IL FARO DEI SOGNI

Afghanistan

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view post Posted on 13/10/2017, 15:10     Top   Dislike
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L'Afghanistan (AFI: /afˈɡanistan/, pronuncia tradizionale /afɡanisˈtan/[6]; anche trascritto come Afganistan in italiano[7]) è uno Stato di 652 864 km² e di 33 332 025 abitanti stimati nel 2016.[8] La sua capitale è Kabul. Confina a ovest con l'Iran, a sud e a est con il Pakistan, a nord con il Turkmenistan, l'Uzbekistan e il Tagikistan e con la Cina nella regione più a est della nazione (corridoio del Vacan).

Tra la caduta dei Talebani in seguito all'arrivo delle forze alleate e la riunione del gran consiglio per la stesura della nuova costituzione, l'Afghanistan veniva indicato dall'Occidente come Stato provvisorio islamico dell'Afghanistan. Con la sua nuova Costituzione il paese viene ora ufficialmente chiamato "Repubblica Islamica dell'Afghanistan". L'attuale presidente è Ashraf Ghani, in carica dal settembre 2014.

Le lingue ufficiali del paese sono il pashtu e il dari.[9]



Video



Dalle origini storiche (2000 a.C. - 650 d.C.)

Kabul, in passato nota come il "crocevia dell'Asia centrale", si trova in un punto di connessione davvero unico nel quale numerose civiltà eurasiatiche hanno interagito e spesso combattuto e che fu un importante teatro delle prime attività della storia. Attraverso le epoche, la regione oggi nota come Afghanistan è stata invasa da numerose potenze, tra cui gli Indoariani, i Medi, i Persiani, i Greci, i Maurya, l'Impero Kusana, gli Unni bianchi, i Sasanidi, gli Arabi, i Mongoli, i Turchi, i Britannici, i Sovietici e più recentemente gli Stati Uniti. Raramente però queste potenze sono riuscite a esercitare il completo controllo della regione. In altre occasioni, entità statali originarie dell'Afghanistan hanno invaso le regioni circostanti creando dei propri imperi.

Si pensa che tra il 2000 e il 1200 a.C. ondate di Arii che parlavano lingue indoeuropee abbiano dilagato nell'odierno Afghanistan, creando una nazione che prese il nome di Aryānām Xšaθra, o "Terra degli Arii".



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Si ipotizza che lo Zoroastrismo abbia avuto probabilmente origine in Afghanistan, tra il 1800 e l'800 a.C. Le antiche lingue dell'Iran orientale, come la lingua avestica, potrebbero essere state usate in Afghanistan all'incirca nello stesso periodo dell'ascesa dello Zoroastrismo. Nella zona orientale, la civiltà vedica indoariana potrebbe aver avuto una certa importanza, anche se questo deve essere ancora dimostrato definitivamente. Nella prima metà del VI secolo a.C. l'Impero Persiano soppiantò i Medi e incorporò l'Ariana all'interno dei propri confini.



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Intorno al 330 a.C. Alessandro Magno invase la regione. Dopo la breve occupazione macedone, gli stati ellenistici dei Seleucidi e della Battriana controllarono l'area, mentre i Maurya provenienti dall'India si annetterono per un certo periodo la parte sudorientale e introdussero il Buddhismo nella regione, che in seguito tornò sotto il dominio battriano.



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Durante il I secolo d.C. i Kushan Tocari occuparono la regione. In seguito, l'Ariana cadde in mano a diverse tribù eurasiatiche - tra cui i Parti, gli Sciti e gli Unni, senza dimenticare i Sasanidi persiani e alcuni governanti locali come gli Shahi indù di Kabul - fino al VII secolo, quando gli eserciti degli Arabi musulmani invasero la regione.



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Dal 650 d.C al 1919 d.C.
Quando nacque il califfato arabo-islamico, l'Afghanistan non era conosciuto con questo nome (assai recente) e l'area era vista come una realtà tutt'altro che omogenea, su cui gravitavano regioni come lo Zābulistān (attuale Afghanistan centrale), il Badakhshān, il Khorāsān e così via.



