IL FARO DEI SOGNI

Categoria:Inventori francesi

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Gaston de Pawlowski


Gaston de Pawlowski (Joigny, 14 giugno 1874 – Parigi, 2 febbraio 1933) è stato uno scrittore, inventore e giornalista sportivo francese.


Biografia
Ciclisti alla festa di Comoedia nel 1910

Gaston William Adam de Pawlowski nacque il 14 giugno 1874 a Joigny dans l'Yonne, in Borgogna, ma trascorse la sua infanzia a Parigi; era figlio di Albert de Pawlowski, ingegnere della Compagnia dell'Ovest, e di Valérie de Tryon-Montalembert. Studiò al Liceo Condorcet di Parigi e si laureò nel 1901 alla Scuola Libera di Scienze Politiche (l'attuale Scienze Politiche) con una tesi dal titolo Filosofia del lavoro[1].

Nella giovinezza frequentò l'ambiente artistico che ruotava intorno a Montmartre insieme agli amici Georges Bottini e Fabien Launay, entrambi giovani artisti ormai dimenticati.[2]

Grande appassionato di sport e subito colpito dalla moda nascente del ciclismo, Pawlowski fu tra i fondatori dell'Union vélocyclopédique de France e membro del Touring Club di Francia (fondato nel 1890). Fin dal 1894 scrisse articoli sul ciclismo su varie riviste, tra cui Le sport, L'auto-vélo, il Paris-vélo. Fu inoltre direttore di Comœdia, L'opinion e il Vélo, e scrisse su Le Canard enchaîné. Alla bicicletta regalò il sistema di frenaggio a guaina (Bowden), ancora oggi in uso sulle biciclette con freni a tamburo.

Visionario, seppe intuire i cambiamenti in corso, e scrisse ironici affondi al fanatico ottimismo della scienza, pur essendo egli stesso attento a tutte le novità. Un esempio della sua personalità modernista e umoristica è dato dal dibattito che portò avanti tra il 1907 e il 1914 su Comœdia, in cui diede vita a una riuscita critica drammatica e scientifica.[3]
Il successo del Viaggio nel paese della quarta dimensione (1912)

La sua opera più famosa resta il Viaggio nel paese della quarta dimensione, datato 1912, romanzo scientifico o di proto-fantascienza in cui esplorò il nuovo tema letterario della quarta dimensione, che nei primi del Novecento suscitava interessati dibattiti ed era argomento sia da salotto e che da intellettuali. Le scoperte scientifiche relativizzavano il mondo e i nuovi mezzi di trasporto facevano riflettere sulla velocità, sullo spazio e sul tempo.

Il tema della quarta dimensione era stato inaugurato da Charles Howard Hinton nel 1882 con il saggio Che cos'è la quarta dimensione?, in cui veniva esposta l'idea che il tempo e lo spazio siano soltanto illusioni causate dalla visione del mondo a tre dimensioni. Altri contributi letterari al tema vennero da Edwin A. Abbott (1838 - 1926), di cui Pawlowski conosceva probabilmente l'opera Flatlandia. Racconto fantastico a più dimensioni[4].
Marcel Duchamp.

Il Viaggio nel paese della quarta dimensione ebbe un successo strepitoso; tra i suoi estimatori ci fu Marcel Duchamp, e secondo la tesi argomentata da Jean Clair il Viaggio di Pawlowski ebbe una grande influenza sull'artista per la progettazione del Grande vetro[5]. Marcel Duchamp a questo proposito confessò: "Ciò che ci interessava, in quel periodo, era la quarta dimensione", e sull'opera di Pawlowski in particolare:

«A quell'epoca avevo cercato di leggere delle cose di questo Powolowski (...) Aveva scritto degli articoli su un giornale sulla volgarizzazione della quarta dimensione (...) Per analogia puramente intellettuale pensavo che la quarta dimensione potesse proiettare un oggetto a tre dimensioni, ossia, che ogni oggetto a tre dimensioni che noi vediamo comunemente sia la proiezione di una cosa a quattro dimensioni che non conosciamo.
Era poco più che un sofisma, ma dopo tutto era possibile. È su questo che ho basato la Sposa nel Grande Vetro.»
(MARCEL DUCHAMP[6])

Nel romanzo di Pawlowski, il narratore racconta i suoi viaggi nel futuro che gli sono resi possibili dalla quarta dimensione, una sorta di stato trascendentale in cui tempo e spazio perdono di significato, diventando un'unica dimensione in cui tutto è compresente. Nei suoi viaggi istantanei, quasi dei sogni ad occhi aperti, attraversa e descrive tre grandi epoche storiche, di cui dà poi conto nel dettaglio:

l'età del Leviatano, buio periodo in cui gli uomini cedono alla regola del minimo sforzo e accettano di diventare cellule differenziate tra loro solo per la loro funzione (quasi una premonizione di ciò che accadrà negli anni seguenti);
l'epoca dello Scienziato Assoluto, una sorta di dittatura della scienza in cui si arriva a sostituire il cervello degli uomini con il bismuto,
e infine l'epoca dell'Uccello d'Oro, in riferimento ad un periodo di utopia in cui tutti viaggiano nella quarta dimensione.

La tomba di de Pawlowski al cimitero di Père-Lachaise.

Gaston de Pawlowski sviluppò qui, senza per forza chiamarli come faremmo oggi, molti temi di science-fiction diventati ormai classici: per esempio, gli androidi, la riproduzione artificiale, la biomeccanica, la dittatura della scienza. Alcuni riferimenti nel libro, così come nelle altre sue opere, sembrano preconizzare invenzioni realizzatesi a distanza di decenni o anticipare problemi etici attuali, come nel capitolo delle Piante industriali, piante modificate tecnologicamente che migliorano le loro prestazioni ma diventano capricciose e carnivore. Oltre al suo aspetto precursore, questo libro è un miscuglio inedito di fantastico e di fantascienza, di humour, di notizie e di romanzo, di riflessioni metafisiche, alchemiche e mistiche. La scrittura è poco narrativa e restituisce un ampio affresco sulla storia dell'umanità, sulla natura, sull'universo, descritto con tutta la passione di uno scienziato armato di umorismo.

Dopo la guerra, nel 1923 Pawlowski ripubblicò il Viaggio nel paese della quarta dimensione, snellendo la parte teorica del romanzo e facendola confluire nei Saggi critici ad esso allegati, saggi che rappresentano una introduzione teorica del romanzo vero e proprio. Seppure prima della guerra sembrasse aver intuito quelli che sarebbero stati i successivi sviluppi storico politici, dopo la guerra il mondo era profondamente cambiato, e Pawlowski non riuscì a rinnovare il suo spirito umoristico e ad adattare le sue qualità di scrittore ai tempi nuovi. Probabilmente per questo, e anche perché il resto della sua produzione letteraria è comunque minore, a parte qualche sporadica ristampa del Viaggio e di una selezione delle Invenzioni Gaston de Pawlowski cadde nell'oblio.
Altre opere
Prefazione a Signaux à l'ennemi

Seppure uscì una raccolta ragionata dei suoi articoli[7], ancora non si dispone di una monografia completa su Pawlowski, e non è ancora stata studiata la potenzialità dei suoi testi per un'indagine antropologica della mentalità d'inizio secolo: delle invenzioni, emblematiche e mitiche, nell'accezione di Barthes, e degli spunti scientifici del Viaggio per svelare desideri, paure, pregiudizi e sogni di inizio secolo.
Le nuove invenzioni e le ultime novità (1916)

Questo libro è una caricatura smaliziata degli abusi del metodo scientifico, illustrati con molti esempi inventati suddivisi per argomento. Le nuove invenzioni riguarda sia gli inizi della società dei consumi e del superfluo che lo scientismo. La postfazione a questo libro riassume la posizione di Pawlowski: «Smontiamo e classifichiamo con metodo tutti gli ingranaggi del nostro orologio. Sarebbe stupefacente se alla fine del processo non sapessimo che ora sia.» Le nuove invenzioni sono state stampate in lingua italiana nel 2015 da Stampa Alternativa, a cura di Antonio Castronuovo.

In quest'opera si trovano invenzioni sorprendenti, ad esempio:

il metro tascabile che misura soltanto 10 cm
la vasca da bagno ad entrata laterale
l'innovativo boomerang francese che, “per prevenire ogni rischio d'incidente, non ritorna indietro„
le banconote ignifughe
le impronte digitali modellabili[8]
e altre facezie d'antan.

Gaston de Pawlowski si dimostrò un precursore — ma tramite le parole e non con l'immagine — del disegnatore Jacques Carelman.
I Paesaggi animati (1918 ca.)

Tra paesaggi urbani e sensazioni nuove, Gaston de Pawlowski descrisse la modernità che vedeva dispiegarsi di fronte a lui in questo libro composto da ventisei brevi testi, ed offrì una visione laterale sul mondo di inizio Novecento in profonda trasformazione al contempo poetica e beffarda.

Nel capitolo Il viaggio sconosciuto, che racconta il primo viaggio in treno del narratore, l'ironia si alterna alla ferocia nel descrivere il nascente turismo balneare. La narrazione degli ambienti artistici in Al salone, esposta in tre ritratti (Il dilettante ricco, Il dilettante illuminato ed Apoplessia) resta di una sferzante attualità. In quei tempi di fiere, esposizioni di arti diverse e variegate, si poteva essere sicuri di incontrare quei personaggi descritti da Pawlowki.
Opere

