IL FARO DEI SOGNI

IL SACRO TERAPEUTICO-SCIAMANICO TRA NEW AGE E NEXT AGE

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(((claudio)))
view post Posted on 1/12/2022, 08:26 by: (((claudio)))     Top   Dislike
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III. LO SCIAMANESIMO NELLA SPIRITUALITA’ NEW AGE

3.1. Il New age e la concezione “olistica”

Già da una prima osservazione superficiale compiuta nella parte introduttiva di questo lavoro, risulta evidente (come nel caso del “nuovo” sciamanesimo) che molto spesso le attuali forme di religiosità e di spiritualità insistono sull’importanza della guarigione; propongono vie nuove, diverse, “approcci olistici”, da cui considerare la realtà umana, per lo più in aperto conflitto con la scienza medica occidentale che guarisce attraverso una tecnica chirurgica e una terapia farmacologica, ritenute in qualche modo fredde, spersonalizzanti e perciò anche negative.[124]

La ricerca di terapie alternative, di medicine “dolci”, spesso riprese da un contesto rituale o etnologico, ad esempio lo stesso sciamanesimo passato, di cui si sottolinea l’antichità della tradizione, è assai frequente nel mondo del New Age, così come risulta presente anche in altri movimenti in cui forte sia il debito o il fascino del mondo orientale.[125] Peraltro il ricorso a questi metodi di cura implica anche, in maniera più o meno consapevole, l’accettazione di una visuale monistica, caratteristica delle religioni e delle filosofie orientali, oppure, tratto specifico invece del contesto new age, “olistica”.

Termine chiave del New Age, holism richiama la necessità di trovare una via di guarigione che consideri non soltanto la parte malata del corpo, ma tutto quanto l’uomo, nella sua dimensione fisica, psichica, spirituale e nella sua interazione con gli altri esseri umani e con gli altri elementi del cosmo. Questa reintegrazione dell’individuo in una realtà spesso avvertita come frammentata, caotica, estranea da sé assume perciò una connotazione di stampo filosofico. La malattia, infatti, spesso associata allo stress della vita quotidiana, è descritta come un’anomalia vuoi nello scorrimento dell’energia interiore, vuoi invece nell’equilibrio personale dell’uomo. In entrambi i casi, i rimedi che vengono offerti propongono come effetto la reintegrazione dell’individuo in un rapporto di armonia con il cosmo, la cui intima natura è definita divina.

Il tema della connaturalità dell’uomo (o della sua parte più profonda) con il divino richiama certamente, come diversi studiosi hanno sottolineato,[126] una tipologia gnostica di salvezza. Tuttavia, rispetto a quanto insegnavano i movimenti gnostici del II e III secolo d. C., nel contesto della nuova religiosità in cui si inserisce in maniera preponderante, una visione di tipo “sciamanico” ed olistico della realtà, la salvezza pare realizzarsi non soltanto nel riconoscere la natura divina di cui consta l’uomo, ma anche nel reintegrare la propria umanità in un divino che non presenta assolutamente nulla di trascendente.[127] La divinità , infatti, viene spesso fatta consistere in questo mondo, o, se si vuole, in “Gaia”: lo stesso pianeta Terra. Gaia infatti è presentata al tempo stesso sia come una madre divina che amorevolmente accudisce tutti gli esseri viventi in maniera indistinta,[128] sia invece come essa stessa un organismo vivente che necessita di cura e di rispetto da parte degli uomini per poter sopravvivere.[129]

3.2. Il Neosciamanesimo “olistico” e Michael Harner

Oltre a Castaneda, l’altra figura fondamentale per cogliere le modalità con cui lo sciamanesimo è stato percepito nel contesto culturale di questi anni[130] è indubbiamente lo studioso amico del peruviano Michael Harner[131], un antropologo americano[132] che, dopo aver passato due anni a bere l’Ayahuasca con gli indiani Jivaros dell’Ecuador, ha dedicato la sua vita ad elaborare una serie di metodiche per indurre le stesse esperienze “strutturanti” senza l’impiego di piante allucinogene. Lo sciamanesimo di Harner si situa nello stesso contesto castanediano, come si nota nel suo famoso lavoro sullo sciamanismo, anche se egli non ha dubbi circa l’affinità esistente con le nuove forme sciamaniche che lui stesso cerca di favorire in occidente, proponendo come leitmotiv il bisogno di cambiamento della coscienza, il tutto inserito in una visione generale della realtà che tranquillamente possiamo far rientrare in una concezione filosofica di tipo olistico.[133]

