Tra la fine del 1983, e il gennaio 1984, l'annuncio di un aumento del prezzo del pane e dei cereali generò violente manifestazioni spontanee; la repressione causò un centinaio di morti, ma il 6 gennaio il presidente annunciò alla televisione il mantenimento dei prezzi.

Il 7 novembre 1987 il generale Zine El-Abidine Ben Ali, Primo ministro dal 1º ottobre, depose il presidente Bourguiba per senilità con un colpo di Stato "medico", favorito fra l'altro dall'Italia[5]. Il generale costruì un regime autoritario, fondato sul sopruso ed intriso di corruzione, ponendo fidati collaboratori nei ruoli di dirigenza e costruendo leggi elettorali truffa, le quali gli permisero di ottenere dei risultati plebiscitari nelle elezioni degli anni seguenti.



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Rivoluzione e Democrazia
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Il 17 dicembre 2010 un giovane ambulante, Mohamed Bouazizi, si diede fuoco davanti al palazzo del Governatorato di Sidi Bouzid a seguito della volontà delle autorità di revocargli la licenza. Quest'episodio portò alla nascita della Primavera Araba, un insieme di movimenti popolari che si svilupparono in diverse nazioni arabe.

Il 14 gennaio 2011 si dimise il presidente Ben Ali, il quale andò all'estero. Le sommosse popolari in Tunisia del 2010-2011 contro il carovita furono una miccia. Ad assumere provvisoriamente la presidenza, secondo la costituzione tunisina di allora, fu il presidente della Camera Fouad Mebazaâ, inaugurando un'incerta fase transitoria[6]. Un mese dopo circa, il 6 febbraio il ministro degli Interni tunisino annunciò la cessazione delle attività del partito del deposto presidente Ben Ali, l'RCD (Rassemblement Constitutionnel Democratique), con la chiusura di tutte le sedi del partito.

Il 23 ottobre 2011 si sono svolte le elezioni per l'Assemblea Costituente della Tunisia che hanno visto la netta affermazione del partito islamico moderato Ennahda, seguito dal Congresso per la Repubblica. Il difficile cammino costituente, caratterizzato da tensioni anche tra i partiti si è concluso con alcune intese, che hanno permesso di mantenere un quadro politico-istituzionale.

Il 26 gennaio 2014 è entrata in vigore una nuova Costituzione (vedi democrazia islamica), contenente garanzie di libertà ed uguaglianza, principi di tutela delle tradizioni e un'"introduzione rivoluzionaria" dei "nuovi diritti".

Le elezioni legislative per l'attribuzione dei 217 seggi previsti per l'Assemblea del Popolo (il Parlamento tunisino) si sono tenute senza incidenti e contestazioni in Tunisia il 26 ottobre 2014.[7] La propaganda elettorale ha avuto inizio dal 4 ottobre 2014.[8] Esse sono state le prime elezioni[9] giudicate a livello internazionale sostanzialmente rispettose delle tradizioni democratiche parlamentari e realmente multipartitiche. Le prime libere elezioni presidenziali dopo l'indipendenza della Tunisia, tenutesi in due turni il 23 novembre e il 21 dicembre 2014, hanno dato la vittoria a Beji Caid Essebsi.
Geografia
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia della Tunisia.

La Tunisia è il più orientale e più piccolo dei tre Stati disposti lungo la catena montuosa dell'Atlante. È uno degli Stati del Maghreb, come il Marocco, l'Algeria e la Libia. La sua capitale, decentrata rispetto al resto del territorio nazionale, è Tunisi, nel nord del paese.
Morfologia

Il 40% della sua superficie è occupato dal deserto del Sahara, mentre gran parte del territorio restante è composta da terreno particolarmente fertile e circa 1.300 km di coste facilmente accessibili.
Idrografia

Il paese possiede una rete idrografica scarsamente sviluppata. Il fiume Medjerda, lungo 365 km, nasce in Algeria ma si snoda per ¾ del suo percorso in territorio tunisino prima di sfociare a nord della Tunisia.
Clima
Il clima si presenta mediterraneo di tipo subtropicale sulle coste, con inverni miti ed estati calde e secche, mentre è di tipo tropicale arido o desertico all'interno, con temperature estive molto elevate (oltre 45 °C - 47 °C) e precipitazioni scarse. Sulle coste il caldo estivo è relativamente limitato dalle brezze marine, in cui si raggiungono generalmente i 35 °C, mentre quando il vento soffia dal deserto, la temperatura può diventare opprimente. A Tunisi, invece, le temperature estive diventano elevate e fastidiose a causa dell'elevata umidità presente.



