« La Cambogia è un Regno con un Re che regnerà in accordo con la Costituzione e i principi di libera democrazia e del pluralismo.
Il regno di Cambogia sarà uno stato indipendente, sovrano, pacifico e permanentemente neutrale e non allineato. »
Il Regno di Cambogia (in lingua khmer: ព្រះរាជាណាចក្រ កម្ពុជា, Preăh Réachéanachâkr Kâmpŭchea) è uno Stato (181.040 km², 14.494.293 abitanti al 30 luglio 2009, capitale Phnom Penh)[2] del Sud-est asiatico. Confina a nord con Thailandia e Laos, a est col Vietnam, a sud ancora con Vietnam e il golfo del Siam, a ovest ancora con golfo del Siam e Thailandia. La Cambogia è una monarchia costituzionale, l'attuale capo di Stato è il re Norodom Sihamoni e il capo del governo è Hun Sen.[2] La lingua ufficiale è il khmer.[2] La religione ufficiale è il Buddhismo e la maggior parte della popolazione ne pratica la dottrina Theravada.[6]
In seguito alla caduta del prospero Impero Khmer, la Cambogia subì per secoli l'influenza politico-militare dei paesi limitrofi, per poi diventare un protettorato francese nel 1863. Ottenuta l'indipendenza nel 1953, la Cambogia attraversò un periodo di instabilità e guerre con il coinvolgimento nel conflitto vietnamita, il colpo di Stato di Lon Nol, il regime di terrore dei Khmer Rossi e l'invasione vietnamita. A seguito delle elezioni del 1993, tenute sotto l'egida dell'ONU, è stata promulgata una nuova Costituzione: la Cambogia è attualmente una monarchia parlamentare indipendente basata su un sistema democratico multipartitico.
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Preistoria
Una presenza umana antichissima sul territorio cambogiano, risalente all'Acheuleano, è testimoniata da ciottoli lavorati in quarzo e quarzite rinvenuti in terrazzamenti lungo il Mekong, nelle province di Kratié e Stung Treng, e nella provincia di Kampot.[7][8] Nella cava di Laang Spean, nella provincia di Battambang, abitata pare già nel periodo Hoabinhiano (6000 a.C.),[7] sono stati ritrovati manufatti in terracotta tra i più antichi del Sud-est asiatico.[9]
La fondamentale coltivazione del riso venne importata da popolazioni austroasiatiche Mon Khmer, che attuarono una lenta penetrazione da nord nel terzo millennio a.C. e costituiranno il nucleo della popolazione cambogiana.[10] Secondo i dati attualmente disponibili, si ritiene che il Neolitico in Cambogia ebbe una durata breve, meno di un migliaio di anni.[11] A partire da questo periodo compaiono dei caratteristici terrapieni circolari ("circular earthworks"), scoperti a partire dalla fine degli anni cinquanta nella provincia di Kampong Cham a cavallo del confine vietnamita, la cui funzione è ancora discussa.[12]
La transizione all'età del bronzo è ancora poco conosciuta, ma non ci sono prove di autorità od organizzazioni che si estendano al di là del singolo villaggio.[13]
L'entrata dell'area nell'età del ferro si stima sia avvenuta intorno al V secolo a.C.[14] A differenza del bronzo (importato dall'Isan, oggi regione thailandese), il ferro veniva estratto e lavorato anche in loco, ma la maggior parte dei siti finora rinvenuti e studiati di quest'epoca sono situati anch'essi in Thailandia, sull'altopiano di Khorat, nelle valli dei fiumi Mun e Chi. Dalle sepolture si evidenzia un aumento della disponibilità alimentare, della ricchezza, del commercio tra le comunità e dell'organizzazione sociale. Nella tarda età del ferro sono documentati i commerci con India e Cina. Spesso i siti rimarranno occupati anche in età storica, ad esempio gli strati preistorici di Non Dua si trovano sotto un templio angkoriano e il sito di Lovea si trova pochi chilometri a nord-ovest di Angkor stessa.[15]
I regni di Funan e Chenla
