| Cultura: letteratura
Scarsi furono i contributi locali alla letteratura coloniale: un modesto rimatore chiamato Juan Sobrino ( XVII secolo) e il più dotato cronista Bartolomé Martínez y Vela, autore dei piacevoli Anales de la Villa Imperial de Potosí (XVIII secolo), furono gli unici letterati di qualche rilievo. Nella ricca Potosí si diedero anche rappresentazioni teatrali, ma non se ne sa molto. I gesuiti ebbero a Juli una piccola tipografia, in cui venne stampato nel 1705 un pregevole dizionario aymará del padre Bertonio; ma solo dopo l'indipendenza (1825) funzionò veramente la stampa e apparve il primo giornale: El Telégrafo (1822). Anche dopo la nascita della Bolivia, però, l'isolamento del Paese e la mancanza di centri culturali importanti resero lenti e incerti gli sviluppi letterari. Scrittori “rivoluzionari” furono Vicente Pazos Kanki, autore di Memorias histórico-políticas (1834), e Casimiro Olañeta (1796-1860), oratore e pubblicista. Poligrafo e biografo di Bolívar fu José M. Loza (1799-1862). Il romanticismo portò un certo numero di versificatori: Ricardo J. Bustamante, la poetessa María J. Mujía (1820-88), Néstor Galindo (1830-65), autore di Lágrimas (1856), fucilato dal tiranno Melgarejo, e qualche altro; mentre un secondo e tardo romanticismo è rappresentato dalla prolifica Adela Zamudio (1854-1928) e da Isaac G. Eduardo (1861-1924). Maggior rilievo ha Nataniel Aguirre (1842-88), poeta, narratore (Juan de la Rosa, 1885) e drammaturgo (Visionarios y mártires, 1865); e una certa personalità Félix Reyes Ortiz (1828-83), poeta e commediografo. Numerosi gli storici e critici, fra cui emerge Gabriel R. Moreno (1834-1908). Il rinnovamento poetico “modernista” ebbe un notevole alfiere in Ricardo Jaimes Freyre (1868-1933), vissuto quasi sempre in Argentina (Castalia bárbara, 1897; Los sueños son vida, 1917); e altri rappresentanti di rilievo in Manuel M. Pinto (1871-1940), Gregorio Reynolds (1882-1941) e specialmente Franz Tamayo (1880-1956), poeta e saggista di valore. Fra i narratori, il primo posto spetta ad Alcides Arguedas (1879-1946), che ha dato in Raza de bronce (1919) uno dei capolavori della narrativa indigenista; altri aspetti della realtà boliviana furono interpretati da Armando Chirveches (1883-1926), Jaime Mendoza (1874-1940), detto il “Gorkij boliviano”, A. Alarcón, G. A. Navarro, J. F. Bedregal, ecc. Critico e poeta fu R. Villalobos (1860-1939). Nel panorama novecentesco, modesto per la difficile situazione del Paese e per il basso livello culturale della popolazione, si distinguono tra i poeti: Octavio Campero, Yolanda Bedregal (1926-99), Jorge Suárez, Félix Rospigliosi e soprattutto Pedro Shimose (n. 1940), che è anche narratore, pubblicista e critico di ampio respiro, musicologo e disegnatore; tra i narratori: Augusto Céspedes (1904-97), anticipatore del realismo magico sudamericano (Sangre de mestizos, El diputado mudo); Oscar Cerruto (1912-81), non solo romanziere, ma poeta, giornalista e diplomatico, di lui si ricordano Cerco de penumbras (1958) e la raccolta di versi Cántico traspasado (1975); Augusto Guzmán, (1903-94), critico letterario e apprezzato storico, fu premiato nel 1961 con il Premio Nacional de Literatura; la sua opera più famosa è Prisionero de guerra (1937) sulla propria esperienza nella guerra del Chaco; Raúl Botelho Gosálvez (1917-2004); tra i saggisti: Fernando Díez de Medina (1908-90), una delle penne più autorevoli della stampa boliviana e autore anche di opere di narrativa e poesia, e Jesús Lara (1898-1998), voce letteraria la cui produzione è stata quasi interamente dedicata alla causa degli indios (Poesia Popular Quechua, 1956; Inkallajta-Inkaraqay, 1967; Mitos y Leyendas y Cuentos de los Quechuas, 1973). Negli anni a cavallo del millennio a questi si sono aggiunti nuovi nomi, come Ramon Rocha (n. 1950), autore di Pedagogia de la Liberacion (1975), El Run Run de la Calavera (1983), Ladies Night (2000); Ce Mendizabal (n. 1956), che divide la propria attività tra racconti, poesie e articoli giornalistici; Victor Montoya (n. 1958), passato attraverso l'esilio in Svezia (Días y noches de angustia). Il tema della patria, delle dure condizioni socio-economiche e di un futuro diverso restano, comunque, i principali argomenti della letteratura boliviana.
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