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Religioni

Circa il 98,6%[16] della popolazione è di religione musulmana. Oltre alla minoranza di fede ebraica (0,8%)[17][18], è presente anche una piccola componente di credenti di fede cristiana (0,6%).
Ordinamento dello Stato

Una nuova Costituzione è entrata in vigore il 26 gennaio 2014. Essa è composta da 149 articoli ed organizza la forma di Stato della Tunisia come liberal democratica ed indica nella forma di governo una Repubblica semipresidenziale.

Freedom House, secondo il suo rapporto "Freedom in the World 2015", classifica la Tunisia come uno stato politicamente libero, unico caso nel mondo arabo, con un punteggio di 1 sulla scala dei diritti politici e 3 su quella dei diritti civili.

Il potere legislativo è affidato all'Assemblea dei Rappresentanti, composta da 150 membri eletti a suffragio universale. La nuova Carta introduce inoltre due nuove istituzioni per la Tunisia: la Corte Costituzionale e il CSM.

Nel 2015 il Quartetto per il dialogo nazionale tunisino ricevette il premio Nobel per la pace per essere riuscito a trovare un accordo tra i partiti d'opposizione e per aver redatto una costituzione dal carattere democratico, la prima che sancisce la libertà di culto e la libertà della donna nel mondo arabo.
Suddivisioni amministrative
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Governatorati della Tunisia e Municipalità della Tunisia.

La Tunisia è suddivisa in 5 regioni (minṭaqa, in arabo: ﻣﻨﻄﻘـة‎) con 24 governatorati (wilāyāt, in arabo: ﻭلاﻳـة‎), che prendono il nome dalle città capoluogo. Ciascun governatorato è retto da un governatore nominato dal Presidente. Le province sono a loro volta suddivise in "municipalità", che raggruppano diversi comuni o "consigli rurali". La più piccola suddivisione amministrativa è l'ʿimadat.
Città principali
Rovine di Cartagine

Le città principali sono la capitale Tunisi, importante centro economico, amministrativo e turistico, Hammamet, Tabarka, Susa (importanti città turistiche e bagnate dal mare) Sfax (città industriale), Qayrawan (detta anche Kairouan, capitale religiosa), Biserta, Gabès, Tozeur (ultima città prima del deserto) e Douz (detta anche "la Porta del Deserto").
Istituzioni
Ordinamento scolastico
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Istruzione in Tunisia.

Sino al 1958, l'istruzione in Tunisia era disponibile solo per una piccola minoranza, il 14% della popolazione. Adesso è certamente considerata una delle priorità del governo tunisino.
Università

Una delle più rinomate università tunisine è l'Università Ez-Zitouna, fondata nel 737 d.C. : è una delle più antiche istituzioni universitarie del mondo islamico. Modernizzata, dopo l'indipendenza della Tunisia, il 26 aprile 1956. A Tunisi e nella sua area metropolitana sono attive numerose università, pubbliche e private, tra le quali l'Université de Tunis El Manar, l'Université de Tunis, l'Université del La Manouba (sita nell'omonimo quartiere nella periferia sud-occidentale della città), l'Université del Carthage etc. Esistono anche diverse istituzioni universitarie al di fuori dell'area metropolitana, per esempio a Sfax, Gabés, Kairouan etc. Le istituzioni accademiche private normalmente recano nel nome l'aggettivo "privée" (privato/privata).
Sistema sanitario
Sezione vuota

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Forze armate
Le Forze Armate tunisine sono articolate in Esercito, Marina e Aeronautica. In Tunisia è in vigore il servizio militare obbligatorio della durata di un anno, con impiego nelle Forze Armate o nei servizi tecnici di sostegno alle stesse.[19] Fin dagli anni Sessanta le Forze Armate tunisine sono state impiegate in missioni di mantenimento della pace all'estero, in Africa o in Paesi francofoni anche extrafricani (come Cambogia e Comore) sotto l'égida dell'Onu o dell'Unione Africana. Attualmente esse partecipano alla missione MONUSCO (MONUSCO#Forze impegnate) nella Repubblica Democratica del Congo.