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Il califfato inizialmente annetté nel 652 alcune parti dell'Afghanistan occidentale e in seguito, tra il 706 e il 709, conquistò quasi tutto il resto del paese, amministrando la regione con il nome di Khorasan. Con il passare del tempo gran parte della popolazione si convertì all'Islam, anche se minoranze manichee e buddhiste sono testimoniate fino a oltre l'anno 1000. L'Afghanistan diventò successivamente il centro di importanti regni locali, come quello ghaznavide (962-1050 circa), fondato da un ex-schiavo e poi governante turco originario di Ghazni, noto come Mahmud di Gazna, destinato a diventare celebre in tutto il mondo islamico per le sue campagne di conquista nell'India Nord-Occidentale. Il suo posto fu preso, verso la metà del XII secolo dai turchi Selgiuchidi (che conquistarono Baghdad nel 1055) dando forma all'ultimo grande impero dell'islam classico. Più tardi, col disgregarsi del potere selgiuchide, fu la volta dalla dinastia Ghuride (1151-1219), fondata da un altro governante locale, stavolta di estrazione tagika, Muhammad Ghori, i cui domini costituiranno in India la base del Sultanato di Delhi.



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Nel 1219 la regione fu invasa dai Mongoli di Gengis Khan, che devastarono il paese e lo tennero tra varie vicende per circa un secolo. Una seconda invasione fu quella del celebre Tamerlano, alla fine del XIV secolo I suoi figli daranno origine ai floridi regni dell'era timuride tra cui spicca quello afgano di Herat che fu, a cavallo tra il XV e il XVI secolo, un centro culturale fondamentale per comprendere gli sviluppi successivi della storia letteraria (persiana e turca-chagatay), artistica (arte miniaturistica e architettura) e religiosa (misticismo sufi) del mondo islamico centro-asiatico. Successivamente l'Afghanistan entrerà nell'orbita di Babur, discendente sia di Tamerlano sia di Gengis Khan, che fondò agli inizi del Cinquecento l'Impero moghul, destinato a svilupparsi soprattutto in India. Più tardi i Safavidi persiani sfidarono il potere dei Moghul e nella prima metà del XVII secolo si impadronirono della regione. Nella prima metà del XVIII saranno scorrerie devastanti in terra d'Iran da parte di tribù afgane a por termine all'impero safavide. Quest'ultimo troverà il suo ultimo difensore nel generale Nader Shah (1730-47) che, deposto l'ultimo Safavide e proclamatosi imperatore, respingerà le tribù afgane riuscendo in seguito – grazie a un'abilissima politica di conciliazione sunnita/sciita – a ottenere la loro leale collaborazione e il controllo di gran parte dell'Afghanistan.



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Storia, Cultura e Tradizioni in Afghanistan
Informazioni utili e cenni storico-culturali riguardo Afghanistan



La cultura dell'Afghanistan è fortemente influenzata dall'Islam che è la religione dominante nel paese. La confessione islamica è ben rappresentata sia dagli sciiti che dai sunniti ed entrambe le correnti hanno contribuito ad arricchire il panorama culturale afgano, già di per sé estremamente diversificato e di millenaria memoria.

Il paese, nel corso della sua storia, è stato oggetto di numerose conquiste. Dapprima è stato un territorio dell'Impero Persiano, poi provincia sotto il dominio di Alessandro Magno e per finire è entrato nella sfera mongola di Gengis Khan.

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In epoca contemporanea burrascoso è stato il periodo legato alla presenza sovietica, quando nel 1979 l'impero di Mosca ha effettuato un colpo di stato e si è insediato nella regione. L'Afghanistan da quel momento sembra non aver trovato più pace.

Sovietici e Talebani ieri e truppe NATO oggi fanno oramai parte dello scenario. L'ultimo periodo di relativa stabilità è quello a cavallo fra gli anni Trenta e gli anni Settanta del XX secolo, quando a governare c'era Zahir Shah.

