IL FARO DEI SOGNI

Tagikistan

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1920px-Flag_of_Tajikistan

La Repubblica del Tagikistan (in tagico Ҷумҳурии Тоҷикистон, Çumhurii Toçikiston), anche tradotto Tagichistan, e in passato Repubblica Socialista Sovietica del Tagikistan nell'ambito dell'URSS, è uno Stato dell'Asia centrale. Confina a Sud con l'Afghanistan, ad est con la Cina, a nord con Kirghizistan e Uzbekistan e ad ovest ancora con l'Uzbekistan; è dunque uno Stato senza sbocco al mare.

Emblem_of_Tajikistan

È una repubblica semipresidenziale; il presidente è il leader Emomali Rahmonov, che elegge ogni anno il presidente del consiglio. Ogni legislatura dura 5 anni e la costituzione è stata varata nel 1994.

La superficie è di 143.100 km², la popolazione di 7.564.500 abitanti e la capitale è Dušanbe.

Dal marzo 2013, il Tagikistan è diventato un membro dell'Organizzazione Mondiale del Commercio.[4]

LocationTajikistan

Geografia
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia del Tagikistan.

Il Tagikistan si trova su un territorio prevalentemente montuoso, caratterizzato da due catene montuose: la catena del Trans-Alay nel nord, e il Pamir nel sud, divise da uno stretto lembo pianeggiante. Su queste catene si trovano le cime più alte dell'Asia centrale, fra cui il Picco Ismail Samani (Qullai Ismoili Somoniik) di 7.495 metri. I principali fiumi sono il Syr Darya, l'Amu Darya, il Kafirnigan, il Vahš e il Pjandz.


Young_Tajikistani_dry_fruit_seller


Il clima del paese è di tipo continentale, caratterizzato da escursioni termiche piuttosto accentuate. La temperatura invernale è spesso mitigata da un vento caldo e secco proveniente dalle aree montuose. Scarsissime le precipitazioni, concentrate soprattutto nella parte occidentale del paese.

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Storia

Abitato anticamente dalle genti della Sogdiana, fu parte dei regni greco-battriani fondati a seguito dell'impresa orientale di Alessandro Magno e successivamente si trovò a formare il confine o la provincia orientale prima del regno dei Parti (250 a.C.-225 d.C.) e poi dell'Impero sasanide (dal III secolo fino a metà del VII). Dopo il crollo dell'Impero sasanide, sconfitto dalle forze arabe intorno al 650 d.C., entrò a far parte del califfato musulmano, divenendo una delle sue province orientali. Con il disgregarsi progressivo del potere dei califfi abbasidi a partire dalla seconda metà del IX secolo, i territori orientali conobbero un lento ma inesorabile processo di distacco e di autonomia.

Nel X secolo il Tagikistan è sotto il controllo dei Samanidi, dinastia persiana - vassalla inizialmente dei Tahiridi, a loro volta almeno formalmente ancora soggetti al califfo - che avrà la sua splendida capitale a Bukhara. Qui ebbe inizio anche la grande stagione della letteratura persiana di epoca musulmana, con il formarsi di un primo gruppo di poeti panegiristi e con il grande poeta epico Ferdowsi. Tuttavia questa dominazione non durò più di un secolo. Il territorio fu sommerso dalle continue invasioni di tribù turche che imposero ben presto proprie dinastie (Ghaznavidi dalla fine del X sec. a circa metà dell'XI secolo; poi i Selgiuchidi dalla metà dell'XI sec.); in questo periodo peraltro le diverse culture riuscirono a coabitare e a fondersi gradualmente, dando inizio a quel felice connubio turco-persiano che è caratteristico di tanta parte dell'Asia Centrale sino a nostri giorni. Successivamente il territorio fu conquistato dai Mongoli (XIII sec.), quindi dal Tamerlano (tra la fine del Trecento e il Quattrocento), e infine dall'XVI sec. entrò nell'orbita del Khanato di Bukhara.

