IL FARO DEI SOGNI

BIOGRAFIA DI Albert Camus

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view post Posted on 6/3/2018, 18:57     Top   Dislike
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« Per la sua importante produzione letteraria, che con serietà chiarificante illumina i problemi della coscienza umana nel nostro tempo. »
(Motivazione del Premio Nobel per la letteratura[1])



Albert Camus (IPA: [alˈbɛʁ kaˈmy]) (Dréan, 7 novembre 1913 – Villeblevin, 4 gennaio 1960) è stato uno scrittore, filosofo, saggista, drammaturgo ed attivista francese.

Con la sua multiforme opera è stato in grado di descrivere e comprendere la tragicità di una delle epoche più tumultuose della storia contemporanea, quella che va dall’ascesa dei totalitarismi al secondo dopoguerra e al concomitante inizio della guerra fredda. Non solo: le sue riflessioni filosofiche, magistralmente espresse in immagini letterarie, hanno una valenza universale e atemporale capace di oltrepassare i meri confini della contingenza storica, riuscendo a descrivere la condizione umana nel suo nucleo più essenziale.

Il suo lavoro è sempre teso allo studio dei turbamenti dell'animo umano di fronte all'esistenza, in balia di quell'assurdo definito come «divorzio tra l'uomo e la sua vita». L'unico scopo del vivere e dell'agire, per Camus, che pare esprimersi dialetticamente fuori dell'intimità esperienziale, sta nel combattere, nel sociale, le ingiustizie oltre che le espressioni di poca umanità, come la pena di morte: «Se la Natura condanna a morte l'uomo, che almeno l'uomo non lo faccia», usava dire.[2]

Camus ricevette il Premio Nobel per la letteratura nel 1957.[3] Malato da anni di tubercolosi, morì nel 1960 in un incidente stradale.



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Biografia

Camus nacque a Mondovi (oggi Dréan), nell'allora Algeria francese, il 7 novembre del 1913 da una modesta famiglia di pieds-noirs, per la cui povera condizione sociale il futuro scrittore, da ragazzo, nutriva una forte vergogna.[4] Il padre, Lucien Auguste Camus, era un fornitore d'uva locale, nato da una famiglia di coloni francesi originari di Bordeaux da parte paterna e dell'Alsazia da parte materna, che morì precocemente nella prima battaglia della Marna nel 1914 («...per servire un paese che non era suo», come ebbe a scrivere Camus una volta adulto nel romanzo Il primo uomo), mentre la madre, Catherine Hélène Sintès, era figlia di immigrati spagnoli originari di Minorca (nelle Isole Baleari).[5]

Dopo la morte del padre, assieme alla madre e alla nonna materna, la quale rivestirà un ruolo molto importante nella sua educazione a causa della severità e dell'accentramento dei poteri familiari (la madre non ebbe mai gran parte nella crescita del figlio), si trasferisce ad Algeri dove seguirà tutti i gradi di scuola.[5]



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Gli studi e la malattia

« Fui posto tra la miseria ed il sole, ad uguale distanza. La miseria m'impedì di credere che tutto è bene sotto il sole e nella storia; il sole mi insegnò che la storia non è tutto.[6] »

Camus brilla sin da giovane negli studi. Spinto dal suo professore di filosofia, e in seguito grande amico, Jean Grenier (al quale rimarrà legato per tutta la vita), vince una borsa di studio presso la facoltà di filosofia della prestigiosa Università di Algeri.[5]

È proprio Grenier a invitarlo alla lettura de Il dolore (La Douleur) di André de Richaud, opera che lo spingerà a intraprendere l'attività di scrittore. La tubercolosi, che lo colpisce giovanissimo, gli impedisce di frequentare i corsi e di continuare a giocare a calcio, sport nel quale eccelleva come portiere, oltre a ostacolare l'altra sua passione, quella di attore teatrale.[5] All'epoca (1930) la malattia è considerata inguaribile (la penicillina era stata scoperta nel 1928 e non era ancora in uso, mentre gli antibiotici specifici per questa patologia sono degli anni quaranta) e questo influisce sulla sua visione del mondo come "assurdità".[5]

