IL FARO DEI SOGNI

Uzbekistan

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view post Posted on 27/2/2018, 16:53     Top   Dislike
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L'Uzbekistan, ufficialmente Repubblica dell'Uzbekistan (in uzbeco O‘zbekiston Respublikasi, Ўзбекистон Республикаси[5]) è uno stato dell'Asia centrale, già parte dell'Unione Sovietica. Confina a nord e a ovest con il Kazakistan, a est con il Kirghizistan e il Tagikistan, a sud con l'Afghanistan e il Turkmenistan; assieme al Liechtenstein è (se non si considera il mar Caspio un mare vero e proprio) l'unico paese al mondo doppiamente senza sbocchi sul mare, ovvero che non ha sbocco sul mare e confina con stati anch'essi tutti senza sbocco sul mare. La lingua ufficiale è l'uzbeco.[1]



Video



Geografia


Esteso per 1500 km da nord-ovest a sud-est, con una larghezza media che non supera i 300 km, l'Uzbekistan si allunga dalle falde occidentali del massiccio dell'Alaj (a est), che inquadrano la valle del Fergana (una fossa di sprofondamento), sino alle rive del vastissimo lago d'Aral (a ovest), residuo di un antico mare, a soli 53 m di altitudine. Nel territorio si distinguono due zone geomorfologiche e climatiche.

La parte occidentale è dominata dalla steppa arida del Kyzylkum (300.000 km², in parte nel Kazakistan), che arriva sino all'Aral. L'Amu Darya, che segna per un lungo tratto il confine con il Turkmenistan, divide questa zona semidesertica, ricca di giacimenti di gas naturale, dall'altopiano desertico del Karakumy (in territorio turkmeno) e dal deserto dell'Ustjurt, che si estende a Ovest dell'Aral sino al Caspio. Le pianure che circondano il Lago d'Aral appartengono alla Repubblica Autonoma dei Karakalpak. In tutta la regione occidentale il clima è continentale secco, con temperature minime in gennaio di -29 °C e massime estive di +45 °C; le precipitazioni sono inferiori a 100 mm annui.

Nella parte orientale, i bacini fluviali del Zeravšan, dell'Amu Darya e del Syr Darya sono separati dalle estreme propaggini dei Tian Šan, dell'Alaj e del Pamir, catene montuose giovani e fortemente sismiche. La più elevata tra queste è quella dei Gissar, dove al confine con il Tagikistan si trova la più alta vetta del paese, il Khazret Sultan (4643 m s.l.m.) Tra le catene dell'Alatau e dell'Alaj si estende la già menzionata pianura del Fergana, bacino tettonico lungo 300 km e largo 100, bagnato dal Syrdar'ja e dai suoi affluenti, in cui si concentra una parte rilevante della popolazione. La frontiera con il Tagikistan taglia queste catene e le valli che le separano in modo assai complesso: la valle del Fergana, per esempio, è separata dalla capitale Taškent da territorio tagico. Il controllo dei corsi d'acqua, essenziale per la vita economica, crea rivalità tra i due Paesi. Nelle valli fluviali e sulle pendici montuose la continentalità del clima si attenua e aumentano le precipitazioni (da 300 mm annui nelle pianure a più di 1000 sui rilievi).

Il 4,6% del territorio è costituito da aree protette.




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Storia

I territori dell'attuale Uzbekistan furono compresi nelle satrapie di Sogdiana e Corasmia dell'impero Achemenide, fino alla conquista di Alessandro Magno. Successivamente la regione entrò a far parte degli stati Partico e Sasanide. Nel Medioevo emerge per la prima volta l'elemento turco con la potenza qaraqanide (IX-XII secolo), che si rafforzerà dall'XI secolo a spese del regno persiano dei Samanidi. Questa verrà poi soppiantata dai Mongoli all'inizio del XIII secolo, che fonderanno il regno centroasiatico del Chagatay, peraltro rapidamente turchizzandosi nella lingua e nei costumi. Successivamente, con l'emergere della figura di Tamerlano che si riproponeva di rinnovare i fasti e le conquiste di Gengis Khan, Samarcanda diverrà uno dei grandi centri della civiltà timuride e dell'Asia Centrale musulmana.