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Dal Settecento il territorio dell'attuale Tagikistan fu diviso anche con il vicino Khanato di Kokand; solo nella seconda metà del XIX secolo l'attuale territorio del Tagikistan entrò a far parte dell'Impero russo quando entrambi i khanati, di Bukhara e di Kokand, divennero prima vassalli della Russia zarista e poco dopo persero l'indipendenza. L'Impero russo, coinvolto nel Grande Gioco che lo opponeva all'Impero britannico, mirava ad aprirsi un varco nell'Asia Meridionale attraverso il territorio tagico. L'obiettivo strategico era contenere l'espansionismo britannico forte delle sue basi in India, e più in generale a potenziare la propria posizione geopolitica.

Da provincia dell'Impero russo, il Tagikistan venne a formare una delle repubbliche socialiste sovietiche in seguito alla rivoluzione russa del 1917. Dura però era stata la resistenza opposta dai guerriglieri islamici (rivolta dei Basmachi), infatti solo nel '29 lo Stato venne formalmente riconosciuto dal potere sovietico. L'amministrazione sovietica separò definitivamente il Tagikistan da Bukhara e Samarcanda, le capitali storiche della cultura iranica dell'Asia Centrale, che vennero a trovarsi definitivamente dentro il territorio della Repubblica socialista dell'Uzbekistan; veniva contemporaneamente decisa dalle autorità sovietiche la elevazione di un modesto villaggio, Dušanbe (lett.: "Lunedì", perché in tal giorno vi si teneva una fiera o un mercato di qualche rinomanza locale) a capitale dello Stato.

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Il Tagikistan mantenne comunque sempre una vocazione islamica che, nel periodo sovietico, alimentò forme di resistenza culturale anche attraverso la fitta rete di confraternite legate al sufismo. Negli anni Settanta venne riformato clandestinamente il Partito Islamico della Rinascita che, per tutti gli anni a venire, avrebbe provocato disordini e ribellioni contro il regime sovietico, fino alla caduta dell'URSS nel 1991 e al conseguimento dell'indipendenza. Tuttavia questo traguardo coincise con lo scoppio di una guerra civile, a seguito dell'aspra opposizione fra il partito islamico e quello democratico, scivolato progressivamente in una pulizia etnica che causò decine di migliaia di morti e costrinse un milione di tagiki a espatriare. Nel 1997 furono firmati dei trattati di pace fra il presidente democratico Rahmonov e i capi dell'opposizione islamica; i ribelli furono confinati in Afghanistan, ma continuano tuttavia ad alimentare conflitti e ribellioni, tant'è che il Tagikistan ha chiesto l'aiuto dell'esercito russo per contenere le incursioni. Come riportato dalla rivista online STRATFOR, pare infatti che la Russia stia rafforzando sempre più la sua presenza militare, inviando più truppe in questo paese.[5]

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Screenshot_2018-12-07_Tagikistan_-_Wikipedia

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Popolazione

La stragrande maggioranza della popolazione è di etnia tagika (di ceppo indoeuropeo e iranico). Tuttavia notevole è la minoranza uzbeka, la minoranza Yaghnobi e minore quella russa. In totale la popolazione del Tagikistan conta circa 6.850.000 abitanti.
Religione

La popolazione è per il 95% musulmana, più altre minoranze.[6]

Complessivamente, l'osservanza dell'Islam è in aumento: tra il 30 ed il 40% della popolazione rurale e tra il 5 ed il 10% della popolazione urbana pratica attivamente i riti islamici o partecipano alle funzioni religiose nelle moschee; il 99% della popolazione rurale e il 70% di quella urbana osserva il digiuno del Ramadan.[6] Il 7% della popolazione musulmana è sciita, di cui il 40% sono ismailiti e la maggior parte di essi risiedono nella provincia del Gorno-Badakhshan, in certi distretti meridionali della provincia del Chatlon e nella capitale Dušanbe; il resto della popolazione musulmana è per la maggior parte, circa il 90%, sunnita.[6]

In Tagikistan vi sono circa 230.000 cristiani, principalmente di etnia russa o immigranti dell'era sovietica, la maggior parte cristiani ortodossi, ma sono presenti altre dottrine cristiane.[6] Inoltre vi sono minoranze di ebrei, zoroastriani e altre religioni; si stima che lo 0,01% della popolazione sia atea o comunque non appartenente ad alcuna confessione religiosa.[6]
Società
Lingue e dialetti

La lingua ufficiale è il Tagico,[4] lingua indoeuropea appartenente al gruppo delle lingue iraniche: si tratta fondamentalmente della stessa lingua parlata in Iran (farsi) e in Afghanistan (dari), ma scritta in caratteri cirillici. Ancora diffuso il russo.

