| Storia
Non si conosce il periodo esatto dei primi insediamenti Inuit.
Per quanto riguarda l'avventura vichinga del 1000 d.C., essa fu facilitata dall'innalzamento delle temperature del periodo caldo medievale, cosicché i drakkar, le agili imbarcazioni scandinave, poterono solcare i mari del nord al riparo da numerosi accidenti atmosferici e raggiungere la Groenlandia.
Nelle saghe vichinghe, si racconta che Eiríkur Rauði (Erik il Rosso) fu esiliato dall'Islanda per omicidio. Egli, insieme alla propria famiglia e ad alcuni schiavi, partì con delle navi alla volta di una terra che si diceva fosse a nord-ovest. Giunse nell'isola e vi fondò la colonia di Groenlandia che in tempi abbastanza rapidi si espanse. I primi colonizzatori furono quindi islandesi e si stabilirono sulla punta sud-occidentale dell'isola, dove prosperarono per i secoli successivi.
Al Papa Pasquale II si attribuisce la nomina del primo vescovo di Groenlandia e Terranova: si tratta di Erik Gnupsson, o Henricus, che risulta così il primo vescovo in terra d'America, circa quattro secoli prima di Cristoforo Colombo[12].
Attorno al 1450 cominciarono ad abbassarsi le temperature, dando l'avvio a quella che è conosciuta come piccola glaciazione: molte terre furono abbandonate e la stessa Islanda parve sul punto di soccombere. Le ossa ritrovate risalenti a questo periodo mostrano una condizione di forte malnutrizione. L'abbassamento delle temperature si è potuto ricostruire tramite lo studio degli strati di ghiaccio prelevati nell'isola. La piccola era glaciale ha costretto i Vichinghi ad abbandonare la Groenlandia e l'ultima notizia scritta riguarda una festa di nozze celebrata il 16 settembre 1408 nella chiesa di Hvalsey. Solo le fondamenta della chiesa ricordano oggi la vita rurale dei Vichinghi.
La Danimarca-Norvegia rivendicò il territorio e, dopo alcuni secoli di assenza di contatto tra i Vichinghi groenlandesi e gli Scandinavi, si diffuse la paura che fossero tornati pagani, così una spedizione missionaria fu mandata a restaurare la Cristianità dell'isola nel 1721. Tuttavia, dato che non fu trovato nessun vichingo groenlandese, la Danimarca-Norvegia in alternativa cominciò a battezzare i nativi Inuit Groenlandesi e a fondare colonie commerciali lungo la costa, come parte delle sue aspirazioni di potenza coloniale. Vennero mantenuti privilegi coloniali come il monopolio sui commerci.
Quando la Norvegia, dopo le guerre napoleoniche, si separò dalla Danimarca nel 1814, le colonie, compresa la Groenlandia, rimasero danesi. Durante la seconda guerra mondiale la Groenlandia si distaccò, sia socialmente sia economicamente, dalla Danimarca (occupata dai tedeschi) e si avvicinò agli Stati Uniti e al Canada[13]. Dopo la guerra il controllo dell'isola ritornò alla Danimarca e, nel 1953, lo status coloniale venne trasformato in quello di un Amt (contea) d'oltremare. Nel 1985 l'isola ha abbandonato la CEE, a cui era unita dal 1973 in quanto parte della Danimarca. Sono inoltre cominciate le trattative per la completa indipendenza dell'isola.
Esiste tuttora una disputa territoriale con il Canada a proposito della sovranità sull'isola Hans.
Il 26 novembre 2008 è passato in Danimarca il referendum sull'autodeterminazione, con una percentuale del 75,5% di favorevoli.
Con questa riforma si sono rivisti gli statuti dell'autonomia, secondo i quali, a partire dal 21 giugno 2009, alla Groenlandia è riconosciuto l'auto-governo e la gestione autonoma delle proprie risorse naturali (la Groenlandia è particolarmente ricca di petrolio, gas naturale, diamanti, oro, uranio e piombo). È stato riconosciuto inoltre il groenlandese come lingua ufficiale (variante delle lingue eschimesi) e la possibilità di avere una polizia autonoma. Possiede, inoltre, un'amministrazione autonoma delle Poste ed emette dei francobolli, ma non conia monete. Di fatto dal 21 giugno 2009 la Groenlandia è uno Stato federato, quasi indipendente, fatta eccezione per la politica estera.
La Groenlandia, già uscita dall'Unione Europea nel 1985 tramite referendum, ha un'economia basata soprattutto sul turismo e sulla pesca, ma il 30% del PIL proviene da sovvenzioni della Danimarca.
SEGUE
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