(((claudio))) |
|
|
Prefazione
Negli Stati Uniti, a metà degli anni '80, ci fu un'ondata di delitti a sfondo satanico. La stampa parlava di migliaia di abusi rituali, soprattutto su bambini, praticati da una rete organizzata a livello nazionale di adoratori del demonio. Fu allora che venne coniato dai giornalisti un termine per definire quell'infelice periodo storico: «satanic panic» («panico satanico»).
Sopra: due pellicole girate recentemente che trattano del «satanic panic». Naturalmente, la storia degli abusi rituali o dei sacrifici umani viene presentata come una leggenda inventata dai soliti fanatici fondamentalisti.
Sul banco degli imputati finì non solo chi praticava apertamente rituali occulti (come la Church of Satan), ma anche e soprattutto diversi cantanti o gruppi rock (particolarmente quelli appartenenti al filone hard rock o metal) che nei loro brani, sulle copertine dei loro album o nelle scenografie dei concerti dal vivo esaltavano il male e l'adorazione di Satana. Dopo un primo momento di sconcerto si aprì un aspro dibattito tra chi denunciava questa pericolosa deriva e chi invece, in nome della libertà di espressione, affermava che in fondo era solo musica e niente di più.
Sopra: nel 1985, in pieno «panico satanico», i cantanti Dee Snider (dei Twisted Sister) e Frank Zappa (1940-1993) intervennero durante un'audizione di fronte al Senato statunitense in merito ai contenuti violenti o blasfemi dei loro brani. Durante questa audizione, voluta dal Parents Music Resource Center, le due rockstar difesero strenuamente i loro testi invocando la libertà di espressione garantita dalla Costituzione americana. Notate che Snider fa il numero 666 con la mano...
Quest'ultima fazione (i liberal) biasimava chi criticava quel rock che veicolava messaggi negativi, accusandolo di essere «bigotto» e paranoico... Col passare del tempo, nonostante il trend satanico abbia continuato a crescere a dismisura, quella polemica si è quasi smorzata del tutto. Forse perché la gente si è abituata a questa «moda» o - peggio - perché è diventata indifferente all'argomento. Oggi, dopo quasi quarant'anni da quel periodo, i riferimenti al diavolo continuano ad infestare più che mai la scena musicale. E non solo. L'elemento demoniaco è penetrato in altri ambienti come la cultura popolare, il cinema, la TV, l'arte e persino nel mondo della moda.
Nel frattempo il metal ha ceduto il testimone al pop, al rap o all'hip hop. Nonostante questo cambiamento, i video delle star odierne continuano a pullulare di riferimenti aperti al satanismo... e alla propaganda LGBTQ. Evidentemente non si trattava di un fenomeno legato ad un particolare genere musicale. Qualcuno si aspettava che quelli che quarant'anni fa accusavano di bigottismo chi metteva in guardia da questo fenomeno avrebbero quanto meno dovuto riconoscere di essersi sbagliati.
segue
|
| |