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| Cyber-realtà: dalla moneta alla politica, è il trionfo del virtuale " «Gesù domandò loro: “Quanti pani avete?”. Dissero: “Sette, e pochi pesciolini”. Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene. Quelli che avevano mangiato erano quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini. Congedata la folla, Gesù salì sulla barca e andò nella regione di Magadan” (Matteo 15, 30-38)."
L’Occidente nasce come moltiplicazione di se stesso, delle sue possibilità, dei suoi valori e dei suoi disvalori.
L’Occidente è ontologicamente esondante dai suoi confini, fino a perdere contatto con la “cosa originaria”.
L’esito naturale della parabola evangelica della moltiplicazione dei pani e dei pesci porta, inevitabilmente, al capitalismo, un sistema talmente capace di auto-replicarsi che, per poter realizzare appieno il passaggio da potenza ad atto, ha dovuto rendere virtuale il valore del suo ente più sacro, cioè il denaro (basti pensare, a questo proposito, alla fine, nel 1971, del sistema aureo sancito con gli accordi di Bretton Woods, rendendo la moneta una “cosa” virtuale capace di auto-moltiplicarsi all’infinito).
La contemporaneità di ogni epoca, per realizzare il fine di moltiplicarsi, ha un’urgenza: di essere intempestiva, anacronistica e in dissonanza con l’attualità. Deve cioè essere in una condizione di sfasatura
“…che permette di afferrare il tempo nella forma di un troppo presto che è anche un troppo tardi, di un già che è, anche, un non ancora” (Agamben, Che cos’è il contemporaneo?). continua...
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