IL FARO DEI SOGNI

Kenya

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Il Kenya (AFI: /ˈkɛnja/[4]; in swahili Jamuhuri ya Kenya, in inglese Republic of Kenya), a volte italianizzato come Kenia, è uno Stato dell'Africa orientale, confinante a nord con Etiopia e Sudan del Sud, a sud con la Tanzania, a ovest con l'Uganda, a nord-est con la Somalia e bagnato ad est dall'oceano Indiano. Nairobi ne è la capitale e la città più grande.



Storia


Numerose città costiere del Kenya furono fondate dagli arabi che, a partire dal XII secolo d.C., intrattennero intensi rapporti commerciali con i gruppi indigeni. Dall'incontro tra i due popoli nacque la cultura swahili, contraddistinta da due elementi di unificazione: la lingua kiswahili e la religione islamica.
Il Kenya dal satellite

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Gli agricoltori kĩkũyũ, etnia del gruppo bantu, rappresentarono subito il gruppo più potente e numeroso del territorio; la loro supremazia non fu mai messa in discussione dai masai come vorrebbe la tradizione popolare. I Masai sono un popolo nilota che arrivò nell'odierno Kenya nel XVII secolo, per occupare il loro territorio attuale verso il 1750. Questa data è ottenuta contando a ritroso i gruppi di iniziazione, i cui nomi sono ricordati oralmente senza eccezioni da tutti i clan Masai. Furono i kamba, popolazione agricola interposta tra la costa e il centro del paese, ad utilizzare storie sulla presunta ferocia dei Masai per evitare che troppe carovane di mercanti raggiungessero l'interno, togliendo loro il ruolo di mediatori nei commerci tra la costa e le regioni interne.

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In quel periodo i portoghesi occuparono alcune località della costa, ma in seguito vennero soppiantati dai sultani omaniti di Zanzibar. La presenza degli europei si intensificò alla fine del XIX secolo, quando il Kenya divenne una colonia britannica. I bianchi scacciarono gli indigeni dai fertili altopiani dell'interno, avviando l'agricoltura di piantagione. I kĩkũyũ vennero impiegati nelle belle fattorie disseminate sul territorio e diedero un importante contributo alla crescita economica del Paese. I kamba vennero spinti ad arruolarsi e dar vita al nascente esercito. I luya vennero solitamente impiegati in lavori domestici e artigianato. Dando ad ogni etnia un ruolo diverso, i coloni inglesi applicarono la legge del divide et impera usata in tutti i paesi africani sotto il loro dominio. Questa divisione è visibile ancor oggi nella società keniota.

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Nel secondo dopoguerra i kĩkũyũ lottarono aspramente per conquistare l'indipendenza (molti di loro parteciparono alla celebre rivolta dei Mau-Mau). L'indipendenza fu ottenuta il 12 dicembre 1963 e le elezioni di quell'anno portarono Jomo Kenyatta, uno dei leader indipendentisti, alla presidenza del paese. Kenyatta promosse una politica moderata e filoccidentale, realizzando importanti riforme economiche e politiche che permisero la modernizzazione e l'industrializzazione del paese; inoltre rimase in buoni rapporti con la Gran Bretagna e con le nazioni confinanti.

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Nel 1978, alla morte di Kenyatta, fu eletto presidente Daniel Arap Moi che proseguì la politica del suo predecessore; nel 1982 approfittando di un fallito golpe da parte dell'esercito, Moi riuscì a consolidare il proprio potere, perseguitando come traditori i suoi oppositori politici e introducendo nel paese il monopartitismo.

Con la fine della guerra fredda, il mondo occidentale cominciò a condannare i metodi dispotici e polizieschi del governo di Moi, che, messo alle strette dalla minaccia di sospendere gli aiuti economici, reintrodusse nel paese il multipartitismo: tuttavia, grazie alla disorganizzazione delle forze d'opposizione, che non riuscirono a trovare un accordo sul proprio candidato, Moi fu confermato alla presidenza sia nelle elezioni generali del 1992 sia in quelle del 1997.

Alle elezioni generali del 2002 Moi non si presentò come candidato perché costituzionalmente proibito, segnando di fatto il crollo del proprio regime dopo 24 anni di dominio: il nuovo presidente fu Mwai Kibaki che avrebbe avuto l'incarico di risollevare le sorti del Kenya.