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Economia

Il Tagikistan ha uno dei più bassi PIL tra le ex repubbliche sovietiche.[4] A causa della mancanza di opportunità di lavoro, quasi la metà della forza lavoro (secondo stime circa 1 milione di persone) lavora all'estero, principalmente in Russia, sostenendo la famiglia con invii di denaro al paese natale.[4] In Tagikistan meno del 7% della terra è coltivabile.[4] Il cotone è la coltura principale, nonostante il settore sia oppresso da debiti e risenta della carenza generale di infrastrutture nel paese.[4] Le risorse minerarie includono argento, oro, uranio e tungsteno.[4] L'industria consiste solamente in estesi impianti di lavorazione dell'alluminio, centrali idroelettriche e fabbriche antiquate specializzate nell'industria leggera e nell'industria alimentare.[4]

La guerra civile durata dal 1992 al 1997 ha danneggiato le già deboli infrastrutture economiche ed ha provocato un acuto declino della produzione agricola e industriale.[4] La situazione economica tagika rimane fragile. Le cause di questa debolezza sono: l'irregolare attuazione di riforme strutturali, la corruzione, un governo debole, la diffusa disoccupazione e il peso del debito estero[4], in merito al quale nel dicembre 2002 il Tagikistan e la Russia hanno raggiunto un accordo che porta alla cancellazione di 250 milioni di dollari di debito dei 300 totali nei confronti della Russia.[4] Il 18 gennaio 2008 è iniziata la costruzione della diga idroelettrica 1 di Sangtuda grazie ad investimenti russi; a questa si aggiungeranno la diga 2 di Sangtuda e le dighe di Rogun; queste ultime verranno completate con l'aiuto della Russia[7] e alla fine dei lavori saranno le dighe più alte del mondo.[4]

Inoltre il Tagikistan, come altri paesi dell'Asia centrale colpiti pesantemente dalla crisi economica del 2008,[8] ha ricevuto prestiti e finanziamenti dalla Cina da impiegare nello sviluppo di infrastrutture e nel miglioramento della rete di trasmissione di energia elettrica.[4] Nonostante dal 1997 l'economia del paese stia crescendo con un livello regolare, ancora 2/3 della popolazione vive in povertà.[4] la crescita economica è arrivata al 10,6% nel 2004, ma poi ha subito un calo dell'8% nel periodo 2005-2008 a causa prima dell'aumento dei prezzi del petrolio, poi della crisi economica globale del 2008.[4]

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Letteratura



La letteratura tagica contemporanea si innesta nella grande tradizione della letteratura persiana, di cui costituisce il ramo più orientale. Vi si possono distinguere almeno tre periodi: 1. dalla seconda metà dell'Ottocento al 1917, o dell'"illuminismo tagico"; 2. dal 1917 al 1991, o periodo sovietico; 3. dal 1991 a oggi o periodo dell'indipendenza. Il primo periodo è caratterizzato dalla familiarizzazione progressiva -attraverso la mediazione russa- con la cultura (anche politica) europea e occidentale; a partire dall'inizio del Novecento si innesta poi il movimento "jadidista" (dall'arabo "jadid" = nuovo), una corrente di riformismo islamico volto a favorire una modernizzazione attraverso soprattutto nuovi metodi educativi; in questo periodo emerge la figura di Ahmad Donesh (m. 1897) autore di uno zibaldone intitolato Navader ol-Vaqaye ("Eventi rari" o "strani").