Dal XVI secolo, con la dinastia di origine mongola degli Shaybanidi il paese comincia a chiamarsi Uzbekistan e nella seconda metà del secolo la capitale viene spostata a Bukhara. Emergono successivamente due formazioni destinate a durare tra alterne vicende fino alla metà del XIX secolo: il Khanato di Khiva e il Khanato di Bukhara, spesso in conflitto tra loro, e dal Settecento si formerà, più a est, il Khanato di Kokand. La regione fu per tutta l'epoca dell'Impero Safavide (XVI secolo - metà del XVIII secolo) al centro di conflitti sia con i sovrani persiani che, più tardi, con la nascente potenza russa. Nel XIX secolo, l'impero russo cominciò la sua espansione nell'Asia centrale; ma a differenza di altri territori turchi centroasiatici (Kazakistan, Kirghizistan), Khiva e Bukhara non vennero subito annesse, bensì divennero emirati vassalli della Corona Zarista.

Sullo sfondo è il periodo del "Grande gioco", ovvero del confronto geopolitico e militare tra Impero russo e Impero britannico, che si fa solitamente iniziare nel 1813 e finire con la convenzione anglo-russa del 1907. All'inizio del XIX secolo circa 2000 miglia separavano l'India britannica e le regioni periferiche della Russia zarista. Gran parte di quelle terre non erano neanche tracciate sulle mappe. Dopo la rivoluzione bolscevica del 1917 seguì una seconda fase dei rapporti con la Russia, con la creazione, dopo varie complesse vicende, della Repubblica bolscevica di Bukhara. In seguito, malgrado alcune prime resistenze ai bolscevichi, l'Uzbekistan entrò a far parte dell'Unione Sovietica.

Il 1º settembre 1991 l'Uzbekistan, seppur riluttante, dichiarò l'indipendenza. Mentre gli stati baltici guidarono la battaglia per l'indipendenza, quelli dell'Asia centrale ne ebbero timore. "Le forze indipendentiste che spingevano per la separazione dall'Unione (Sovietica) erano molto deboli in Asia centrale. Dopo il tentativo di colpo di stato dell'agosto 1991, tutte le nazioni dell'Asia centrale ritennero che l'Unione fosse qualcosa da preservare", scrisse Michael McFaul nella sua "Russia's Unfinished Revolution"[senza fonte].

Il 13 maggio 2005, violente dimostrazioni di protesta scoppiarono nella città di Andijan, nella regione di Ferghana, in seguito alle azioni di antiterrorismo del governo, che portarono all'arresto di 23 cittadini accusati di essere integralisti islamici. In seguito ai tumulti i soldati spararono sulla folla uccidendo molte centinaia di persone (meno di 200 secondo le fonti ufficiali)[6][7]. I dimostranti per ritorsione presero in ostaggio 30 persone. Nello stesso giorno a Taškent, un sospetto kamikaze venne colpito ed ucciso all'esterno dell'ambasciata d'Israele. La repressione del presidente Islom Karimov, poi estesa, si ritiene che abbia provocato anche altre vittime, non conteggiate negli elenchi ufficiali. In seguito alla repressione si ritiene che comunque i capi più importanti della rivolta "islamista" siano fuggiti ed abbiano trovato rifugio in Afghanistan, dove è stata segnalata la loro presenza nella regione del Vaziristan pakistano.



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Lingue

L'uzbeco (una lingua turca orientale) è la lingua ufficiale[1], ed è parlata dalla maggioranza della popolazione. Vi è stato un tentativo dal 1991 di trascriverla mediante l'alfabeto latino, ma al momento viene utilizzato solo per i siti web, per la valuta locale, il Som uzbeco, e per i luoghi turistici e d'interesse più rilevanti (stazioni, ecc.); negli altri ambiti, soprattutto quello della stampa e della cartellonistica, è ancora ampiamente utilizzato l'alfabeto cirillico. Tra le lingue parlate dalle minoranze è importante il tagico (una variante orientale del neopersiano), diffuso ancora a Bukhara e a Samarcanda e collegato alla prestigiosa tradizione della letteratura persiana. Il russo è la lingua inter-etnica e viene largamente usato -parallelamente all'uzbeko- nella vita comune, soprattutto nei grandi centri urbani e per la gran parte delle attività commerciali e governative.
Religione
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa cattolica in Uzbekistan.
Moschea Shakh-i Zindeh a Samarcanda.
Moschea di Bukhara.