Malgrado guerre e devastazioni il fiero popolo afgano è famoso per la sua grande ospitalità e per il rispetto che nutre verso il visitatore: le famiglie afgane arrivano perfino ad indebitarsi pur di ricevere in maniera più che adeguata il proprio ospite. La vocazione di crocevia che è andata sedimentandosi lungo i secoli non è mai venuta meno, nemmeno nei periodi più difficile e instabili.

fonte www.paesionline.it/panoramica-afghanistan/cultura

 
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Generalità

Paese islamico a maggioranza sunnita, l'Afghanistan è diviso in due dall'imponente catena dell'Hindukush, spartiacque geografico tra le steppe del nord e le regioni agricole delle pendici meridionali, ed è chiuso nell'estremo nord est dai monti del Pamir, che Marco Polo chiamò “il tetto del mondo”. .Territorio di contatto tra grandi regioni confinanti, l'Afghanistan è stato a lungo crogiolo di lingue e culture diverse (indiane, cinesi, persiane, ma anche greche e arabe) oltre che culla delle principali religioni: qui nacquero lo zoroastrismo, il manicheismo e il buddhismo, portato da mercanti e monaci in Cina e Giappone tramite la Via della Seta, e qui si sviluppò l'islamismo delle origini, improntato sui rivoluzionari precetti di giustizia ed eguaglianza. Un insieme di elementi, questo, che nel tempo ha reso difficile la formazione di un'identità nazionale e dell'unità socio-territoriale, come le vicende belliche che contraddistinguono l'inizio del millennio testimoniano ancora con forza. Anche i confini geografici furono definiti solo in epoca coloniale, quando il Paese assunse il ruolo di Stato cuscinetto nello scacchiere centro-asiatico. Sede di una delle più antiche città del mondo (Balkh, centro dell'arte e dell'architettura buddhista, altaica e persiana) ed espressione di uno dei più fiorenti e raffinati imperi della storia, quello Timuride, responsabile della fusione tra culture centroasiatiche e persiane di fondamentale importanza per il futuro dell'Afghanistan, il Paese è stato però anche preda di mongoli, uzbeki, persiani prima, e terra di occupazione di sovietici, Taliban e americani poi. L'Afghanistan vive dunque da millenni la sua condizione di centralità ed eterogeneità senza saperne trarre vantaggi spendibili per uno sviluppo interno che sia davvero maturo e stabile..



