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| L’Isis conquista terreno in tutta la fascia orientale del Paese lungo l’Eufrate, si spinge verso la periferia di Aleppo e verso il deserto centrale della Siria. Ma anche in Iraq i miliziani iniziano ad avere un proprio territorio: è così che, nel luglio del 2014, Al Baghdadi può pronunciare dalla moschea di una Mosul appena conquistata la nascita del califfato. Lo Stato islamico, come verrà da adesso in poi chiamato, si estende dall’Iraq alla Siria, e durante l’estate del 2014, espande i propri confini. Desta particolare attenzione l’avanzata dello Stato islamico nei territori curdi: diversi media internazionali infatti, racconteranno dell’assedio di Kobane, cittadina curda al confine con la Turchia, dove la popolazione e le milizie curde riescono a difendere il territorio dopo però cinque mesi di battaglia.
Desta impressione in occidente l’efferatezza del comportamento dei miliziani dello Stato islamico: uccisioni mirate, esecuzioni plateali, violenze contro le minoranze, devastazione di beni monumentali e video dove vengono mostrate decapitazioni. Sulla scia di tutto ciò, viene costituita una coalizione guidata dagli Usa ed a cui prendono parte anche alcuni Paesi arabi, quali Bahrein, Giordania, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
Ad agosto la coalizione bombarda obiettivi dello Stato islamico in Iraq, mentre il 22 settembre iniziano anche le operazioni in territorio siriano. I bombardamenti in Siria non vengono concordati con il governo di Assad e Damasco viene soltanto informata dei raid tramite la mediazione dell’Iran.
Le operazioni però non sortiscono particolari effetti: l’Isis avanza in Siria in tutto il 2014 e raggiunge il suo apice nel maggio 2015, quando i miliziani pongono i vessilli neri nella città di Palmira. Famosa per i suoi resti di epoca romana, la sconfitta dell’esercito siriano in questa zona del Paese è un duro colpo a livello tanto militare, con l’Isis oramai spinto verso il centro della Siria, quanto psicologico.
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