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Economia

La Tunisia si colloca all'81º posto nel mondo con un PIL nominale di 45.407 milioni di dollari USA; negli anni 90 l'economia è cresciuta in media del 5% tanto che il paese ha oggi un sistema economico diversificato che va dall'agricoltura, al settore industriale (minerario, fatturiero, e dei prodotti chimici) fino al turismo che rappresenta il 7% del Pil; per quanto riguarda l'agricoltura molto rilevanti per le esportazioni sono l'olivicoltura, la viticoltura, la frutticoltura (pesche, albicocche, prugne, mele, pere, datteri e mandorle della regione di Sfax) e l'orticoltura (pomodori); l'allevamento è prevalentemente ovino e caprino. Il settore industriale è composto principalmente dall'industria dell'abbigliamento e delle calzature, la produzione di parti per automobili e macchine elettriche; lo Stato è riuscito inoltre ad attrarre numerose aziende e multinazionali come Airbus e Hewlett-Packard, che danno lavoro ad un cospicuo numero di addetti; nel 2009 il settore turistico dava lavoro ad oltre 370 000 persone; il primo partner della Tunisia nel commercio è l'Unione Europea; ostacolo all'economia tunisina è rappresentato dalla disoccupazione che colpisce soprattutto i giovani. Possiede anche risorse del sottosuolo, tra cui gas e petrolio, non ancora adeguatamente sfruttate[20].

Al prodotto interno lordo (PIL) l'agricoltura contribuisce per il 16%, l'industria per il 28,5%, e i servizi per il 55,5%. In particolare:

agricoltura e industria alimentare: la Tunisia produce ed esporta cereali (mais, frumento, avena), olive e olio di oliva, frutta (in particolare arance e datteri); possiede inoltre una notevole flotta da pesca, che entra frequentemente in concorrenza con i pescherecci italiani.
industria: si produce molto per l'esportazione, grazie al basso costo della manodopera: i settori industriali prevalenti sono quelli di trasformazione di prodotti alimentari, il tessile, e dagli anni 2010 è in netto aumento l'estrazione e la trasformazione di prodotti petroliferi. Inoltre la Tunisia è un grande produttore di fosfati (il 6º nel mondo).
turismo: settore d'importanza crescente, con circa 5 milioni di visitatori nel 2004.
I luoghi più frequentati sono Hammamet, Monastir, Nabeul, Susa, dove sorgono numerosi villaggi con animazione; il deserto del Sahara a sud e i siti archeologici come Cartagine, El Jem, Boulla Reggia o Dougga.

I principali partner commerciali della Tunisia sono, nell'ordine: la Francia, l'Italia, la Libia, la Germania, il Belgio e la Spagna (dati 2003).

Il tasso di disoccupazione è alto (14,1%, stime 2007), anche a causa dell'alta natalità (crescita annua dello 0,99%), che fa sì che la metà della popolazione abbia oggi meno di 15 anni.
Anche per questo, la Tunisia è uno dei paesi mediterranei a forte emigrazione, e l'Italia, da cui la separano solo 71 km da Pantelleria e 110 dalla Sicilia, è la seconda destinazione dei migranti tunisini, almeno in transito: in Italia i cittadini tunisini con permesso di soggiorno erano oltre 152 000 nel 2009.



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Generalità

Stato dell'Africa settentrionale affacciato sul Mediterraneo e posto a metà strada tra lo Stretto di Gibilterra e il Canale di Suez e ampiamente proteso verso la Sicilia, la Tunisia forma, geograficamente ma anche storicamente, una specie di collegamento tra Africa ed Europa. Profondamente permeata dalle civiltà fenicia e romana (qui era ubicata l'antica e gloriosa città di Cartagine), ma essenzialmente plasmata dalla penetrazione araba, cui deve lingua, religione, consuetudini di vita, la Tunisia rappresenta nel contesto arabo un elemento piuttosto singolare, ispirato a precisi valori nazionali in nome dei quali persegue, dall'indipendenza in poi, una politica fortemente autonoma. A partire dagli ultimi anni del Novecento, infatti, il Paese si è mosso attraverso l'esercizio di un'accorta poltica economica e monetaria, che gli ha consentito di integrare la propria economia con quella occidentale, migliorando anche la propria immagine sullo scenario internazionale.



