IL FARO DEI SOGNI

Corea del Nord

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view post Posted on 12/12/2017, 15:07     Top   Dislike
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La Repubblica Popolare Democratica di Corea (조선민주주의인민공화국?, 朝鮮民主主義人民共和國?, Chosŏn Minjujuŭi Inmin KonghwagukMR), più comunemente nota come Corea del Nord o Nord Corea, è uno Stato dell'Asia orientale.

Essa occupa la parte settentrionale della penisola coreana, confinando a nord con la Cina e per un breve tratto con la Russia, mentre a meridione la zona demilitarizzata coreana all'altezza del 38º parallelo la separa dalla Corea del Sud. A ovest è bagnata dal mar Giallo e a est dal mar del Giappone.



Corea Del Nord Documentario : Il mio viaggio in Corea del Nord



Video



Secondo la sua costituzione la Corea del Nord è uno Stato socialista[6] con un sistema economico pianificato. Per Amnesty International e Human Rights Watch il livello di rispetto dei diritti umani è uno dei più bassi del mondo[7][8] e questo, insieme ai dissidi con la Corea del Sud per la reciproca rivendicazione dell'intera penisola coreana, è una delle cause di tensione con le nazioni occidentali.

Le condizioni di vita di questo Stato sono fortemente segnate dalle sanzioni e dagli embarghi imposti dai Paesi occidentali, dalla fortissima corruzione della classe dirigente, tale da essere annoverata al terzo posto tra i Paesi con la più alta corruzione percepita del mondo secondo Transparency International,[9] nonché dall'isolamento politico ed economico acuitosi dopo la dissoluzione dell'URSS. Questi fattori, in concomitanza con diverse calamità naturali, hanno causato un impoverimento generale della popolazione negli anni novanta. Non è disponibile alcun dato ufficiale circa il reddito pro capite medio. La Corea del Nord è afflitta da lunghi periodi di siccità che minacciano la sua sicurezza alimentare.[10]

La Corea del Nord si estende per 120.540 km² ed è abitata da 24 milioni di persone.





Etimologia

Il nome "Corea" deriva da Goryeo (pronunciato Koryŏ). Il nome Goryeo venne utilizzato per la prima volta nel V secolo nell'antico regno di Goguryeo (Koguryŏ) come una forma semplificata del nome. Nel X secolo il regno di Goryeo successe a Goguryeo[11][12][13][14] ereditando così il nome, che venne pronunciato dai mercanti persiani in visita come "Corea".[15] La moderna pronuncia di "Corea" è apparsa per la prima volta nel tardo XVII secolo nei diari di bordo dell'esploratore olandese Hendrick Hamel.[16]





Storia

All'indomani della capitolazione del Giappone, avvenuta il 15 agosto 1945, Kim Il-sung, che aveva guidato l'Esercito Rivoluzionario Popolare Coreano (ERPC) nella resistenza all'occupazione giapponese, si impose come il principale capo del Paese in qualità di segretario generale del Partito dei Lavoratori di Corea, nato dalla fusione del Partito Comunista della Corea del Nord e del Nuovo Partito del Popolo di Corea.





Geografia fisica

La Corea del Nord occupa la porzione settentrionale della penisola coreana, tra il 37° e il 43° parallelo nord e tra il 124º e il 131º meridiano est, ricoprendo una regione di 120 540 km², approssimativamente la dimensione dell'Italia Settentrionale. La Corea del Nord confina a nord con la Cina e la Russia e a sud con la Corea del Sud, lungo la zona demilitarizzata coreana. La Corea del Nord si affaccia ad ovest sul mar Giallo e sulla baia di Corea, mentre a est sul mar del Giappone.

I primi esploratori europei osservarono che la Corea assomigliava a "un mare in una forte tempesta" a causa delle molte catene montuose che la attraversavano.[17] L'80% della Corea del Nord è composto da montagne ed altopiani, separati da valli strette e profonde. Tutte le montagne della penisola coreana con un'altitudine superiore ai 2 000 metri sono situate nella Corea del Nord. Il punto più alto del paese è il monte Paektu, una montagna di origine vulcanica di 2 744 metri d'altezza.[17] Gli altri rilievi più importanti della Corea del Nord sono i monti Hamgyŏng, situati nell'estremo nord-est del paese e i monti Rangnim, localizzati nell'area centro-settentrionale. A questi si aggiungono i monti Kumgang e Taebaek che si estendono a sud oltre la Corea del Sud.[17]

Le pianure costiere sono localizzate principalmente ad ovest, mentre ad est si sviluppano a tratti. Secondo un'indagine del 2003 effettuata dalle Nazioni Unite nell'ambito del programma ambientale, le foreste ricoprono il 74% del paese, perlopiù lungo i pendii ripidi delle montagne.[18] Il fiume più lungo è l'Amnok (Yalu), che scorre per 790 km.[19]





Clima

Il clima della Corea del Nord è una combinazione tra clima continentale e clima oceanico[18][20], anche se la maggior parte della penisola nordcoreana è influenzata da un clima continentale umido. Durante l'inverno le giornate sono caratterizzate da cielo sereno e tempeste di neve ad intervalli; ciò è dovuto ai venti freddi nordorientali provenienti dalla Siberia.[20] Durante l'estate il clima è caldo umido, caratterizzato da precipitazioni più intense a causa dei monsoni che trasportano aria umida dall'Oceano Pacifico. Circa il 60% delle precipitazioni si verifica tra giugno e settembre.[20] Le temperature medie registrate a Pyongyang sono di -8 °C in inverno e di 24,5 °C in estate.[20]