Finisce così gli studi da privatista e si laurea in filosofia nel 1936 con una tesi su Plotino e Sant'Agostino.[7]



Albert_Camus



L'antifascismo

Nel 1933 aderisce al movimento antifascista Amsterdam-Pleyel e nel 1934 aderisce al Partito Comunista Algerino, più in risposta alla Guerra civile spagnola che per un reale interesse alle teorie di Karl Marx; questo atteggiamento distaccato nei confronti dell'idea comunista lo portò spesso al centro di discussioni con i colleghi e lo rese oggetto di critiche fino al punto di distaccarsi completamente nel 1937 dalle azioni del partito, considerate di parte e quindi non adatte a un discorso di unità delle genti.[5]
Albert Camus alla sua scrivania

Il primo matrimonio di Camus con Simone Hie nel 1934 finisce dopo due anni a causa della dipendenza della donna verso gli psicofarmaci. Sei anni dopo sposerà Francine Fauré, ma dopo tre anni è costretto a separarsi dalla guerra fino al 1945; il matrimonio durerà fino alla morte dello scrittore.[5]

L'attività professionale lo vede spesso impegnato all'interno di redazioni di giornali (inizia con una rivista locale, Sud) dove è critico letterario e specialista nei resoconti dei grandi processi e nei reportage: il lavoro nel quotidiano locale algerino Alger-Républicain (ne è redattore capo), poi in "Soir-Republicain" (fondato da Pascal Pia). Il Governatore Generale delle colonie del Nord-Africa lo ostacola e la sua attività nelle colonie finisce con il licenziamento dal giornale, a causa di un articolo contro il governo, che si adopererà poi per non fargli più trovare occupazione come giornalista in Algeria.[5]



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Dal comunismo all'anarchismo individualista

Camus si sposta così in Francia dove nel 1940 è segretario di redazione al Paris-Soir grazie all'aiuto di Pascal Pia: sono gli anni dell'occupazione nazista e lo scrittore, prima da osservatore e poi da attivista, cerca di contrastare la presenza tedesca ritenendola atroce e insopportabile. Negli anni della resistenza si affilia alla cellula partigiana Combat per la quale curerà numerosi articoli per l'omonimo giornale che circola clandestinamente. Vi coinvolge Sartre venendo accolto negli ambienti intellettuali di Saint-Germain-des-Prés e del Café Flore. Sembrava che l'amicizia con Sartre fosse indistruttibile, ma le tematiche dell'Assurdo e della Rivolta, i poli che sono alla base dell'itinerario filosofico di Camus, saranno all'origine della progressiva rottura con Sartre e gli ambienti di sinistra.[5]
Albert Camus

Aderisce poi al Partito Comunista algerino, sempre più per reazione contro l'oppressione dei più deboli, che non per vere convinzioni marxiste. Dopo due anni lascia infatti il partito.[5]

Nel marzo 1945 partecipa a Parigi, con George Orwell, Emmanuel Mounier, Lewis Mumford e André Philip, al primo Congresso internazionale del Movimento Federalista Europeo, fondato da Altiero Spinelli e Ursula Hirschmann con l'obiettivo di costruire gli Stati Uniti d'Europa.[8]

Finita la guerra, il suo impegno civile rimane costante e non si piega di fronte a nessuna ideologia, criticando tutto quello che poteva allontanare l'uomo dalla sua dignità: lascia il posto all'UNESCO a causa dell'entrata nell'ONU della Spagna franchista così come è tra i pochi a criticare apertamente i metodi brutali del Soviet in occasione della repressione di uno sciopero a Berlino Est.[9]



