(((claudio))) |
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Ipparco di Nicea con la teoria precessionale e la teoria eliocentrica non venne preso in considerazione dagli amanuensi che lasciarono che andasse perduto l’intero patrimonio scientifico, matematico, trigonometrico e naturalmente astronomico, trascritto in 14 libri da Ipparco.
Quel poco che si conosce di questo grande studioso è direttamente fruibile dagli scritti di Tolomeo. A questo punto il mistero si infittisce perché, nella prima parte del primo canto del «Purgatorio», egli sembra descrivere la costellazione della Croce del Sud, nelle due famose terzine (versi 22-27):
«I’ mi volsi a man destra, e puosi mente a l’altro polo, e vidi quattro stelle non viste mai fuor ch’a la prima gente. Goder pareva ‘l ciel di lor fiammelle: oh settentrional vedovo sito, poi che privato se’ di mirar quelle!»
croce_del_sudIl problema è che le prime rappresentazioni cartografiche della costellazione chiamata Croce del Sud, alla quale Dante sembra qui riferirsi, sono quelle rispettivamente di Petrus Plancius del 1598 e di Jodocus Hondius del 1600: vale a dire, circa tre secoli dopo l’epoca nella quale venne composta la seconda cantica della «Divina Commedia»; e che quelle stelle sono interamente visibili, nel nostro emisfero, solamente a partire dal 27° parallelo di latitudine Nord, ossia dalle isole Canarie o, sul lato opposto dell’Africa, dall’estremità meridionale della Penisola del Sinai. E allora? Come faceva Dante ad essere a conoscenza di una costellazione invisibile dalle latitudini dell’Europa, Italia compresa?
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