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Territorio: geografia umana

Il popolamento dell'Afghanistan riflette perfettamente le condizioni naturali . La densità media è di 37 ab./km², ma la distribuzione della popolazione è molto irregolare, perché dipende essenzialmente dalle disponibilità idriche: si passa infatti dai 4 ab./km² delle regioni desertiche meridionali ai ca. 789 ab./km² nella provincia di Kābul. Le aree più popolate corrispondono pertanto alle vallate dei principali fiumi che scendono dai rilievi centrali: Kābul, Arghandāb, Helmand, Harīrūd, Murgab, Surkhab, Ghorband. La sedentarietà in queste vallate, dove i villaggi (spesso di tipo fortificato, qal’ah) si susseguono lungo le belle fasce verdi irrigue di fondovalle, ha origini antiche che si collegano alle prime civiltà neolitiche di fondamento agrario, sviluppatesi poi sulle importanti vie carovaniere (come la famosa “Via della Seta”) che un tempo attraversavano l'Afghanistan. Alla sedentarietà si oppone il nomadismo, che qui è fenomeno imponente. Con i loro armenti i nomadi (kuči) si muovono stagionalmente tra le piane aride e i rilievi centrali alla ricerca di pascoli; alcuni di essi si dedicano anche ad attività agricole (semisedentari). La maggior parte degli afghani appartiene all'etnia dei Pashtun (42%), formata da popolazioni di lingua pashtō, che si spostano tra l'Hindukush e le piane dell'Indo ignorando il confine politico tra Pakistan e Afghanistan (ciò è all'origine delle rivendicazioni afghane e dei contrasti sorti tra i due Paesi). Negli afghani, proprio per la funzione di crocevia del Paese, si trovano però le tracce di numerosi miscelamenti con genti centrasiatiche diverse, come i turchi e i turco-mongoli. Gruppi d'origine turca formano frazioni cospicue della popolazione afghana: gli uzbeki (9%) che vivono a N intorno a Mazār-i-Sharīf e i turkmeni (3%) dell'Afghanistan nordoccidentale. Un altro gruppo numeroso è quello degli hazari (9%), discendenti di orde mongole, stanziati nelle valli dell'Hindukush (Hazarajat). Più affini agli afghani sono i tagichi (27%), che vivono nella zona di Kābul e nella parte settentrionale del Paese e sono classificabili come iranici. Infine si trovano minoranze arabe e kirghize. Gruppi tribali hanno lasciato le zone del Nord di più recente colonizzazione, molti nomadi hanno intrapreso la strada della sedentarietà; le campagne si sono spopolate. La città di gran lunga più importante è Kābul, massimo centro economico, politico e culturale del Paese, punto di raccordo delle principali vie di comunicazione. Le altre maggiori città sono: Herāt, nel settore occidentale dell'Afghanistan, antica capitale timuride; Kandahār, seconda città del Paese per numero di abitanti, nodo di comunicazioni e storico centro alle soglie del Rīgestān; Ghazni, antica capitale dell'impero gasnavide. Nella parte settentrionale le città principali sono Mazār-e Sharīf, che ha funzioni economiche preminenti in tutta la Battriana, e i centri in via d'industrializzazione di Baghlan, Kondūz e Pul-i-Khumri; in sviluppo è Jalālābād. I centri più popolosi si trovano comunque nelle oasi, allo sbocco delle principali vallate, e costituiscono i nodi delle comunicazioni che da E a W, lungo il piede delle catene centrale, uniscono le varie parti del Paese tra loro e con la valle dell'Indo. Il controllo delle vie di comunicazione, interne ed esterne, è da tempo al centro di feroci scontri, spesso regolati da pratiche illecite. Le vie nevralgiche per il collegamento con il Pakistan, attraverso i valichi del SE, e il Turkmenistan, a N, partner economico-politici dei vari gruppi locali alternatisi al potere, sono state spartite negli anni come contropartita di armamenti e carburante, beni preziosi per un Paese perennemente in guerra. Ed è proprio la guerra intestina tra le diverse fazioni musulmane, che ha continuato a sconvolgere il Paese, a rendere difficile delineare un quadro demografico certo. Si calcola che siano fuggiti dall'Afghanistan oltre 6 milioni di profughi con centinaia di migliaia di vittime causate da circa vent'anni di guerra prima contro i sovietici, poi interna tra le diverse etnie-gruppi religiosi. Nel periodo 2002-2005 sono rientrati in patria circa 2,7 milioni di persone.



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Cultura: generalità

La storia culturale dell'Afghanistan vanta origini millenarie e, soprattutto grazie alla particolare posizione di questa terra, crocevia di popoli ed esperienze in continuo movimento, sin dall'antichità si è configurata come esito di tradizioni diverse e sedimento, di volta in volta, di elementi del mondo persiano, greco, egiziano, indiano ecc. Su questo mosaico si inserì l'egemonia dell'Islam, la cui influenza determinò nel corso del tempo i modi, le caratteristiche, le produzioni – non solo culturali – della vita del Paese e dei suoi abitanti. Se la dominazione Moghūl va ricordata come uno dei periodi più alti per l'arte e la cultura afghane, in tempi recenti la stessa intensità ha caratterizzato momenti di tutt'altra natura: il regime dei Taliban è infatti coinciso con un profondo processo di inaridimento e smantellamento culturale del Paese e del territorio, attuato anche attraverso la distruzione di parte del patrimonio artistico del Paese. A questi gruppi fondamentalisti è infatti imputabile la demolizione delle due statue di Buddha presenti nel sito archeologico di Bamiyan (marzo 2001, non è esclusa l'ipotesi di una ricostruzione o di un museo all'aperto che resti a ricordo dello scempio) e di molte opere e sale del Museo di Kābul. La riscoperta e la valorizzazione di questa formidabile eredità è tuttavia una delle tante sfide che attendono l'Afghanistan nel suo cammino verso la modernità: alcuni segnali incoraggianti sono per esempio arrivati dalla riapertura in questi anni di alcune facoltà dell'Università di Kābul e dalla nascita di nuovi giornali. A diffondere e sensibilizzare il pubblico internazionale circa la storia recente e la cultura dell'Afghanistan, ha contribuito invece in maniera determinante, a partire dal 2003, la pubblicazione dei libri di Khaled Hosseini, giovane autore nato e cresciuto a Kābul prima di trasferirsi con la propria famiglia a Parigi e poi negli Stati Uniti, i cui romanzi hanno avuto successo in tutto il mondo. Ostacolata dalle vicende belliche o proibita dai Taliban come ogni altra forma di spettacolo, anche l'attività cinematografica sta lentamente cercando di rinascere. Sviluppatosi a partire dagli anni Sessanta, il cinema afghano, i cui archivi sono stati decimati ma non totalmente distrutti dai fondamentalisti, conta oggi, tra gli autori più interessanti, Siddiq Barmak (n. 1962), autore di Osama (2003), ambientato proprio nell'Afghanistan del “regime” talebano, e Atiq Rahimi (n. 1962), regista franco-afghano, che ha diretto Earth and Ashes (2004). A testimoniare il valore di queste opere contribuisce, la vittoria, per entrambe, di un premio speciale al Festival di Cannes. In Afghanistan sono inoltre presenti due siti inclusi nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO: Minareto e resti archeologici di Jam (2002) e Paesaggio culturale e resti archeologici della valle di Bamiyan (2003).