Camus_stockholm



Il 16 maggio 1945 scoppia la prima ribellione in Algeria. Camus torna nel suo luogo natale per una cronaca. Conclude così il suo articolo: «Una grande politica, per una nazione povera, può essere soltanto una politica esemplare. Ho una sola cosa da dire a questo proposito: la Francia costruisca realmente la democrazia nei paesi arabi. La democrazia è un'idea nuova in un paese arabo. Per noi varrà più di cento eserciti e di mille pozzi di petrolio». Ad agosto Camus, unico intellettuale occidentale a farlo apertamente (ad eccezione di Albert Einstein) condanna con parole dure i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. In quell'anno può riunirsi nuovamente alla famiglia e a settembre nascono i figli gemelli Jean e Catherine.[9]

In questo periodo cura anche l'edizione postuma delle opere della pensatrice anarco-cristiana Simone Weil.[10]

Pubblica svariati articoli su alcune riviste dell'anarchismo filosofico francese, di cui condivide idee e finalità, pur criticandone il "nichilismo romantico" che l'ha caratterizzato storicamente. Già nel 1938 era stato allontanato dal PCF, ma la frattura con il Partito si formalizza definitivamente nel 1950 a Berlino al "Congresso per la libertà della cultura", con l'espulsione di Camus dal Partito unitamente a Léon Blum, André Gide, François Mauriac e Raymond Aron.[5]

All'inizio del 1946 si reca negli Stati Uniti, dove è accolto con diffidenza e sorvegliato dai servizi segreti (la futura CIA), mentre viene salutato con ammirazione dagli studenti delle università nelle quali si reca a tenere discorsi e lezioni. Termina La peste, che esce nel 1947 ed ottiene grande successo nonché il Premio dei critici.[9] Scrive una serie di articoli contro tutte le dittature, raccolti in Né vittime né carnefici, in cui affronta il problema della violenza nel mondo.[9][11] Quando, nel 1947, scoppia la rivolta antifrancese in Madagascar e ne segue una forte repressione, Camus afferma che «il fatto è chiaro e ripugnante: stiamo facendo tutto ciò che abbiamo rimproverato e rinfacciato ai tedeschi».[9]

Negli anni successivi lo scrittore deve fare i conti con una ricaduta della malattia: la tubercolosi giovanile ritorna a tormentarlo e lo costringe a lungo a letto e ad alcuni ricoveri in case di cura. La malattia regredisce quasi completamente, ma i danni ai polmoni sono ormai permanenti.[9]

Nel 1951 la pubblicazione de L'uomo in rivolta fa nascere una lunga polemica con Sartre ed i suoi amici: Camus auspica un nuovo umanesimo fondato sulla solidarietà e critica le degenerazioni del comunismo; Sartre rifiuta questo tipo di approccio, che considera borghese e passivo, ma Camus risponde ribadendo la sua fede nella democrazia e in ultima istanza, nell'anarchismo, pur mantenendo una posizione molto personale.[9]

Pochi amici gli restano accanto, dopo la rottura con la sinistra, «molti si allontanarono da lui. Solo alcuni amici gli rimasero vicini, come Nicola Chiaromonte e Ignazio Silone», come detto dalla figlia Catherine.[12]

SEGUE

 
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view post Posted on 7/3/2018, 21:40     Top   Dislike
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Il Nobel e gli ultimi anni

Nel 1957 Camus ricevette il premio Nobel per la letteratura, a testimonianza del valore letterario delle sue opere.[13]

Tra il 1959 e l'inizio del 1960 le condizioni di salute del quarantaseienne Camus sono ormai molto precarie (ormai da tempo entrambi i polmoni sono intaccati dalla tubercolosi, oltre che dal fumo).[5] Compie un viaggio in Grecia, ma a motivo della salute malferma deve rifiutare la direzione della Comédie Française, offertagli da André Malraux, scrittore e Ministro della Cultura francese. Camus chiede però di poter dirigere un teatro sperimentale.[9]
Camus a Stoccolma per il Premio Nobel