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Le elezioni generali del 2007, però, furono segnate da un'esplosione di violenza etnica che proseguì anche dopo la proclamazione di stretta misura della vittoria del partito del presidente uscente: solo grazie alla mediazione di Kofi Annan[5] si giunse ad un armistizio tra le fazioni, con l'intesa che il presidente Kibaki ed il suo principale rivale Odinga governassero insieme: quest'ultimo è stato quindi nominato primo ministro, carica neoistituita e successivamente abolita.

Le successive elezioni generali del 2013 sono state vinte da Uhuru Kenyatta, figlio di Jomo Kenyatta. Il 2 aprile 2015 è avvenuta la Strage di Garissa, per mano del gruppo islamista di Al-Shabaab.

Nelle elezioni dell'8 Agosto 2017 Uhuru Kenyatta sconfigge nuovamente Odinga[6] suscitando proteste dall'opposizione che denunciano brogli. Il 1 settembre la Corte Suprema riscontrando irregolarità nel voto ordinato una nuova consultazione entro 60 giorni[7]. Le elezioni si sono svolte il 26 Ottobre 2017 e sono risultate nella vittoria di Kenyatta con il 98% dei voti.

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Geografia

Morfologia

Dalla costa bassa e sabbiosa dell'oceano Indiano, il territorio del Kenya si avvia procedendo verso l'interno. La geografia del Kenya è alquanto complessa. Il Kenya è un paese dell'Africa Orientale, ed è attraversato dall'equatore. Pur essendo un paese equatoriale e tropicale, presenta climi molto vari. Nel nord si trovano aree desertiche, e nel centro sud altopiani, con boschi e savane. Il paese è attraversato da lunghe catene di montagne. Complessivamente, l'elemento morfologico che più caratterizza il Kenya è la Rift Valley, che lo attraversa da nord a sud. Le acque interne presentano laghi di acqua dolce e di acqua salata; numerosi sono anche i soffioni boraciferi e i geyser. Pochi invece i fiumi, di cui solo due hanno una portata e una lunghezza degne di nota (il Tana e il Galana).

Alla fascia costiera, lunga oltre 400 km, succede una regione di altopiani aridi e stepposi; quello centrale, che si eleva a quote comprese tra i 1500 e i 3000 metri, è diviso dalla frattura della Rift Valley che si sviluppa da nord a sud e che forma il bacino del Lago Turkana (o Rodolfo). Ai lati della Rift Valley si innalzano imponenti massicci vulcanici, il maggiore dei quali è il monte Kenya (5199 m), uno dei monti più alti dell'Africa e il Kilimanjaro (5358 m) al confine con la Tanzania. L'altopiano digrada a ovest, in prossimità del Lago Vittoria, e a nord dove il territorio del Kenya è occupato da un ampio tavolato desertico.
Idrografia

I fiumi del Kenya non sono imponenti; i due principali, il Tana e il Galana, si gettano nell'oceano Indiano e hanno un regime molto variabile nel corso dell'anno, in funzione dalla frequenza delle precipitazioni piovose. Il lago più vasto del paese è il Turkana, dal momento che solo una piccola porzione del Lago Vittoria appartiene al territorio del Kenya; il Lago Turkana ha acque salmastre e vi affiorano numerose isole.

Il clima

Il clima, molto caldo e umido nelle regioni costiere, diventa più mite e asciutto nel cuore del Paese, in rapporto all'altitudine. Le piogge sono concentrate in due periodi dell'anno: da marzo a maggio le grandi piogge, mentre da ottobre a dicembre le piogge sono intense ma brevi. L'ambiente dominante è quello della savana, tutelato da numerosi parchi naturali che coprono circa il 10% del territorio nazionale. Sulle pendici delle montagne e lungo il corso dei fiumi si trovano tracce dell'originaria foresta pluviale; mentre a nord, nelle zone meno piovose, la savana sfuma nel deserto. La savana è l'habitat di grandi mandrie di erbivori (antilopi, gazzelle, giraffe, bufali, zebre, elefanti) e dei loro predatori (leoni, leopardi e ghepardi). Nelle acque dei laghi e dei fiumi vivono ippopotami e coccodrilli.