Secondo una ricerca stilata nel 2017 dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America, il 79% degli Uzbeki aderisce all'Islam e il 5% alla Chiesa russo-ortodossa, mentre il rimanente 16% professa altri credi religiosi.[8] Una relazione del Pew Research Center, invece, riferisce che 96,3% degli Uzbeki sono musulmani.[9] Si registrano inoltre alcune migliaia di ebrei, ciò che resta di un'antica e consistente comunità in gran parte emigrata in Israele e negli USA.[10]

Come in altri paesi dell'Asia centrale, la pratica dell'Islam, pur predominante, non è unitaria e riflette tradizioni, movimenti di riforma e secolarizzazioni che si sono avvicendati specialmente nel corso del Novecento:[10] ne risulta che il 54% dei musulmani non aderisce ad alcuna corrente, mentre sunniti e sciiti sono rispettivamente il 18% e l'1%.[11]



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Cultura

Letterature dell'Uzbekistan

Storicamente la corte iranica di Bukhara fu il primo grande centro di diffusione della letteratura persiana sin dal X secolo. Il territorio dell'attuale Uzbekistan cominciò a venire gradualmente turchizzato a partire dall'epoca qarakhanide (X-XII secolo), e l'elemento iranico vi divenne demograficamente minoritario dall'epoca mongola. Tra le prime grandi figure è quella del mistico sufi e poeta Ahmad Yasawi (morto nel 1166), cui è attribuito un canzoniere di quartine mistico-moraleggianti e che è pure all'origine dell'omonima confraternita mistica dei "Yasawi". Altra notevole figura è quella del lirico Khwarizmi (XIV secolo) autore di un notevole poema: il Libro dell'amore (mohabbat-name). Ma la cultura letteraria fu sempre monopolizzata dal persiano almeno fino al periodo timuride, ossia l'epoca inaugurata dall'emergere di Tamerlano a cavallo tra il Trecento e il Quattrocento.

Nel XV secolo si afferma con il grande poeta e poligrafo bilingue (persiano e turco) Ali Sher Nava'i (morto nel 1501 a Herat) la prima orgogliosa rivendicazione della piena dignità letteraria del turco dell'Asia Centrale (turco chagatay): a questo scrittore, autore di poemi e canzonieri, è dovuto infatti un celebre trattatello che mette a confronto pregi e difetti delle due lingue. A Babur (morto nel 1530), sovrano salito al trono nel 1494 e pronipote di Tamerlano, si deve un famoso diario, il Babur-name, in cui le impressioni e esperienze personali si alternano alla narrazione delle imprese di conquista, soprattutto quelle relative alla campagna d'India che getterà le basi dell'Impero Moghul. Dopo di allora il bilinguismo tra gli scrittori turchi dell'Asia Centrale rimane comunque diffuso. A partire dall'Ottocento avviene una progressiva familiarizzazione con la cultura europea, mediata dalla Russia zarista che assoggetta progressivamente il territorio uzbeco alla propria sovranità.

In epoca sovietica, quando avverrà il passaggio dall'alfabeto arabo all'alfabeto cirillico, si andrà progressivamente affermando la supremazia di una letteratura in turco uzbeco; ma la consistente minoranza persofona tagica continuerà a mantenere accesa la fiaccola della tradizione letteraria persiana. A livello estetico e tematico, la letteratura uzbeca di epoca sovietica si andrà ampiamente sintonizzando con i dettami del "realismo socialista" e delle "forme nazionali" dell'arte; molti scrittori comporranno anche in russo. Con la recentemente riacquistata indipendenza, dopo la caduta dell'URSS, si sono messe in moto altre complesse dinamiche di distanziamento dalla cultura russa e di contemporaneo rinsaldamento del legame con la tradizione islamica da un lato, e con il patrimonio folklorico-culturale panturco dall'altro. Uno dei primi cambiamenti fu la reintroduzione nel 1991 dell'alfabeto latino, vietato da Stalin nel 1940, cambiamento peraltro da ritenersi fallito in quanto il cirillico è tuttora ed ampiamente l'alfabeto più usato. Il passaggio all'indipendenza non ha invece significato maggior libertà di espressione artistica, come prova emblematicamente il caso dello scrittore Hamid Ismailov autore del romanzo satirico The Railway (2006), messo al bando dalle autorità.



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Arte

L'arte preislamica del territorio uzbeco va inquadrata nella storia dell'arte delle grandi formazioni storico-culturali succedutesi nell'area: achemenide, greco-battriana, partica, sasanide. L'arte uzbeca contemporanea si inserisce nella grande tradizione dell'arte islamica cui, dal XIX secolo, si sono via via aggiunti gli influssi di correnti occidentali soprattutto attraverso la mediazione della cultura russa zarista e, più tardi, sovietica (realismo socialista, "forme nazionali" di arte ecc.).