Il 4 gennaio di quell'anno, proprio nei giorni in cui discuteva i termini di questo accordo,[9] Albert Camus morì in un incidente d'auto a bordo di una Facel Vega FV3B, nel quale perse la vita anche il suo editore Michel Gallimard che era alla guida dell'auto: presso Villeblevin, vicino a Sens (Yonne) e sulla strada per Parigi, il conducente perde il controllo dell'automobile che guidava a circa 140 km/h in pieno rettilineo, prima di schiantarsi contro un platano.[13][14] Gallimard muore sul colpo, Camus viene estratto dall'auto ormai incosciente e con gravissime ferite, e poco dopo viene dichiarato morto. La figlia e la moglie di Gallimard si salvano e riferiscono di un forte rumore prima dello sbandamento, come un cedimento strutturale sotto la macchina.[15]

Sulla morte di Camus alcuni hanno espresso seri dubbi su un possibile attentato del KGB, per le sue ripetute denunce sull'invasione sovietica in Ungheria e per un discorso in favore del Nobel allo scrittore dissidente Boris Pasternak; nonostante l'incidente venga imputato anche alla sola velocità elevata del veicolo[16] e al blocco di una ruota o al cedimento di un asse[15], in alcuni documenti (tra cui appunti del diario del poeta e traduttore ceco Jan Zábrana, che riporta le rivelazioni di un suo amico e confidente russo) emergerebbe il sospetto che la vettura sia stata manomessa - tramite uno strumento per danneggiare gli pneumatici, danno che con l'alta velocità ne causò l'esplosione o la rottura[15][17] - dagli agenti segreti di Mosca per ordine del Ministro degli Esteri sovietico Šepilov, pubblicamente attaccato da Camus in un articolo del 1957.[13][15][18][19] In una scatola tra i rottami venne trovato un manoscritto di 154 pagine, dalla cui rielaborazione filologica la figlia Catherine ricostruisce il romanzo postumo e incompiuto Il primo uomo.
Tomba di Camus

Nelle sue tasche fu trovato inoltre un biglietto ferroviario non utilizzato, segno che probabilmente aveva pensato di usare il treno, cambiando idea all'ultimo momento. In passato aveva più volte sostenuto che il modo più assurdo di morire sarebbe stato proprio in un incidente automobilistico.[18]

Il corpo di Camus venne cremato e la sua tomba è nel cimitero di Lourmarin, in Provenza, dove aveva da poco acquistato un'abitazione.[5] Nel 2010, il presidente francese Nicolas Sarkozy, in occasione dei 50 anni dalla sua morte, propose di traslare le ceneri di Camus al Pantheon, il luogo dove riposano molti personaggi illustri della storia di Francia.[20] La famiglia però alla fine rifiutò: la figlia Catherine, incerta, confermò infine il suo rifiuto affermando che suo padre era "claustrofobico"; il figlio Jean affermò di considerare la cosa un controsenso, poiché prima, a suo parere, il presidente avrebbe dovuto proclamare una "riabilitazione morale" del padre, oggi considerato un simbolo dell'umanesimo moderno francese (venendo apprezzato da sinistra e destra), ma alla sua epoca criticato dalla maggioranza dei politici e intellettuali suoi connazionali. Affermò anche di temere anche una sorta di "appropriazione ideologica" della figura di Camus da parte della destra di Sarkozy.[21][22][23]

Il nipote di Camus, David (figlio di Jean), ha ripercorso successivamente le orme del nonno diventando anch'egli uno scrittore.
L'opera filosofica e il pensiero

« La nostra sola giustificazione, se ne abbiamo una, è di parlare in nome di tutti coloro che non possono farlo. »
(Albert Camus)

Camus si focalizza quindi sull'analisi dell'assurdo dell'uomo come condizione alienante e reale, non come necessità o unica via, ma da allontanare il più possibile dalla vita umana.[13]

Egli opera una diagnosi di tale problema esistenziale per risolvere il quale serve una cura che solo la solidarietà umana è in grado di produrre. L'uomo scopre la sua inconsistenza e la sua assurdità intuendo che solo attraverso la presa di coscienza di questo stato di cose si aprono nuovi orizzonti, il difficile è entrarci.[13]