Il primo regno a sorgere nell'area indocinese fu il regno del Funan, presso il Delta del Mekong; la sua capitale è stata ritenuta per molto tempo Óc Eo, ma probabilmente questo sito era solo uno dei suoi centri più importanti.[16][17] L'area era adatta alla pesca e alla coltivazione del riso, che divenne la base dell'economia del regno.[18] Il regno doveva la sua prosperità al commercio e alla sua posizione nodale per il commercio via mare tra India e Cina; reperti testimoniano che il regno era in contatto anche con la Persia e l'Occidente (sono state trovate monete raffiguranti Antonino Pio e Marco Aurelio, oltre a monili di origine alessandrina).[17] È proprio grazie al commercio con l'India che si deve la diffusione dell'arte e della religione indiana nel regno e probabilmente delle tecniche di irrigazione indiane;[17] una seconda "indianizzazione" è attestata nel V secolo,[17] in cui l'élite culturale indianizzata, la corte, la struttura e l'ordinamento politico fu ispirato ai modelli indiani, la lingua largamente più utilizzata era il sanscrito, furono adottate le Leggi di Manu e fu introdotto un alfabeto basato sulla scrittura indiana.[18] Al suo apice, il Funan esercitava il controllo sul tratto basso del Mekong, il Tonle Sap e piccole aree nel Nord della Cambogia attuale, del Sud del Laos, del Sud della Thailandia e del nord della penisola malese.[18] Nel VI secolo, mentre la capitale fu spostata più a nord, ad Angkor Borei, sull'altopiano di Phnom Dà, le città thai assunsero sempre più potere nel commercio contribuendo, insieme alle guerre civili e ai contrasti dinastici,[18] al declino del regno del Funan che venne assoggettato dal regno di Chenla, un regno a nord del Funan.[17] Secondo le cronache cinesi del periodo, il regno di Chenla era stato un regno vassallo del Funan fin quando il suo sovrano non si ribellò dopo che i suoi predecessori avevano accresciuto la potenza del regno.[19] La rivolta del Chenla fu guidata da due fratelli: Bhavavarman e Chitrasena.
Nonostante le fonti che affermano che l'ultimo re del Funan morì nel 550, si pensa che il regno non fu assoggettato del tutto fino alla metà del secolo successivo, poiché in quest'ultimo periodo risulta che il Funan continuasse a inviare ambascerie in Cina.[19] Durante il regno di Bhavavarman, l'esercito di Chenla - comandato da Chitrasena - fu impegnato in continui scontri con i regni vicini poiché questi non l'avevano riconosciuto ufficialmente.[19] La completa inglobazione del Funan nel regno di Chenla si completò nel 627 grazie al sovrano Isanavarman, figlio di Chitrasena - che aveva regnato dopo il fratello col nome di Mahendravarman.[19] In seguito Isanavarman conquistò il regno limitrofo di Aninditapura - situato nella valle del fiume Stung Sen - e fondò sul fiume una nuova capitale: Isanapura.[19] Come il Funan, anche il Chenla era composto da un popolo di etnia khmer. La nuova élite regnante si integrò a quella del Funan; le istituzioni, la politica e la cultura indianizzata fu mantenuta.[20] Lo sfascio del regno di Chenla trova le sue cause nel regno di Jayavarman I.[19] Il sovrano conquistò le regioni del Laos settentrionale e centrale senza però mai pacificare completamente queste zone e durante il suo regno alcune regioni presero una certa autonomia per mano di signori locali. Jayavarman non lasciò eredi maschi e dopo il suo regno il Chenla entrò progressivamente in crisi fino allo sfascio.
Impero Khmer
Nell'VIII secolo le dispute tra fazioni interne alla corte portarono alla scissione del regno in Alto e Basso Chēn-la; quest'ultimo subì un costante periodo di instabilità, il re fu ucciso da un monarca di Giava e dal seguente conflitto ascese al trono Jayavarman II, che segnò la fine della sottomissione degli khmer da parte di Java e la nascita di uno stato khmer autonomo conosciuto allora come "Angkor".[17][20]
Jayavarman II si fece consacrare "sovrano universale"; le sue azioni da re e quelle di tutti gli altri sovrani khmer ci sono note grazie alle iscrizioni murarie incise nella pietra.[17] La seconda figura di rilievo nella storia del regno è Indravarman I (il cui regno va dall'877 all'889): è a lui che si deve la realizzazione del grande bacino di Lolei, sul fiume Roluos; quest'ultima fu un'opera importantissima, frutto dell'unione delle tecniche Funan e Chēn-la, che permetteva di raccogliere l'acqua del fiume e delle piogge e quindi di irrigare i campi indipendentemente dal regime del fiume o dalla stagione.