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Territorio: geografia umana

Numerosi reperti della regione di Gafsa hanno dimostrato come la Tunisia fosse abitata già nel Paleolitico; in epoca storica il Paese si trovò a essere posto lungo la rotta delle migrazioni di popoli del Mediterraneo orientale, Cretesi, Greci e Fenici i quali ultimi, dediti soprattutto ai traffici marittimi, stabilirono numerose sedi sulla costa dell'attuale Tunisia. Ciò contribuì poi largamente alla prosperità dei Cartaginesi che, mercanti per eccellenza, presero a sfruttarne i minerali, a migliorarne l'agricoltura, a svilupparne le capacità commerciali, introducendo tra l'altro l'uso della moneta. Prospero fu anche il periodo corrispondente al dominio di Roma, la quale colonizzò razionalmente il Paese e vi fondò numerose città che sono rimaste alla base della successiva organizzazione territoriale. Fondamentale fu però l'arrivo degli Arabi (sec. VII), che diedero un corso totalmente nuovo alla civiltà tunisina, determinando la definitiva islamizzazione del popolo e l'adozione della lingua araba, mentre si verificava la progressiva scomparsa degli elementi originari berberi, oggi assai esigui e per lo più relegati in alcune zone delle montagne meridionali. La prosperità goduta in genere con gli Arabi cessò con la successiva dominazione turca; quando nel 1881 i francesi imposero il loro protettorato il Paese era economicamente depresso, la popolazione scarsa. Nonostante il susseguente cospicuo movimento migratorio, verificatosi a partire dalla fine del sec. XIX, a opera soprattutto di francesi e italiani, ancora al primo censimento (1911) la popolazione era di appena 1,9 milioni di ab., saliti nel 1931 a 2,4 milioni, di cui ca. 200.000, cioè oltre l'8%, stranieri. La presenza europea fu consistente sino agli anni Cinquanta, ma già nel 1948 era cominciato l'esodo verso il nuovo Stato di Israele della comunità ebraica. Con l'indipendenza si ebbe il grande rimpatrio di coloni francesi e italiani (in due anni ne partirono ca. 110.000); tuttavia in breve, grazie all'elevato indice demografico, furono superati i valori precedenti fino a superare gli 8 milioni; il coefficiente annuo di accrescimento è stato, negli anni 1985-90, del 2,4%. Questa tendenza al rapido aumento demografico, che perdura malgrado la propaganda ufficiale per il controllo delle nascite, determina il sorgere di gravi problemi economici e la ricerca di nuovi posti di lavoro, per cui si assiste a un notevole flusso emigratorio dalla Tunisia verso vari Stati europei tra i quali ovviamente la francia, di cui i tunisini conoscono in genere la lingua, e l'Italia; non meno intensi sono i movimenti migratori interni dal Sud verso il Nord, dove industrie e commerci sono più sviluppati e l'agricoltura è più redditizia. Si viene così accentuando la tradizionale disparità nella distribuzione della popolazione, legata primariamente alla quantità delle precipitazioni (cioè alle possibilità agricole e insediative), quindi alla presenza di centri coagulatori di altre attività economiche La popolazione attuale è composta quasi esclusivamente da arabi (96,2%), seguiti da berberi (1,4%) e da una piccola percentuale di altri gruppi (2,4%. La densità media della Tunisia settentrionale è di 63 ab./km² (ma in vaste aree si superano ormai i 100 ab./km²), contro i 4-5 ab./km² dell'estremo Sud, dove tra l'altro sussistono ancora rare popolazioni nomadi, in via però di sedentarizzazione, e dove i centri stabili maggiori corrispondono alle oasi sparse. Più diffuso è il popolamento del Nord, con numerosi villaggi scaglionati sia nelle valli e nelle depressioni montane sia sulle stesse pendici dei monti, tra campi di cereali e oliveti; l'urbanesimo in Tunisia è però abbastanza sviluppato (nel 2008 il 67% della popolazione viveva in città), anche se in misura minore della vicina Algeria. Prevale nettamente la capitale, Tunisi, erede dell'antica Cartagine, che è sempre rimasta il centro più importante del Paese; divenuta con i francesi, e ancor più con l'indipendenza, sede di molteplici attività industriali e commerciali, ha assunto un aspetto nettamente moderno, accanto al quale permane però intatta la vecchia città araba, la pittoresca medina. Dal 1956 ha triplicato la sua popolazione e raggiunge i 2 milioni di ab. su un'estensione assai vasta che comprende siti prestigiosi come Cartagine, il lago di Tunisi ma anche vaste periferie e cittadine che superano i 100.000 abitanti. Tra gli altri centri, tutti di peso economico e demografico nettamente inferiore e tutti con funzioni eminentemente portuali, sono, sulla costa orientale, Sfax, sbocco marittimo della Tunisia centrale, Susa (Sūsah) e Gabès, già attivo nodo carovaniero; sulla costa settentrionale è Biserta (Banzart), un tempo munita base navale francese in una delle più protette rade dell'intero Mediterraneo, ma che ha avuto scarsi sviluppi economici a causa della limitatezza del suo retroterra. Nell'interno, non lontano da Susa, è Kairouan, la “città santa” della Tunisia, la più antica città araba di tutto il Maghreb (fu fondata nel 671); fu capitale della dinastia degli Aghlabiti e vanta nella Grande Moschea uno dei più insigni edifici religiosi del mondo arabo. Chiamata un tempo anche “capitale delle steppe”, è oggi centro agricolo e turistico, con un artigianato artistico in via di sviluppo. Infine tra i centri d'oasi il maggiore è Gafsa, nella Tunisia centrale.