Lingue

La Corea del Nord condivide la lingua coreana con la Corea del Sud, sebbene vi siano differenze dialettali tra le due Coree.[28] I cittadini nordcoreani fanno riferimento al dialetto di Pyongyang (munhwa, che significa "linguaggio colto"), a differenza dei sudcoreani che utilizzano il dialetto di Seul (p'yojun'o, che significa "lingua standard"); quest'ultimo è considerato in estinzione a causa dei prestiti linguistici dal cinese e dall'inglese.[37] I caratteri cinesi hanja non sono più utilizzati, anche se occasionalmente usati nella Corea del Sud.[37] Nel linguaggio scritto viene utilizzato l'alfabeto fonetico hangul, sviluppato nel XV secolo dal sovrano Sejong.[38]





Religione

In Corea del Nord vige l'ateismo di stato e non vi è religione pubblica.[39] Il 64,3% dei cittadini nordcoreani si dichiara irreligioso, il 16% pratica lo sciamanesimo coreano, il 13,5% pratica il ceondoismo, il 4,5% è buddista, mentre l'1,7% è cristiano.[40] La libertà di religione ed il diritto alle cerimonie religiose sono garantiti costituzionalmente, anche se con restrizioni da parte del governo.[41][42] Il credo del ceondoismo è ufficialmente rappresentato politicamente dal Partito Chondoista Chongu.[43] Amnesty International ha espresso preoccupazioni riguardo alle persecuzioni religiose in Corea del Nord.[44] L'associazione Porte Aperte afferma che nel paese avvengono le peggiori persecuzioni dei cristiani di tutto il mondo.[45] In tutto il territorio nordcoreano sono presenti quattro chiese di religione cristiana, tutte sottoposte a controllo da parte del regime.[46][47]

Secondo il ministro sudcoreano Lim Chang-ho in Corea del Nord i cittadini sarebbero organizzati in cinquantuno classi. Le prime tre sarebbero basate sulla lealtà alla famiglia Kim e al culto della personalità che imporrebbe il "presidente eterno" Kim il-sung, il "caro leader" Kim jong-il e suo figlio Kim jong-un come uniche forme di divinità ammesse nel paese. Chiunque professasse una religione o venisse trovato in possesso di materiale religioso sarebbe classificato come "ostile" e verrebbe di fatto bandito dalla vita pubblica del paese. Sempre secondo Chang-ho in Corea del Nord vivrebbero comunque ancora circa 40 000 cristiani.[48]





Cultura

Questa sezione sugli argomenti Asia e cultura è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia.
Biblioteca elettronica dell'Università Kimchaek a Pyongyang
Stadio Rungrado May Day

Esiste un vasto culto della personalità di Kim Il-sung, di Kim Jong-il e di suo figlio Kim Jong-un, l'attuale presidente, e la maggior parte della letteratura, della musica popolare, del teatro e del cinema glorificano i tre statisti.

Un evento popolare nella Corea del Nord è il festival di Arirang, popolare esibizione dedicata ai giochi che si protrae per due mesi per sei notti alla settimana, con oltre 100 000 partecipanti. I presenti hanno riferito che rispetto al passato sono diminuiti i toni anti-occidentali. I giochi di massa comprendono performance di danza, ginnastica e coreografie che celebrano la storia della Corea del Nord e della rivoluzione del Partito dei Lavoratori. I giochi di massa sono tenuti a Pyongyang in vari luoghi.
Nordcoreani visitano il Museo delle atrocità di guerra americane

La cultura è protetta e promossa dallo stato e sono stati costruiti diversi edifici dedicati a essa, come il Palazzo della Cultura del Popolo o il Gran Palazzo degli Studi del Popolo, entrambi a Pyongyang. Fuori dalla capitale esiste un teatro principale a Hamhŭng e in ogni città esistono stadi e teatri.

La cultura coreana venne attaccata durante l'occupazione da parte del Giappone dal 1910 al 1945. Il Giappone rafforzò una politica di assimilazione culturale e i coreani furono costretti a imparare e a parlare il giapponese, adottare il sistema di nomi giapponesi e la religione shintoista. Venne proibito l'uso della lingua coreana nelle scuole e nei luoghi pubblici.[165] Inoltre il Giappone alterò o distrusse vari monumenti coreani, tra cui il Palazzo di Gyeongbok e i documenti che ritraevano il Giappone in luce negativa vennero modificati.

Nel luglio 2004 il complesso di tombe Goguryeo divenne il primo sito del Paese a essere incluso nell'elenco dei siti patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.













 
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La sfida degli artisti nordcoreani alla feroce dittatura di Kim Jong-un. Con l’aiuto della Cina


-David-Guttenfelder-North-Korea-Life-in-the-Cult-of-Kim-02-696x464




Quattro artisti hanno sfidato la blindatura del regime, riuscendo a partecipare all’International Youth Exhibition, che si è tenuta a New York al Palazzo dell’ONU dal 4 all’11 agosto. Un episodio che mostra le incrinature interne alla Corea del Nord, stretta fra le pressioni internazionali e la nascita di un’opinione pubblica critica.
Nel pieno delle tensioni “nucleari” con gli USA, il Giappone e la Corea del Sud – innescata dai test missilistici di Pyongyang e proseguita con minacce sempre meno velate alla SEATO -, una minaccia interna getta benzina sul fuoco della crisi che sembra attraversare il regime di Kim Jong-un, ultimo “sovrano” totalitario che domina la Corea del Nord attraverso una politica di rigido controllo sull’individuo, applicato anche con l’isolamento internazionale. Ma il gesto di quattro artisti, rimasti anonimi per ovvi motivi di sicurezza personale, potrebbe rappresentare lo spiraglio per un cambiamento. Sostenuto dall’esterno.

