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| Tifone era andato sul monte Nisa, dove le tre Moire gli offrirono frutti effimeri facendogli credere che gli avrebbero ridonato forza, mentre invece lo predisponevano a sicura morte. Tifone raggiunse poi il monte Emo in Tracia e, accatastando le montagne l'una sull'altra, le fece rotolare verso Zeus che, protetto da una cortina di folgori, riuscì a salvarsi mentre le montagne rimbalzavano indietro su Tifone, ferendolo in modo spaventoso. I fiumi di sangue sgorgati dal corpo di Tifone diedero al monte Emo il suo nome. Il mostro volò poi in Sicilia, dove Zeus pose fine alla sua fuga schiacciandolo sotto il monte Etna, che da quel giorno sputa fuoco. Zeus non si lasciava trasportare dai propri capricci come gli altri dèi dell'Olimpo, a meno che non si trattasse di capricci amorosi. Dalle sue unioni divine nacquero dèi e dee che sedettero nel gran consesso degli Olimpi; i suoi amori con donne mortali generarono altri dèi o stirpi di eroi. La prima delle spose di Zeus in ordine di tempo fu Meti, figlia d'Oceano, che per sfuggire alle voglie del dio assunse diverse forme, ma infine fu raggiunta e fecondata. Un oracolo della Madre Terra disse che sarebbe nata una figlia e che, se Meti avesse concepito una seconda volta, sarebbe nato un figlio destinato a detronizzare Zeus. Questi allora inghiottì Meti. A tempo debito, Zeus fu colto da un terribile dolore di capo e subito accorse Ermete, che indovinò la causa della pena di Zeus. Egli indusse dunque Efesto o, come altri dicono, Prometeo, a munirsi di ascia e di maglio per aprire una fessura nel cranio di Zeus, ed ecco balzar fuori, tutta armata, la dea Atena. Zeus sposò poi Temi, una delle Titanidi, e da lei ebbe le tre Ore: Eunomia, Diche e Irene; le tre Moire (le Parche), Cloto, Lachesi e Atropo; la Vergine Astrea, personificazione della Giustizia. Una tradizione vuole Zeus unito a Dione che gli avrebbe partorito Afrodite.
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