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Demografia
Crescita demografica del Kenia dal 1961 al 2003

La popolazione del Kenya (41.609.700 nel 2015) continua a crescere a ritmi elevati: nel giro di vent'anni è pressoché raddoppiata e molto alta è la quota di popolazione giovane, con meno di quindici anni. La densità demografica è elevata nella regione interna degli altopiani, mentre la fascia costiera è poco abitata, fatta eccezione per la zona di Mombasa. Il tasso di urbanizzazione è alto, con il 45% della popolazione radunata in zone urbane che si stanno estendendo. La popolazione urbana si addensa soprattutto nelle città di Nairobi, la capitale, e di Mombasa, città araba sulla costa.
Etnie

La popolazione è suddivisa in più di settanta etnie, appartenenti a quattro famiglie linguistiche: i bantu, i nilotici, i paranilotici e i cusciti. Un tempo il paese era abitato da gruppi stanziati lungo la costa e, nelle regioni interne, dai masai, che oggi vivono soprattutto nelle regioni meridionali. Attualmente l'etnia più numerosa è rappresentata dal gruppo bantu dei kikuyu (21% della popolazione); altri gruppi relativamente numerosi sono i luhya (14%), i kamba (11%), tutti di lingua bantu, i luo (13%), di lingua nilotica, e i kalenjin (11%), paranilotici. Nel paese vivono inoltre esigue minoranze di asiatici, europei e arabi.
Religione
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa cattolica in Kenya.

L'appartenenza religiosa è così composta: presbiteriani, altri protestanti e quaccheri 45%, cattolici e ortodossi 35%, musulmani 11%, religioni tradizionali 9%. Altri includono induismo, animismo, sikhismo, giainismo e il credo di bahá'í. Il Kenya contiene il più grande gruppo di quaccheri in una singola nazione.

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Lingue

Le lingue ufficiali del Kenya sono l'inglese e lo swahili. Tutti gli atti dell'Assemblea Nazionale possono essere scritti in una o entrambe queste lingue.[8]

I diversi gruppi etnici del Kenya in genere parlano le loro lingue madri all'interno delle proprie comunità. In totale in Kenya si parlano 68 lingue. Le due lingue ufficiali sono utilizzate per la comunicazione tra le diverse popolazioni. L'inglese è maggiormente diffuso negli scambi commerciali, nel mondo della scuola e a livello istituzionale. Gli abitanti delle periferie urbane e delle zone rurali sono meno multilingue, molti parlano solo la propria lingua natale.

L'inglese britannico è la variante più diffusa, anche se si è sviluppata una versione di inglese keniano contenente caratteristiche univoche derivate dalle lingue locali Bantu (in primis swahili e Gikuyu).

A Nairobi nasce lo Sheng per poi diffondersi nelle principali città. Si tratta di un patois composto da una miscela di kiswahili, inglese e bantu[9].

Nel 2009 la pubblicazione Ethnologue classifica la lingue di origine africana parlate in Kenya in due famiglie linguistiche e ne riporta le principali comunità di madrelingua come segue:

Lingue niger-kordofaniane
Bantu
Kikuyu 8 milioni
Kamba 3.9 milioni
Ekegusii 2.12 milioni
Meru 1.74 milioni
Luhya
Pokomo
Kigiryama 0.62 milioni
Kiembu 0.43 milioni
Lingue nilo-sahariane
Lingue nilotiche
Luo 4.27 milioni
Nandi 1.6 milioni
Masai 0.59 milioni
Turkana 0.45 milioni

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Cultura
Produzione letteraria

Uno degli autori più noti, non solo della letteratura keniota, ma di tutta la produzione letteraria africana del novecento fu Ngugi wa Thiong'o, più volte proposto come candidato al Premio Nobel per la Letteratura, che scrisse le sue opere sia in lingua inglese che in lingua gikuyu
Scienza e tecnologia


Sport
Atletica leggera

Gli atleti kenioti sono famosi e celebri per quanto riguarda la disciplina del mezzofondo e fondo nell'atletica leggera. Le etnie originarie degli altipiani godono di una concentrazione di globuli rossi nel sangue mediamente molto elevata che agevola, unitamente ad una struttura fisica piuttosto leggera, lo sforzo aerobico prolungato.[senza fonte]

Il primo oro olimpico l'ha conquistato l'atleta Naftali Temu nei 10000 metri maschili, nel 1968.