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Tajiks_of_Uzbekistan

 
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Generalità

Situato nel cuore dell'Asia centrale, chiuso all'interno di una linea di confine tra le più tortuose della regione, l'Uzbekistan occupa la porzione superiore del corso del Syrdarīya e dell'Amudar'ja, dalle cui acque traggono la vita tutti i Paesi della regione, in larga parte caratterizzata da steppe, deserti e montagne. Il suo territorio è stato soggetto alle dominazioni di alcuni dei più grandi imperi asiatici: dagli Stati persiani come la Battriana, la Corasmia e la Sogdiana, al regno di Alessandro Magno che soggiornò a Samarcanda; dalle dinastie turche e arabe, ai persiani Samanidi, che resero la città di Buhara protagonista di una rinascita cultuale religiosa ed economica; o, ancora, al passaggio dei Ghaznavidi e dei Timuridi, al cui condottiero, Tamerlano, gli uzbechi moderni ancora guardano come modello culturale su cui fondare un'identità nazionale; fino alla lunga parentesi sovietica che ha preceduto la proclamazione dell'indipendenza. Nonostante l'impatto forzoso con la cultura dell'URSS, che ha imposto la collettivizzazione dell'agricoltura, decimato la classe politica e i suoi maggiori esponenti e ridisegnato più volte i confini secondo i propri interessi, rispetto agli Stati vicini ugualmente soggetti all'influenza russa, la popolazione uzbeca ha mantenuto più saldamente alcuni tratti propri, resistendo maggiormente al processo di russificazione messo in atto dall'impero di Mosca. Ma la trasformazione in Stato indipendente, avvenuta solo alla fine del XX secolo, non ha tuttavia portato a compimento il processo di democratizzazione che avrebbe dovuto procedere di pari passo. La nuova repubblica, formalmente democratica e laica, mostra ancora diversi segni di arretratezza e nasconde dietro la facciata istituzionale molte questioni irrisolte. Carcerazioni arbitrarie dei dissidenti politici, disparità di trattamento e di diritti tra uomini e donne, controllo dei mezzi di comunicazione, brogli elettorali sono solo alcuni degli aspetti che caratterizzano il regime politico del Paese ormai al governo ininterrottamente dallo scioglimento dell'URSS, di fronte al quale la risposta internazionale appare contrastante, divisa tra la condanna e la denuncia degli osservatori stranieri e l'appoggio che le grandi potenze, a partire dagli USA, ancora conferiscono allo Stato uzbeco, appoggio motivato dalle attrattive economiche e strategiche che l'Uzbekistan continua a suscitare per gli interessi occidentali.



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Lo Stato


Già Repubblica federata nell'ambito dell'URSS, l'Uzbekistan è diventato indipendente dopo il suo dissolvimento, nel 1991. Secondo la Costituzione del 1992 (emendata nel 2002), l'Uzbekistan è una repubblica presidenziale; il presidente della Repubblica, che detiene ampi poteri di governo, è eletto a suffragio diretto per 7 anni; il potere legislativo è esercitato dal Parlamento, formato da due camere: il Senato (composto da 100 membri) e la Camera dei deputati (composta da 120 membri eletti con mandato quinquennale). Il potere esecutivo è esercitato dal primo ministro e dal Consiglio dei ministri nominati dal presidente previa approvazione della Camera dei deputati. Il sistema giudiziario si basa sul codice civile. Non è accettata la giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia.

Nel Paese è in vigore la pena di morte. Il sistema di difesa dello Stato prevede due corpi (esercito e aviazione) e una guardia nazionale. Il servizio militare è obbligatorio a partire dai 18 anni d'età. La durata della leva è due anni. L'istruzione è gratuita e obbligatoria dai 7 anni ai 17 anni d'età.

La scuola primaria ha una durata di 4 anni, la scuola secondaria è divisa invece in due cicli, della durata rispettivamente di 5 e 2 anni. Il livello di alfabetizzazione del Paese è molto alto, come in tutte le repubbliche ex sovietiche: nel 2003, il tasso di analfabetismo si attestava infatti all'1%. In Uzbekistan sono presenti numerosi centri in cui vengono impartiti gli insegnamenti superiori, tra cui si ricordano Kirguli (Istituto politecnico), Taškent (dove hanno sede tra le altre, l'Università nazionale dell'Uzbekistan e l'Università statale di economia), Samarcanda, Karši e Namangan.