Il suo interesse filosofico nasce, dopo la tesi giovanile su Plotino e Agostino d'Ippona, dalla lettura di Sartre (L'essere e il nulla), con cui condivise per un periodo l'orizzonte politico, e del primo Heidegger (Essere e tempo), ma egli rovescia subito gli assunti di entrambi; Camus infatti non parla dell'Essere, ma principalmente dell'Assurdo.[24][25] Oltre a questi, a Nietzsche, Proudhon e Stirner, per il pensiero di Camus furono fondamentali la lettura di Hermann Melville e del suo capolavoro Moby Dick, e gli scritti dell'anarco-cristiana Simone Weil, vicina anche a forme di gnosticismo moderno che influenzarono moderatamente lo stesso Camus.[26][27]

L'assurdo è penoso e la presa di coscienza di esso frustra e macera, ma è uno stimolo intellettuale importante ed è nel Mito di Sisifo che viene posto in maniera chiara il problema; ma la soluzione nella solidarietà umana appare solo nel 1943-'44 e ancora nel romanzo La peste, pubblicato nel 1945. La peste rappresenta perciò un superamento del senso tragico e assurdo dell'esistenza umana, oltre al nichilismo di derivazione nietzscheana. Di questo vi erano già i primi segni positivi nelle Osservazioni sulla rivolta, scritte nel 1945, e Lettre à un ami allemand.[13]
Camus nel 1957
L'ateismo e il senso della vita
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Esistenzialismo ateo.

Il tema della solidarietà umana è uno sbocco che è convincente solo in parte e che per alcuni versi pare addirittura forzoso e non privo di derive moralistiche. Ben diverso l'atteggiamento che sta alla base del grande e profondo tormento esistenziale molto esplicito sino all'inizio degli anni quaranta. Un tormento che si esprime nell'ateismo esistenziale espresso nelle prime parole con cui si apre il saggio Il mito di Sisifo, pubblicato nel 1942 da Gallimard, dove egli scrive:

« Vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta, è rispondere al quesito fondamentale della filosofia »
(Il mito di Sisifo[28])

Nel 1952, con L'uomo in rivolta, Camus affronta il tema della violenza, sia essa metafisica, libertaria o terroristica. L'opera è anche un'analisi socio-psicologica profonda delle motivazioni che portano alla rivolta violenta e all'omicidio.[13]

Ne L'uomo in rivolta Camus prosegue anche e realizza la sua polemica con la rivista Les temps modernes diretta da Jean-Paul Sartre. È la fine di un sodalizio che aveva visto sintonia e numerose collaborazioni sin dal secondo dopoguerra e che ha così fine. Ma ciò non significa affatto, come qualcuno erroneamente sostiene, che Camus, contrapponendosi a Sartre, non sia più un esistenzialista ateo, ma semplicemente che egli intende abbandonare il pessimismo estremo per lasciare l'orizzonte aperto alla speranza di un senso del lottare contro il male. Alla rivolta "metafisica" e a quella "storica", Camus oppone la rivolta dell'"arte". La creatività alla base di questa rivolta deve tuttavia evitare gli estremi del realismo e del formalismo, conseguendo insieme realtà e forma. I valori della cultura mediterranea sono alla base di questa rivolta perché tale pensare è "misurato" e quindi ha come obiettivo il relativo offrendo solo una giustizia "relativa" che evita gli estremi.[13]

Camus tuttavia evita di solito di definirsi ateo, per non confondersi con il materialismo storico degli atei militanti che ha rifiutato.[29]

 
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view post Posted on 27/10/2018, 19:40     Top   Dislike
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"... la figlia Catherine, incerta, confermò infine il suo rifiuto affermando che suo padre era "claustrofobico" ..."

Forse non è vero, non so, ma chi non preferirebbe riposare lì piuttosto che in un edificio nel cuore di Parigi

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