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Cultura: tradizioni

Le prescrizioni coraniche, benché interpretate con modalità e severità diverse a seconda dei periodi e dei poteri al governo, hanno avuto e hanno un'influenza determinante anche sui costumi del popolo afghano. Nondimeno, anche in questo panorama, comune peraltro a molti Stati dell'Asia, la gente afghana, dopo la dolorosa parentesi talebana, ha timidamente ricominciato a riassaporare spiragli di vita sociale, consuetudini nuove e attività a lungo proibite. Se il senso dell'ospitalità è rimasto un tratto costante del modo di vivere della popolazione afghana (e di gran parte del mondo islamico), arti come la musica, sia quella di impronta tradizionale suonata con strumenti “classici” sia quella più moderna influenzata dal pop occidentale, stanno tornando a diffondersi. Soprattutto le giovani generazioni si dedicano ad attività quali la fotografia o lo sport. Una delle attività tradizionali è il movimentato e antico buzkashi, giocato con una carcassa di capra.



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Cultura: letteratura

La poesia e la prosa degli ambienti colti dell'Afghanistan si sono sviluppate principalmente in persiano, la lingua ufficiale in quel Paese fino al 1936, quando fu affiancato dal pashtō. La produzione in pashtō, che è dunque la letteratura degli afghani, è abbondante. La letteratura aulica riflette lo stile persiano, ma è permeata da uno spirito inconfondibilmente diverso, che compare con accenti assai più marcati nelle opere e nelle tradizioni popolari. Molto dubbie, malgrado alcune scoperte che fanno peraltro sorgere nuove ombre, sono le origini della letteratura in pashtō. In una raccolta di biografie di poeti accompagnate da passi antologici, intitolata Tesoro nascosto, composta forse nel 1729 a Kandahār da Muḥammad Hōtak ed edita nel 1944 a Kābul da A. H. Ḥabībī, sono riportati esempi di poesia che risalirebbero addirittura al 756. Se tale data appare inverosimile, è tuttavia sicuro che nel Tesoro nascosto compaiono, senza che sia possibile alcuna datazione, i più antichi documenti poetici in lingua pashtō. Le origini della prosa risalirebbero invece alle Biografie di Santi, opera scritta agli inizi del sec. XIII da un certo Sulaymān Makū. Ma è solo in epoca moghūl (cioè con il sec. XVI) che si ha una vera fioritura. È in questo periodo, infatti, che troviamo la figura dell'eretico Miyān Bāyazīd Anṣārī, soprannominato dai suoi seguaci Pīr Rōšan (Maestro luminoso), autore de La miglior esposizione, il cui testo originale, solo in parte in pashtō, è stato scoperto soltanto nel 1962. Bāyazīd Anṣārī è il primo scrittore in lingua pashtō di cui ci siano giunte le opere, insieme a quelle del suo avversario, il dottore ortodosso Āhūn(d) Darwēzah. Tra i seguaci del Pīr meritano di essere ricordati Arzānī, autore di un dīwān giunto fino a noi, e il nipote Mīrzā Khan Anṣārī, anch'egli mistico e poeta. Contemporaneo di questi è Hušhāl Khan Hatak (1613-1689), forse il più celebre poeta afghano, autore di un gran numero di versi, purtroppo in gran parte perduti, e strenuo avversario degli invasori moghūl. Il poeta ʽAbd ur-Raḥmān, meglio noto presso gli Afghani come Raḥmān Bābā (m. 1706), si riallaccia ai temi della poesia mistico-erotica persiana. Alla sua stessa tribù appartenne anche un altro poeta lirico, ʽAbd ul-Hamīd (m. ca. 1732), tra i cui discepoli, oltre a Qalandar, celebre per essere cantato in numerose poesie del maestro, emerge Ḥamīd Gul, autore di ballate, anche in dialetto, scritte per lo più in forme e metri popolari. Tra le opere in prosa di questo periodo ricordiamo la Storia incrostata di gemme, scritta da Afżal Khan Haṭak, discendente di Hušhāl Khan e capo tribù (fin verso il 1770) come Ḥāfiẓ Raḥmat Khan (m. 1774), poeta e raccoglitore di una vasta biblioteca di opere in lingua pashtō, ora perduta, e padre di Nawāb Maḥabbat Khan e di Allāh-yār Khan, autori di grammatiche e lessici di pashtō. Tra gli autori del secolo XIX deve essere ricordato Munšī Aḥmad