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Cultura: generalità

Come in altri Paesi islamici che si affacciano sul Mediterraneo, in Tunisia è dominante la cultura islamica, sebbene permeata da una stuazione rilassata e non opprimente. Nelle aree rurali la vita quotidiana è dominata dalla famiglia, dalla moschea e dall'hammam, i bagni pubblici che sono centri di incontro soprattutto per gli uomini. Accanto alla realtà rurale e piuttosto modesta dei villaggi contrasta quella cittadina, sicuramente più ricca, più dinamica e più occidentalizzata. La Tunisia, tra l'altro, è divenuta tra le mete turistiche balneari più popolari, come per esempio Jerba e Hammamet. Sulle montagne situate più a sud esistono ancora piccoli gruppi di berberi, gli unici ad aver resistito ai numerosi popoli del passato (cartaginesi, romani, arabi) che hanno occupato queste terre. I segni di queste civiltà vengono oggi protetti come siti patrimonio dell'umanità dall'UNESCO: i resti punici delle città di Cartagine (1979), ormai facente parte della grande Tunisi, o Kerkuane (1985-1986), con la sua necropoli, oppure la medina di Tunisi (1979) e di Sousse (1988). Sono numerose le manifestazioni che si susseguono durante l'anno: in occasione del festival internazionale del Sahara, a Douz, danze e musica tipiche dei popoli nomadi del deserto si alternano con la corsa dei dromedari e altre attività tradizionali. Manifestazioni legate all'attualità sono invece il festival delle arti plastiche a Mahres, creato nel 1988 dal pittore Y. Rekik, e il festival internazionale del cinema a Cartagine, che ospita pellicole provenienti dal resto dell'Africa e dal medio Oriente. La cucina si basa sugli ingredienti tipici dell'Africa mediterranea: il couscous accompagna verdure, legumi, carne di pollo e di agnello; pesce e crostacei abbondano nei menù lungo la costa. I dolci, come il baklawa, a base di miele e nocciole, hanno una forte componente zuccherina. Prodotti tipici sono l'olio di oliva e i datteri, la cui varietà deglet en-nour è particolarmente rinomata. Il tè, molto forte e zuccherato, è la bevanda più tipica; non manca però la birra e si producono diversi generi di vini.