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L’AVVENTURA NEWYORKESE SU ISPIRAZIONE CINESE

Anche l’arte è ovviamente sottoposta all’approvazione del “caro leader”, prima di poter essere immessa sul mercato interno, e i temi, devono obbligatoriamente essere quelli della propaganda del regime. Eppure, proprio in ambito culturale, il mondo si è parzialmente accorto dell’esistenza di un dissenso nordcoreano, in questo caso sostenuto dal governo cinese, il quale, non casualmente, non ha preso parte alla diatriba sui missili nucleari, perché appunto nei mesi scorsi ha lavorato all’esportazione clandestina dei dipinti da portare a New York all’International Youth Exhibition. Esposte nella Sala dei Delegati del Palazzo di Vetro, (quella da cui gli ambasciatori accedono all’edificio), le opere riguardano soggetti tradizionali della vita coreana, fra cui una ragazza in abito tradizionale, e una madre che accudisce il figlio. Per la prima volta, opere nordcoreane sono visibili anche al resto del mondo, opere che non sono passate per il controllo del governo, e che quindi, al di là della qualità artistica in sé, sono diventate uno strumento politico contro Kim Jong-un, che in Estremo Oriente sta diventando sempre più scomodo e imbarazzante. Utilizzando la sua “testa di ponte” alle Nazioni Unite, ovvero la Eye Art International con sede a Pechino, e che organizza l’International Youth Exhibition, il governo cinese ha dimostrata con eleganza la sua capacità di violare lo spazio interno nordcoreano, garantendo l’incolumità degli artisti, così come degli agenti segreti coinvolti. Sena ricorrere test missilistici, esercitazioni aeree e navali, con quell’aplomb tipico della sottile diplomazia taoista, la Cina ha voluto dimostrare a Kim Jong-un di poterlo defenestrare in qualsiasi momento, qualora le sue velleità guerriere dovessero turbare l’equilibrio dell’Estremo Oriente.

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-David-Guttenfelder-North-Korea-Life-in-the-Cult-of-Kim-03

TEATRO E PITTURA: STRUMENTI DI DIPLOMAZIA

Le mosse diplomatiche cinesi per acquisire un ruolo di primo piano in Estremo Oriente, sostituirvi gli USA e istituire un’asse con Tokyo prosegue a colpi di “diplomazia” culturale. Dopo l’esibizione a Tokyo di una compagnia di teatro crosstalk, lo scorso giugno, nell’ambito del rafforzamento dei rapporti fra i due Paesi, la Cina ha lavorato con i pittori nordcoreani per dimostrare le sue capacità al potenziale alleato, con l’obiettivo di dimostrarsi più “ragionevole” degli USA. Pur nell’ombra, Pechino riveste un ruolo fondamentale nella risoluzione della crisi con Pyongyang, ben sapendo che non si tratta soltanto di ammansire un dittatore scomodo; è in gioco l’equilibrio di un’intera regione, così come, in prospettiva, sono in gioco anche i futuri rapporti con la Russia, che da tempo si è defilata dalla crisi.

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UN PROGETTO DI LUNGO RESPIRO

Nell’ambito della poliedrica (e burocratica) attività, con la risoluzione 54/120 del 17 dicembre 1999, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la raccomandazione della Conferenza mondiale dei ministri responsabili per la gioventù (tenutasi a Lisbona nell’agosto dell’anno precedente), e dichiarato il 12 agosto “Giornata Internazionale della Gioventù”. Un gesto di formale buona volontà per riconoscere il ruolo delle giovani generazioni come potenziali protagonisti della costruzione della pace, e una società basata sull’inclusione, la democrazia, il dialogo fra cultura differenti. A suo tempo, la Cina propose di istituire una mostra di giovani artisti che affiancasse i vari eventi celebrativi, e per questo venne fondata la Eye Art International, organismo non profit addetto all’organizzazione della mostra, in collaborazione con in collaborazione con la Society&Diplomatic Review, edita dalle Nazioni Unite. Sulla carta, l’iniziativa intende valorizzare i giovani artisti, farli incontrare e dialogare, mettendoli nelle condizioni di essere “alfieri di pace”. In realtà, questo progetto rientra nella strategia cinese di ampliamento della propria influenza internazionale – avviata subito dopo la scomparsa di Deng Xiao Ping -, e la cultura è una chiave per entrare con discrezione all’interno di quei Paesi che sono potenziali mercati economici e partner di alleanze militari in chiave antiamericana. Nello specifico, l’edizione di quest’anno dell’International Youth Exhibition rende omaggio al contributo di quei giovani che (molto spesso all’interno delle ONG), hanno lavorato per prevenire o disinnescare conflitti armati o razziali, e hanno lavorato per la ricerca di un dialogo pacifico. Ma questo ha solo una relativa importanza esteriore. Dietro, ancora una volta, si cela la logica del potere, non necessariamente violento, ma comunque egemonico.