Tra gli altri atleti kenioti ricordiamo David Rudisha, detentore del record mondiale sugli 800m piani stabilito a Londra il 9 agosto 2012.
Pallavolo

La nazionale di pallavolo femminile del Kenya è attualmente la squadra pallavolistica più forte del continente africano: vanta infatti 7 vittorie ai campionati continentali e diverse partecipazioni ai mondiali e alle Olimpiadi.
Ciclismo

Il pluri campione Chris Froome.
Giochi olimpici
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Kenya ai Giochi olimpici.

Il primo oro olimpico del Kenya fu conquistato nei 10000 metri piani da Naftali Temu, ai Giochi olimpici di Città del Messico 1968.

FONTE https://it.wikipedia.org/wiki/Kenya

 
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Geografia umana: il popolamento

Prima della penetrazione europea il territorio del Kenya era diviso in due distinte aree di popolamento. Sulla costa vi erano popolazioni che avevano conosciuto il contatto con il mondo arabo, il quale già alla fine del sec. X aveva posto alcune sue basi commerciali, come Lamu, Malindi, Mombasa, arricchitesi con il drenaggio di oro e schiavi provenienti dal favoloso regno di Monomotapa. Nelle zone interne, negli Highlands in particolare, alle più antiche genti khoisanidi (i cui discendenti attuali sembrano essere i dorobo) si erano progressivamente sovrapposti i popoli bantu, i quali nel sec. XVI conobbero la penetrazione di gruppi nilo-camitici, come i masai. Questi, ancora rappresentati nella parte più meridionale del Paese (sono il 2,2%) e soprattutto nella vicina Tanzania, sono stati protagonisti principali, con il gruppo bantu dei kikuyu, della storia più recente degli altopiani. Popoli pastorali i primi, agricoltori i secondi, essi furono sempre tra loro divisi, e si contesero le fertili alteterre. Ma tra i due gruppi conobbe maggiore espansione, soprattutto in epoca recente, quello dei kikuyu, che via via ricacciarono i masai nelle zone steppiche, imponendosi e prosperando nelle terre agricole e produttive: vi contribuì la colonizzazione britannica, che dei kikuyu, si servì per rinsaldare la propria conquista sugli altopiani, detti ben presto White Highlands, gli “altopiani dei bianchi”, disseminati di belle fattorie. La costruzione della ferrovia attivò ulteriormente l'economia della regione ed emarginò in modo definitivo i masai, un popolo che ancora è rimasto ancorato ai suoi modi di vita originari, e insensibile a ogni richiamo di vita moderna. I kikuyu per contro si fecero gli interpreti della modernizzazione del Paese e della stessa indipendenza. Essi costituiscono ancora il gruppo più numeroso e più rappresentativo (con il 17,2%) del Kenya, che però ospita nel territorio un gran numero di gruppi tribali diversi. Dopo i kikuyu, un altro gruppo consistente è quello dei luo (10,5%), popolo di radice nilotica che vive sulle sponde del lago Vittoria (golfo Kavirondo) praticando l'agricoltura e l'allevamento. Di ceppo bantu sono i luhya (13,8%), i kamba (10,1%), i mijikenda (5,1%) e i kisii (5,7%), stanziati intorno al lago Vittoria, i meru (4,3%). Gruppi minori bantu vivono nel bacino inferiore del fiume Tana e presso la costa (pokomo, ghiryama, nyika ecc.), mentre di origine nilo-camitica sono i gruppi che vivono nelle zone settentrionali, come i turkana (2,6%), i nandi, i suk, i kalenjin (12,9%) e i samburu . Numerose tribù camitiche (somali ecc.) abitano infine l'arido Kenya nordorientale. In totale le altre etnie costituiscono l'15,6% della popolazione. Esistono anche minoranze non africane: la più numerosa è quella degli indo-pakistani cui seguono europei e arabi.