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Cultura: letteratura

La letteratura tunisina non sembrò, nel Medioevo, distinguersi da quella araba. La città di Kairouan fu, prima di Tunisi, un centro culturale importante e diede scrittori di larga fama come al-Qaysi (966-1045), autore di opere sul Corano, al-Husrī (m. 1061), compilatore di tre antologie, e il poeta religioso aš-Sādili (m. 1258). Lo scrittore medievale di maggior rilievo fu Ibn Khaldūn (1332-1406). La colonizzazione francese determinò una presa di coscienza nazionale, quindi l'abbandono di forme stilistiche retoriche tradizionali e una maggior attenzione alla realtà sociale. Da una poesia romantica rappresentata da Muṣṭafā Ärha (1873-1946), Muḥammed al Chādli Khaznah-Där (m. 1954), Sa'īd Abū Bakr al-Munï e dal grande poeta Abū l-Qasim aš-Shabbī (1909-1934) che rinnovò il linguaggio poetico con dolorosa passione, si passò a una poesia più orientata verso i problemi politico-sociali, con Muḥammad al-'Arībī al-Kabbādi (1880-1961). Tendenza passata quindi alla prosa, che vide sorgere, negli anni Trenta, una letteratura d'ispirazione socialista e nuovi generi: la novella realistica, scritta in un linguaggio quotidiano, umoristica con Muḥammad ʽAlī al-Duāgī (1909-1949), morale con Abd ar-Razzāq Karabāka (1901-1945), sentimentale con Muḥammad al-'Arībī; il romanzo psicologico con Maḥmūd al-Mas'adi (1911-2004); il saggio socio-politico con Tahar Haddad (1901-1935) e storico con Ḥasan Ḥusnī Abd al-Wahhāb, autore di un'importante Storia della civiltà nelle terre tunisine; mentre i poeti cercarono di stabilire nuovi rapporti col mondo, unendo l'immaginazione alla realtà concreta, non solo per descriverla ma anche per trasformarla. Quanto al teatro, preso l'avvio con traduzioni e adattamenti di lavori stranieri, a opera di Muḥammad Būrqība, Gallāti e Al-Tha'ālbi, ha dato luogo, nel dopoguerra, ad opere originali, riflettenti la storia nazionale o la vita quotidiana del Paese. I migliori autori furono ad-Duāgī Muḥammad al-Habib, Ḥasan ar-Zamirlï, 'Uthmān al-Ka'ak, Muḥammad al-Aqrabī, Djalāl ad-Dīn al Naqqāch e Maḥmūd al-Mas'adi, che diede al teatro tunisino la sua prima tragedia, La diga. La tendenza alla denuncia e alla rivendicazione sociale si è andata acuendo nella letteratura dopo l'indipendenza, caratterizzata da un aspro realismo e rappresentata soprattutto da Moḥammad Driss, che rifiuta il teatro ufficiale, sovvenzionato dal regime, per attuare, attraverso nuovi mezzi espressivi, un teatro più aderente alla realtà. In campo narrativo, dove appare netta la stessa tendenza, si segnalano Muṣṭafā Fersi, al-Bachir Kharyyf, Moḥammad Rachād al-Hamzāwi (n. 1934) e i più moderni Moḥammad Salah Jabri e Bechir Khralef. L'influenza occidentale è sensibile in Salah Garmadi (Lustrascarpe, 1961), ma, in genere, questa generazione cerca una propria identità culturale ed espressiva, rivelando molteplici tendenze, ma accomunata nella ricerca linguistica. Fra i maggiori esponenti si notano E. Madani (n. 1938), Abdel Kader ben Cheikh, che nel bel romanzo E la mia parte di orizzonte ha superato il realismo rivendicativo, e i saggisti socio-politici Ḥasan Husnī Abd al-Wahhab, 'Uthmān al-Ka'ak e al-Balhawan. Negli anni Sessanta la poesia presenta una doppia tendenza: da una parte i cultori della tradizione classica (sostenuti dal regime) che però rinnovano introducendovi temi erotici o sociali (Jaâfar Majed) o neoromantici, dall'altra poeti che sconvolgono il linguaggio e la forma, conferendo alle loro opere maggiore semplicità o un amaro umorismo espresso in immagini fantastiche (Salah Garmadi). A fianco della produzione in lingua tunisina si distingue quella in lingua francese, con scrittori di fama internazionale, come il romanziere Albert Memmi e Moḥammad Nomâne, e buoni poeti (Moḥammad Aslan, Muṣṭafā Kourda, Aḥmed Chergui, Salas Farhat). Entrambe le letterature, benché socialmente impegnate, hanno però scarsa presa sulle masse e restano l'appannaggio di un'élite socialmente e culturalmente elevata. Attorno al 1963 è nata la corrente “formalista”, che si distingue dalle precedenti per lo spregiudicato uso del linguaggio e il forte impegno politico. Questa corrente, che tra i suoi principali ispiratori europei ha J. Joyce, M. Butor e R. Barthes, raccoglie romanzieri come Samīr Ayadi (1947-2008), celebre per Il frastuono del silenzio (1970), e Maḥmūd Tunsi (n. 1944), poeti come Tahar Hammanni (n. 1947) e Ḥabib Zannad (n. 1946), e il critico Muḥammad Salaḥ Benamor (n. 1949). Negli anni Settanta e Ottanta la letteratura resta in gran parte araba. Gli autori contestano aspramente un regime sempre più oppressivo. I poeti si svincolano dagli schemi e dalle forme tradizionali ed esprimono un'apertura alle lotte del mondo arabo. I prosatori concepiscono la letteratura come arma di lotta, nutrendosi di delusioni e rivolta. Di fronte a questa letteratura di protesta è nata una produzione conformista e apologetica, che esalta il culto dell'autenticità razziale e culturale e si confina in un simbolismo spesso ermetico. Il teatro si sviluppa su tre livelli, quello di regime, quello impegnato, che mira a suscitare una presa di coscienza della realtà del Paese, e quello di esiliati che elabora, liricamente, le esperienze degli emigrati. Fra i numerosi autori ricordiamo F. Mellah, T. Louchichi, il drammaturgo T. Jebali (n. 1944). Importanti i saggi sociologici di M. Aziza, A. Tlili, H. Béji (n. 1948) e le ricerche sul biculturalismo di F. Chadli. Molti intellettuali tunisini hanno dato un contributo al proprio Paese lavorando all'estero, soprattutto in Francia: un esempio è A. Meddeb (n. 1946), che insegna in università a Parigi; nella sua opera, che sta tra il romanzo, la poesia e la commedia, commenta la sua doppia origine, islamica e occidentale, araba e francese, eleborando una cultura transfrontaliera che tenta di conciliare l'islam con la modernità. Anche T. Bekri (n. 1951), poeta che scrive sia in arabo sia in francese, vive a Parigi; anche nella sua opera uno dei temi più importanti è quello della conciliazione della tradizione con la modernità.