fonte https://www.artribune.com/dal-mondo/2017/0...uto-della-cina/

 
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Generalità

Impenetrabile a qualsiasi sguardo, sigillata in un mondo quasi ai confini della realtà e impregnata dal culto della personalità del suo leader, la Corea del Nord vive il suo isolamento internazionale preservando i suoi abitanti da qualsiasi contatto con l'esterno. Testimonianza attuale e storica di quelle che furono le profonde divisioni ideologiche, economiche e sociali che hanno segnato il XX secolo dopo la fine della seconda guerra mondiale, il Paese è chiuso nei confini di un totalitarismo estremo che, sotto la maschera di un'etichetta formalmente democratica legata allo status di repubblica, plagia la politica, informa l'economia e pervade ogni singolo aspetto della vita degli abitanti. Profondamente segnata dalle inondazioni che hanno a più riprese colpito il Paese, decimata da uno stato di guerra latente e affamata da una politica autarchica e miope di fronte alle reali necessità del Paese, la popolazione sopravvive all'ombra di un regime che usa anche gli spazi e le forme urbane, improntate a un gigantismo architettonico di stampo sovietico, per imprimere un profondo senso di alienazione. Unito alla Corea del Sud da un'omogeneità etnico-linguistica pressoché totale (che non è bastata nei secoli a imporre una via unitaria alle controversie della penisola, via via soggetta all'occupazione cinese, giapponese, europea, americana), a partire dagli anni Novanta del XX secolo, il Paese ha condotto timidi tentativi di avvicinamento e dialogo. L'ultimo, svoltosi nell'ottobre 2007 a Pyongyang, ha aperto qualche spiraglio in più verso una svolta distensiva nei rapporti fra i due Paesi. Il processo di riconciliazione e pace tra le due entità non sembra tuttavia di facile attuazione, complicato, da un lato, dalla massiccia presenza di contingenti militari stranieri nel territorio sudcoreano; dall'altro, dalla minaccia nucleare rappresentata dalle riconversioni di materiali radioattivi per la costruzione di armi atomiche e missili, in atto nello stato nordcoreano. Queste ambizioni nucleari, oggetto di aspre critiche e preoccupazioni crescenti da parte della comunità internazionale, hanno dato origine nell'ultimo decennio a diverse risoluzioni, spesso contrastanti, in seno al Consiglio di sicurezza dell'ONU, nel tentativo di trovare una soluzione nel breve periodo che privilegi il dialogo diplomatico ma nel contempo affermi in modo inequivocabile la necessità di bandire la proliferazione atomica. Infatti, il paese, che possiede armi nucleari, missili a corto, medio e lungo raggio, si è ritirato nel 2003 dal Trattato di non proliferazione nucleare e ha condotto test nucleari nel 2006, 2009, 2013, 2016 e 2017. I test hanno condotto a momenti di alta tensione con Corea del Nord e USA in particolare nel 2013 quando i vertici dell’esercito nordcoreano ricevettero il via libera ad un attacco agli USA. Kim Jong-un, dopo l’esplicita minaccia si mostrò disponibile ad un dialogo che allentasse le sanzioni internazionali al paese. In particolare dal 2018 Kim Jong-un ha avviato una politica di distensione che ha condotto agli storici incontri con il presidente sudcoreano Moon Jae-in e con il presidente USA Donald Trump.




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Territorio: geografia umana

Le notizie riguardanti il popolamento della Corea del Nord sono piuttosto frammentarie ma sufficienti a collocarlo in epoca paleolitica. Il Nord della penisola è stato identificato come l'area di più precoce insediamento per opera, probabilmente, di popolazioni mongolidi provenienti da N, i Tungusi; si ebbero poi immigraizoni di gruppi “meridionali” (malesi e indonesiani) che fecero della Corea un luogo di incontro fra ambienti antropici diversi. Quanto all'entità numerica della popolazione, agli inizi del sec. XIX essa ammontava, nell'intera penisola, a 7,5 milioni di abitanti, divenuti in cento anni 12 milioni; da allora si è registrato un aumento demografico ingentissimo, in gran parte attribuibile al miglioramento delle condizioni di vita apportato dai Giapponesi, sicché già alla vigilia della seconda guerra mondiale la popolazione risultava raddoppiata. A partire dalla creazione di due nazioni separate (1953), lo sviluppo demografico della Corea del Nord, ha fatto registrare un incremento maggiore rispetto a quello della Corea del Sud, sopratutto grazie ai tassi di natalità che si mantengono piuttosto elevati. Alcuni fenomeni socio-economici portavano gli stessi tassi a decrescere a partire dalla metà degli anni Settanta: dinamiche quali l'urbanizzazione e il crescente ruolo delle donne nel mondo del lavoro inducevano trasformazioni sociali che incidevano in maniera cospicua sui modelli demografici e familiari della popolazione. Nonostante la recente flessione delle nascite, il tasso di natalità rimane quasi doppio rispetto a quello della Corea del Sud. Nella Corea del Nord la politica di controllo delle nascite, attuata secondo criteri meno rigidi di quelli cinesi, consiste, per esempio, nello scoraggiare il matrimonio per gli uomini che abbiano una età inferiore ai 32 anni e per le donne che non superino i 29. Migliorata è anche la speranza di vita, risultando superiore di circa venti anni, rispetto a quella registrata nel 1960. Una grave carestia ha colpito il Paese a metà degli anni Novanta e ha causato la morte di alcuni milioni di persone; povertà e fame restano emergenze da cui migliaia di nordcoreani tentano di fuggire ogni anno eludendo i controlli governativi e lasciando il Paese (circa 100.000 rifugiati vivono in Cina). La Corea del Nord, essenzialmente montuosa e meno favorita quanto a clima, è anche assai meno popolata (207,65 ab./km²) della Corea del Sud. I giapponesi anzi alleggerirono in parte la pressione demografica meridionale sospingendo un notevole numero di coreani verso il Nord, che andava man mano industrializzandosi grazie alla presenza di giacimenti di ferro e di carbone; fu la divisione del Paese in due Stati a interrompere poi forzatamente il flusso migratorio. Nella Corea del Nord la popolazione si è andata concentrando nelle zone minerarie e industriali. Lo sviluppo dell'urbanesimo, iniziato con l'occupazione giapponese, si è successivamente intensificato per la crescente attrazione esercitata dalle industrie sorte presso le città. Queste ultime, localizzate in prevalenza sulle o in prossimità delle coste, per lo più allo sbocco dei maggiori fiumi, ebbero alle origini funzioni portuali o commerciali in genere, cui si sono affiancate sempre più rilevanti attività industriali. Unica vera metropoli è Pyongyang, già da secoli in posizione di primo piano rispetto alle altre città del Nord, valorizzata dai Giapponesi quale centro commerciale (con sbocco portuale a Namp'o) e industriale, con grandi complessi siderurgici, meccanici ecc., che lavorano i minerali estratti nei vicini giacimenti. Ruolo preminentemente industriale svolge Sinŭiju, importante centro dell'entroterra nord-coreano posto sul fiume Yalu, presso la sua foce nel Mar Giallo di fronte alla cinese Dandong. Grandi porti della Corea del Nord sul Mar del Giappone sono Ch'ŏngjin e Wŏnsan, che abbinano a una cospicua attività commerciale una non meno rilevante funzione industriale, favorita anche dall'energia prodotta dalle vicine centrali idroelettriche montane; sede di numerose industrie metalmeccaniche e chimiche è Heungnam, sbocco marittimo di Hamhŭng, importante centro commerciale nonché nodo ferroviario tra il Nord-Est e la costa occidentale. Infine, grosso centro interno a poca distanza dal confine sulla strada di Seoul, è Kaesŏng, già capitale dell'antica dinastia Koryŏ, del cui periodo restano splendide ceramiche fra le più raffinate di tutta l'arte antica dell'Estremo Oriente; la città ancora vanta una famosa industria delle porcellane.