(IT) Antonio Castronuovo (a cura di), Nuove invenzioni e ultime novità, Viterbo, Stampa Alternativa, 2015, ISBN 9788862224697.
(FR) Philosophie du travail: essai sur les causes et les fins individuelles de l'activité sociale de l'homme, sur les notions qualitatives de loisir et de valeur, pour servir d'introduction méthodique à une étude scientifique des conventions sociales et plus particulièrement du droit à l'existence et du droit de propriété, Faculté de droit et des sciences économiques de l'Université de Paris, Éd. V. Giard et E. Brière, 1901
(FR) Sociologie nationale. Une définition de l'Etat, Éd. V. Giard et E. Brière, 1897
(FR) Dans les rides du front, Parigi, La Renaissance du livre, 1917
(FR) On se moque de nous, 1898
(FR) Polochon. Paysages animés, illustrazioni di Manfredini, Parigi, La Renaissance du livre, Collezione "In extenso" ; N° 75, circa 1918
(FR) Voyage au pays de la quatrième dimension, Parigi, Fasquelle, 1912
(FR) Conversations avec Cyrano, [S. l.], estratto da "Cyrano", 16 settembre 1927-2 novembre 1930
(FR) Inventions nouvelles et dernières nouveautés, Parigi, Ed. Fasquelle, 1916
(FR) Le jeune homme d'apparence chétive et la femme d'une grande beauté
(FR) Aristote à Paris
(FR) Un grand révolté. Ressuscitons Cyrano!, s.l., estratto da "Cyrano", 22 giugno 1924
(FR) L'horloger de Brooklyn
(FR) Contes singuliers, Collezione "In extenso". N° 107, Parigi, la Renaissance du livre, 1918
(FR) Nous étions trois amis intîmes qui avions vingt ans aux alentours de 1897, Bottini, Launay et moi..., racconto autobiografico in Plein Chant nº 80, Bassac, novembre 2005. Informations sur La Vie d'artiste
(FR) Alfredo Pina, Parigi, J. Allard, 1929
(FR) Les Dernières inventions de M. de Pawlowski, estratti di Inventions nouvelles et dernières nouveautés, postfazione di François Caradec, Parigi, Balland, 1973
(FR) Paysages animés, prefazione di Éric Walbecq e Jacques Damade, Parigi, Éd. la Bibliothèque, 2003 ISBN 2-909688-29-1
(FR) Recueil factice d'articles de presse de et sur Gaston de Pawlowski, 1912-1931, S. l. n. d.
(FR) Signaux à l'ennemi, illustrazioni di Gus Bofa[9], Parigi, Ed. Fasquelle, 1918
(FR) Théâtres en plein air, [S. l.], estratto da "Comoedia-illustré", 15 agosto 1909
(FR) Voyage au pays de la quatrième dimension, Parigi, Denoël, 1962
(FR) Voyage au pays de la quatrième dimension, introduzione di Jean Clair, Parigi, Éd. Images modernes, 2004, (22ª ed.), ISBN 2-913355-24-2
(FR) Voyage au pays de la quatrième dimension, disegni di Léonard Sarluis, Paris, Éd. Fasquelle, 1923
(FR) Voyage au pays de la quatrième dimension suivi de la correspondance inédite de l'éditeur et des lecteurs adressée à l'auteur, a cura di Eric Walbecq, S.l., Ed. L'Autruche guatémaltèque, 2002
(FR) Voyage au pays de la quatrième dimension, illustrazioni di Jean Tauriac, Bruxelles, Éditions La Boétie, 1945
(FR) Inventions nouvelles et dernières nouveautés, prefazione di Eric Walbecq, Éd. Finitude, 2009, ISBN 978-2-912667-64-9
(EN) Journey to the Land of the Fourth Dimension, introduction and notes by Brian Stableford, Black Coat Press, United States, 2009. ISBN 1-934543-37-3

Prefazioni e commenti

(FR) Henry Decoin, Jeph, le roman d'un as, prefazione di G. de Pawlowski, Parigi, l'Édition française illustrée, 1917
(FR) André Warnod, Le Vieux Montmartre..., prefazione di G. de Pawlowski, Parigi, 1913
(FR) Léon Ruth, Jeux de scène, Prefazione de Simone. Commenti di Henry Bidou, Lucien Dubech, Robert Kemp et G. de Pawlowski, Parigi, Le Cercle du livre, 1954

Bibliografia critica

Jean Clair, Marcel Duchamp. Il grande illusionista, Abscondita, 2003. ISBN 8884162777
(FR) Marcel Duchamp, Ingenieur du temps perdu: entretiens avec Pierre Cabanne, Paris, Pierre Belfond, 1967. ISBN 2714410774
Catherine Millet, L'arte contemporanea. Storia e geografia, 24 ORE Cultura, 2007 p. 128. ISBN 8876445498





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Gaston_de_Pawlowski

 
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Alphonse Pénaud


«M. Pénaud era un uomo molto ingegnoso, e avrebbe potuto fare grandi cose nel campo della navigazione aerea se la sua carriera non fosse stata troncata prematuramente.»
(Octave Chanute, 1892[1])

Charles-Alphonse Pénaud (Parigi, 31 maggio 1850 – Parigi, 22 ottobre 1880) è stato un ingegnere, inventore e pioniere dell'aviazione francese. Spesso chiamato "il padre dei modelli volanti", fu il primo a impiegare una banda elastica in gomma attorcigliata per la propulsione di un modellino di aeroplano, e le sue ricerche e sperimentazioni nel campo dell'aeromodellismo (trasferite dopo la sua morte agli aerei a scala naturale) ebbero una considerevole influenza sullo sviluppo, all'inizio del XX secolo, delle prime macchine volanti pilotate più pesanti dell'aria.


Primi anni

Alphonse Pénaud nacque a Parigi il 31 maggio 1850, figlio del viceammiraglio della marina militare francese Charles-Eugène Pénaud. Dal momento che la sua famiglia aveva una lunga tradizione navale venne avviato fin da piccolo alla carriera di ufficiale di marina; studiò all'École navale, la scuola superiore per la formazione degli ufficiali francesi, ma una grave malattia all'anca gli impedì di intraprendere la carriera militare dopo aver terminato gli studi di ingegneria navale.[2][3] Costretto a muoversi usando le stampelle, scelse di assecondare la sua passione per la matematica e di dedicarsi agli studi scientifici.[4]

Incoraggiato dallo studioso e appassionato di macchine volanti Guillaume de la Landelle,[5] Pénaud rivolse ben presto la sua attenzione verso l'aviazione; allora, lavorando in modo metodico e analizzando scientificamente i problemi legati alla fisica del volo, cominciò a studiare e a realizzare i suoi primi aeromodelli.[6]
Una tavola tratta dall'edizione del 1897 dell'Enciclopedia Britannica mostra un modellino di elicottero di Pénaud del 1872, solo leggermente diverso da quello del 1870.
Modelli volanti
L'Helicoptère e altri modelli ad ala rotante

Pénaud completò la sua prima realizzazione pratica nel 1870, all'età di 20 anni. Si trattava di un piccolo congegno, noto semplicemente con il nome francese di Helicoptère, composto da due eliche sovrappose collegate a una struttura di metallo leggero e messe in moto dallo svolgersi di una banda elastica in gomma attorcigliata. Le due eliche, a tutti gli effetti configurate come i rotori di un moderno elicottero in miniatura, ruotavano in direzioni opposte per compensare l'effetto coppia.[5] Le forze giroscopiche generate dalla loro rotazione erano in grado di mantenere stabile l'aerodina in aria.[2]

L'Helicoptère del 1870 era alto 28 centimetri, e le sue eliche avevano un diametro di 30. Pesava solo 6 grammi, ed era stato realizzato sui disegni di Pénaud dall'orologiaio svizzero Louis Breguet con un lavoro di elevata precisione. Le pale delle due eliche erano di carta, ma erano ricoperte da una sottile foglia d'oro; la struttura principale, lungo la quale era teso l'elastico, era invece in alluminio.[3]

Pénaud fu il primo a impiegare una banda elastica attorcigliata come mezzo di propulsione di un velivolo in miniatura.[2][3][7] La sua invenzione, oggi applicata solo ai giocattoli per bambini, fu una pietra miliare nel lungo processo di sviluppo destinato a portare all'aviazione moderna: essa infatti rese disponibile un sistema efficiente ed economico per la propulsione dei modelli volanti in scala, con i quali da allora fu possibile eseguire vari tipi di piccoli esperimenti di volo.[3]

L'Helicoptère, provato nel corso del 1870 e poi costruito in diverse versioni più o meno pesantemente modificate nel corso degli anni successivi, era in grado si alzarsi a diversi metri dal suolo e di rimanerci per qualche istante, per poi tornare a terra.[3] A seconda della versione, al variare delle proporzioni e del peso, l'elicottero poteva «schizzare verso il cielo come una freccia a un'altezza di 50 piedi [15 metri], e ricadere»[5] oppure «alzarsi obliquamente descrivendo ampi cerchi»[5] oppure ancora «dopo essersi alzato a 20 o 25 piedi [6 o 8 metri], rimanere sospeso nello stesso punto per 15, 20, qualche volta anche 26 secondi, compiendo cioè voli molto più lunghi di quanto fosse mai stato fatto prima con un'aerodina ad ala rotante».[5]
Il Planophore di Alphonse Pénaud del 1871. Notare gli impennaggi cruciformi in coda e l'elica spingente.
Il Planophore in una tavola dell'Enciclopedia Britannica del 1897. La figura non mostra la deriva verticale.
Il Planophore

L'anno successivo, nel 1871, Pénaud completò la costruzione di un modello di velivolo ad ala fissa, un piccolo monoplano con propulsione a elastico dall'aspetto molto moderno, noto come Planophore.[8]

Si trattava di un modellino lungo 50 centimetri con un'apertura alare di 45, pesante appena 15 grammi. Era dotato di un impennaggio cruciforme in coda, primo del suo genere nella storia dell'aviazione,[9] composto da una deriva verticale e da uno stabilizzatore orizzontale. Esso, dotato di un lieve calettamento negativo (cioè collocato un modo da incontrare il flusso d'aria con un angolo d'incidenza minore di zero) rendeva l'aereo molto stabile sull'asse di beccheggio, mentre la deriva contribuiva alla stabilità in imbardata. Le ali erano dotate di un angolo di diedro positivo, cioè le loro estremità erano più alte delle loro radici, e questo conferiva al velivolo buone doti di stabilità anche sull'asse di rollio.[2][8] Il Planophore di Pénaud fu sostanzialmente il primo esempio di un velivolo con caratteristiche di stabilità intrinseca:[10] in altre parole, grazie al suo innovativo sistema di impennaggi e di ali con diedro il Planophore era in grado di volare in linea retta senza sbandamenti per un tempo prolungato.[1][8] Pénaud produsse anche un'utile e precisa trattazione matematica della questione della stabilità, nella quale rendeva conto delle caratteristiche del suo velivolo dal punto di vista fisico.[1][8]

Sempre propulso da un elastico ritorto, il Planophore era dotato di un'elica bipala di 20 centimetri di diametro collocata in posizione spingente (anche se rielaborazioni successive del modello inclusero sperimentazioni con eliche traenti). Altre versioni prevedevano che una delle due ali venisse appesantita da una piccola zavorra per compensare l'effetto coppia generato dalla rotazione dell'elica oppure che, per risolvere lo stesso problema, il bordo d'uscita dell'ala venisse leggermente deformato.[3]

Il modello di monoplano di Pénaud volò con grande successo il 18 agosto 1871 presso il giardino delle Tuileries, di fronte a un gruppo consistente di testimoni: rimase in volo per 11 secondi, compiendo due ampie virate circolari e ritornando al punto di partenza,[8] con 240 giri della banda elastica.[1] Le fonti discordano sulla lunghezza di questo volo: alcune sostengono che, tenendo conto della traiettoria curva, coprì circa 40 metri;[1][2][8][11] altre propendono per una cifra più vicina a 55 metri.[3][7]

La Société aéronautique de France (poi Société française de navigation aérienne), l'associazione di appassionati di aviazione di fronte ai cui membri era stato provato il Planophore, fu molto impressionata dal modellino di Pénaud, e lui fu incoraggiato a proseguire i suoi studi.[2][3]
L'ornitottero di Pénaud del 1872, ancora una volta una tavola dell'Enciclopedia Britannica.
Ornitotteri

