IL FARO DEI SOGNI

BIOGRAFIA DI Erasmo da Rotterdam

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view post Posted on 5/1/2018, 00:02     Top   Dislike
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Erasmo da Rotterdam, pseudonimo: Desiderius Erasmus Roterodamus (Rotterdam, 1466/1469 – Basilea, 12 luglio 1536), è stato un teologo, umanista e filosofo olandese.

Firmò i suoi scritti con lo pseudonimo di Desiderius Erasmus. La sua opera più conosciuta è l'Elogio della follia. È considerato il maggiore esponente del movimento dell'Umanesimo cristiano.



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La giovinezza di Erasmo


Le informazioni sulla famiglia e sulla prima giovinezza di Erasmo si possono dedurre solo da scarsi indizi sparsi nei suoi scritti. Nacque a Rotterdam o a Gouda, nei Paesi Bassi, allora territorio del Ducato di Borgogna, in un anno imprecisato tra il 1466 e il 1469, dalla relazione tra Margherita, una donna di Gouda figlia di un medico, e un prete di nome Geert, i quali avevano già avuto qualche anno prima un altro figlio, Pieter. Anche se le convivenze più o meno mascherate di preti con donne erano relativamente diffuse,[1] tale circostanza fece però sì che Erasmo non amasse parlare delle proprie origini.

Battezzato con il nome di Erasmo,[2] adottò in seguito il secondo nome di Desiderio.[3] Fece i primi studi a Gouda e all'incirca dal 1476 frequentò la scuola capitolare di San Lebuinus a Deventer, dove apprese soprattutto la lingua latina e la retorica. Quella scuola, definita da Erasmo ancora barbara,[4] solo alla fine del suo soggiorno fu retta dall'umanista Alexander Hegius, ed Erasmo ebbe l'occasione di ascoltarvi una volta il famoso Rudolf Agricola.

Dopo la morte dei genitori per peste nel 1483, i tutori di Erasmo e Pieter, che speravano che i due giovani prendessero i voti monastici, li mandarono a studiare in una scuola dei Fratelli della vita comune, a 's Hertogenbosch, da dove tornarono a Gouda dopo due anni, a causa di una nuova epidemia di peste. Pieter si fece frate nel convento di Sion, vicino Delft, e poco dopo, nel 1487, Erasmo entrò nel convento agostiniano di Steyn, nei pressi di Gouda. Qui Erasmo si legò con intensa amicizia al suo compagno di cella, Servatius Rotger, di poco più giovane, che divenne in seguito priore di quel convento: «Io ti amo più dei miei occhi, della mia anima, insomma più di me stesso»,[5] e «Tu conosci la mia pusillanimità: se non ho nessuno su cui appoggiarmi e riposare, mi struggo in lacrime e prendo a noia la vita»,[6] gli scriveva in lettere dove l'eccesso del sentimento si univa all'amore delle citazioni classiche. Molti anni dopo, riflettendo sul suo passato, Erasmo scriveva che «la gioventù suole concepire fervide simpatie verso alcuni compagni».[7] I legami di affetto e di intimità nelle amicizie maschili erano del resto molto frequenti nell'età rinascimentale,[8] e i toni usati da Erasmo non provano che egli fosse animato da desideri erotici. Non risulta nessuna accusa di omosessualità mossagli durante la sua vita, ed egli stesso si impegnò a condannare la sodomia nei suoi scritti e ad elogiare il desiderio sessuale nel contesto del matrimonio tra uomo e donna.[9]
Medaglia con l'effigie di Erasmo, ad opera di Quentin Metsys

Poco alla volta imparò a controllarsi e alla figura dello studente sentimentale subentrò quella del latinista che discorre di letteratura e dà consigli di stile. In una lettera all'amico Cornelius Gerard[10] egli mostrò di aver acquisito la conoscenza di tutti i maggiori autori classici latini, di Agostino, di Gerolamo, di umanisti italiani, tra i quali spicca Lorenzo Valla, le cui Elegantiae erano per lui un modello di bonae litterae moderne.



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Il viaggio in Italia


Il nuovo secolo si era aperto per Erasmo con nuovi viaggi da Parigi a Orléans, poi a Lovanio nel 1502, ancora a Parigi nel 1505, dove pubblicò le Annotationes al Nuovo Testamento di Lorenzo Valla, primo esempio della sua attività di curatore ed esegeta di manoscritti.