“Egli confronta la coscienza ordinaria con lo stato di coscienza sciamanica considerata come uno stato di coscienza trascendentale affermando che la percezione della seconda realtà appartiene allo sciamanesimo e ha il suggello dell’esperienza che l’occidentale non sa fare, se non dopo lunga preparazione”.[134]

Ma a differenza di Castaneda, si coglie soprattutto in Harner anche il motivo del rapporto con la natura (presente in molte parti comunque pure nell’opera dell’antropologo peruviano), come si evince dai suoi scritti: “Gli sciamani dicono che noi dobbiamo parlare con le piante e con gli alberi, con gli animali e con le pietre perché la nostra vita e il nostro spirito è connesso con queste realtà. Nelle culture sciamaniche tutte le cose vengono viste come intercomunicanti e reciprocamente dipendenti e non come singole forme di vita. Tutto ciò che esiste è vivente per la visione sciamanica.[135] Ma come possiamo noi sperimentare che tutte le cose sono viventi? Attraverso la coscienza sciamanica e in modo particolare tramite il viaggio sciamanico”.[136]

Nel caso dell’autore di “The Way of the Shaman” siamo in presenza di un neosciamanismo che interessa di nuovo le religioni vecchie e nuove e in particolare la sensibilità religiosa oggi in forte sviluppo. Di questo nuovo sciamanismo Harner negli Stati Uniti è forse il maggior rappresentante insieme con la scrittrice Lynn Andrews[137] (autrice del famoso “Medecine Woman” in America addirittura alla trentanovesima riedizione, un’autrice che ripercorre comunque a suo modo la strada “neosciamanica” di Harner e di Castaneda).[138]

Che tipo di pensiero abbiamo di fronte in questo caso?

Sfogliando al Cesnur[139] i fascicoli che riguardano il neosciamanesimo nell’ attuale mondo editoriale americano[140] mi sembra chiaro come esso ponga l’accento soprattutto all’ interesse rivolto allo stregone visto essenzialmente solo come quel misterioso terapeuta sacro in grado di guarire con efficacia non tanto i mali della collettività quanto gli squilibri che rendono ansiosa la vita del singolo individuo, andando a interrogare le anime o recuperando lo spirito nel regno del trascendente.

Questo nuovo sciamanesimo risulta essere una sorta di riscoperta della correlazione olistica tra tutte le parti viventi del cosmo conosciuto e sconosciuto, le piante, gli animali, l’uomo, gli spiriti, il tutto condito dalla suggestione di un possibile contatto con l’aldilà e dalla concezione della guarigione come scoperta che la malattia non rappresenta nient’ altro che un semplice e momentaneo indebolimento dell’anima.

Tale visione implica una concezione di salute totalmente diversa da quella che potremmo chiamare “occidentale”. In questo caso “la salute-salvezza è un fatto “totale”; è un benessere, uno star bene del corpo e dello spirito in un giusto equilibrio tra le forze della natura e le forze spirituali e questo equilibrio può essere soltanto il risultato di un mantenimento del rapporto stretto con gli ambiti interi della realtà: lo spirito, anzitutto, che deve armonizzarsi col corpo e con il mondo circostante, con la natura, con il mondo senziente e con il mondo degli spiriti. Se lo sciamano imita il canto degli uccelli e conosce il linguaggio segreto della natura, questo è soltanto un simbolo della capacità di vivere in unione con la natura: lo sciamanismo in tal modo comporta una visione della salute che oltrepassa di molto la concezione biologica e fisiologica propria dell’occidente. La salute parte da una dimensione spirituale di armonizzazione cosmica e di interrelazione con tutti gli elementi in cui la natura umana è integrata”.[141]

La malattia, il malessere e le varie sofferenze umane, risultano quindi logicamente essere l’effetto di una non-integrazione con la realtà circostante, un contrasto con il mondo e la natura, considerati dei nemici inospitali. Per il neosciamano occorre allora superare questa sensazione di esseri separati, isolati dal contesto ambientale in cui viviamo, interrogandoci anche sulla qualità della vita che stiamo conducendo e riconoscere che la mancanza di fiducia nelle nostre possibilità di inserimento e di speranza potrebbe rappresentare una radice ancor più profonda del male che ci attanaglia e che poi potrebbe somatizzarsi in forme differenti.





segue 3.3. Il Neosciamanesimo “mistico” e “naturalistico”

 
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