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Cultura: generalità

La Corea del Nord è amministrata da un sistema governativo che, dalla creazione della Repubblica, non ha permesso e tuttora non permette quasi alcuna apertura non solo politica o economica, ma anche e soprattutto culturale, con l'estero e con l'Occidente in particolare. Questa condotta isolazionista, pur agevolando in qualche misura la salvaguardia di tradizioni antiche e costumi millenari, patrimonio di assoluto valore, ha certamente impedito il confronto con le altre culture e ha negato ai cittadini la possibilità di sperimentare modi di vita, abitudini, pratiche diverse, nello stesso modo in cui ha sottratto all'economia del Paese la possibilità di uno sviluppo maggiormente strutturato e organico. I mezzi di comunicazione e di diffusione dell'informazione e della cultura fanno capo alla Korean Central News Agency, che ne determina linea editoriale, contenuti e forme. Anche il panorama artistico-culturale presenta uno scenario in cui, su ogni aspetto, si stende l'ombra del controllo governativo. Scrittori, musicisti, ballerini e artisti in genere, lavorano esclusivamente per istituzioni pubbliche quali il National Theater for the Arts o la National Orchestra. Allo stesso modo le opere sono in grandissima parte celebrazioni del leader del Paese (soprattutto del defunto “presidente eterno” Kim-Il-Sung, più che del figlio e successore Kim Iong-Il), della storia della nazione o della guerra civile. L'unico ambito in cui influssi contemporanei hanno avuto espressione è l'architettura. Nelle grandi città, accanto agli edifici tradizionali, sono sorti grattacieli e complessi moderni tipici delle società industriali. Di notevole interesse sono alcuni siti archeologici presenti nel Paese: uno di questi, il Complesso di Tombe di Koguryo, nel 2004 è stato inserito dall'UNESCO nella lista dei beni patrimonio dell'umanità. Nella capitale Pyongyang hanno infine sede i due musei più interessanti della Corea del Nord: il Korean Revolutionary Museum (Museo della rivoluzione) e il Korean Fine Arts Museum, in cui sono conservati oggetti artistici e manufatti tradizionali.




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Cultura: tradizioni

Tutto il mondo coreano ha subito un'evoluzione fin dai primi anni del sec. XX: tradizioni e costumi, per secoli rimasti inerti anche davanti alle penetrazioni culturali cinesi, hanno subito rapide modificazioni e alterazioni sotto la spinta degli eventi politici che hanno investito il Paese. Nelle campagne si rilevano residui di un antico comportamento familiare, dettato dall'etica confuciana, nel rispetto degli anziani e nel matrimonio. Ha resistito anche la posizione di sudditanza della donna rispetto all'uomo, così come la differenziazione delle classi in base alla religione: fra le classi colte si riscontrano usi e costumi connessi al confucianesimo, tra quelle medie tradizioni derivate invece dal buddhismo; fra gli strati più popolari predominano infine tradizioni e credenze pagane, mescolate a influssi buddhistici. I riti funebri si rifanno a tradizioni antichissime, modificate in epoca recente da influssi giapponesi e occidentali. Tra le feste individuali assume il massimo rilievo quella che ogni uomo celebra al compimento del sessantesimo anno. Il vestiario tradizionale è caratterizzato dalla prevalenza del colore bianco e da una certa semplicità. I coreani sono giocatori accaniti, specialmente di carte (fatte di strisce di carta oleata grossa e gialla lunghe 14 centimetri e larghe 2, con segni di scrittura e numerazione progressiva). Tra i giochi infantili la preferenza va all'aquilone. Sport molto diffuso è il tiro con l'arco; assai praticata anche la lotta. Molto successo hanno il calcio, il basket e il pugilato. Una delle attività promosse dal governo è quella dei giochi di massa, in cui migliaia di attori, ballerini e ginnasti seguono all'unisono grandiose coreografie assicurando effetti visivi di forte impatto (come per esempio l'Arirang Festival). L'artigianato produce lavori di intarsio di madreperla, bambole, oggetti in ottone, ambra, cuoio, seta. La cucina è molto piccante e imperniata su riso e miglio. Fra i piatti tipici si ricordano la carne di cane cucinata con aceto o bollita e il kimchi (insieme di piccole quantità di verdure con pepe rosso). Tra le bevande analcoliche è prediletta l'acqua di bollitura del riso; tra quelle alcoliche un'infusione di radice di ginepro e un'acquavite di riso. Il coreano è anche un accanito fumatore di pipa.