Nel 1872, avendo avuto successo nei suoi esperimenti con modellini ad ala rotante e ad ala fissa, Pénaud testò anche un modello di velivolo ad ala battente, altrimenti noto come ornitottero. Va ricordato che negli anni settanta del XIX secolo non era ancora considerato ovvio che la combinazione ala fissa-elica fosse il sistema di propulsione più efficiente per una macchina volante.[3]

L'ornitottero di Pénaud era propulso, come tutti gli altri suoi modelli, da un motore a elastico. Le ali erano articolate alla radice e si muovevano in alto e in basso, sbattendo come quelle di un uccello, e fornivano così la forza portante. La propulsione necessaria all'avanzamento invece era generata dalla flessione delle estremità delle ali in risposta alla variazione della pressione dell'aria.[4]

Questo modello, a volte chiamato "uccello meccanico" per le sue caratteristiche ali battenti, non era in grado di sollevarsi autonomamente da terra; tuttavia, se lanciato a mano, dopo essere sceso di una sessantina di centimetri per acquisire la necessaria velocità iniziava a prendere quota, sollevandosi fino a circa 3 metri dal suolo e volando così per circa 15 metri in 7 secondi. Una coda, anche in questo caso, garantiva la stabilità del volo.[4]
Lavoro teorico e progetti incompiuti

Pénaud lavorò sempre con la piena consapevolezza di quanto avevano fatto i suoi predecessori, e spesso costruì i suoi calcoli sulla base degli studi di altri importanti precursori del volo tra i quali, in particolare, l'inglese George Cayley. Tra il 1872 e il 1875 Pénaud pubblicò diversi studi originali contenenti l'analisi di problemi come quello della resistenza aerodinamica, della planata e del flusso d'aria sulle superfici. Si dedicò principalmente allo studio di tre dei problemi che, nel XIX secolo, andavano risolti per poter realizzare il volo umano: la questione della resistenza dell'aria, della robustezza strutturale del velivolo e della sua propulsione. Fu un convinto sostenitore dell'importanza di sviluppare un motore a combustione interna sufficientemente potente e leggero, laddove la maggior parte dei suoi contemporanei prediligevano motori a vapore o elettrici.[3]
Uno dei primi schizzi di Pénaud per un grande aeroplano anfibio. Il disegno risale al 1873.
Tavola prospettica del progetto brevettato da Pénaud e Gauchot nel 1876. Notare la grande ala arrotondata, le eliche traenti, gli equilibratori in coda e il carrello retrattile.

Il 30 ottobre 1872 ricevette la medaglia d'oro della Société aéronautique de France per i suoi meriti nel campo della ricerca aeronautica.[12] Nel 1874 ricevette, insieme ad altre due équipe di ricerca, il Grand prix des Sciences mathématiques dell'Académie des Sciences, l'accademia delle scienze francese, per lo sviluppo di una teoria matematica del volo degli uccelli.[13]

Il 26 aprile 1873 Pénaud intraprese insieme ad altri studiosi un'ascensione in pallone nel corso della quale portò a termine interessanti osservazioni meteorologiche e fisiologiche.[14] Sembra che sia rimasto in qualche modo ferito nel corso di questo volo.[1]

Nel periodo che seguì continuò a eseguire studi ed esperimenti importanti: progettò un dispositivo per calcolare la rotta degli aerostati, un barometro di precisione, una valvola per regolare la pressione del gas all'interno dei palloni, un aquilone autostabilizzante senza coda, un motore a scoppio; pianificò una serie di esperimenti sulla resistenza aerodinamica e sulla fotografia istantanea di soggetti in volo, e studiò le correnti ascensionali dimostrando che esse erano sufficienti per spiegare il volo planato senza battito d'ali di alcune specie di uccelli.[1]

Comunque Pénaud non aveva intenzione di limitarsi agli studi teorici e, incoraggiato dal successo dei suoi modellini, cominciò a dedicarsi alla progettazione di un vero aeroplano motorizzato e pilotato.[6] In collaborazione con il matematico e abile meccanico Paul Gauchot, nel 1876 Pénaud brevettò (licenza numero 111 574)[15] una macchina volante il cui progetto presentava caratteristiche estremamente avanzate e moderne.[7][16]

Si trattava di un grande aeroplano, che avrebbe dovuto essere capace di trasportare due uomini; era configurato come un monoplano tuttala ed era pensato per poter decollare e atterrare indifferentemente sulla terraferma o in acqua (grazie rispettivamente a un carrello d'atterraggio retrattile con ammortizzatori ad aria compressa e a dei galleggianti alle estremità alari) il che ne faceva un velivolo anfibio. Il progetto prevedeva una struttura in legno o in metallo, e il suo rivestimento avrebbe dovuto essere lavorante, cioè avrebbe dovuto contribuire alla robustezza strutturale assorbendo parte delle sollecitazioni. La grande ala ellittica, inizialmente pensata per essere dotata di tiranti e montanti di controventatura, avrebbe potuto in seguito essere irrobustita e divenire un'ala a sbalzo.[1][3]

L'anfibio di Pénaud e Gauchot era dotato di due eliche quadripala controrotanti a passo variabile collocate in posizione traente, e di un complesso di strumenti di navigazione e di controllo del volo estremamente completo per l'epoca in cui venne concepito (comprendeva un anemometro, un indicatore di velocità, un indicatore di assetto e uno strumento per misurare la pressione dell'aria sulle ali).[3] Le eliche avrebbero dovuto essere mosse da un motore a vapore, anche se Pénaud era ben consapevole del fatto che, al momento, non erano praticamente disponibili propulsori abbastanza potenti e leggeri per servire efficacemente allo scopo di far volare il suo aeroplano; sperava tuttavia di riuscire a farne costruire uno con le caratteristiche necessarie (che fosse cioè capace di sviluppare un cavallo vapore per ogni 7 o al massimo 10 chilogrammi del suo peso).[1]

I due membri dell'equipaggio erano alloggiati in un abitacolo protetto da un parabrezza in vetro. Il sistema di controllo faceva capo a una singola leva (il primo joystick o cloche mai concepito),[17] il cui movimento avanti o indietro regolava il beccheggio muovendo per mezzo di attuatori elettrici i due equilibtatori collocati in coda, e la cui rotazione regolava l'imbardata per mezzo di un timone verticale. L'aereo non era dotato di un controllo per il rollio, ma l'ala aveva un angolo di diedro che avrebbe dovuto essere sufficiente a garantire al velivolo la stabilità sull'asse longitudinale senza bisogno di interventi da parte del pilota.[1][3]

Secondo i calcoli dei progettisti, il peso totale dell'aeroplano avrebbe dovuto essere di 1 200 chilogrammi, e il motore avrebbe dovuto avere una potenza di 20 o 30 cavalli per consentire alla macchina di volare a circa 100 chilometri orari con un angolo di incidenza di 2 gradi. La superficie alare avrebbe dovuto essere di 59 metri quadrati.[1]

Comunque, il velivolo anfibio di Pénaud e Gauchot non venne realizzato. La Société française de navigation aérienne non manifestò alcun interesse verso il progetto,[2] e Pénaud non fu in grado di raccogliere per conto proprio i fondi necessari per la sua realizzazione.[3] Nel 1880 tentò anche di convincere a finanziarlo l'affermato costruttore di dirigibili Henri Giffard, che però lo trattò con molta freddezza.[6][18]
Morte ed eredità

Tagliati completamente i rapporti con la Société de navigation aerienne, afflitto di continuo dai suoi problemi di salute e depresso a causa dell'impossibilità di costruire il suo promettente velivolo, Pénaud decise di togliersi la vita; si suicidò con un colpo di pistola il 22 ottobre 1880, all'età di 30 anni.[3][6][7]

Poco prima di morire aveva costruito una piccola cassetta di legno a forma di bara, che aveva riempito con i disegni suoi e di Gauchot e inviato a Giffard.[3][7] Questi si sarebbe a sua volta suicidato due anni più tardi.[6]

L'influenza che Alphonse Pénaud esercitò sui suoi successori, comunque, fu grande.[6][11] Nonostante fosse morto nella convinzione che i suoi studi non fossero stati compresi né apprezzati da nessuno, l'importanza del suo lavoro fu riconosciuta da molti importanti pionieri dell'aviazione dopo la sua morte, tra cui in particolare Samuel Pierpont Langley e Octave Chanute.[7] Gli stessi fratelli Wilbur e Orville Wright (che nel 1903 avrebbero compiuto quello che spesso è considerato il primo volo controllato e prolungato di un aeroplano motorizzato e pilotato) si interessarono per la prima volta al tema dell'aviazione quando, ancora bambini, il loro padre donò loro un piccolo elicottero a elastico basato sulle analoghe realizzazioni di Pénaud.[19][20]

Nel suo testamento, datato 12 giugno 1880, Pénaud aveva dato disposizioni affinché:[13]

6 000 franchi venissero devoluti all'Académie des Sciences e venissero usati per istituire un premio bi- o triennale in riconoscimento dei principali contributi al problema della locomozione aerea, sia nel campo degli aerostati che in quello degli aeroplani;
5 000 franchi venissero devoluti alla ricerca sui veleni e sugli antidoti;
3 000 franchi andassero alla ricerca sui trapianti con organi animali.

Tuttavia, in seguito a un intervento della famiglia di Pénaud nel 1881, l'Académie decise di non tenere che 3 000 dei 14 000 franchi a cui avrebbe avuto diritto, e di usarli per istituire un premio unico relativo all'aviazione. Esso venne assegnato nel 1883 a Gaston Tissandier (per i suoi studi sui dirigibili), a Duroy de Bruignac (per il suo "aeroplano misto") e a Victor Tatin (per un'elica aeronautica e per un progetto di velivolo ad ali battenti); essi ricevettero 1 000 franchi ciascuno.[13]
Pubblicazioni

1872 – Aéroplane automoteur, in L’Aéronaute, Gallica, n. 1 anno V, gennaio 1872. URL consultato il 24 ottobre 2011. (FR)
1872 – Lois du glissement dans l'air, in L’Aéronaute, Gallica, n. 11 anno V, novembre 1872. URL consultato il 24 ottobre 2011. (FR)
1875 – Locomotion aérienne. Appareils de vol mécanique, in La Nature, Le Conservatoire numérique de la bibliothèque du CNAM, n. 99, 24 aprile 1875, p. 327. URL consultato il 24 ottobre 2011. (FR)
1875 – Aviation, appareils de vol mécanique (PDF), in Journal de Physique Théorique et Appliquée, Centre pour la communication scientifique directe (CCSd), v. 4, n. 1, ottobre 1875, pp. 289-296. URL consultato il 24 ottobre 2011. (FR)
1876 – Sur la force des êtres volants, in La Nature, Le Conservatoire numérique de la bibliothèque du CNAM, n. 160, 24 giugno 1876, p. 58. URL consultato il 24 ottobre 2011. (FR)
1877 – A. Pénaud e P. Gauchot, Un brevet d'aéroplane, in L'Aéronaute, Gallica, anno X n. 10, ottobre 1877, pp. 274 - 289. URL consultato il 24 ottobre 2011. (FR)
1878 – «Navigation aérienne». Discorso pronunciato nel corso di un'assemblea generale della Société de Navigation Aérienne, 14 marzo 1878.
1878 – Recherches sur la résistance des fluides, in Bulletin de la Société philomathique de Paris, Internet Archive, 9 novembre 1878, p. 36. URL consultato il 24 ottobre 2011. (FR)





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Alphonse_P%C3%A9naud

 
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Louis-Guillaume Perreaux



Louis-Guillaume Perreaux (Almenêches, 19 febbraio 1816 – Parigi, 5 aprile 1889[1]) è stato un ingegnere e inventore francese che brevettò uno dei primi prototipi di motocicletta nel 1869.