Il secondo periodo è caratterizzato dalla introduzione dell'alfabeto cirillico nella lingua tagica, cosa che ha notevolmente contribuito a distanziare le generazioni attuali dal patrimonio della letteratura persiana classica, scritta nella stessa lingua ma in un alfabeto diverso (l'arabo), patrimonio divenuto ormai quasi estraneo dopo la profonda "russificazione" della lingua e più in generale della vita culturale; anche a livello estetico e tematico, la letteratura tagica di epoca sovietica si è ampiamente sintonizzata con i dettami del "realismo socialista". In questo periodo si sviluppa un ricco teatro e prendono piede il romanzo e la novella; emerge su tutti la figura di Sadriddin Ayni (m. 1954), scrittore e educatore poliedrico considerato un vero padre della patria tagica, autore fra le altre cose di un celebrato libro di memorie (Yaddashtha) sulla Bukhara a cavallo tra Ottocento e Novecento.

Il terzo periodo, con la recentemente riacquistata indipendenza dopo la caduta dell'URSS, ha messo in moto altre complesse dinamiche di distanziamento dalla cultura russa e contemporaneo rinsaldamento del legame con la tradizione classica persiana e islamica; è comunque significativo che il più volte proposto passaggio a un alfabeto latino (o persino un ritorno a quello arabo-persiano) non abbia mai trovato attuazione.



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Arte

L'arte preislamica del territorio tagico va inquadrata nella storia dell'arte delle grandi formazioni storico-culturali succedutesi nell'area: achemenide, greco-battriana, partica, sasanide. L'arte tagica contemporanea si inserisce nella grande tradizione dell'arte islamica cui, dal XIX sec., si sono via via aggiunti gli influssi di correnti occidentali soprattutto attraverso la mediazione della cultura russa zarista e, più tardi, sovietica (realismo socialista, "forme nazionali" di arte ecc.). Paradossalmente, a seguito della politica coloniale russa, Bukhara e Samarcanda, i due massimi centri dell'arte e della cultura rapportabili al mondo tagico, si trovano al di fuori dei confini nazionali ossia nell'attuale Uzbekistan.
Sport
Giochi olimpici
La prima medaglia d'oro olimpica per il Tagikistan fu vinta nel lancio del martello da Dilšod Nazarov, ai Giochi olimpici di Rio 2016.

fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Tagikistan

 
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Generalità

Situato nel cuore dell'Asia, il Tagikistan è un Paese dalle forti individualità etniche, costrette a trovare una quasi impossibile convivenza entro i confini artificiali risultanti dagli interessi imperialistici del colosso sovietico. Cuore persiano confinato dentro un'area a netta prevalenza turca, il Paese è stato protagonista di un drammatico sfaldamento all'indomani della disgregazione dell'URSS, costellato da un alto numero di vittime, causate da una guerra civile dall'esito disastroso, e da centinaia di profughi. Protetto dalle montagne più maestose dell'area centroasiatica, percorsa dalle suggestive vie che corrono lungo i monti del Pamir o che si snodano lungo il cosiddetto corridoio di Vakhān, il Tagikistan è stato per quasi un secolo al centro di quello che è passato alla storia come il Grande Gioco (così come lo chiamarono i britannici e che grande eco ebbe grazie alla diffusione che ne diede lo scrittore R. Kipling) o il “Torneo delle Ombre” (così come venne invece chiamato dai russi). Posto nella zona di confluenza tra i due grandi imperi, il Tagikistan vide, infatti, consumarsi sul suo territorio e sulle sue isolate montagne l'antagonismo tattico delle due potenze, intente rispettivamente a presidiare gli avamposti di snodo per i collegamenti con i possedimenti britannici in India e a espandersi lungo le catene montuose della regione afghana per conquistare un accesso russo alla via per il Sud del continente. Squassato dagli interessi stranieri e dalle rivendicazioni dei diversi gruppi etnici arroccati tra le valli impervie, oggi il Paese, nonostante la riconquistata autonomia politica, non si è ancora definitivamente risollevato dalla condizione di povertà diffusa, dalla dipendenza economica dai Paesi esteri e dai prestiti monetari del governo russo. Anche la costruzione di un'identità tagika è processo tutt'altro che concluso, nonostante il florido passato legato agli splendori dell'antica Persia costituisca motivo di orgoglio e terreno comune su cui provare a rifondare un'identità sia culturale sia nazionale. Ulteriore tassello destabilizzante, in una regione che sembra ancora lontana dall'aver individuato chiare linee di sviluppo ed equilibri condivisi, è la centralità che il Paese riveste nei traffici clandestini di droga a livello mondiale.