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Geografia umana: lo sviluppo demografico e urbanistico

La popolazione cresce annualmente a un tasso medio elevato. La densità media è di 70 ab./km², ma la distribuzione della popolazione, essenzialmente legata alla varietà di condizioni climatiche, è assai ineguale. La maggiore densità si ha nei fertili e ben coltivati Highlands, al di sopra dei 1500 m: è elevata nella Provincia Occidentale (Western) e nella provincia di Nyanza, affacciata al lago Vittoria, ed è ancor maggiore nella Provincia Centrale (Central). La densità dell'area di Nairobi è altissima (4439 ab./km2), mentre, con soli 19 ab./km2, è il North-Eastern la provincia meno popolata. Il resto degli abitanti abita in villaggi. Esempio tipico è quello dei masai, i cui villaggi (manyatta) hanno pianta circolare che si sviluppa intorno allo spazio riservato al bestiame (kraal). Negli Highlands le popolazioni agricole come i kikuyu vivono in capanne sparse, con accanto il piccolo campo di mais o di miglio e il recinto per il bestiame. Numerosi, comunque, sono i grossi villaggi costituitisi in rapporto alle attività moderne che fanno capo ai numerosi centri e alle cittadine sorte in epoca coloniale, per lo più con funzioni commerciali, oltre che sedi di servizi pubblici. La popolazione urbana vive soprattutto nelle due città maggiori, Nairobi e Mombasa, vertici dell'organizzazione territoriale, che ha il suo asse nella ferrovia, costruita come tipico elemento di penetrazione coloniale. Mombasa è il centro portuale e polo principale della fascia costiera, Nairobi è il fulcro urbano degli Highlands, oltre che capitale del Paese. È una città moderna, di stampo europeo, piena di traffici, con svariate attività commerciali e finanziarie avviate da europei e indiani. Agli inizi del sec. XX era solo un campo base della società costruttrice della ferrovia, ma è divenuta una delle più moderne e vivaci capitali africane. Altri centri importanti sono Nakuru, capoluogo della provincia della Rift Valley; sorge in un luogo reso gradevole dalla vicinanza del cratere del Menegai e dalle acque del lago Nakuru ; Kisumu, per la sua attività portuale sul lago Vittoria, Malindi, per il ruolo svolto nel turismo internazionale, Nyeri ed Eldoret, importante centro ferroviario verso l'Uganda.


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Cultura: generalità

Abitato da numerose tribù di provenienza diversa, il Paese presenta grande disparità di usi e costumi. Tra i masai la ricchezza si misura con il numero di capi di bestiame, così come è segno di prosperità avere diversi figli. Nelle aree urbane molti indossano abiti occidentali, che però non sempre sono segno di un alto status sociale. Le donne portano in genere il variopinto kanga, un grande pezzo di stoffa che viene drappeggiato come se fosse uno scialle o una gonna, portando sulla testa una sciarpa. Alcuni gruppi etnici, come i kikuyu e i luo, hanno adottato usi e costumi occidentali molto più rapidamente di altre etnie, che invece preferiscono mantenere gli ornamenti e l'abbigliamento tradizionali. Le donne delle tribù nomadi del nord, per esempio, indossano il gorfa, una pelle di capra o di pecora tinta di rosso o di nero drappeggiata intorno al corpo, tenuta a posto da un cordone di pelle e una cintura di corda. Il mais è l'alimento principale per i kenyani; viene ridotto in farina e preparato come un porridge (posho), e viene talvolta mescolato a fagioli, patate o verdure, per comporre un piatto detto irio. Altro piatto piuttosto diffuso è l'ugali, uno stufato di manzo; si consuma direttamente da una grossa pentola, dove ognuno si serve usando un pezzo di carne come cucchiaio per raccogliere fagioli e altre verdure. Altri piatti popolari sono il matoke (purè di banana) e gli ortaggi bolliti (mboga). I pastori basano la loro alimentazione sul latte, mentre si consuma pesce vicino al mare e lungo le coste del Lago Vittoria. Le bevande più diffuse sono il tè con latte e zucchero e il vino di palma. Sono molti gli eventi celebrati nel Paese: a Lamu ha luogo il Maulid Festival, che celebra la nascita di Maometto; il carnevale di Mombasa, nel mese di novembre, è ravvivato da musica e danze; il Tusker Safari è un torneo internazionale di rugby che si tiene presso Nairobi nel mese di giugno. I siti UNESCO patrimonio dell'umanità sono la città vecchia di Lamu (2001) e gli antichi villaggi fortificati, detti kayas (2008) dell'antico popolo dei mijikenda, ubicati nelle foreste lungo la costa e il forte Jesus a Mombasa (2011) , un esempio di fortificazione militare portoghese del XVI secolo.