Biografia

Perreaux nacque in Normandia, in Francia[2] e dopo aver frequentato le scuole elementari ad Almenêches mostrò un precoce interesse per l'ingegneria, inventando all'età di dodici anni, un bastone da passeggio che era anche un fucile. Perreaux venne quindi inviato al Seminario Minore di Sees dove maturò le idee che vennero successivamente pubblicate nel suo primo libro nel 1877, i due volumi Lois de l'univers principe de la création (Le leggi dell'Universo principio della creazione), ora nella Bibliothèque Nationale di Parigi. Ottenne poi una borsa di studio alla Scuola di Arti e Mestieri a Châlons-sur-Marne nel 1836.[2]
Invenzioni
Fucile a multi-carica di Perreaux

Perreaux si trasferì quindi a Parigi, dove iniziò a sperimentare e brevettare diverse invenzioni tra le quali un fucile multi-camera e un meccanismo di blocco nel 1841, una sega circolare nel 1843[3] e strumenti scientifici come la Perreaux Dividing Machine inventata nel 1846, che poteva calibrare con precisione le divisioni in un termometro di vetro, usando una vite micrometrica capace di apprezzare distanze fra due punti dell'ordine di un micron (millesimo di millimetro).[4]
Velocipide a vapore
Page 37 Digest of United States automobile patents from 1789 to July 1, 1899.png

Perreaux, applicando un piccolo motore a vapore sul telaio di una bicicletta, contribuì all'invenzione del primo motociclo.[5] Egli brevettò la sua invenzione con il numero 83 691 il 16 marzo 1869 continuando a perfezionarla fino al 1885.[6] Il progetto era caratterizzato da un motore a vapore monocilindrico, placcato in ottone, con un bruciatore ad alcol piazzato sotto la sella[3] di un velocipede Michaux. La trasmissione avveniva a mezzo di due cinghie,[7] e raggiungeva la velocità di circa 16 km/h[3] Il prototipo originale è oggi esposto al Musée de l'Île-de-France al Castello di Sceaux.[8]
Tenda militare

Una delle sue ultime invenzioni, nel 1879, venne registrata con il brevetto numero 128 656 e riguardava "una tenda militare sostenuta da pali, senza cavi esterni e senza picchetti". Oltre ad essere molto più rigida delle tende tradizionali, quella di Perreaux era più semplice, più leggera e quindi più facilmente trasportabile per uso militare. Egli sostenne che le tende, montate una dopo l'altra, potevano formare una galleria.[9]





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Hippolyte Pixii



Hippolyte Pixii (Parigi, 1808 – 1835) è stato un inventore francese.

Inventore e abilissimo costruttore parigino di strumenti scientifici, è famoso soprattutto per aver ideato una macchina magneto-elettrica, che può essere considerata uno dei primissimi generatori capaci di convertire energia meccanica in energia elettrica. Pixii costruì diversi strumenti per Jean-François-Dominique Arago e per André-Marie Ampère; con l'aiuto di quest'ultimo ideò il suo generatore nel 1832.

Una magnifica collezione di strumenti costruiti da Pixii è quella acquistata dai duchi di Lucca per i gabinetti scientifici della locale Università, che oggi è in buona parte conservata presso il Liceo Machiavelli.





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Raoul Grimoin-Sanson



Raoul Grimoin-Sanson, pseudonimo di Raoul Adrien Grimoin (Elbeuf, 7 maggio 1860 – Oissel, 3 novembre 1941), è stato un ingegnere, imprenditore e inventore francese, considerato un pioniere della cinematografia.


Biografia
Illustrazione della simulazione del pallone Cineorama, all'Esposizione di Parigi del 1900

Apprese da J. Marey la tecnica della cronofotografia e perfezionò il movimento di trazione della pellicola nelle macchine Lumière, introducendo il meccanismo detto croce di Malta.[1] All'Esposizione Universale di Parigi, nel 1900, mise a punto una serie di dispositivi detti Cinéorama per la proiezione simultanea di più film su uno schermo circolare di 360 gradi.[2][1]

Con tale sistema, che perfezionato in seguito, divenne la base del circarama, Grimoin riuscì a mostrare, a Parigi e in altre capitali, una ascesa in pallone.[2]

Per una perfetta trazione in sincrono dei diversi brani filmati studiò anche la 'Croce di Malta', un elemento di trasformazione di moto continuo in moto alternato.[2]

È anche autore nel 1924 di un film dedicato a un episodio della Rivoluzione francese, Le Comte de Griolet, girato nel suo castello di Roches a Oissel, vicino a Rouen.

Nel 1928 fu eletto membro corrispondente dell'Académie des sciences, belles-lettres et arts de Rouen.[3]

Raoul Grimoin-Sanson è stato anche consigliere tecnico del Conservatorio nazionale delle arti e dei mestieri, presidente della Società musicale di Oissel, membro della Società degli artisti francesi e membro della Società degli Autori, Compositori ed Editori Musicali (Sacem), come compositore di musica, dal 1880 fino alla sua morte.
Premi

Medaglia d'oro all'Esposizione nazionale e coloniale di Rouen (1896);
Grand prix all'Esposizione di Tunisi (1911);
Grand prix all'Esposizione di Madrid (1925);
Grand prix all'Esposizione d'Alençon (1925);
Grand prix all'Esposizione di Mans (1925).





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Raoul_Grimoin-Sanson

 
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Charles-Émile Reynaud


Charles-Émile Reynaud (Montreuil, 8 dicembre 1844 – Ivry-sur-Seine, 9 gennaio 1918) è stato un inventore, regista e insegnante francese. Fu inventore del prassinoscopio, del teatro ottico, fu un precursore del cinema d'animazione e un pioniere del cinema stereoscopico


Biografia
Charles-Émile Reynaud

Émile Reynaud ricevette una educazione impartita personalmente dai genitori; in particolare dalla madre, che seguiva le teorie pedagogiche di Rousseau. Nella bottega di suo padre, Benoît-Claude-Brutus Reynaud, incisore di medaglie e orologiaio, apprese la meccanica di precisione. Da sua madre, Marie-Caroline Bellanger, acquerellista allieva di Pierre-Joseph Redouté, apprese la tecnica del disegno che gli sarebbe risultata utile in seguito. A tredici anni costruì prima un teatro d'ombre, poi un motore a vapore in miniatura.

Nel 1858 entrò come apprendista alla fondazione Adolphe Gaiffe di Parigi, dove si occupava della riparazione, montaggio e messa a punto di strumenti ottici e fisici. Poi lavorò presso il fotografo ritrattista Adam-Salomon, dove apprese la tecnica del ritocco fotografico, in seguito si trasferì a Parigi lavorando come fotografo.

Nel 1864 seguì i corsi pubblici di divulgazione scientifica tramite proiezioni luminose dell'abate Moigno, noto matematico: divenne il suo assistente ed apprese il mestiere di insegnante-conferenziere. Nello stesso periodo lavorò alle illustrazioni del Dizionario di scienze teoriche ed applicate, pubblicato nel 1870 dal professore e naturalista francese Adolphe Focillon.

Dopo la morte del padre nel 1865, Emile Reynaud si trasferì con la madre a Le Puy-en-Velay, nella casa di famiglia, e tra il 1873 e il 1877 si dedicò all'insegnamento della fisica e delle scienze naturali nelle locali Ecoles industrielles. Le sue conferenze scientifiche serali, aperte al pubblico, ottennero grande successo tra la popolazione di Puy, che aveva la possibilità, tra le altre cose, di vedere proiettata su un grande schermo con una lanterna magica la magia della cristallizzazione dei sali nell'acqua.
Il prassinoscopio
Il prassinoscopio
Lo stesso argomento in dettaglio: Prassinoscopio.

Dal 1832 furono inventati una serie di strumenti ottici, tra cui il fenachistoscopio e lo zootropio, che riuscivano a fornire una illusione ottica di movimento attraverso sequenze di immagini in rapida rotazione osservate attraverso una serie di fessure che fungevano da primitivi otturatori.

Reynaud si interessò a questo argomento attraverso riviste scientifiche dell'epoca quali La nature, e si propose di escogitare un metodo per evitare l'oscuramento delle immagini in movimento causato dalle fessure che lasciavano entrare poca luce. Riuscì a risolvere il problema nel 1876 sostituendo le fessure di uno zootropio con un prisma di specchi che riflettono le immagini, inserito al centro dell'apparecchio: in questo modo l'immagine in movimento risultava molto più luminosa, e poteva essere osservata facilmente da numerose persone. Nel dicembre 1877 brevettò l'apparecchio con il nome di prassinoscopio (praxinoscope, in francese). Lo strumento ebbe grande successo e Reynaud tornò a stabilirsi a Parigi, a rue Rodier 58 nel IX arrondissement, dove si dedicò al montaggio, alla commercializzazione e allo sviluppo del suo prassinoscopio, che ottenne anche una menzione speciale presso l'Esposizione Universale di Parigi nel 1878.

Il 21 ottobre 1879 a Parigi sposò Marguerite Rémiatte con cui ebbe in seguito due figli, Paolo (nato nel 1880) e André (1882). Lo stesso anno Reynaud perfezionò il prassinoscopio, inventando un nuovo apparecchio, il prassinoscopio teatro. In questo dispositivo, grazie ad un gioco di trasparenze tra vetri, le figure in movimento potevano sovrapporsi ad un fondale fisso. Il nuovo giocattolo ottico, però, poteva essere visto da una sola persona alla volta, non permettendo visioni collettive, cosa che Reynaud risolse nel 1880 attraverso il prassinoscopio da proiezione, dove i personaggi in movimento e il fondale fisso venivano proiettati su uno schermo grazie a una lanterna magica.
Il teatro ottico
Émile Reynaud manovra il teatro ottico
Lo stesso argomento in dettaglio: Fotopittura animata, Pantomima luminosa e Teatro ottico.