Il sistemi di bacini aveva però bisogno di continua manutenzione e vigilanza, possibile solo con la presenza di un potere centrale forte e di una buona organizzazione amministrativa.[17] Indravarman inoltre, facendo costruire un tempio in onore agli antenati di Preah Ko e il tempio-montagna di Bakong, il primo tempio-montagna nella storia del regno,[21] ha dato inizio a un ritmo di costruzione continuato da tutti i suoi successori: ogni sovrano infatti costruirà durante il suo regno un tempio degli antenati e un tempio-montagna.[17]
L'evoluzione architettonica arriva al suo apice nel XII secolo con la costruzione di Angkor Wat da parte del re Suryavarman II, sovrano celebrato per le sue vittorie, soprattutto sul Champa, e fervente visnuita.[17] I sovrani khmer sono prevalentemente shivaisti; il primo re buddhista fu Dharanindravarman, a cui succede il figlio Jayavarman VII, che edifica una rete di ospedali e di stazioni di sosta e templi di chiaro culto Mahayana.[17] È durante il regno di questo sovrano che l'impero raggiunge l'apice politico e culturale, controllando la maggior parte dell'area del Sud-est asiatico: parte dell'odierno Vietnam, Laos, Thailandia, Birmania e penisola malese, inoltre il regno riceveva tributi da piccoli regni del Nord, dell'Est e dell'Ovest.[22] Seguirà il lento declino del regno e il potenziamento dell'emergente regno thai.[23] Alla sua morte vi è una violenta reazione dei brahmini che porterà alla distruzione di molte immagini di culto buddhista; fra la popolazione andava invece diffondendosi il Buddhismo Theravada.[17] Per molteplici cause ancora da approfondire, si verificò un indebolimento del potere centrale; di conseguenza il sistema di irrigazione saltò.[17] Ne approfittarono della situazione i Thai, che per ben tre volte conquistarono e distrussero Angkor (nel 1335, nel 1353 e nel 1431). Alla terza distruzione di Angkor il centro politico si sposterà a sud, negli antichi territori dove si trovava il regno di Chēn-la.[17]
Dalla metà del XV secolo fino alla dominazione francese nel 1863, il regno khmer attraversò un periodo di stagnazione economica, sociale e politica e passò sempre più sotto l'influenza dei regni vicini di Thailandia e Vietnam; questi quattro secoli di declino sono chiamati dagli storici "anni bui" ("dark ages").[24]
Età moderna
Nei due secoli precedenti la conquista coloniale francese, la Cambogia fu sotto l'influenza degli stati vicini, ovvero Vietnam, regno Thai, Malesia e Cham.[25] Esse esercitavano la loro influenza sulla Cambogia aiutando una fazione a prendere il potere sugli avversari, che si rivolgevano a loro volta verso gli altri stati in cerca di supporto.[25] Dall'inizio del XVIII secolo i paesi che determinarono le lotte interne al paese per il potere furono Vietnam e il regno Thai;[25] chiunque regnasse in Cambogia lo poteva fare solo con l'appoggio o siamese o vietnamita.[26] In cambio del loro supporto nelle varie lotte per il trono cambogiano i sovrani di queste due nazioni ricevevano donazioni territoriali.[26]
Durante questo periodo di influenze straniere vi furono sporadiche rivolte popolari contro i Thai e specialmente i Viet, ma mai nessun leader o re cambogiano lottò contro entrambi gli invasori allo stesso tempo.[26] Infatti se una forza si ribellava al comando della fazione dominante lo faceva con l'appoggio dello Stato tra quello Thai e Viet che già non appoggiava il sovrano al comando.[26] In questo periodo non ci furono mai incurisioni cambogiane in territorio siamese o vietnamita.[26] Dal 1794 al 1806, mentre il Vietnam era impegnato nella fase finale della guerra civile, la Cambogia fu principalmente sotto l'influenza dei re Thai.[26] Dal 1806 al 1814 la Cambogia aveva un rapporto di doppia fedeltà con Thailandia e Vietnam, tra cui il primo era predominante, mentre dal 1814 al 1830 predominante fu il Vietnam rispetto al regno Thai.[26] Avendo supportato l'incoronazione di Nak Ong Chan nel 1813, il Vietnam fece della Cambogia un protettorato.[26] Dopo il 1830 l'influenza vietnamita aumentò[26] e alla morte di Nak Ong Chan alla fine del 1834 la Cambogia divenne una regione del Vietnam sotto il controllo diretto dell'imperatore vietnamita[25] nel periodo compreso tra 1835 e 1845.[26] Il Vietnam cercò di cambiare la cultura cambogiana per imporre la propria: tentò di cambiare il linguaggio, i vestiti, l'agricoltura e la religione, cercando d'imporre il Buddhismo Mahayana sino-vietnamita al posto del Buddhismo Theravada cambogiano.[25]
Cultura
Cultura e arte khmer trovano ispirazione fondamentale nella religione.[113] Nella prima metà del primo millennio dell'era volgare nel sud-est asiatico si svolse un processo chiamato dagli studiosi indianizzazione, parallelo e legato a fenomeni di urbanizzazione e al commercio marittimi tra Cina e India, di cui sono evidenti gli esiti, mentre le modalità sono ampiamente dibattute. Si trattò di un processo socioculturale pressoché unico nella storia delle civiltà umane,[114] che coinvolse la trasmissione e l'adozione da parte di numerosi regni e culture, tra i quali quella khmer, di religioni, mitologie e forme di espressione artistica estremamente affini a quelle indiane.
