Nel processo di costruzione e instaurazione sociale di questa nuova forma di razionalità la scienza ebbe un ruolo fondamentale: fu incaricata di dimostrare che effettivamente questa forma di razionalità funzionava.
Con la sua coscienza pragmatica dimostrava i benefici immediati e in questo modo otteneva la sua legittimazione. Infine si stabilì, e perdura ancora nel nostro immaginario collettivo contemporaneo, come l'unico vero e affidabile sapere, occupando un luogo di potere
naturalizzato e, quindi, indiscusso.
Mentre i termini “razionale” e “obiettivo” si convertivano in sinonimi di “vera conoscenza”, cadevano in disuso e diventavano marginali tutte le altre forme di essere e conoscere, considerate come non oggettive e, quindi, poco affidabili: così accadde all'ambito filosofico, artistico, irrazionale, magico, sensitivo, intuitivo, corporeo, affettivo, paradossale, mistico e, sicuramente, spirituale.Ma l'egemonia che ottiene la razionalità scientifica si alimenta con la sua propria cecità epistemologica.
Per ottenere l'effetto assoluto dell'obbiettività dovette esimersi dalla riflessione autocritica, togliendosi la possibilità di considerarsi come un sapere tra i tanti possibili.
Finì, per ultimo, per essere stregata dal suo proprio potere e non è difficile immaginare la implicazione culturale e politica di questo sentimento di superiorità.
In un crescendo di violenza si arrivò alla squalificazione, alla repressione, alla persecuzione, e in alcuni casi, all'annientamento di tutto ciò che era diverso e strano e che, in un modo o nell'altro, occupasse l'inquietante posto dell' “altro”. Andò così formandosi, alle sue spalle, un gran terreno di incertezza, una enorme e temibile ombra che naturalmente, con il tempo, è andata cercando vie per uscire nuovamente alla luce.
Il motto baconiano "sapere è potere" divenne un efficace strumento della scienza meccanicista,sebbene il prezzo, alla lunga, finirà per risultare molto elevato.
Forse, una radice degli eccessi risiede, anche, in un altro dei nuclei del paradigma moderno: il desiderio di certezze e la ricerca dell'assoluto alimentata dalla scoperta del mondo virtuale.
Uno dei fattori che generò le condizioni epistemologiche per lo sviluppo della virtualità fu la coincidenza storica, agli albori della Modernità, dell'uso dello zero, l'invenzione del denaro virtuale per le transazioni commerciali e il metodo pittorico della prospettiva in base a un unico punto di fug.Il soggetto moderno scoprì un meccanismo molto più potente della puleggia semplice, attraverso il quale è possibile generare illusioni ed effetti di realtà mediante mezzi artificiali. Si passò dalla iconicità all'astrazione.
E tale segreto permise con il tempo di arrivare fino alla luna, diffondere la globalizzazione cibernetica, riempire i nostri portafogli di carte di plastica e tante altre cose che oggi ci sembrano naturali e invece sono, in realtà, artificiali.
Rompendo gli intrecci del tangibile incontriamo il potere del vuoto e dell'assenza, simboli e metasimboli che ne possono generare nuovi altri all'infinito, creando, a loro volta, la ingannevole illusione che questo sia, in se stesso, un potere illimitato.
Segue