IL FARO DEI SOGNI

Bibbia E Violenza Contro Le Donne

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(((claudio)))
view post Posted on 11/5/2022, 18:18 by: (((claudio)))     Top   Dislike
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Deuteronomio 22,22



Quando un uomo verrà colto in fallo con una donna maritata, tutti e due dovranno morire: l’uomo che ha peccato con la donna e la donna. Così toglierai il male da Israele.

Se questa “legge” fosse rispettata, oggigiorno la popolazione mondiale sarebbe dimezzata. Al di là della battuta, non bisogna sottovalutare, ancora una volta, l’aspetto violento di questo messaggio di condanna a morte!

Deuteronomio 22:28-29
Se un uomo trova una fanciulla vergine che non sia fidanzata, l’afferra e pecca con lei e sono colti in flagrante, l’uomo che ha peccato con lei darà al padre della fanciulla cinquanta sicli d’argento; essa sarà sua moglie, per il fatto che egli l’ha disonorata, e non potrà ripudiarla per tutto il tempo della sua vita.

L’importante che non sia fidanzata, poi fa nulla pensare che quel “l’afferra e pecca con lei” sia, in pratica, uno stupro in piena regola. Il tutto si può risolvere con 50 sicli d’argento. L’opinione e la volontà della donna? Conta meno di zero!

Deuteronomio 21,10-13
Se andrai in guerra contro i tuoi nemici e il Signore tuo Dio te li avrà messi nelle mani e tu avrai fatto prigionieri, se vedrai tra i prigionieri una donna bella d’aspetto e ti sentirai legato a lei tanto da volerla prendere in moglie, te la condurrai a casa. Essa si raderà il capo, si taglierà le unghie, si leverà la veste che portava quando fu presa, dimorerà in casa tua e piangerà suo padre e sua madre per un mese intero; dopo, potrai accostarti a lei e comportarti da marito verso di lei e sarà tua moglie.

Qui la cosa fondamentale è che sia bella d’aspetto. Poi, puoi anche rapirla, portarla a casa, raderla a zero, spogliarla e infine sposarla. In pratica, un oggetto.

Deuteronomio 24,1
Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che essa non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via dalla casa.

Ma perché è sempre l’uomo che può trovare qualcosa di “vergognoso” nella donna e non viceversa?? E soprattutto, perché alla donna non è concessa la possibilità di ribattere?

Deuteronomio 25,11-12
Se alcuni verranno a contesa fra di loro e la moglie dell’uno si avvicinerà per liberare il marito dalle mani di chi lo percuote e stenderà la mano per afferrare costui nelle parti vergognose, tu le taglierai la mano e l’occhio tuo non dovrà averne compassione.

Ormai non c’è più limite al ridicolo ma, ciò che è peggio, è che le forme di violenza verso la donna sono sempre lì, pronte ad essere applicate, senza un minimo di ragionevolezza.

Finora ho preso in esame alcuni versi presenti nel Deuteronomio, versi che, a mio avviso, non possono avere un’interpretazione diversa da quella letterale. Ma la Bibbia, purtroppo, presenta qua e là altri riferimenti a casi di violenza contro le donne e di offese gratuite, versi davvero ignominiosi. Ne riporto alcuni:

Dalla donna ha avuto inizio il peccato, per causa sua tutti moriamo. (Siracide 25,24)
Con una moglie malvagia è opportuno il sigillo, dove ci sono troppe mani usa la chiave. (Siracide 42,6)
Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come si conviene nel Signore. (Colossesi 3,18)
Trovo che amara più della morte è la donna, la quale è tutta lacci: una rete il suo cuore, catene le sue braccia. Chi è gradito a Dio la sfugge ma il peccatore ne resta preso. (Ecclesiaste 7,26)
Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all’ombra del mio tetto. (Genesi 19, 8)
Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea. (Corinzi 14:34-35)
Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto. (Efesini 5, 22-24)
Il marito può ratificare e il marito può annullare qualunque voto e qualunque giuramento, per il quale essa (la donna) sia obbligata a mortificarsi. (Numeri 30,14)

Sempre delle “sacre” scritture vengono narrate tante storie di donne: Agar, Tamar, Dina, la concubina del levita, la figlia di Jefte… Storie di abusi sommersi, storie di dolore e violenza contro le donne. La storia biblica, da questo punto di vista, diventa una galleria degli orrori familiari sulle donne. Un contesto culturale che nega alle donne autonomia personale, sociale e morale, e nega il diritto all’autodeterminazione e alla parità di rapporti. Si viene così a creare quella pericolosa condizione per creare subordinazione e favorire la probabilità che la donna venga sottoposta ad abusi e violenza.

Sia chiaro, non sto addossando al cristianesimo tutta la colpa di tale squilibrio, ma certamente ha veicolato idee e regole pericolose, le quali, costruendo potenti stereotipi di genere, hanno permesso e continuano a permettere la violenza contro le donne. Prescrizioni che hanno legittimato la violenza contro le donne, come, ad esempio: la sottomissione o subordinazione delle donne, la peccaminosità femminile, la sofferenza come fonte di salvezza. Proprio la sofferenza come fonte di salvezza è il peggiore dei messaggi, perché esorta le donne a tacere, e contribuisce a creare quella cultura del silenzio che circonda ogni forma di violenza contro le donne. Una tale accettazione culturale sistemica del potere come dominio sugli altri comporta dei miti aventi la funzione di legittimare il comportamento egemonico del gruppo dominante.

Poi, per fortuna, c’è il Nuovo Testamento con la figura del Cristo, con un messaggio totalmente diverso, rivoluzionario, tanto che viene difficile conciliare la figura del “Padre” del Nuovo Testamento con quella del “Dio” del Vecchio Testamento. Il Cristo, infatti, mai discriminò le donne, anzi le difese contro la prepotenza maschile, mise il servizio e non il dominio al centro delle relazioni umane, preferì subire la violenza anziché infliggerla. E allora, viene da chiedersi: perché, ancora oggi, leggere la Bibbia significa imbattersi in versi di violenza contro le donne? Perché non intervenire con mano umana per togliere ciò che mano umana ha messo?






fonte www.tragicomico.it/bibbia-violenza-contro-le-donne/

 
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