Il periodo classico della cultura khmer coincide con quello storico dell'Impero Khmer e ancora oggi la cultura cambogiana vi trova ispirazione ed elementi fondamentali caratteristici in espressioni artistiche come la danza tradizionale, l'architettura e la scultura. Il tempio di Angkor Wat è considerato il manifesto della millenaria cultura khmer. Nel contempo risulta fondamentale anche l'interscambio con i thai e i lao, due popoli che con quello khmer condividono buona parte della propria storia e cultura, nonché l'apporto delle tribù delle montagne del nord-est (i khmer loeu, termine coniato da Norodom Sihanouk) e degli elementi cinesi e malesi, coinvolti da secoli nelle attività commerciali.
Si assiste così a una peculiare continuità di tradizione e cultura che attraversa cambiamenti continui dovuti alla travagliata storia cambogiana, a partire dalla fine dell'Impero Khmer (in cui la Cambogia si trovò contesa tra l'influenza thai e quella viet), per passare al periodo della colonizzazione francese, al travagliato periodo post-coloniale che sfociò nel tragico dominio degli khmer rossi, fino alle accelerazioni del periodo di globalizzazione attuale.[115]
Con il regime degli Khmer Rossi si ferma ogni tipo di arte, la lettura è bandita e punibile con la morte; dopo la dittatura il primo spettacolo a Phnom Penh tenne luogo nel 1980 al Teatro Nazionale con uno spettacolo di danza.[116]
Tradizioni
I capi di vestiario tradizionali tipici della Cambogia, tessuti in cotone, sono il krama, una specie di sciarpa rettangolare a motivi quadrati e a strisce colorata vivacemente, e il sampot, veste femminile, i cui modelli più pregiati sono tessuti in seta e hanno rifinimenti in oro e argento.[117]
Le festività tradizionali principali in Cambogia sono il Songkran, la festa dell'indipendenza, il compleanno del re padre Norodom Sihanouk, il popolarissimo Water Festival, varie feste religiose, gli anniversari della costituzione e dell'accordo di Parigi più le feste internazionali.[117] Il saluto cambogiano è il sampeah, l'inchino a mani giunte mutuato dalla tradizione indiana e comune con il wai thailandese, il nop laotiano e il namasté indiano, cingalese e nepalese.[147]
Sport tradizionali sono le arti marziali; tecniche tradizionali del popolo khmer sono il Bokator, da cui deriva la disciplina sportiva Pradal Serey, e il wrestling tradizionale khmer ("Bok Cham Bad" in lingua khmer). Gli alimenti principali sono composti da riso e pesce, essendo questi gli alimenti principali della popolazione. )
Festività nazionali
Religione
La religione di Stato è il Buddhismo e il 93% della popolazione ne pratica la dottrina Theravada.[6] La Costituzione cambogiana concede la libertà di religione e ne condanna la discriminazione; le relazioni amichevoli tra i vari culti nella società ne contribuiscono al mantenimento.[6]
La radicata e antica tradizione buddhista ha inoltre il merito di aver fatto sì che l'alfabetizzazione nel paese sia sempre stata relativamente elevata.[71]
La tradizione Theravada è diffusa e radicata in tutte le province con ben 4.100 pagode diffuse in tutto il paese. Dato che la maggior parte dei cambogiani di etnia Khmer è buddhista, c'è uno stretto legame tra Buddhismo, tradizione e cultura khmer e vita quotidiana. L'aderenza al Buddhismo è generalmente considerata intrinseca all'etnia e all'identità culturale del paese. Il ramo mahayana del Buddhismo è praticato da 150.000 seguaci e ha 63 templi diffusi in tutto il paese.[6]
La religione islamica è praticata in prevalenza dalle minoranze chăm e malesi. Secondo una stima del 2009 si tratta dell'1,6% della popolazione, circa 236.000 cambogiani,[72] per l'80% circa cham.[73] Secondo altre fonti i musulmani alla metà degli anni duemila erano circa mezzo milione, con 268 moschee attive. La persecuzione dei khmer rossi degli anni settanta li aveva grandemente ridotti, tanto che agli inizi degli anni novanta le moschee attive erano solo una ventina.[74] Si tratta in grandissima maggioranza di sunniti.
La comunità cristiana rappresenta il 2% della popolazione, benché sia in crescita. Per professare, le varie confessioni devono sottoporre la richiesta al Ministero degli Affari di Culto e Religione cambogiano.[6]