Nel 1889, Emile Reynaud mise a punto il suo teatro ottico con il quale propose al pubblico del museo Grévin di Parigi, a partire dal 28 ottobre 1892, i suoi brevi disegni animati, che chiamò pantomime luminose e, in seguito, le sue fotopitture animate, sequenze di fotografie animate stampate su vetro.

Fino all'8 febbraio del 1900[1] oltre 500.000 persone assisteranno a queste proiezioni[2] . Il teatro ottico si presentava come la naturale evoluzione del prassinoscopio a proiezione: una lunga serie di "fotogrammi", dipinti su vetro e uniti da due strisce di cuoio, avvolta in due grandi bobine, permetteva per la prima volta una animazione con inizio, svolgimento e conclusione, passando così dalla breve animazione ciclica al racconto compiuto.

Successivamente alla presentazione di Guillaume Tell, le proiezioni di pantomime luminose e fotopitture animate, le due forme di spettacolo venivano presentate assieme. L'ultima proiezione avvenne il 28 febbraio 1900.
Il declino

L'arrivo del Cinématographe dei fratelli Lumière nel 1895, determinò la fine delle proiezioni al museo Grévin e il declino dell'impresa di fabbricazione di giocattoli ottici di Reynaud, tanto che lui, in preda ad una forte depressione, distrusse con un martello i delicati macchinari del suo teatro ottico, vendendone poi a peso i resti di rame e legno, e una notte di gennaio del 1900 gettò nella Senna quasi tutte le sue pantomime luminose e le sue fotopitture animate. Dalla distruzione si salvarono solamente Pauvre Pierrot, Autour d'une cabine e alcuni frammenti di altri filmati. Questi ultimi nastri sono stati restaurati e presentati in occasione del centenario del teatro ottico nel 1992.

Tuttavia ancora nel 1907 Émile Reynaud tentò nuovamente di innovare il suo prassinoscopio attualizzandolo in versione stereoscopica: lo stereo-cinema, costituito da una coppia di prassinoscopio posti in verticale e accoppiati a uno stereoscopio, permetteva di animare fotografie stereoscopiche rappresentandosi come precursore del cinema tridimensionale.[3]

Vittima di una congestione polmonare, Reynaud entrò nell'ospizio per incurabili di Ivry-sur-Seine il 29 marzo 1917, dove rimane fino alla morte, avvenuta il 9 gennaio 1918. La sua salma è sepolta nel cimitero di Vaugirard a Parigi.
Invenzioni
Lo stereo cinema di Émile Reynaud

Prassinoscopio (praxinoscope, 1876): permette di visualizzare una animazione ciclica di dodici immagini attraverso un cilindro sfaccettato di specchi ruotante su di un asse.[2][4]
Prassinoscopio giocattolo (praxinoscope-jouet, 1877): è un piccolo prassinoscopio dove l'animazione ciclica - destinata ai bambini - è formata da otto disegni al posto degli usuali dodici.[2][5]
Prassinoscopio-teatro (praxinoscope-théâtre, 1879): è un prassinoscopio dotato di uno schermo che permette ad uno spettatore singolo di visualizzare l'animazione ciclica sovrapposta ad una scena fissa.[2][6]
Prassinoscopio da proiezione (praxinoscope à projection, 1880): permette di proiettare su di uno schermo una animazione ciclica sovrapposta ad una scena fissa, entrambe le immagini vengono proiettate da una lanterna magica a due focali.[2][7]
Striscia di tela e pellicola dipinta: con perforazione centrale per il trascinamento, che si svolge da una bobina all'altra, anticipatrice della pellicola cinematografica.[2]
Teatro ottico (théâtre optique, 1888): permette la proiezione su uno schermo di una animazione di lunghezza e durata variabile, all'interno di una scena fissa, attraverso l'uso di una lanterna magica.[2][8]
Foto-scenografo (photo-scénographe, 1895): apparecchio per ripresa di fotografie in sequenza con il quale Reynaud realizza le fotopitture animate.[2][9]
Stereo-cinema (stéréo-cinéma, 1907): permette di animare le fotografie stereoscopiche, precursore del cinema tridimensionale.[2][3]

Filmografia
Pantomime luminose
Lo stesso argomento in dettaglio: Pantomima luminosa.

Charles-Émile Reynaud ha realizzato complessivamente cinque pantomime luminose.[10]

Un bon bock (1888)
Le clown et ses chiens (1890)
Pauvre Pierrot (1891)
Autour d'une cabine (1893)
Un rêve au coin du feu (1894)

Fotopitture animate
Lo stesso argomento in dettaglio: Fotopittura animata.

Charles-Émile Reynaud ha realizzato complessivamente tre fotopitture animate.[11]

Guillaume Tell (1896)
Le premier cigare (1897)
Les clowns Price (1898)





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Charles-%C3%89mile_Reynaud

 
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Jules Richard (fotografo 1848)


Jules Richard (Lione, 19 dicembre 1848 – Parigi, 18 giugno 1930) è stato un fotografo, inventore e imprenditore francese. Formatosi con suo padre, portò avanti l'azienda di famiglia. Fu l'inventore delle macchine stereografiche Verascope e Glyphoscope, nonché del visualizzatore stereografico Taxiphote.[1]
Biografia
Apparecchio fotografico stereoscopico, a magazzino per pellicola in rullo, creato da Jules Richard, 1925.

Suo padre fu l'inventore parigino Félix Richard,[2][3][4] mentre suo zio fu Paul-Gustave Froment.[5] Dopo gli inizi nella bottega di suo padre, Richard si occupo di apparecchiature telegrafiche negli anni '70 dell'Ottocento. Nel 1877, un anno dopo la morte di suo padre, tornò a lavorare nell'azienda di famiglia con suo fratello minore Max,[2][5] acquisendo nel decennio successivo una buona reputazione nella costruzione di barometri scientifici e altri dispositivi di registrazione ambientale, come anemometri, pirometri, barografi aneroidi e dinamometri.[5] Nel 1891 i due fratelli cessarono la loro collaborazione[2] e la Richard Frères fu rinominata Jules Richard,[4] la quale nel 1893 iniziò a produrre macchine stereoscopiche.[5]

Richard fu l'inventore della macchina stereografica Verascope (1893),[6][7] seguita dalla Glyphoscope, una versione più economica della precedente. Tra il 1894 e il 1935 la compagnia vendette più di 120.000 modelli.[8] Nel 1899 Richard brevettò e introdusse in vendita il Taxiphote, un visualizzatore da tavolo per le diapositive stereografiche in vetro prodotte dal Vérascope.[9]

La collezione permanente dello Houston Museum of Fine Arts possiede un esempio di Taxiphote,[10] mentre alla George Eastman House sono presenti più di 1.100 macchine fotografiche, prototipi e foto stereografiche appartenenti a Richard.[11] Altri modelli di Taxiphote e Verascope si trovano all'History of Science Museum di Oxford,[12] mentre al National Museum of American History di Washington è presente un barometro aneroide della Richard Freres.[4] Il Museo nazionale del cinema di Torino possiede alcuni modelli del Verascope.[13]





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Émile Rimailho


Émile Rimailho (Parigi, 2 marzo 1864 – Pont Érambourg, 28 settembre 1954) è stato un ingegnere francese.


Biografia

Émile Rimailho nasce a Parigi il 2 marzo 1864, figlio di un commerciante originario di Saint-Gaudens, Émile Rimailho entra all'École polytechnique nell'ottobre 1884. Studia quindi alla scuola di applicazione dell'artiglieria. Al termine degli studi viene trasferito come capitano presso l'Atelier de Puteaux (APX). Qui lavora, assieme al capitano Sainte-Claire Deville, al perfezionamento del cannone da 75 progettato dal colonnello Joseph-Albert Deport a partire dal 1895. Questo nuovo materiale di 75 mm, eccezionale per le sue qualità e le sue innovazioni, era stato omologato dall'esercito francese nel 1897. Il comandante Rimailho introdusse poi, a partire dal 1898, parecchi miglioramenti all'obice da 155 mm L Mod. 1877 de Bange (1881), modello potente ma senza freno di rinculo e dunque a tiro lento. Progettò poi un obice da 155 mm a tiro veloce, dotato di un freno idropneumatico similare a quello del 75 mm. Il pezzo venne designato 155 mm CTR Modèle 1904 conosciuto anche come "155 Court Rimailho". Questo cannone fu in dotazione a cinque reggimenti d'artiglieria durante la prima guerra mondiale di cui quello del filosofo Alain. Rimailho rimpianse sempre le limitazioni tecniche imposte al suo progetto per ragioni di compatibilità con il materiale più vecchio, perché limitavano la gittata del 155 mm CTR Modèle 1904 a 7.000 m. Ecco il giudizio del filosofo Alain su questo cannone: "Je vis arriver les Rimailho, canons de 155 à tir rapide; j'admirai ces ingénieuses mécaniques; j'eus ensuite occasion de comprendre que le tir rapide, comme la poudre sans fumée, sont des idées de cabinet. Le tir rapide fait qu'on manque bientôt d'obus; mais surtout il échauffe les pièces et les met hors d'usage. Et j'ajoute que le Rimailho avait une portée ridiculement courte; c'est pourquoi il fallait bien le rapprocher des lignes. Les gros obusiers allemands portaient à douze kilomètres; ainsi ils se tenaient à peu près hors d'atteinte".
Il carro armato d'assalto Saint-Chamond, pensato e progettato da Rimailho

Nel 1899 Émile Rimailho presta servizio in Africa, poi col grado di comandante comanda, tra il 1906 e il 1908, una batteria di 155 mm CTR Modèle 1904 appartenente al 13º Reggimento di artiglieria di base a Vincennes. Dopo una formazione di un anno presso il Centro Alti Studi Militari (Centre des hautes études militaires), è promosso al grado di tenente colonnello nel marzo 1911. Sull'esempio di altri ufficiali, come i colonnelli Deport e Louis Filloux, fa valere prematuramente i suoi diritti alla pensione nel febbraio 1913 per entrare come direttore nella fabbrica Châtillon-Commentry de la Compagnie des forges et aciéries de la marine et d'Homécourt, situata a Saint-Chamond, nella Loira. Come ogni cittadino, Rimailho viene mobilitato il 2 agosto 1914, ma i dirigenti di de Marine-Homécourt fanno prontamente comprendere al Ministro della Guerra che esigono la smobilitazione del loro nuovo impiegato. Rimailho viene "messo a disposizione del ministero" il 12 novembre 1914. Di ritorno a Saint-Chamond è nominato direttore tecnico della Compagnia nel marzo 1915, e riprende la sua attività prediletta: la progettazione e il miglioramento degli armamenti. Nella sua qualità di direttore tecnico della Saint-Chamond, Rimailho fu largamente responsabile della progettazione e dell'industrializzazione del carro armato d'assalto Saint-Chamond. Quest'ultimo era uno sgraziato veicolo corazzato privo di torretta, con l'armamento sistemato in posizione prodiera.