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Cultura: arte

Della civiltà cartaginese restano scarse tracce artistiche, a causa della distruzione totale di Cartagine da parte dei Romani (146 a. C.). Tuttavia le fonti letterarie, le sepolture ipogee, le stele votive, nonché certe sopravvivenze stilistiche in monumenti posteriori, rivelano l'impronta fenicia della madrepatria,con larghi influssi greci in uno stile composito di carattere orientalizzante. Tipicamente fenici furono i costumi funerari, come mostrano i sarcofagi antropoidi e le maschere funerarie. Nella civiltà cartaginese si sviluppò il tophet, santuario fenicio dove si compivano sacrifici umani (Cartagine, Hadrumetum). La maggiore documentazione archeologica della Cartagine punica proviene dalla estesa necropoli (Sahel, Capo Bon) che ha restituito ricco materiale ceramico, gemme e avori. Con la conquista romana la Tunisia conobbe, nella regione settentrionale, un florido sviluppo. Le città romane di nuova fondazione seguirono un regolare piano a scacchiera, mentre quelle sorte intorno a nuclei indigeni si adattarono a tracciati irregolari o vi si sovrapposero (Gighti, Thuburbo Maius, Dougga); caratteristica la sistemazione a terrazze di varie città sorte sui colli per ragioni difensive (Cartagine, Uthina). I templi ripetono i tipi romani, ma sono sempre chiusi entro un peribolo. La Tunisia è assai ricca di porte monumentali e di archi a un fornice (Maktar) o a tre (Sufetula Thuburnica). Oltre ai teatri e agli odeon di Cartagine e di Dougga si contano 25 anfiteatri tra cui quello grandioso di Thysdrus. L'abbondanza di sorgenti termali permise inoltre la costruzione di vaste terme; grandioso anche il sistema di rifornimento idrico per mezzo di cisterne e numerosi acquedotti (Thuburbo, Sufetula, Cartagine ecc.). Tra i ponti, va ricordato quello di 6 km che congiungeva l'isola di Meninx (Djerba) col continente. Diffusissimo nelle abitazioni il mosaico con rappresentazioni figurate od ornati geometrici (celebre quello del Dominus Iulius di Cartagine, sec. IV), mentre la scultura non offre esemplari notevoli (i migliori sono di importazione, come ha rivelato il materiale della nave naufragata presso Mahdia, ora al Museo del Bardo di Tunisi). Le chiese cristiane, risalenti al tempo di Giustiniano, sono di tipo basilicale, a tre o cinque navate senza transetto, alcune con atrio quadrangolare. Notevoli esempi della tecnica costruttiva bizantina si hanno nelle opere di fortificazione (mura di Vaga, fortezza di Limisa). Nella seconda metà del sec. VII il Paese fu conquistato dagli Arabi. Il maggior centro della cultura islamica fu Kairouan, che conobbe il massimo splendore sotto gli Aghlabiti, cui si deve la Grande Moschea, con minareto quadrato a piani arretrati e tipica pianta a Tunisia Con criteri analoghi gli Aghlabiti restaurarono la moschea al-Zaytūna di Tunisi, città che sotto gli Hafsidi soppiantò Kairouan, e costruirono quelle di Sousse e di Sfax. Autonomi nell'architettura, gli Aghlabiti seguirono invece la Baghdad abbaside nelle arti decorative (piastrelle con motivi a lustro metallico del tipo di Samarra, intagli in legno). Anche nel periodo della dominazione turca furono costruite madrāse, eremi, asili, fontane, nonché notevoli abitazioni private e ville soprattutto a Tunisi (palazzo del Bardo).