Ğān, virtuale fondatore della prosa moderna in pashtō, che compose tre volumi di novelle in una lingua che rispecchiava quella popolare. Primo illustre esponente della cultura afgana contemporanea può essere considerato Mahmud Tarzi (1865-1933), autore di vari saggi, poesie, diari di viaggio, traduzioni di poeti stranieri e, soprattutto fondatore e curatore del periodico La fiaccola delle notizie (pubblicato dal 1911 al 1918), nel quale venivano ampiamente spiegate e propagandate le iniziative di modernizzazione nei vari campi della vita sociale, politica e culturale afghana avviate dall'emiro Habibullah e che sarebbero state proseguite poi da Amanullah. La fiaccola delle notizie, oltre a offrire un quadro completo del vasto programma di riforme attuato, ebbe una rapida diffusione anche all'estero, particolarmente in India, nell'Impero ottomano e nel Turkestan russo, guadagnando notevole prestigio anche nell'opera di propaganda dei vari nazionalismi musulmani. Tuttavia una vera e propria rinascita della letteratura pashtō si ebbe solo dopo il 1937, anno di fondazione dell'Accademia Afghana che, con un intenso lavoro di studio e la pubblicazione di un notevole gruppo di opere che rischiavano di andar perdute, contribuì a diffondere la cultura afghana anche tra il popolo. Ma il risveglio aveva avuto inizio anni prima con la fondazione a Peshāwar, da parte di ʽAbd ul-Qayyūm Khan, dell'Islamia College (1920), seguito dall'Edward College. Da questi due centri sono usciti letterati di ogni genere, che hanno ridato splendore alla lingua. La letteratura afghana contemporanea vede tra gli altri suoi esponenti di maggior prestigio Gulpacha Ulfat (1909-1977), Dastangir Panjsheri (n. 1931), il poeta Suleiman Laik (n. 1931; pubblicò la sua prima raccolta di versi nel 1962, cui seguirono le raccolte La tenda del nomade e Ricordi e campi in lingua pashtō, e nel 1981 la sua prima antologia di versi in lingua dari, La vela), e Barek Shafii (n. 1932), scrittore, poeta, pubblicista, proveniente da una famiglia di intellettuali (i suoi primi versi apparvero negli anni Cinquanta del sec. XX, e nel 1963 pubblicò la prima antologia: Il ramoscello). Nel 1980 fu fondata a Kābul l'Unione degli Scrittori Afghani. Primo presidente della neonata associazione fu eletto Asadullah Habib (n. 1941), scrittore, poeta, filologo, studioso della letteratura contemporanea e in seguito rettore dell'Università di Kābul. Ricordiamo la sua raccolta di novelle I tre braccianti e la notevole produzione poetica. Tra gli autori della generazione più giovane, vale la pena di ricordare Abdullah Naibi (n. 1955). Non va peraltro dimenticata l'importanza della letteratura popolare delle varie nazionalità e tribù. In quanto Paese multietnico, l'Afghanistan ha diverse espressioni culturali che conferiscono al folclore colori e dimensioni affascinanti, soprattutto se si tiene conto che le lingue parlate dalle varie popolazioni sono ben trentasei. Tra i pochi che hanno affrontato lo studio di questo cospicuo patrimonio folclorico ricordiamo Abdul Rahman Baluch, che fin dagli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso ha curato la pubblicazione di vasto materiale originale di area baluci, accompagnato da studi sulle tradizioni e la cultura di questo popolo. Importanza fondamentale ha anche la letteratura popolare nelle tribù nomadi, le quali hanno elaborato, in modo quanto mai vivo e incisivo, forme poetiche quasi completamente ignote alla letteratura colta. Dopo quasi un decennio di “silenzio” forzato, il movimento letterario sta riacquistando vita, grazie, per esempio, alla pubblicazione di raccolte di testi per opera di autori che avevano dovuto lasciare il Paese durante la “diaspora” (l'esodo forzato di milioni di afghani a causa dell'occupazione sovietica, prima, e del regime talebano poi), così come si deve ai libri del già citato Khaled Hosseini (n. 1965), autore de Il cacciatore di aquiloni e Mille splendidi soli, due bestseller mondiali, la riscoperta della realtà afghana degli ultimi decenni.