Dopo una breve permanenza in Inghilterra, dal 1506 al 1509 Erasmo visse in Italia. Dopo un primo periodo trascorso a Torino, dove il 4 settembre 1506 si laureò in teologia presso la locale Università allora situata nei pressi dell'attuale via Garibaldi,[42] si trasferì a Bologna e di qui a Venezia, ospite del suocero dell'editore Aldo Manuzio. Con lui abitava l'umanista Girolamo Aleandro, dal quale Erasmo prese lezioni di greco: destinato a una carriera ecclesiastica di grande successo, l'Aleandro diventerà cardinale e nunzio pontificio, e accuserà Erasmo di essere un eretico e un fomentatore della Riforma protestante.[43] Erasmo approfittò del soggiorno veneziano per procurarsi altri manoscritti di autori greci e per lavorare intensamente agli Adagia che ampliò notevolmente e fece pubblicare dal Manuzio nel 1508. Visitò anche Padova e Siena, fu a Napoli, a Cuma e, nel 1509, a Roma, dove conobbe i cardinali Domenico Grimani e Giovanni de' Medici, gli umanisti Raffaele Riario ed Egidio di Viterbo - altro suo futuro, accanito avversario - e assistette, il venerdì santo, a una predica tenuta di fronte a Giulio II nel quale l'oratore paragonava il papa a Giove che impone la sua autorità ai potenti del mondo.[44]

La notizia della morte del re inglese Enrico VII nell'aprile del 1509 e della prossima salita al trono di Enrico VIII, comunicatagli dall'amico Blount con un invio di denaro e il miraggio dei grandi successi che lo avrebbero atteso in Inghilterra,[45] lo spinse a lasciare Roma, e come all'andata in Italia era andato scrivendo un De senectute, così nel viaggio di ritorno, «per non perdere in chiacchiere da rozzi illetterati tutto il tempo»,[46] gli venne in mente di celebrare l'elogio della pazzia, quel Moriae encomium che nel titolo ricordava il nome dell'amico Tommaso Moro che si riprometteva di rivedere nella lontana isola.



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Gli ultimi anni e la morte
Inviso ormai ad ambo gli schieramenti – il 19 gennaio 1543 i suoi libri saranno bruciati a Milano insieme a quelli di Lutero – Erasmo morì la notte fra l'11 e il 12 luglio 1536 a Basilea dove era tornato per controllare la pubblicazione dell'Ecclesiaste. Fu sepolto nella cattedrale ormai dedicata al culto riformato, sebbene egli fosse sempre rimasto cattolico.



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La dottrina

Sebbene Erasmo fosse rimasto per tutta la vita cattolico, criticò con magistrale e caustica ironia gli eccessi presenti nella Chiesa cattolica del suo tempo, per proporre invece una philosophia Christi che si incardinasse su una religiosità interiore, sostanziata da una pratica costante della carità. Utilizzando i lavori filologici di Lorenzo Valla preparò una nuova versione greca e latina del Nuovo Testamento apprezzata tra l'altro da Lutero, nei confronti del quale tuttavia Erasmo fu protagonista di una celebre polemica sulla questione del libero arbitrio.
Il pensiero umanistico e riformatore di Erasmo

Al centro dello spirito innovatore con cui Erasmo intendeva riformare la Chiesa vi erano da un lato i valori del mondo classico, dall'altro la riscoperta del cristianesimo delle origini. Egli cercò sempre una sintesi tra queste due visioni della vita, sintesi che del resto era già al centro dei propositi dei filosofi rinascimentali e neoplatonici, come ad esempio Niccolò Cusano, Marsilio Ficino e Pico della Mirandola. Nel tentativo di conciliare l’humanitas classica con la pietas cristiana, egli partiva comunque da posizioni meno dottrinali e più attinenti all'aspetto della condotta pratica.

In ossequio all'ideale dell’humanitas, cioè della greca "filantropia" (l'amore per l'umanità), Erasmo credeva nel rispetto della dignità dell'uomo[79], il cui riconoscimento passa per la concordia e la pace, da realizzare con l'uso sapiente della ragione. Richiamandosi a Seneca, Cicerone e Agostino, condannava le varie forme di violenza e di prevaricazione dei potenti sui deboli, deprecando le torture e la pena di morte.

Riguardo invece al sentimento della pietas, che per Erasmo costituisce il nucleo centrale del cristianesimo, era convinto dell'importanza di una fede radicata nell'interiorità dell'animo. Le pratiche esteriori della vita religiosa secondo Erasmo non hanno valore se non sono ricondotte alle virtù essenziali del cristiano, cioè l'umiltà, il perdono, la compassione e la pazienza. Predicò una tolleranza religiosa che facesse a meno di cacce all'eretico e di aspre contese critiche e dottrinali.

Per riformare e purificare la vita della fede, Erasmo elaborò quindi un progetto generale di riforma religiosa fondata su un'educazione culturale, volta a porre rimedio ai maggiori pericoli da lui paventati, che erano principalmente:

il decadimento morale del clero e l'ostentata ricchezza dei vescovi;
l'esplosione di interessi nazionalistici e particolaristici tali da poter frantumare l'unità dei cristiani;
una teologia scolastica che gli sembrava impaludata in questioni inutili e distanti dalla prassi cristiana.

Erasmo si impegnò soprattutto per diffondere il sapere dei classici, tramite l’eloquentia (ovvero l'arte di persuadere), e per depurare la Bibbia dalle incrostazioni medievali rendendola accessibile a tutti, tramite un lavoro di critica filologica.



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