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Cultura: letteratura

Il più antico testo, trasmessoci in un'opera cinese del sec. IV d. C., è il Kong-hu-in (Il lamento del liuto). Al “Periodo dei Tre Regni” risale l'introduzione della scrittura. Tra i letterati si ricordano Chŏngbŏp (sec. VI) e Ǔlchi Mundŏk (sec. VII) del regno di Koguryo; tra le opere, il Chŏng’ŭpsa (Canto di Chŏng'ŭp), unico frammento della poesia del regno di Paekche, e il Samdaemok (Catalogo dei tre periodi), raccolta di hyang'ga del regno di Silla. A Silla si svilupparono pure la storiografia e le biografie di monaci buddhisti, per lo più attribuite ai “dieci saggi”, tra cui Sŏl Ch'ong. L'influenza cinese raggiunse l'apice nel “Periodo di Koryŏ” (918-1392). Due importanti opere storiche, il Samguk sagi (Annali dei tre regni) del sec. XII e il Samguk yusa (Tradizioni dei tre regni) del sec. XIII hanno tramandato il mito della formazione del regno coreano. Esse documentano anche molti dei generi poetici che avranno in seguito maggior sviluppo. Nascono in questo periodo anche il racconto breve (sosŏl) con intento educativo e le prime forme di teatro. Tutt'altro che cospicua fu la produzione del “Periodo Choson” (1392-1910), a causa delle continue lotte e invasioni che devastarono il Paese. Nel 1446 fu introdotto l'uso ufficiale dell'alfabeto coreano, che permise la traduzione e la divulgazione dei vari classici cinesi. La prima opera in questo alfabeto è lo Yongbi ŏch’ŏn ka (1445; Inno dei draghi che ascendono al cielo). Si formò e sviluppò il kasa, il cui primo sicuro esempio è il Sangch’un (Canto in lode della primavera) di Chŏng Kŭgin (1401-81); maestro del genere fu Chŏng Ch'ŏl (1536-93). Ma la massima realizzazione fu il romanzo, a cominciare dal Hong Kiltong-Jŏn (La storia di Hong Kiltong) di Hŏ Kyun (1569-1618). Al genere favolistico si ascrive il famoso Ku-un mong (Il sogno delle nove nubi) di Kim Manjung (1637-92). Il “Periodo moderno e contemporaneo” è caratterizzato dall'innesto delle culture occidentali, come è evidente nel sinsi, il nuovo genere di poesia. Molte tendenze di importazione si affiancarono a quelle tradizionali, la più importante delle quali fu la corrente marxista; finì col prevalere un acceso nazionalismo a difesa dei generi tradizionali rappresentato soprattutto da Yi Kwangsu (1892-1950). Dopo il secondo conflitto mondiale si formarono due correnti letterarie. La prima costituita dagli autori del Nord, come Im Hwa (1908-1953), che rimasero fedeli ai motivi della letteratura proletaria dell'inizio del Novecento. L'altra tende invece a salvaguardare i valori tradizionali della cultura coreana, secondo un concetto di “letteratura pura” esente da allineamenti politici. Dopo la guerra civile del 1950-53, anche i poeti e gli scrittori coreani si trovarono divisi tra Nord e Sud, alcuni per scelta ideologica, altri perché costretti dalla necessità. NellaCorea del Nord, comunque, la letteratura si ridusse inevitabilmente a mero strumento di propaganda del regime. A testimonianza di ciò stanno alcuni romanzi storici apparsi durante i decenni di governo di Kim-Il-Sung, come per esempio The Flower Girl, indicati quali prototipi della letteratura nazionale. Alcuni dei temi inoltre riprendono storie popolari o canzoni tradizionali riadattate in chiave “rivoluzionaria” al servizio della propaganda.