Numerose sono anche le scuole a carattere religioso e nella capitale è attiva, dal 1999, un'università islamica.


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Territorio: geografia umana

La popolazione è costituita prevalentemente da uzbechi (78,3%), ma sono presenti anche consistenti minoranze di Tagichi (4,7%), kazachi (4,1%), tatari (3,3%), russi (2,5%), e caralpachi (2,1%), oltre a coreani (0,9%), kirghisi (0,9%) ecc. Dopo l'indipendenza si è assistito a un aumento degli uzbechi e un calo negli altri gruppi, in particolare in quello russo. La densità è di 61 ab./km², ma la distribuzione non è omogenea: solo un quinto degli abitanti vive nell'area nordoccidentale (Repubblica autonoma dei Caracalpachi, Navoj, Horezm e Buhara) mentre la restante parte è concentrata nelle più piccole province sudorientali, le più popolose delle quali sono Samarcanda, Taškent e Fergana (ricca regione al confine con Tagikistan e Kirghizistan). Appena poco più di un terzo della popolazione vive in città: l'unico vero polo urbano è la capitale Taškent, il solo con più di un milione di ab.; altre grandi città sono Namangan, Andižan, sedi di industrie, e Samarcanda, l'antica capitale, importante centro storico e culturale del Paese. Gli altri capoluoghi di provincia non superano i 250.000 ab..


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Territorio: ambiente


La maggior parte del territorio è ricoperto dalla tipica vegetazione dei deserti centro-asiatici, detta tugai, con cespugli ed erba, che ospita, il lupo, la volpe, la gazzella, l'antilope.

La foresta ripariale uzbeca, in particolare quella lungo il fiume Amudar'ja, è in gran parte scomparsa ed è venuto meno anche l'habitat di specie protette come il cervo di Buhara; nel 2002 il WWF, insieme alle autorità locali, ha predisposto progetti per la protezione di questo ecosistema. Nelle aree montane vivono invece lupi, orsi, cervi, cinghiali, stambecchi nonché numerose specie di uccelli.

L'inquinamento dei terreni e delle acque, causato dall'uso di pesticidi e altri agenti nocivi in agricoltura (specie per la coltivazione intensiva di cotone), ha avuto gravi ripercussioni anche sulla salute della popolazione ed è una delle cause della progressiva salinizzazione dei suoli, ma sono l'evaporazione del lago d'Aral e la scomparsa del suo ecosistema a rappresentare la più urgente questione che il Paese si trova a dover affrontare.

Il 1,9% del territorio costituisce zona protetta e comprende due parchi nazionali e varie altre aree protette.


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Cultura: generalità

Al pari delle altre repubbliche nate dopo la fine dell'URSS, la vita e la cultura nell'Uzbekistan odierno sono il risultato di fattori eterogenei: alla matrice sovietica è necessario sommare elementi storici (le origini di un popolo che discende dall'incrocio tra popolazioni nomadi e sedentarie dell'Asia centrale, le conquiste e l'assoggettamento a diversi khānati), religiosi (la diffusione dell'Islam), economico-politici (il recente passato caratterizzato dal difficile passaggio all'indipendenza). A vario titolo e in misura diversa, questi motivi ricorrono nelle tradizioni, nelle espressioni artistiche, nell'organizzazione sociale del Paese. Dal punto di vista letterario questa regione ha espresso importanti figure di scrittori e poeti, sia in epoche passate, al-Bīrūnī (XI sec.), Ali Sir Nevai (XV sec.), sia nel XX secolo, con Abdalrauf Fitrat (1886-1938), autore di dialoghi in prosa e versi. Tra i contemporanei meritano di essere citati Jamal Kemal (n. 1938), definto poeta nazionale, e la poetessa Zebo Mirzaeva (n. 1964), tra le voci più interessanti della poesia uzbeca contemporanea. L'arte e l'architettura dell'Uzbekistan esprimono al meglio le numerose influenze e presenze alternatesi nel corso dei secoli, di cui Samarcanda resta esempio insuperato, forse nell'intera Asia centrale. La città, posta sulla Via della Seta, è infatti tra le quattro bellezze nazionali inserite dall'UNESCO nel patrimonio dell'umanità: oltre a questa, nominata nel 2001, compaiono la città storica di Itchan-kala (1990), la città storica di Buhara (1993) e il centro storico di Shakhrisyabz (2000).


