| Libro IX
Dopo un breve elogio all'arte del cantore, Odisseo si rivela e presenta l'obiettivo finale del proprio viaggio, ossia il ritorno in patria:[F 79] segue la narrazione delle sue avventure. Sconfitti i Ciconi (stanziati in Tracia orientale, che avevano aiutato i Troiani) con una battaglia che aveva visto la presa della loro città, Ismara, diviso il bottino e distribuito tra i compagni, Odisseo aveva proposto, non ascoltato dai compagni, di partire. Mentre i compagni continuavano a far razzia e a gozzovigliare, i Ciconi avevano raggiunto altri membri della propria tribù e, coalizzati, avevano respinto gli invasori dopo una breve resistenza, causando la morte di sei compagni per ciascuna delle dodici navi. Questo è l'unica tappa del viaggio nel quale Odisseo incontra un popolo storicamente esistente.[F 80] Dopo aver ricordato il nome dei caduti e aver passato due giorni attendendo la fine di una tempesta, le navi di Odisseo erano state trascinate "oltre Citera",[F 81] raggiungendo dopo nove giorni di viaggio la terra dei mangiatori di loto che avrebbero poi offerto ai compagni di Odisseo inviati da questi come ambasciatori di mangiare del frutto che loro coltivavano, causando negli ospiti la perdita del desiderio di tornare a casa e costringendo Odisseo a portarli alle navi per forza, legandoli poi ai banchi.[F 82] Prima di narrare la successiva avventura, Odisseo fa una breve presentazione del popolo dei Ciclopi, l'avventura vissuta coi quali sarebbe stata narrata poco dopo:[N 34] evidenzia come essi non coltivino piante, vivendo quali raccoglitori, e non abbiano vita comunitaria e quindi leggi per regolarla, vivendo ciascuno in una grotta lontana dalle altre e non praticando il commercio poiché non dispongono di navi. L'ambientazione che accoglie l'avventura di Odisseo coi Ciclopi è quella di un eccezionalmente fertile e verdeggiante arcipelago, su una delle cui isole vivono allo stato brado infinite capre: approdati nel porto naturale di questa, Odisseo aveva fatto passare la notte ai compagni sulla riva del mare, per andare a cacciare il giorno successivo, prendendo nove capre per ognuna delle navi. Dato che durante la caccia avevano avuto prova del fatto che l'attigua isola fosse abitata,[F 83] il giorno successivo Odisseo era partito con la sua nave alla volta di quella, lasciando tutte le altre come presidio sull'isola abitata dalle capre selvatiche. Arrivato in prossimità della costa, scorgendo la grotta di un Ciclope, che altri non era se non Polifemo, aveva invitato i suoi compagni a rimanere sulla nave, mentre lui coi dodici più fidati avrebbe raggiunto quell'antro, portando seco un grande otre di vino che poi gli sarebbe tornato utile, donatogli da un sacerdote d'Apollo a Ismara per averlo risparmiato dalla razzia.[F 84] Ostante il fatto che i compagni chiedessero di fuggire, rapiti i lattonzoli e i formaggi presenti nella spelonca in cui erano penetrati, Odisseo era rimasto dentro auspicando di poter ricevere doni dall'ospite[F 85] che, tornato, senza curarsi di loro, aveva cominciato a mungere i propri animali per far del loro latte formaggio e bibita per la cena. Notatili e interrogatili riguardo alla loro identità, il Ciclope, sentitosi rispondere che erano guerrieri achei capitati lì per avventura, che gli si presentavano come supplici, aveva risposto in modo irriverente. Odisseo, pur mentendo e affermando di aver fatto naufragio, non era riuscito a intenerire il Ciclope che anzi aveva afferrato due dei compagni per nutrirsene. Quest'ultimo addormentatosi, Odisseo si era trattenuto dall'ucciderlo perché ciò avrebbe causato anche la loro morte, considerato che la bocca della caverna era chiusa con un masso.[F 86] Uccisi anche altri due compagni per farne la sua colazione, il Ciclope era uscito dalla grotta e Odisseo, cominciando a pensare come fosse per loro possibile fuggire, aveva elaborato un espediente: avrebbero accecato il mostro per poi fuggire.[F 87][N 35] Imperciocché il mostro, uccisi due uomini, stava apparecchiando la cena, gli era stato offerto da Odisseo del vino, ottenendo risposta positiva. Ubriacato il Ciclope, Odisseo gli si era rivelato sotto le mentite spoglie di Nessuno, ottenendo come promessa che verrà divorato per ultimo[F 88] e accecandolo appena crollato a terra, vinto dal vino e dal sonno. Urlando selvaggiamente, il Ciclope aveva chiamato aiuto, facendo accorrere tutti i Ciclopi, che, domandando a quello chi gli desse noie, si erano sentiti dire che fosse Nessuno, rispondendo così che l'unico modo per eliminare questo genere di fastidi era pregare il padre Poseidone, immaginando che si trattasse di un male mandato dal cielo.[F 89] Ostante che l'ormai cieco Ciclope facesse la guardia all'uscio, Odisseo era riuscito a far fuggire i compagni facendoli aggrappare alle pecore condotte al pascolo.[F 90] Dopo che Polifemo aveva tenuto un breve discorso al montone cui era aggrappato Odisseo, credendo che il suo star in fondo fosse un modo per compiangere il padrone,[F 91] dopo che Odisseo e i suoi compagni avevano fatto ritorno alla nave e dopo che vi erano state caricate le pecore, questa era salpata alla volta dell'isola delle capre. Discostatasi un poco la nave dalla costa, Odisseo s'era quindi rivolto a Polifemo, provocando l'ira di questi che, lanciando in mare la cima d'un monte, per mezzo della risacca aveva fatto tornare la barca a riva. Ritornata la nave al largo, nuovamente Odisseo s'era rivolto a quello, ostante la volontà dei compagni: svelato il suo nome, Odisseo si era inimicato in perpetuo Poseidone, padre del Ciclope, previa preghiera di quest'ultimo, che vedeva nella sua sorte il concretizzarsi d'un'antica profezia. Lanciato da Polifemo un secondo masso, questo aveva però spinto in avanti la nave fino all'isola delle capre,[F 92] dove Odisseo, prima di ripartire, aveva sacrificato a Zeus il montone che l'aveva tratto in salvo, senza che il sacrificio fosse risultato ben gradito al dio.[F 93]
segue
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