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Cultura: arte

Il passaggio tra la fine della ceramica neolitica e l'inizio della lavorazione dei metalli avvenne intorno ai sec. IV-III a. C. nella Corea nordoccidentale per apporti diretti del mondo cinese e tramite influenze delle culture siberiane (Tagar). Derivazioni dall'arte nomade degli Sciti sembrano caratterizzare la decorazione della prima fase della produzione bronzea coreana (coltelli con funzione di scambio monetale trovati presso il fiume Yalu). Importante ruolo svolse, nella Corea settentrionale, la cultura cinese che qui si innestò e fiorì per ben quattro secoli a seguito della colonia militare instaurata dall'impero Han nel 108 a. C. L'influenza determinante dell'arte cinese è attestata dalla varietà di oggetti rinvenuti nella necropoli di Lolang (famoso è il cesto di vimini laccato ora al Museo Nazionale di Corea a Seoul). Della successiva arte sviluppatasi durante il “Periodo dei Tre Regni” le maggiori testimonianze si riferiscono al regno di Koguryo (esempi di piccola scultura in bronzo e pitture murali nelle tombe di U-hyonni, di T'ung-kou e di altri siti che rivelano, accanto a evidenti riscontri con la pittura cinese del periodo Han e delle Sei Dinastie, caratteri autonomi di genuina arte locale). Del regno di Paekche ben poco ci è pervenuto dagli scavi eseguiti nella sua terza capitale di Puyo, dove sorge una delle più antiche pagode in pietra (Chongnimsa), la cui pianta corrisponde a quella dei primi templi del buddhismo in Giappone. La civiltà di Paekche svolse un ruolo determinante nell'accogliere, assimilare e ritrasmettere la cultura del continente asiatico al primo Giappone storico, in particolare l'iconografia del buddhismo, documentata nella scultura giapponese del periodo Asuka (Maitreya nel tempio Koryu di Kyōto e Kudara-Kannon nel tempio di Hōryū di Nara), che risente dell'influenza della plastica cinese dei Wei settentrionali e dell'arte coreana. Esempio della grande tradizione della scultura coreana del sec. VI è il rilievo rupestre (Buddha tra un Maitreya e un Bodhisattva), scoperto nel 1959 a Sosan. La presenza di maestranze coreane in Giappone appare evidente oltre che nella scultura anche nell'architettura (“Salone d'oro” del monastero di Hōryū). Tipiche dell'arte del terzo dei Tre Regni, quello di Silla, sono le famose corone d'oro (la prima e più nota è quella trovata nel 1921 a Gyeongju in una tomba che da essa ha preso il nome) formate da nastri aurei piatti e da pendenti di giada. Al regno di Silla risalgono la pagoda di Punhwangsa e l'edificio chiamato Ch'om-song-dae (“Osservatorio delle stelle”). La stagione classica dell'arte coreana fiorisce durante il regno del Grande Periodo di Silla (668-918), ma le ingenti distruzioni avvenute durante l'invasione giapponese del sec. XVI hanno ridotto a pochi esempi la produzione artistica di questo periodo. Importanti del sec. VIII sono le rovine del tempio di Pulguk-sa (presso Gyeongju) e il tempio rupestre di Sokkuram (o Sokkulam), contenente nella “rotonda” una grande statua di Buddha attorniata da una serie di bassorilievi parietali raffiguranti altri personaggi del pantheon buddhistico, in un'arte che, seppure ispirata alla contemporanea scultura cinese T'ang, rivela un deciso superamento per l'imporsi di caratteri stilistici nettamente coreani (sculture in pietra a ornamento di tombe). Eccezionale prodotto della bronzistica di questo periodo è un originale tipo di campana, che documenta alti raggiungimenti tecnici nel processo di fusione. Improntata alla massima fioritura del buddhismo appare l'arte del successivo regno di Koryŏ (sec. X-XIV), che trova la sua maggiore espressione nell'architettura della “Sala della vita eterna” e della “Sala del Fondatore” nel monastero di Pusok-sa (Corea sudorientale). Mentre nella prima (fine sec. XIII) è conservata una delle maggiori testimonianze della scultura Koryŏ con la statua in legno di Amitābha, nella seconda (sec. XIV) sono documentati pregevoli esempi di pittura murale buddhistica. A questo periodo risale la realizzazione della pagoda di Kyongch'onsa Uno dei pro, prima edificata presso Gaeseong, poi ricostruita a Seoul nel giardino del palazzo Kyongbok. Prodotti maggiori di questo regno furono le ceramiche (soprattutto il vasellame noto come céladon Koryŏ) . Sostituitosi il confucianesimo al buddhismo con l'avvento al potere della dinastia Yi (1392), l'arte seguì un processo di decadenza, riscattato tuttavia da un'intensa attività artigianale. Anche nel campo della pittura, le cui realizzazioni si allineano alla tradizione cinese del periodo Ming, non mancarono artisti di rilievo, quali Kang Hui-an e An Kyon (sec. XV), Yi Sangjwa, la pittrice Shin Saimdang, Yi Chong (Tanum) e il giovane Yi Chong (Naeong), tutti attivi nel sec. XVI; ai sec. XVII e XVIII appartengono Kim Myong-guk, Chong Son e il suo allievo Shim-Sa-Jong, il famoso Kim Hong-do, Shin Yun-bok e l'inconfondibile pittore di gatti Pyon Sang-Byok. Importante impulso ebbero le manifatture ceramiche, alle cui maestranze si deve l'introduzione in Giappone dello speciale vasellame per la cerimonia del tè. Oltre che in Giappone la ceramica coreana ebbe lunga influenza anche in Occidente, specialmente in Inghilterra.




