Altre volte mi prende un’immensa voglia di te e allora il corpo mi crocifigge e mi contorgo per non assecondarlo. Penso sempre a quando rientravi a casa e mi baciavi sulla porta, stringendomi la carne nuda delle natiche sotto il vestito per poi finire sul letto. Di notte mi sveglio e sei il mio pensiero ossessivo odorante di magnolia.
A volte ho davvero urgenza del tuo corpo, perché questo va di pari passo con il volersi bene, l’amarsi, il mancarsi.
E so che per te è tutto altrettanto esattamente così.
Mi chiedi: “ Che si fa?” Non so risponderti, e nemmeno voglio delle risposte. Dobbiamo stare bene adesso.
In una notte col cielo di cartone, in questo paese dove tutto corre cambiando in superficie, in questa notte dove il mare è sconfinato, dove i vetri di questo ultimo piano mi ricordano la casa che sognavamo, in una notte con le stelle senza strisce che ridono, squilla il telefono.
E sei tu. Tu, la tua voce. Mesi senza sentirla. La ricordo a memoria senza inganni. La tua voce calda che non posso dimenticare, la tua voce vibrante, insinuante, penetrante, annodante, la tua voce che mi prende e mi piega. Ed è quasi come averti qui, sentire il tuo odore, il calore del tuo corpo.
Dio, come ti vorrei.
La tua voce che indaga dal tuo ufficio qui nel mio letto notturno. Non sei un sogno che mi veglia da lontano, adesso ci sei in questo pezzo di California con la tua voce, accanto a me. Tremo.
Sento la tua voce divenire respiro più profondo e rapido, e sento la mia lentamente modularsi al tuo ritmo.
Sfacciati, siamo angeli di un paradiso perduto e sfacciati. Esprimi ricordi che ora son desideri.
“ Io ti prenderei e allora succhierei da te tutto il piacere che c’è, laddove le emozioni turgide sanno di lieve sangue e poi cercherei la tua lingua con la mia lingua, spremendoti i seni come uva sentendone l’odore di nettare spandersi nel buio. E soffiarti sull’orecchio e vedere che ti piace, e sentirti contorcere, inciderti il viso di piccoli baci, scavalcarti il viso e con le labbra ancora bere dai tuoi seni lasciando la mia scia sul collo e in discesa libera sulla curva dei fianchi e morderti il ventre e scavarti l’inguine e spingerti più vicino a me e sentirti mia, chiudere gli occhi e concentrarmi su ogni tuo movimento, dettaglio, piccola vibrazione, innocente odore e sentire che mi cerchi, che mi assecondi, che mi superi, che mi vuoi fin dentro al midollo del mio desiderio, e aprirti prima lievemente e entrarti e passarti e bagnarmi di te, forte, e ballarsi l’uno dentro l’altra, fino a restare senza respiro e tutto intorno in girotondo, quasi un prolasso, più in fondo toccarti e tu che mi risucchi.”
.....continua