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Cultura: cinema

Attivo dal 1921, il cinema produsse sotto il protettorato una ventina di lungometraggi, ma uno soltanto, Occhi di gazzella (1924), realizzato da un tunisino, il pioniere Samama Shikly. Con l'indipendenza (1956) si diede dapprima impulso a cortometraggi e cinegiornali, cineclub e cineamatori. Negli anni Sessanta la creazione della Satpec, società statale di produzione e distribuzione legata al Ministero della Cultura, favorì uno sviluppo, sia pure parziale, anche nel lungometraggio a soggetto. I registi più noti furono Omar Khlifi (L'alba, 1966; Il ribelle, 1968; Fellaga, 1970; Grida, 1972), Férid Boughedir (La morte angosciosa, 1969; Il picnic, 1971), Brahim Babai (E domani?, 1971). Negli anni Settanta Abdellatif Ben Ammar, dall'intimistico Una storia così semplice (1970) passò in Messaggi da Sequan (1974) alla storia del movimento laburista in Tunisia, e in Aziza (1979) a un intenso profilo della condizione della donna tra le contraddizioni della realtà sociale. Il ruolo “nazionale” svolto dalla Satpec è poi entrato in crisi a beneficio del settore privato, mentre gli studios di Monastir sono stati sempre più spesso affittati agli stranieri, specie americani. Per essersi battuto contro la neocolonizzazione fu a suo tempo incarcerato Tamar Chériaa, il critico tunisino che nel 1966 aveva creato gli incontri biennali di Cartagine (Journées Cinematographiques de Carthage). I cineasti locali si sono trovati a lavorare in coproduzione e all'estero. Così nacquero, nel 1976, Gli ambasciatori di Naceur Ktari e Sole delle jene di Ridha Behi; e così, nel 1982, sono stati prodotti Traversate di Mahmoud Ben Mahmoud e La ballata di Mohamed il mezzadro di Abdelhafidh Bouassida. Nonostante la produzione nazionale sia piuttosto scarsa (dal 1966 al 1992 sono stati realizzati poco più di 50 lungometraggi), gli anni Ottanta e i primi anni Novanta hanno visto, oltre al crescente successo delle Journées, anche l'uscita di alcuni film fortunati: L'uomo di cenere (1986) e Bezness (1992) di Nouri Bouzid; Haltawin (1990) di Farid Bourghedir; Le rondini non muoiono a Gerusalemme (1993) di Ridha Behi. Il Nouveau Théâtre, nato nel 1976 per opera di Fadhel Jaïbi e Jalila Baccar, ha dato un impulso notevole alla drammaturgia tunisina e allo stesso cinema; in particolare è da citare la regista Moufida Tlatli, famosa e stimata in tutto il mondo arabo; fra i suoi film più famosi Les silences du palais (1994), La saison des hommes (2000), Nadia et Sarra (2004).



fonte www.sapere.it/enciclopedia/Tunis%C3%ACa.html

 
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