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Cultura: tradizioni

Nota predominante del carattere degli uzbechi è l'ospitalità, manifestata senza riserve a chiunque voglia condividere tempo ed esperienze. A differenza di molti dei popoli centroasiatici, infatti, gli uzbechi hanno una natura per lo più sedentaria, dedita all'allevamento, all'artigianato, al commercio, alla vita in villaggio e in famiglia (che soprattutto nelle realtà rurali è numerosa, fino a comprendere 5-6 figli). È soprattutto nelle arti applicate e nell'artigianato che gli artisti e gli abitanti dei villaggi hanno mantenuto vive le tecniche e i motivi tradizionali, e in queste dimensioni, oltre che nelle occasioni di festa, nelle cerimonie (come il giorno dell'Indipendenza, il 1° settembre) e nelle ricorrenze religiose, si incontrano più facilmente uomini e donne vestiti con indumenti tipici, che variano a seconda delle caratteristiche climatiche delle diverse regioni. Altro luogo prediletto per gli incontri, le chiacchiere, lo scambio, oltre che il commercio, è il bazar, il mercato. La cucina uzbeca comprende alcuni piatti classici della regione centro-continentale come il plov, a base di riso e verdura, e lo shashlyk, carne arrosto; molto comune è il tè. Alle forme di folclore più tradizionali si sono aggiunte nel corso degli ultimi decenni espressioni artistiche di pura propaganda politica, prima sotto il regime sovietico, poi in ossequio alla esuberante personalità del presidente Karimov.


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Cultura: arte

In epoca sassanide e in quella islamica il territorio dell'Uzbekistan subì l'influsso artistico iranico. Si conservano le rovine di notevoli monumenti islamici, sia civili (il palazzo del governatore di Termez, sec. XI-XII, il caravanserraglio di Rabāṭ-i Malik, sec. XI), sia religiosi (moschee di Maġāk-i Aṭṭārī, sec. XII, e di Namāzgāh, 1119, a Buhara; mausolei dei Samanidi a Buhara, di Ḥakīmī al-Tirmizī e di Sultan-Sa'adat, sec. XI, a Termez). L'Uzbekistan conobbe una grande fioritura artistica nel sec. XV, specie per opera di principi come Tīmūr (Tamerlano) e Ulūgh Beg, cui si deve il grande sviluppo di Samarcanda, divenuta uno dei più importanti centri culturali dell'epoca. I monumenti (soprattutto edifici religiosi e mausolei) si caratterizzano per l'originalità della struttura e della decorazione, nelle quali appare evidente l'incrociarsi di diversi influssi culturali, dalla tradizione locale all'islamica, alla cinese. Nelle arti applicate ebbe grande importanza la ceramica, specie a Samarcanda, nei sec. XV-XVI, quando si imitarono le porcellane cinesi in blu e bianco, e nei sec. XVI e XVII la miniatura, legata allo stile di Herāt, ma con grandi artisti indipendenti, come Muḥammad Murād Samarqandi. La produzione artistica dei secoli successivi declinò in una ripetizione sempre più stanca dei motivi tradizionali; continuò tuttavia assai vivace quella artigianale con la produzione di ceramiche, metalli e soprattutto dei celebri tappeti di Buhara. Con l'annessione all'URSS, sostanzialmente l'Uzbekistan si inserì nel più vasto contesto culturale di quel Paese, subendone i diversi influssi. Gli anni Venti e Trenta del XX sec. furono infatti cruciali per la nascita di un vero movimento artistico uzbeko, pur se stimolato da capiscuola russi. A partire dagli anni Sessanta, invece, più evidente è stata, soprattutto nella pittura, la sintesi attuata dagli artisti uzbechi fra tradizione, influenze occidentali e suggestioni dell'Estremo Oriente. Tra i più rilevanti, V. Burmakin (n. 1938) e, più recenti, B. Ismailov (n. 1973) e B. Makhkamov (n. 1958). Nella scultura emerge il nome di R. Suleimanov (n. 1950). Nei periodi più recenti la ricerca dei nuovi artisti si è allargata anche a nuove tecniche espressive, con l'adozione di forme quali installazioni e performance.


fonte www.sapere.it/enciclopedia/Uzbekistan.html

 
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