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Cultura: letteratura



Il vasto campo della letteratura tradizionale, orale, resta ancora in gran parte inesplorato: le opere capitali in questo senso sono Facing Mount Kenya (1938; Di fronte al monte Kenya) di Jomo Kenyatta, per i kikuyu, e gli studi di J. S. Mbiti sulla tribù kamba. Molti scrittori usano le lingue bantu per opere moderne, che si riallacciano però alla tradizione: M. N. Kabetu e Y. Ulenge scrivono in kikuyu, S. Mabo in luo, J. S. Mbiti e Th. M. Ngotho in kamba. Una fioritura letteraria in lingua inglese, delineatasi già negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, raggiunse la piena maturazione negli anni Settanta.

La narrativa, a partire da Land of Sunshine (1958) di Muga Gicaru (n. 1920), predomina e si afferma anche in campo internazionale con Ngugi wa Thiongo (n. 1938), lo scrittore più noto e ammirato dell'Africa occidentale, ma presenta altri scrittori di buon livello, come Mugo Gatheru (n. 1925), Grace Ogot (n. 1930), K. Asalache (1935-2006), Miriam Were (n. 1940), che idealizzano l'Africa precoloniale; J. M. Kariuki (1929-1975), G. Wachira (n. 1936), L. Kibera (n. 1942), S. Kahiha (n. 1946), M. Mwangi (n. 1948), che trattano il tema più attuale della rivolta Mau-mau. Negli anni Settanta alcuni autori oppongono le antiche società tradizionali alla corruzione e allo sfascio attuali (K. Watene, n. 1944; J. N. Mwaura, n. 1941), ma si assiste anche alla nascita di un “romanzo urbano”, che tratta temi nuovi. Massimi rappresentanti di questa tendenza sono Mwangi, dallo stile giornalistico, diretto e duro, Kibera e C. Mangua (n. 1939), autore di romanzi picareschi. Negli anni Settanta si affermano anche due autrici di valore come Grace Ogot e Rebeka Njau (n. 1932).

La poesia conta molti autori. Il più importante è J. Angira (n. 1947), ora intimista ora violento e amaro critico della società. J. S. Mbiti (n. 1931) si segnala per l'ispirazione religiosa. Il teatro di tipo occidentale si afferma negli anni Sessanta, con Ngugi e M. G. Mugo che creano spettacoli popolari itineranti; più maturo, negli anni Settanta rivela i conflitti politici, sociali e culturali. Negli anni Ottanta si assiste dapprima a un cedimento qualitativo; ma a partire dal 1987 si delinea una netta ripresa. La narrativa rivela uno stato di tensione e frustrazione di fronte alla realtà sociale e politica.

È da evidenziare Marjorie Oludhe-Macgoye che nel 1986 ha vinto il premio Sinclair con Coming to Birth. Lo stesso malessere si riscontra in poesia, che presenta una tendenza alla meditazione filosofica o all'evasione nella contemplazione della natura. Il teatro tratta i problemi del potere politico e della situazione della donna. La saggistica vede in primo piano Ngugi che, con Decolonizing the Mind (1986), sostiene la causa dell'afrocentrismo culturale.

Importanti gli studi del sociologo e politologo Ali Mazrui, che supera i confini della sua patria in una prospettiva africana e mondiale.

Tra gli scrittori contemporanei si segnala Meja Mwangi (n. 1948), che si occupa anche di cinema (sceneggiatore e assistente di scena), dalla vena vivace e divertente. Il suo Carcase for Hounds (1974) vinse il premio Kenyatta; tra i suoi libri più recenti, The Boy Gift (2006) e Mama Dudu: the Insect Woman (2007). Altri autori interessanti sono Marjorie Oludhe Magoye (The Present Moment; 1987) e Binyavanga Wainaina (n. 1971), scrittore e giornalista.

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Cultura: arte



Il Kenya si inscrive in un'area, la zona centrale dell'Africa orientale, dove si può incontrare una piacevole produzione artigianale. Fra i gruppi più creativi sono gli agricoltori kikuyu, presso cui si trova una produzione di pali scolpiti che rappresentano generalmente immagini degli antenati e i pastori masai, che hanno scudi di cuoio dipinti con simboli tribali ed emblemi di valore, anfore per il latte ornate di perle, mantelli di cuoio e lance di ferro. La zona costiera del Kenya rientra, per quello che riguarda il campo artistico, in un discorso particolare, in quanto fu esposta per secoli a influssi arabi, persiani, indiani, indonesiani.



Fonte: www.sapere.it/enciclopedia/Kenya.html

 
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