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Territorio: geografia umana

La composizione etnica del Tagikistan è molto varia e risente, come le altre repubbliche ex-sovietiche, del tentativo forzato di stabilire un'identità nazionale senza radici storiche. Il territorio dell'attuale Tagikistan era un'area di transito attraverso la quale passavano le vie carovaniere tra l'Europa e la Cina; tuttavia i suoi confini sono di recente definizione. La popolazione è costituita per quasi due terzi da tagichi ma sono presenti anche uzbechi (25,9%), russi (3,5%), tatari e kirghizi, che con l'indipendenza e soprattutto in seguito alla guerra civile hanno in parte abbandonato il Paese. Le varie componenti e i numerosi gruppi regionali sono scarsamente integrati e si segnalano discriminazioni ai danni della minoranza uzbeca, insediata a N, nella valle del Fergana. Il Tagikistan ospita inoltre un migliaio di rifugiati afghani mentre minoranze di tagichi sono presenti negli Stati limitrofi (Kirgizistan, Turkmenistan ecc.). La densità media è di 50 ab./km² anche se la maggior parte della popolazione è insediata nelle vallate occidentali; nella provincia autonoma di Kŭhistoni Badakhshon la densità è invece di 3 ab./km². Le città sono di piccole dimensioni e ospitano complessivamente solo un quarto dei tagichi; il resto della popolazione abita nelle campagne. I centri principali sono la capitale, Dušanbe, sviluppata dal punto di vista urbanistico e demografico solamente in epoca sovietica e Hudžand, antica città sulla Via della Seta oggi popolata prevalentemente da uzbechi.



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Cultura

Lo stile di vita, i costumi e l'arte, in senso ampio, che il Tagikistan ha saputo esprimere lungo la propria storia sono il risultato di una combinazione di fattori di lungo periodo, comequali tradizioni e influenze culturali, e di eventi socio-politici, quali conquiste, annessioni, indipendenza. L'identità nazionale porta quindi con sé l'impronta indoariana, greca, persiana, musulmana, mongola, turca, ancor prima di addentrarsi nei rivoli delle commistioni etniche. Un quadro in ogni caso sufficiente a dar conto della varietà degli apporti culturali. Le espressioni del folclore sono una delle vere ricchezze del Paese; tra le feste, oltre a quelle musulmane, riveste grande importanza il Nauruz, il capodanno della tradizione persiana, celebrato il 21 marzo. In questa e in altre ricorrenze trovano spazio gli aspetti più vivaci e peculiari delle usanze del popolo tagiko: dagli abiti (la giubba maschile o il lungo abito colorato delle donne), ai balli, alle corse dei cavalli, alle sfide di lotta, ai piatti a base di ceci, o yogurt e cipolla. La letteratura di questa regione ebbe inizio a partire dal sec. X ed ebbe proprio in un filosofo del tempo, Avicenna, uno dei massimi esponenti; tuttavia sempre corposa è stata, nei secoli, la produzione di racconti popolari. Al dominio sovietico di gran parte del XX sec. va ricondotto il momento di maggior lustro delle cultura tagika, soprattutto nel teatro, nell'opera e nel balletto. Ma di questo periodo sono anche le apprezzate opere dei poeti Abū'l Qāsim Lahūtī e Mirso Tursunzade, e degli scrittori Sadriddin Ayni (The mountain villager, 1930) e Abdalrauf Fitrat (The dispute, 1909). Di notevole interesse è anche il cinema del Tagikistan. Tra i registi si segnalano Jamshed Usmonov (n. 1965) autore di Flight of the Bee (1998) e L’Angelo della spalla destra (2002) premiati in diversi festival, e Bakhtyar Khudojnazarov (n. 1965), che ha diretto di Kosh ba kosh (1993; Pari e patta), Leone d'argento a Venezia e Shik - il vestito (2003).



fonte www.sapere.it/enciclopedia/Tagikistan.html

 
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