Nel giugno 1919 viene nominato amministratore della CGCEM (Compagnie Générale de construction et d'entretien du matériel de chemin de fer), posizione che occuperà praticamente per il resto della sua vita. Si dedica allora all'organizzazione del lavoro ed alla determinazione del prezzo di realizzo dei prodotti industriali (teoria delle sezioni omogenee). Nel 1920 viene insignito del titolo di Commendatore della Legion d'onore. Albert Caquot gli affida nel 1931 un corso di organizzazione del lavoro presso la scuola nazionale superiore dell'aeronautica che era appena stata creata. Sotto l'occupazione tedesca, questo sostenitore degli idee corporatistes e planistes sostiene un ruolo di primo piano nella creazione del SERT (Service d'étude des nouvelles méthodes de Rémunération du travail), un'istituzione ispirata al cristianesimo sociale che serve alla propaganda del governo di Vichy e delle autorità di occupazione. Rimailho crea un gabinetto di ingegneri consulenti, la Compagnie d'ingénieurs en organisation che sostituisce le idee de l'"Organisation à la française", un lavoro pubblicato dieci anni prima.

Si spegne a Pont Érambourg il 28 settembre 1954.
Opere pubblicate

Rapport sur l'établissement des prix de revient, CGPF, 107 p., Parigi, 1928
L'organisation à la Française (1935), note di un corso di management atenuto da Rimailho a l'ENSAE, è un manifesto ispirato al taylorismo
Deux hommes parlent du travail (1939) in collaborazione con Hyacinthe Dubreuil. – Éditions Bernard Grasset, Paris. In-16 (21 cm), 337 p.
Chacun sa part (in due volumi), éd. Delmas, Parigi, 1947





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/%C3%89mile_Rimailho

 
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Isaac de Rivaz


François Isaac de Rivaz (Parigi, 19 dicembre 1752 – Sion, 30 luglio 1828) è stato un politico e inventore francese naturalizzato svizzero (da Famiglia Vallesana). È famoso per aver inventato il primo motore a combustione interna alimentato da gas idrogeno.


Biografia

Isaac nacque nel 1752 a Parigi. Durante i suoi anni scolastici prediligeva il latino e la matematica. Verso la fine del XVIII secolo, iniziò a studiare il motore a vapore dal quale sperimentò qualche prototipo.
Il motore a combustione interna
Dopo essersi ritirato dal servizio militare, si stabilì in Svizzera dove iniziò a sperimentare i primi esempi di motore a combustione interna per poi realizzare un prototipo nel 1804. Nel 1807 applicò il suo motore sopra un carretto, creando così di fatto un rudimentale veicolo a motore a combustione interna. Il motore era costituito da un lungo cilindro disposto verso l'alto, al suo interno si trovavano due pistoni, quello più grande era il pistone principale ovvero quello che faceva muovere la ruota, mentre l'altro, che si trovava in fondo al cilindro, serviva per far entrare l'aria e per far uscire i gas di scarico. Il combustibile, il quale era una miscela di aria e idrogeno, veniva iniettato all'interno da un contenitore e dopo che la miscela era stata compressa dal pistone il tutto veniva incendiato da una sorta di batteria elettrica. Il movimento della ruota era dato da una catena collegata al pistone.





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Louis Nicolas Robert


Louis Nicolas Robert (Parigi, 2 dicembre 1761 – Vernouillet, 8 agosto 1828) è stato un inventore francese.

Nel 1798 progettò e realizzò la prima macchina continua per la produzione di carta, in grado di produrre fogli della lunghezza da 12 a 15 m; la sua macchina fornì la base per la realizzazione della macchina Fourdrinier.


Biografia

Arruolatosi nell'esercito all'età di 19 anni, prese parte alla Guerra d'indipendenza americana; al suo ritorno, venne prima assunto a Parigi nella tipografia di Pierre François Didot e successivamente nella cartiera Didot-Sant-Léger di Essonnes. Questa carteria era molto importante e contava all'epoca più di 300 operai ed era il principale fornitore del Ministero delle Finanze; nel 1798, le difficoltà finanziarie del Governo portavano a stampare sempre più danaro ed il Ministero premeva per aumentare la produzione della carta necessaria. Robert venne quindi mandato nella cartiera di Essonnes con l'incarico di trovare una soluzione al problema.

Sostenuto ed incoraggiato da Didot Saint-Léger, che gli mette a disposizione i capitali, la sua fabbrica e il suo personale, incoraggiandolo soprattutto nella direzione di una macchina che impieghi pochi operai, Robert progredisce nel progetto e il 9 settembre 1798 presenta al ministro Nicolas-Louis François de Neufchâteau due fogli di carta prodotti con la sua macchina. Egli dichiara che la sua invenzione semplifica le operazioni, rendendo la manutenzione meno dispendiosa e soprattutto fabbricando carta di dimensioni straordinarie senza l'intervento di alcun operaio e con mezzi puramente meccanici.

Il brevetto della macchina viene depositato il 18 gennaio 1799: si tratta del primo brevetto di quel genere ed a Robert viene accordato un contributo di 4 000 franchi.

Il principio della macchina è relativamente semplice e riproduceva il procedimento manuale di fabbricazione della carta: la pasta carta, già raffinata, viene versata in una tramoggia ed una ruota a tazze la versa su una fine griglia in rotazione che permette lo sgocciolamento della parte eccedente della stessa. Successivamente il foglio in lavorazione viene pressato tra due cilindri ricoperti di feltro e va ad arrotolarsi su un cilindro posto all'estremità dell'impianto.

Questa macchina agli inizi era poco efficiente e Robert pensò di abbandonare le sue ricerche. A questo punto Didot si offrì di acquistare il brevetto e si associò con un suo cognato inglese per sfruttarlo, rilasciandogli una cambiale. I fratelli Fourdrinier perfezionarono la macchina e depositarono a loro volta due brevetti, questa volta in Gran Bretagna.

Una causa intentata nel 1810 da Robert, che non aveva ricevuto da Didot alcun pagamento, gli riconsegnò la proprietà del brevetto, ma questo in effetti risultava ormai superato dai perfezionamenti dei Fourdrinier brevettati in Gran Bretagna. In definitiva Robert non riuscì ad avere mai alcun riscontro economico dalla sua invenzione e per vivere svolse fino alla sua morte l'attività di istitutore a Vernouillet.





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Alphonse Beau de Rochas


Alphonse Beau de Rochas (Digne, 9 aprile 1815 – Vincennes, 27 marzo 1893) è stato un inventore e ingegnere francese[1], primo a brevettare il motore a combustione interna a quattro tempi.

Il successo del suo brevetto stava in parte nell'importanza a cui nessuno aveva dato importanza prima nella fase di compressione dei motori a scoppio, precisamente quando nella camera di combustione il pistone va a comprimere la miscela aria-carburante prima dell'accensione. Brevettò la sua idea nel 1862, due anni dopo che Christian Reithmann ottenne un brevetto simile in Germania e 16 anni prima di Nicolaus Otto, ma la sua idea rimase solo su carta e non realizzò mai un prototipo di tale motore, diversamente da quanto fecero invece Nikolaus A. Otto in Germania e Étienne Lenoir in Francia.





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Alphonse_Beau_de_Rochas

 
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Édouard-Léon Scott de Martinville


Édouard-Léon Scott de Martinville (Parigi, 25 aprile 1817 – Parigi, 26 aprile 1879) è stato un editore e libraio francese. Inventò il primo registratore di suoni, il fonautografo, che venne brevettato in Francia il 25 marzo 1857.[1][2][3


iografia

La famiglia Scott de Martinville era di estrazione nobile e proveniva dalla Scozia; si trasferì in Bretagna nel XVII secolo e venne riconosciuta di alta estrazione già da un atto del 1671[4]. Stampatore di professione, ebbe la possibilità di leggere i resoconti delle ultime scoperte scientifiche e finì col diventare un inventore. Scott de Martinville era interessato a registrare il suono della voce umana in un modo simile a quello ottenuto con l'allora nuova tecnologia della fotografia per la luce e l'immagine. Sperava di una forma di stenografia in grado di registrare l'intera conversazione, senza omissioni. Il suo primo interesse si indirizzò ad una nuova forma di stenografia e fu autore di diversi articoli sulla stenografia e una storia della stessa (1849).[5]
Fonautografo
Illustrazione di un fonautografo. Il barile era fatto di intonaco.

Dal 1854 fu affascinato dall'idea di un mezzo meccanico che potesse trascrivere i suoni vocalici. Mentre revisionava alcune incisioni per un libro di testo di fisica si imbatté in disegni di anatomia uditiva. Cercò di imitare il funzionamento dell'orecchio tramite un dispositivo meccanico, sostituendo una membrana elastica al timpano, una serie di leve per gli ossicini, che avrebbero dovuto comandare uno stilo al fine di scrivere su carta, legno o una superficie di vetro coperta di nerofumo. Il 26 gennaio 1857, consegnò il suo progetto in busta chiusa all'Accademia di Francia.[5] Il 25 marzo 1857, ricevette il brevetto francese #17,897/31,470 per il fonautografo.

L'apparecchio utilizzava un corno, per raccogliere il suono, collegato ad un diaframma che faceva vibrare una setola rigida che registrava un'immagine su un cilindro a manovella patinato di nerofumo. Scott realizzò diversi dispositivi con l'aiuto del costruttore di strumenti acustici Rudolph Koenig. A differenza della successiva invenzione di Edison del 1877, il fonografo, il fonautografo creava solo immagini visive del suono e non aveva la possibilità di riprodurre le registrazioni. Il dispositivo di Scott de Martinville venne utilizzato solo per le indagini scientifiche sulle onde sonore.

Scott de Martinville riuscì a vendere il suo apparecchio a diversi laboratori scientifici per l'utilizzo nelle indagini sul suono. Esso si rivelò utile nello studio dei suoni vocalici e fu usato da Franciscus Donders, Heinrich Schneebeli e Rene Marage. Avviò inoltre altre ricerche sugli strumenti in grado di creare delle immagini dei suoni come la fiamma manometrica di Koenig.[5] Non fu tuttavia in grado di trarre profitto dalla sua invenzione e trascorse il resto della sua vita come bibliotecario e libraio al 9 di rue Vivienne a Parigi.