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Cultura: teatro

I Cinesi, nelle loro antiche storie, riferiscono dell'amore dei Coreani per il canto e per la danza; ma non ci è pervenuto nulla del teatro coreano più antico. Solo a partire dall'epoca dei Tre Regni si ha notizia di sommarie organizzazioni di spettacoli. Sono segnalate alcune rappresentazioni in occasione del raccolto (p’algwan-hoe) e la danza rituale della spada (kommŭ) perpetuata fino ai nostri giorni, ma che era eseguita con maschere ora non più in uso. Degli spettacoli di epoca Koryŏ (918-1392) non si hanno notizie più esaurienti, se si eccettua una raccolta di drammi in maschera, il Sandaeguk (Dramma con montagna per palcoscenico), che tramanda due precedenti danze anch'esse in maschera, il ch’ŏyong-mu (danza ch’ŏyong) e il narye (cerimonia d'esorcismo), fuse all'epoca con il sandae, consistente in un sommario copione narrativo, intercalato da canti e danze. Si ha notizia pure dei primi spettacoli per marionette, alle quali verrà in seguito affidata la satira di costume, soprattutto a livello religioso. Fra i vari tipi fissi erano inclusi anche animali. Ma furono i due caratteri principali a dare il nome al genere, detto Kkoktukgaksi (Donna o Sposa burattino) o Pak Ch’ŏmji norum (Spettacolo del censore Pak). Verso la fine dell'epoca Chosŏn (1392-1910) venne elaborata una nuova forma di spettacolo, il p’ansori, sorta di dramma lirico, spesso satirico, ma sempre ispirato a racconti e leggende tradizionali, forse originario della provincia di Jeonra (sec. XVIII), come i primi declamatori: Ha Handam e Ch'ŏe Sondal. Il dialogo drammatico era infatti affidato a cantori di professione, spesso autori della musica e dei testi, attinti dai romanzi popolari più in voga come il Ch’unhyang-Jŏn (La storia di Ch'unhyang). L'accompagnamento musicale era quasi esclusivamente affidato a strumenti a percussione. L'unico autore che esce eccezionalmente dal generale anonimato della produzione teatrale coreana, di basso livello, è Sin Chaehyo (1812-1884). Il primo teatro stabile e nazionale coreano, il Wŏng gaksa, fu costruito a Seoul nel 1897. Fino ad allora, e anche in seguito, gli spettacoli venivano allestiti su palcoscenici mobili, quasi sempre all'aperto. Continuarono le esecuzioni, con spirito sempre più triviale, dei sandae e delle danze haeso o pongsan t’al-ch’um e hahoe, anch'esse mascherate e con lo stesso intento satirico contro la burocrazia e il clero. Fra i drammaturghi contemporanei va citato Im Hwa (1908-1953), autore di opere di impegno sociale a sfondo marxista. Come per le altre arti anche la drammaturgia nordcoreana è stata orientata all'esaltazione della figura del “presidente eterno”, con opere dagli allestimenti grandiosi costantemente presenti tra gli spettacoli dei maggiori teatri (una di queste, Song of Glory, prevede un cast di 5000 persone).




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Cultura: musica

La tradizione musicale coreana appartiene alla famiglia cino-giapponese. I caratteri comuni con la cultura musicale di Cina, Giappone e Viet Nam riguardano la teoria musicale, somiglianze fra gli strumenti, la scala tipo (che è quella pentatonica). Il dramma musicale, genere classico del teatro coreano, è legato a quello cinese; affine al koto giapponese è la cetra a corde di seta chiamata tai-caing, lo strumento più comune per esecuzioni solistiche. Uno degli aspetti più significativi della tradizione musicale coreana era dato dalla presenza dell'orchestra di corte nelle due formazioni tipiche, lo hyang-ak (oboi, flauti, viole e tamburi) e il tang-ak (gong, litofoni, organi a bocca). La polifonia sviluppata da queste orchestre è affine a quella dei gamelan (l'orchestra giavanese o balinese). Accanto alla tradizione colta, quella popolare si basa su caratteri affini, ma presenta maggiore semplicità e, rispetto alla musica popolare cinese, riflette una fase più arcaica; ha subito una veloce evoluzione nella Corea del Sud (dove con gli statunitensi è penetrato anche il jazz), mentre al Nord si favorisce la conservazione dello stile tradizionale. Anche in ambito musicale si contano una serie di composizioni create per celebrare la grandezza del leader Kim-Il-Sung, come Song of General Kim Il Sung e Long Life and Good Health to the Leader.




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Cultura: cinema

Il terzo di secolo di dominazione giapponese condizionò la produzione cinematografica coreana dell'epoca. Tuttavia, dei ca. duecento film realizzati nel periodo 1910-45, almeno trenta, appartenenti al decennio 1926-36, influenzato ideologicamente e culturalmente dall'Associazione artisti e scrittori proletari, mantennero caratteri nazionali. Di molti di essi fu regista Na Ung-Kyu (1901-1932), attivista politico e seguace dei cineasti sovietici, che nel 1926 con il film Arirhang (nome di una collina) offrì il primo esempio di arte autonoma. Nel 1942 i cineasti coreani si rifiutarono di lavorare ulteriormente per i giapponesi, i quali risposero prima chiudendo, poi smantellando i loro studi. Alla divisione del Paese in due zone seguì conseguentemente la formazione di due distinte cinematografie. Quella della Repubblica Democratica Popolare di Corea è da ricordare innanzitutto per alcuni documentari straordinariamente lirici, realizzati nel periodo bellico, ma suo massimo merito è l'autenticità nazionale, perseguita con un'intensa evoluzione organizzativa e culturale nel dopoguerra. Essa s'infoltì sempre più di titoli (Il canto dell’amicizia, Il mio suolo natale, La guerra sacra, La storia della fortezza di Sado, L’amore al villaggio, La leggenda di Shim Chung, Il fiume Tumangan, ecc.) e di nomi (Kon Hong Sik, Min Dek Sik, Kim Rak Sup, Chin Jong Sup, Cheng San Ine); più volte presentata e premiata ai festival di Karlovy Vary e di Mosca, restava però sconosciuta al pubblico occidentale, eccettuati pochi titoli come, per esempio, la coproduzione con la Francia Morabong (1960), di J.-C. Bonnardot, o la selezione inviata alla Mostra del film d'autore di Sanremo nel 1973 (La famiglia di Choe Hak Sin, Il destino di un membro del corpo di autodifesa, La venditrice di fiori) o Missione senza ritorno, di Choe Un Hui, presentato a Nantes nel 1984. Strumento di propaganda per antonomasia il cinema forse più di altri mezzi ha avuto un ruolo predominante nell'educazione del popolo nordcoreano dal 1953 in avanti. In segno di riappacificazione, il film d'animazione Wanghu Sim Cheong del 2005, è stata la prima co-produzione con la Corea del Sud.




fonte www.sapere.it/enciclopedia/Cor%C3%A8a+del+Nord.html

 
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