IL FARO DEI SOGNI

Laozi fondatore del taoismo

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(((claudio)))
view post Posted on 26/3/2024, 11:14 by: (((claudio)))     Top   Dislike
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I rischi della celebrità

La dottrina stessa del filosofo imponeva questa discrezione. E tuttavia, ecco che durante la dinastia Han viene divinizzato! Divenne Laojun, un’emanazione dal caos primordiale, equiparato a Pangu, l’uomo cosmico, il primo umano della mitologia. Durante la dinastia Han, Laozi divenne cosi un’importante figura eccezionale, un dio cosmico che esisteva prima della creazione stessa dell’Universo; cioè diventava la personificazione stessa del Dao (Tao). Come tale, venne chiamato Taishang Laojun, “Altissimo Signore del Lao”.

Taishang Laojun

Nel II secolo, una corrente piuttosto particolare del taoismo conobbe un certo dinamismo; metteva insieme il Laozi divinizzato e il mitico sovrano Huangdi l’Imperatore Giallo, protettore dei fabbri e degli alchimisti. Questa scuola, detta Huanglao, si raccoglieva intorno al Laozi daodejing, il Libro della Via e della Virtù, l’opera attribuita a Laozi, il Santo protettore della Scuola.

Il non-intervento (o non-agire) diventava la dottrina politica e la mistica di questo movimento taoista che faceva del daodejing la propria Bibbia.

Così, nel II secolo, diventando il Santo patrono dei movimenti mistici rivoluzionari, Laozi ispirerà dei deliri messianici che sfoceranno nella famosa rivolta della setta dei Turbanti Gialli, nel 184. Era anche stato scelto come Santo patrono dall’altrettanto potente setta dei Maestri celesti, fondata nel 142. Queste “chiese” si facevano forti dell’insegnamento di Laozi, che doveva condurle verso la società perfetta della Grande Pace (Taiping). In seguito a una crisi agraria di eccezionale gravità, dopo l’anno 170, il patriarca della setta taoista della Grande Pace creò un vasto movimento messianico che sfociò nella terribile sommossa dei Turbanti Gialli del 184.

Nel II secolo Laozi svolse quindi un ruolo fondamentale, e perfino l’imperatore Huandi (147-168) lo glorificava, (del resto faceva lo stesso per Buddha), e innalzava altari nel suo palazzo. II sovrano gli fece costruire un santuario a Luyi, suo paese natale; si tratta del tempio Taiqinggong, il Palazzo della Grande Purezza, che ancor oggi racchiude una statua di Laozi di circa 4 m d’altezza.

Un’iscrizione datata 165 gli attribuisce inoltre, seguendo l’esempio dei jatakas o vite anteriori di Sakyamuni, una serie di vite anteriori paragonabile a quelle di quest’ultimo (81 vite nel caso di Laozi). Nel corso di una di queste metamorfosi, sarà precisamente il Buddha Sakyamuni (!) – cosa che naturalmente farà fremere i buddhisti – o ancora, nell’ultima delle sue incarnazioni, fu Mani, il fondatore del manicheismo (!).

È a partire dal II secolo che si sviluppò il neo-taoismo, o taoismo magico-religioso, miscuglio di grossolane superstizioni, una specie di degradazione del taoismo mistico e filosofico. Per questo fatto, gli storici della religione operano una nella distinzione tra la religione taoista, di carattere popolare, e la scuola filosofica iniziale del Tao.

Durante la dinastia Tang, Laozi fu nuovamente colmato di onori ufficiali e coperto di titoli altisonanti, ma questa volta per la semplice ragione che la famiglia regnante aveva lo stesso suo nome, Li; e naturalmente pretendevano di essere suoi discendenti. All’apogeo dell’Impero Tang, l’imperatore Xuanzong stesso (712‑756) scrisse pregevoli commentari, sul Laozi daodejing. A quest’epoca, in Cina si contavano circa 1700 monasteri taoisti, e si sa che anche alcune principesse vi entrarono facendosi monache. A quei tempi, il taoismo fu introdotto per la prima volta nel programma degli esami.

II libro della Via e della Virtù

Si può dire che se il personaggio di Laozi resta misterioso e impenetrabilmente oscuro, poco importa; esiste tramite il suo libro, ed è solo quest’ultimo che conta! Qual è? Il Laozi daodejing. Libro della Via e della Virtù, è, con il Zhuangzi e con il Liezi, una delle tre bibbie del taoismo, un’opera capitale, quindi, di alta levatura poetica, densa ma piuttosto ermetica.

I suoi 81 capitoli (ancora 9 x 9) sono composti da un mosaico di brani di prosa rimata e di poesia, mescolati insieme, contenenti aforismi, massime, frasi sibilline, apologhi, stanze rimate, vecchi adagi, formule magiche, strani motti ed enigmi criptici talvolta beffardi. In breve, è una specie di guazzabuglio che ha affascinato le menti di chi lo ha letto e dei suoi traduttori.

Tuttavia l’opera non è facile da capire e da tradurre. Ad ogni modo l’impresa è stata portata a termine varie decine di volte; tra il 1868 e il 1955 sono state pubblicate più di 35 traduzioni inglesi! E in Cina gli sono stati dedicati più di 220 libri di commentari. Sono poche le traduzioni che soddisfano gli specialisti. Questo dipende dal fatto che, anche se il libro nel suo insieme esprime un pensiero coerente e originate, è tuttavia meno omogeneo per quanto riguarda i particolari e lo stile.

Attualmente, dopo uno studio separato della lingua, si stima che la sua stesura si situi intorno al 300 a.C., ma certi versi e aforismi risalirebbero a tre secoli prima. Si immagina che l’ultimo redattore (verso il 300 a.C.) potesse aver raccolto il pensiero di vari predecessori provenienti da un’unica scuola. Ma infine, nonostante la sua disparità, l’insieme è valido e affascinante.

segue II taoismo

 
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