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Cultura: arte

L'arte nell'Afghanistan si produce per confluenza di correnti diverse, partecipi di quella componente fondamentale indoiranica che da epoca remota segnò i contatti tra le due civiltà (nei siti afghani di Mundigak e Kandahār già dal IV millennio a. C. sono testimoniate affinità evidenti con le civiltà dell'Indo e dell'Iran), con una continuità più evidente dal sec. VI a. C. al sec. VIII d. C. Sull'itinerario dei centri monastici del buddhismo e lungo le vie carovaniere (Begram) si attuarono i più imprevisti incontri fra tradizioni estetiche e formule iconografiche di origine diversa , dando vita a connubi stilistici come quello greco-buddhista (sec. II a. C., frutto di influenze ellenistiche e irano-partiche) e quello irano-buddhista fiorito a Bamiyan, successivamente sottolineato da una corrente sassanide-gupta (sec. V-VII d. C.; vedi Fundukistan). Ancora dall'alveo culturale iranico, ma con altri interessi estetici, dipenderà l'arte dei Gasnavidi (sec. X-XII d. C.) e dei Goridi (metà sec. XII-inizi sec. XIII d.C.), sfondo immediato all'arte selgiuchide e antefatto di quella indomusulmana. Dei primi si ricordano i resti dei palazzi sultaniali di Lashkari Bazār (con pitture murali di stile centro-asiatico) e di Ghazni (l'antica Ghaznā, con resti di rivestimenti parietali marmorei di finissima eleganza), oltre ai magnifici minareti a pianta stellare di Mas'ud III e di Bahrām Shāh, sempre a Ghazni. Ai secondi appartiene il bellissimo minareto cilindrico di Jam, fra le montagne del Ghor, prototipo immediato, insieme con i precedenti, del Quṭb Minār di Delhi. L'arte islamica, che, per quel determinismo di fondo religioso che la distingue, aveva trovato congeniali elementi nell'arte romana, bizantina, copta, si conclude nell'Afghanistan con la splendida fioritura della civiltà timuride (sec. XV), che avrà uno dei suoi centri maggiori a Herāt. Il sec. XX si è connotato come un periodo di riscoperta di opere, grazie a ricerche archeologiche e a politiche di recupero e restauro attuate dal governo (tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento), prima che l'oscurantismo dei regimi fondamentalisti arrestasse ogni sviluppo ed evoluzione artistica e si accanisse nel tentare di eliminare ogni opera non solo in presunto contrasto con la dottrina islamica ma in quanto espressione tout cour di una “cultura”, in quanto sinonimo di storia, tradizioni, valori, pratiche e conoscenze.



fonte www.sapere.it/enciclopedia/Afghanistan.html

 
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