Scott de Martinville si interessò anche al rapporto tra la linguistica, i nomi delle persone e il loro carattere e pubblicò un documento sul tema nel 1857.[5]
Riscoperta della registrazione di Au clair de la lune
Aiuto
Au Clair de la Lune (info file)
0:12

Nel 2008 il New York Times riportò la notizia del ritrovamento di un fonoautogramma del 9 aprile 1860.[8] L'annuncio della scoperta fu accompagnato dalla notizia che la registrazione era riproducibile — "convertendo degli scarabocchi su carta in suono — grazie all'opera di alcuni scienziati del Lawrence Berkeley National Laboratory a Berkeley in California."[8] Il fonautogramma era una delle registrazioni realizzate da Leon Scott a Parigi e andate smarrite per lungo tempo; essa venne processata attraverso sofisticati programmi di computer, sviluppati alcuni anni prima dalla Biblioteca del Congresso.

La registrazione era un frammento di una decina di secondi di un cantante, originariamente ritenuta la figlia dell'inventore, prima che fosse stato scoperto che la registrazione era stata eseguita al doppio della velocità normale ed era probabilmente la voce stessa dell'inventore,[9] che cantava la canzone popolare francese Au Clair de la Lune. Questo fonautogramma è oggi la prima documentazione nota della registrazione di musica e della voce umana, precedente di ventotto anni, rispetto alla precedentemente nota registrazione di Edison di un coro di Händel dall'oratorio Israele in Egitto, realizzata nel 1888.[10]

È stato poi rinvenuto un altro fonautogramma di Scott de Martinville contenente la registrazione dei primi versi del dramma pastorale Aminta di Torquato Tasso. Registrato intorno al 1860, probabilmente dopo la registrazione di Au Clair de la Lune, questo fonautogramma è la prima registrazione nota di una voce umana che può essere riascoltata.[11] Delle registrazioni precedenti, realizzate nel 1857, contengono la voce di Scott ma sono indecifrabili a causa della non uniformità della velocità di registrazione.

Esiste una leggenda metropolitana che una registrazione era stata fatta da Abraham Lincoln, supponendo che abbia usato un fonautografo di Scott a Washington nel 1863.[12] La leggenda sostiene che una registrazione della voce di Lincoln, realizzata con il fonautografo, era presumibilmente compresa tra i reperti conservati da Edison. Secondo i ricercatori FirstSounds.org, Scott non si recò negli Stati Uniti nel corso degli anni 1860.

I fonautogrammi di Scott de Martinville sono stati selezionati dalla Library of Congress come un'aggiunta del 2010 al National Recording Registry, che seleziona annualmente delle registrazioni "culturalmente, storicamente o esteticamente significative".[13]
Pubblicazioni

Jugement d'un ouvrier sur les romans et les feuilletons à l'occasion de Ferrand et Mariette (1847)
Histoire de la sténographie depuis les temps anciens jusqu'à nos jours (1849)
Les Noms de baptême et les prénoms (1857)
Fixation graphique de la voix (1857)
Notice sur la vie et les travaux de M. Adolphe-Noël Desvergers
Essai de classification méthodique et synoptique des romans de chevalerie inédits et publiés. Premier appendice au catalogue raisonné des livres de la bibliothèque de M. Ambroise Firmin-Didot (1870)
Le Problème de la parole s'écrivant elle-même. La France, l'Amérique (1878)





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/%C3%89douard..._de_Martinville

 
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Louis-Étienne de Thouvenin


Louis-Étienne de Thouvenin (Moyenvic, 12 novembre 1791 – Bretagna, 19 aprile 1882) è stato un generale e inventore francese.

Biografia

Ammesso all'École spéciale militaire de Saint-Cyr nel 1810, venne poi destinato all'artiglieria con il grado di tenente nel 1811. Si distinse nelle campagne delle guerre napoleoniche dal 1813 al 1815. Ferito alla battaglia di Lipsia, venne decorato con la Légion d'honneur e promosso capitano dal 1813. Fu in Spagna nel 1823 ed in Grecia nel 1828 nella spedizione di Morea, dove ebbe un ruolo importante nell'assedio al castello di Morea.

Nel 1840 inventò la carabina ad asta, basata su un facile sistema di caricamento attraverso l'imboccatura della canna[1]. Il suo principio di funzionamento venne convalidato da una commissione di studio ed adottato dall'esercito francese nel 1846 per dotarne la fanteria leggera e poi come arma individuale in artiglieria.

Promosso generale di brigata nel 1848, passò nei quadri della riserva nel 1853.




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Gustave Trouvé


Gustave Pierre Trouvé (Descartes, 2 gennaio 1839 – Parigi, 27 luglio 1902) è stato un ingegnere, inventore e fisico francese.


Biografia

Gustave nacque in una famiglia modesta e suo padre, Jacques, era un commerciante di bestiame.[1] Nel 1850 frequentò la scuola a Chinon e studiò per diventare fabbro ma poi dal 1854-55 passò all'Ecole des Arts et Métiers ad Angers.[2] Dopo avere abbandonato i suoi studi per motivi di salute, lasciò la sua regione di origine per andare a Parigi dove ottenne un posto di lavoro presso un orologiaio.[3]

Dal 1865 Trouvé allestì un laboratorio, nel centro di Parigi, dove innovò e brevettò svariate applicazioni sull'elettricità, che vennero pubblicate regolarmente su riviste scientifiche come La Nature.[4] Inventò una batteria zinco-carbone tascabile, per alimentare automi elettrici in miniatura, che presto divenne molto popolare.[5][6] Una batteria simile venne inventata e commercializzata su larga scala da Georges Leclanché.
Military Telegraph

Grazie a numerose sue innovazioni, degne di nota, Gustave Trouvé contribuì al miglioramento dei sistemi di telecomunicazione. Nel 1872 sviluppò un telegrafo militare portatile, per una rete di collegamento che poteva raggiungere un raggio di un chilometro. Questo dispositivo consentiva la trasmissione rapida degli ordini emessi ed dei rapporti dal fronte.[7] Nel 1874 inventò un dispositivo per la localizzazione e l'estrazione di oggetti metallici, come proiettili, dal corpo umano - il prototipo del cosiddetto metal detector di oggi.[8] Nel 1878 migliorò l'intensità del suono del sistema telefonico inventato da Alexander Graham Bell, incorporando una doppia membrana. Lo stesso anno inventò un microfono portatile ad alta sensibilità.[9] Trouvé venne presto riconosciuto e rispettato per il suo talento nel miniaturizzare. Lo stesso anno, utilizzando una batteria realizzata da Gaston Planté (che alimentava una piccola lampadina a incandescenza a tenuta ermetica), inventò un "Polyscope", il prototipo dell'endoscopio di oggi.
Polyscope

Nel 1880 Trouvé migliorò l'efficienza di un piccolo motore elettrico, sviluppato da Siemens, e con la batteria ricaricabile, da lui da poco realizzata, lo montò su un triciclo inglese che era stato costruito nella città inglese di Coventry, inventando così il primo veicolo elettrico al mondo.[10] Anche se questo venne testato con successo il 19 aprile del 1881 lungo la Rue Valois, nel centro di Parigi, non riuscì ad ottenere il brevetto.[11] Trouvé rapidamente adattò il suo motore a batteria per la propulsione navale. Per rendere più facile il trasporto della sua motorizzazione marina e dalla sua bottega alla vicina Senna, Trouvé lo rese portatile e rimovibile dalla barca, inventando così il motore fuoribordo.[12] Il 26 maggio del 1881 la sua lancia prototipo di 5m, che Trouvé battezzò Le Téléphone, raggiunse una velocità di 1 m/s (3,6 km/h) contro corrente e 2,5 m/s (9 km/h) a favore di corrente.[13]
Outboard motorboat of Gustave Trouvé

Trouvé presentò sia la sua barca (ma non il suo triciclo) che i suoi strumenti elettromedicali al Salone Internazionale dell'Elettricità a Parigi e, subito dopo, venne insignito della prestigiosa Legione d'Onore.[14] Inoltre miniaturizzò il suo motore elettrico per alimentare un modellino di dirigibile, un trapano dentale, una macchina da cucire ed un rasoio.[15][16]

Gustave Trouvé inventò il suo "Photophore", o proiettore frontale a batteria, che realizzò per un cliente, il dottor Paul ilota, un dottore otorino di Rouen. Questo proiettore portatile poteva essere orientato dai movimenti della testa, liberando così le mani di chi lo indossava. L'intensa corrispondenza tra questi due uomini ci permette di fissare la data di questa invenzione, il 1883. Presto Trouvé modificò il faro portatile per l'utilizzo da parte di minatori, soccorritori, e successivamente speleologi - in ambienti senza luce, ma propose anche la colorazione della luce per creare gioielli illuminati per il teatro, per compagnie artistiche a Parigi ed in Europa. Quest'ultimo divenne noto come i "gioielli elettrici luminosi" e fu il precursore della tecnologia indossabile di oggi.[17] Nel 1884, Trouvé montò sia il corno elettrico che un proiettore frontale ad arco sulla barca elettrica, ed fu la prima volta in assoluto che tali accessori elettrici vennero montati su qualsiasi mezzo di trasporto.[18] Sviluppò anche una lampada portatile di sicurezza elettrica.[19] Nel 1887, Trouvé, il cui marchio divenne Eureka (in greco: εὑρίσκω = "ho trovato", tradotto in francese "J'ai trouvé), sviluppò poi anche la sua auxanoscope, un proiettore per diapositive elettrico per insegnanti itineranti (1887).

Durante lo stesso periodo, Trouvé, un scapolo incallito, disinteressato nella commercializzazione, volse lo sguardo e la mente fertile verso il cielo, convinto che il futuro sarebbe stato delle macchine più pesanti dell'aria, e così fece volare un modello di elicottero elettrico.
Uccello meccanico

Costruìpoi un uccello meccanico, le ali del quale venivano fatte sbattere da una successione rapida di spari di cartucce di pistola, che permettendo un rumoroso volo, senza precedenti, di 80 metri.[20]

Nel 1889 sviluppò anche il fucile elettrico a batteria che aveva realizzato nel 1866. Aveva una luce frontale che consentiva la caccia notturna. Sviluppò anche un sistema di allarme elettrico con batteria per l'uso nella pesca notturna.

Nel 1891 Trouvé realizzò fontane multicolori elettriche per uso interno ed esterno. Vedendo i limiti dell'alimentazione elettrica senza il supporto affidabile di una rete nazionale, nel 1895 prese la recente scoperta ella luce ad acetilene e presto la sviluppò per uso domestico.[21] Tra le sue 75 novità, ci sono anche: un dispositivo elettrico per massaggio, uno strumento, tipo tastiera elettrica, basato sulla ruota di Félix Savart; un giubbotto di salvataggio indossabile ed alimentato a batteria, un sistema di propulsione per barca a getto d'acqua ed una bicicletta semplificata.

