| Il 29 settembre 1652, i "dodici signori" della Compagnia della Francia Equinoziale sbarcano alla foce del fiume Mahury con 800 uomini, trovandovi i pochi superstiti dell'insediamento di Brétigny: il mese successivo viene catturato un barcone con a bordo quattordici neri lusofoni, che verranno insediati a Remire-Montjoly e rappresentano il primo caso di tratta degli schiavi africani in Guiana. Sempre nel 1652 viene organizzata una nuova spedizione comprendente 650 coloni e capeggiata da Balthazar de Royville, i quali, mal equipaggiati e falcidiati da malattie e indigeni, dopo appena un anno saranno costretti a fuggire in Suriname.
Nel 1654 un gruppo di profughi del Brasile olandese, in maggioranza ebrei, visitando la zona scoprì ciò che rimaneva dell'insediamento abbandonato di Fort Cépérou, scegliendo d'insediarvisi. Nell'insediamento, situato dove oggi sorge Remire-Montjoly, sorgono piantagioni di canna da zucchero e mulini per la produzione di zucchero di canna, e nel 1658 vi giunsero anche un certo numero di ebrei livornesi, mentre non è noto se oltre alla comunità ebraica vi fossero degli schiavi. Contemporaneamente, anche la Gran Bretagna cercherà di espandersi sul territorio, che verrà però rilevato il 12 settembre 1659 dalla Compagnia olandese delle Indie occidentali. Un missionario francese, padre Labat, descrisse la zona come un forte, una sinagoga, una piantagione di canna da zucchero, alcuni mulini molto buoni e fra i 300 ed i 400 ebrei. La maggior parte dei coloni, tuttavia, deciderà di spostarsi in Suriname (allora colonia inglese), mentre solo 60-80 di essi rimarranno nell'insediamento, al fine di continuare a far funzionare i mulini.
Nel 1662 si registra un nuovo arrivo in Guiana di circa 800 coloni francesi, ma solo un anno dopo gli olandesi non troveranno nessun abitante europeo e vi si insediarono nuovamente. Nel 1664, i francesi fondarono un nuovo insediamento nei pressi di Sinnamary con ben 1200 coloni: la colonia parve prosperare grazie alla produzione di achiote, indaco, cotone, canna da zucchero, caffè, vaniglia e spezie, tuttavia essa subì l'attacco degli olandesi a circa un anno dalla fondazione. Nel 1667 l'area venne invasa dalla Gran Bretagna, con Remire-Montjoly completamente rasa al suolo per ordine del generale Willoughby: contemporaneamente, gli olandesi invadono Paramaribo, rinominandola Fort Zeelandia. Con il Trattato di Breda, firmato il 31 luglio dello stesso anno, gli inglesi annettono Nieuw Amsterdam ribattezzandola New York, mentre gli olandesi guadagnano il Suriname: l'ammiraglio Jean II d'Estrées, frattanto, riconquista la Guiana per conto della Francia. Gli olandesi occuperanno nuovamente la zona nel 1676, salvo poi ritirarsi e lasciarla alla Francia.
Nel 1713, con il Trattato di Utrecht, il fiume Maroni diviene ufficialmente la frontiera occidentale della colonia della Guiana francese: contemporaneamente, la Francia rinuncia ad ogni rivendicazione sul bacino amazzonico lasciandolo al Portogallo, tuttavia le dispute territoriali fra i due Paesi sulle zone di confine continueranno fino ai giorni nostri. A partire dal 1750 numerose tribù amerindie amazzoniche si stabiliscono in Guiana, mentre nel 1762, avviene l'espulsione dei Gesuiti dalla colonia per decreto di re Luigi XV. Mappa francese della colonia di Guyana, risalente al 1763.
Con la pace di Parigi dell'anno seguente, la Francia si vide privata della maggior parte delle proprie colonie americane, ad eccezione proprio della Guiana e di alcune isole minori: Luigi XV ed il primo ministro Choiseul cercarono di favorire l'insediamento massiccio di coloni nella zona soprattutto attraverso la propaganda, in cui questi luoghi venivano descritti come un paradiso ricco di risorse (soprattutto minerarie) e di opportunità. Tale martellante propaganda fece sì che nel 1764 partì da Rochefort un contingente di circa 15000 coloni, dei quali la maggior parte (12000) era costituita da persone originarie dell'Alsazia-Lorena, diretto a Kourou, dove i coloni giunsero nel pieno della stagione delle piogge. Delle migliaia di persone giunte in Guiana, la maggior parte perì in poco tempo a causa della durezza delle condizioni di vita, delle malattie tropicali (malaria, dissenteria, febbre gialla, sifilide) e degli attacchi dei nativi: le poche centinaia di superstiti (circa 60 famiglie), a un anno e mezzo dall'arrivo, si rifugiarono su un gruppo di isolette poco al largo, che vennero denominate Îles du Salut ("isole della salvezza" in lingua francese), salvo poi fare ritorno verso la madrepatria. Dopo questo grave smacco per il governo francese, con la nomina a governatore della colonia di Pierre-Victor Malouet, coadiuvato dall'ingegnere di origini svizzere Jean Samuel Guisan (che aveva già lavorato in Suriname), la Guiana conobbe un periodo di prosperità e di sviluppo urbanistico, basato sulla riforma dell'agricoltura, che durò fino alla Rivoluzione francese.
A partire dal 1792, la Caienna diviene un luogo di confino per i nemici politico-religiosi e per i personaggi scomodi della Rivoluzione. Sebbene il ruolo ufficiale di colonia penale vera e propria verrà preso solo mezzo secolo più tardi, e la fondazione del primo bagno penale non avvenne prima del 1805, a Sinnamary, già nel 1794, 193 dei seguaci di Robespierre vennero deportati nella colonia dopo la decapitazione del proprio leader. Tre anni dopo, essi (o almeno i 54 rimasti a causa dell'alto tasso di mortalità e delle 11 evasioni) verranno raggiunti dal generale repubblicano Jean-Charles Pichegru e da numerosi ex-deputati e giornalisti. Anche Pichegru riuscì a fuggire, raggiungendo gli Stati Uniti e a facendo successivamente ritorno in Francia, dove però venne catturato nuovamente e giustiziato per alto tradimento verso Napoleone. Di fatto, i deportati in Guiana sostituiranno gli schiavi neri (liberati dall'abolizione della schiavitù) durante la Prima Repubblica francese, la cui assenza rischiava di far collassare l'economia locale, che proprio sulla schiavitù si basava: già nel 1802, il console Jean-Jacques Régis de Cambacérès ristabilì la schiavitù (sotto forma di "coscrizione di quartiere") per coloro i quali nelle colonie non se n'erano affrancati precedentemente all'abolizione: buona parte della popolazione di colore non accettò questo stato di cose, decidendo di rifugiarsi nella foresta dell'entroterra, dove darà vita alle comunità di cimarroni, le prime delle quali sorsero sulle rive del fiume Maroni).
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