Nel 1902, mentre Trouvé si concentrava sulla sua più recente innovazione, un piccolo dispositivo portatile che utilizzava la luce ultravioletta per il trattamento di malattie della cute, il prototipo della terapia PUVA, si tagliò accidentalmente il pollice e l'indice. Trascurando la ferita, sviluppò una setticemia e dopo un'amputazione presso l'Ospedale di Saint-Louis, Parigi, il 2 luglio del 1902 l'inventore sessantatreenne morì.

Quando la concessione obbligatoria per la sua tomba, nel cimitero della sua città natale di La Haye Descarte, non venne rinnovata, i resti di Trouvé vennero gettati in una fossa comune. Nel 1980, un incendio accidentale nel Palazzo Comunale produsse la distruzione di tutti i suoi archivi. Nel 2012, a seguito di una biografia francese scritta dallo scrittore e storiografo inglese Kevin Desmond (autore ed esperto sulla storia del trasporto), una targa commemorativa venne ufficialmente inaugurata nella sua città natale. Tre anni dopo, nel 2015, a seguito di un'ampliata biografia in lingua inglese, sempre dallo stesso autore, la decisione è fatta d'inaugurare una seconda targa sulla parete esterna del suo ex laboratorio in rue Vivienne 14, Paris 2ème, prevista per settembre 2016. La ricerca di rimanenti esempi dei suoi strumenti continua e si estende in tutto il mondo.
Invenzioni ed innovazioni in ordine cronologico

1864 Motore elettro-sferica
1865 Batteria sigillata lillipuziana
1865 Dispositivi elettromedicali
1865 Gioielli elettro-mobili
1865 Giroscopio elettrico
1866 Fucile elettrico
1867 Kit elettro-medicali
1869 Liquido alimentato pantoscope
1870 Dispositivo che imita il volo degli uccelli
1872 Telegrafo militare portatile
1873 Batteria bicromato migliorata
1874 Individuatore-estrattore di proiettili
1875 Almanacco elettrico, calendario elettrico
1875 Macchina portatile dinamo-elettrica
1875 Tuta spaziale per aeronauti, con fornitura ossigeno
1877 Simulazione di contrazione muscolare
1877 Fermacarte elettrico
1878 ‘Polyscope’ esplorativo per cavità del corpo umano
1878 Telefoni e miglioramento del microfono
1880 Miglioramento del motore Siemens
1881 Produzione di magneti
1881 Gioielli elettrici - luminosi
1881 Barca elettrica
1881 Trapano dentistico miniaturizzato
1881 Motore fuoribordo
1881 Triciclo elettrico
1883 Illuminazione subacquea.
1883 Faro frontale Helot-Trouvé
1883 Faro elettrico per veicoli
1884 Lampada di sicurezza - elettrica
1885 Dispositivi per l'illuminazione fisiologica e laboratori di chimica
1885 Illuminazione subacquea usata durante la costruzione del Canale di Suez
1886 Nuovo sistema per la costruzione di eliche
1886 Sirena elettrica per segnalazione di allarme
1887 Modello funzionante di elicottero elettrico (al guinzaglio)
1887 “Auxanoscope” elettrico (proiettore di immagini)
1889 Contatore elettrico
1889 Dinamo elettrico per dimostrazione
1889 Miglioramenti al fucile elettrico
1889 Sistema per trasportare lastre di vetro piatte
1890 Dinamometro universale
1890 Illuminazione elettrica per carrozze a cavalli
1890 “Orygmatoscope” elettrico per il controllo degli strati geologici.
1890 Attrezzatura elettrico-pneumatico portatile per accendere i lampioni
1891 Secondo uccello meccanico
1891 Miglioramenti per fontane luminose elettriche
1892 Innesco elettrico per fotografia time-lapse
1892 Dinamometro medico portatile
1892 Dispositivo per massaggio
1892 Dispositivo batteria elettrica per ernie
1893 Sistema di ventilazione elettrica industriale
1894 Sistema per la pesca automatica notturna
1894 Lancia elettrica sbalorditiva per la caccia
1894 Cintura gioielli luminosa elettrica
1894 Dispositivo a tastiera elettrica basata sulla ruota di Savart
1894 Corda per saltare - elettrica luminosa
1895 Illuminazione domestica - acetilene
1895 Motore elettrico universale AC/DC
1895 Miglioramento della bicicletta
1895 Macchina manuale/elettrica ibrida per massaggi
1897 Dispositivo per l'imbottigliamento automatico dell'acetilene
1897 Dispositivo per chiudere ermeticamente contenitori di acetilene
1897 Mulino giocattolo per cappelli e bastoni
1898 Pompa rotativa industriale multi-funzionale ~ manuale-elettrica
1899 Carburatore per motori a combustione interna
1900 Giubbotto di salvataggio indossabile, gonfiabile a batteria elettrico
1901 Strumenti per fototerapia
1902 Pistola-arpione giocattolo a molla
1902 Propulsione di barca o sottomarino modello con acetilene





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Gustave_Trouv%C3%A9

 
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Jacques de Vaucanson


Jacques de Vaucanson (Grenoble, 24 febbraio 1709 – Parigi, 21 novembre 1782) è stato un inventore e artista francese, celebre per l'invenzione e costruzione di numerosi complessi automi.


Biografia

Jacques de Vaucanson nasce a Grenoble il 24 febbraio 1709, figlio di genitori provenienti dalla piccola nobiltà del Delfinato. Nel 1735 si trasferisce a Parigi per approfondire le sue conoscenze scientifiche. Qui, a causa di ristrettezze economiche, costruisce i primi automi da esibire al pubblico.[1]

In seguito alle malversazioni degli usurai a cui è sottoposto, scrive una supplica al Re, che viene accolta, permettendogli così di dedicarsi a tempo pieno alle sue invenzioni. Questo gli permette di diventare presto il più grande costruttore di automi e di venire conteso da vari sovrani, tra i quali Federico II di Prussia che lo avrebbe voluto tra i membri dell'Accademia delle Scienze da lui fondata [1]. Rimase in Francia dove venne nominato ispettore dei setifici, con l'impegno di riorganizzare l'industria serica francese sul modello piemontese e di costruire un telaio automatico.[1]

Nel 1746 fu ammesso all'Accademia delle Scienze.
Invenzioni
L'anatra-automa

Vaucanson fu l'inventore del primo telaio automatico.

Costruì il suo primo meccanismo automatico nel 1737. Nel 1751 inventò una ruota automatica per la dipanatura che utilizzava la tessitura a spina di pesce. Più tardi creò il primo telaio interamente automatico, di cui fu costruito un modello nel 1745. Tra i suoi congegni mise a punto elementi meccanici che sono tuttora utilizzati per le macchine utensili.

Vaucanson è soprattutto celebre per aver costruito alcuni automi, o anatomies mouvantes ("anatomie mobili")[1], come egli definiva le sue creazioni, tra i quali un piccolo flautista completamente automatizzato dotato di labbra mobili, una lingua meccanica che fungeva da valvola per il flusso dell'aria e dita mobili le cui punte in pelle aprivano e chiudevano i registri del flauto. L'ispirazione per la costruzione di questo flautista gli viene vedendo la statua del Fauno di Antoine Coysevox nel giardino delle Tuileries[1].

La sua più grande opera fu l'anatra digeritrice, che avrebbe dovuto replicare il processo di digestione e defecazione[2]. In seguito vari artisti riprodussero l'anatra di de Vaucanson, tra cui Frédéric Vidoni, che nel 1998 per rendere omaggio a Vaucanson ha ricreato l'automa tale e quale l'originale, anche questo in grado di "digerire". [3] L'opera è esposta al Museo degli automi a Grenoble.
Influenze nella cultura

Voltaire, che compose versi per lodarne la grandezza, fu così colpito dagli automi di Vaucanson da battezzarlo "il rivale di Prometeo" [4].
Nel film La migliore offerta, scritto e diretto da Giuseppe Tornatore, vi è un esplicito riferimento a Vaucanson ed al ritrovamento di una serie di ingranaggi che riportano la sua firma coperta dalla ruggine. La ricerca e l'assemblaggio dei pezzi ritrovati darà alla luce un automa, utilizzato come espediente narrativo per tracciare un parallelismo con la storia d'amore tra Virgil e Claire.
Nel videogioco Steelrising, Eugène de Vaucanson, è il nipote di Jacques de Vaucanson, e creatore degli automi del gioco, compresa la protagonista Aegis.





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Lucien Vidi


Lucien Vidi (Nantes, 1805 – Nantes, aprile 1866) è stato un inventore francese.
Biografia

Orientatosi inizialmente verso la carriera ecclesiastica, Vidi studiò in seguito giurisprudenza per fare l'avvocato, ma il suo interesse si rivolse poi alla meccanica e cominciò a costruire macchine a vapore. Lo studio dei manometri attirò il suo interesse verso i barometri e decise di realizzarne un nuovo modello. Per finanziare le sue ricerche, vendette tutto il suo patrimonio e chiese l'aiuto economico di un amico.

Nel 1844 costruì e brevettò il barometro aneroide, un barometro metallico che non faceva uso di fluidi. L'idea di questo strumento fu concepita da Gottfried Wilhelm Leibnitz nel 1698, ma Vidi ebbe il merito di realizzarla costruendo un oggetto pratico e poco costoso. La sua invenzione ebbe successo e Vidi poté ottenere una buona posizione economica. In seguito dovette avviare procedimenti legali contro altre persone che avevano realizzato varianti del suo barometro, come Eugène Bourdon. Queste controversie giudiziarie, cominciate nel 1852, terminarono nel 1858 con la vittoria di Vidi.

Vidi morì a 61 anni. Secondo alcune fonti, la sua morte sarebbe stata causata da salute provocati da un bagno in mare effettuato in pieno inverno a seguito della sua passione per l'idroterapia.





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Paul Marie Eugène Vieille


Paul Marie Eugène Vieille (Praga, 2 settembre 1854 – 14 gennaio 1934) è stato un chimico e inventore francese.
Biografia
Passato alla storia per essere stato l'inventore della Poudre B: si trattava di un nuovo tipo di polvere da sparo, completamente differente dalla polvere nera e molto più potente. Professore di chimica diventò membro dell'accademia delle scienze nel 1904.





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Franky Zapata


Franky Zapata (Marsiglia, 27 settembre 1978) è un pilota motonautico e inventore francese.

Ha inventato il Flyboard, sul quale ha attraversato La Manica il 4 agosto 2019.
Biografia

Figlio di un appaltatore di lavori pubblici e di una parrucchiera, ha iniziato a praticare moto d'acqua nel 1994 all'età di sedici anni. Ha ottenuto il suo primo titolo di campione francese nel 1996, il suo primo titolo europeo nel 1999 e il suo primo titolo mondiale nel 2007 e sarà più volte campione del mondo di F1 RUN. In tutto, ha vinto venti medaglie - oro, argento o bronzo - nel suo sport.

Dopo molti anni passati a produrre moto d'acqua, inventa il Flyboard.





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Franky_Zapata

 
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