(((claudio))) |
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Nel leggere la Bibbia c’è il rischio di imbattersi in numerosi casi di violenza contro le donne, il più delle volte assurda e gratuita. Basta prendere in mano l’Antico Testamento per trovarsi dinanzi a casi in cui non c’è nulla, o quasi, da interpretare, se non in senso letterale, dove la spiritualità c’entra ben poco con quella espressa successivamente dalla figura del Cristo. E in una società come quella di oggi, ancora pregna di casi di femminicidio e di abusi sulle donne, viene da chiedersi se certi versi della Bibbia sia proprio il caso riproporli.
In questa prima parte dell’articolo prenderò in esame alcuni versi presenti nel libro “Deuteronomio”, che è il quinto libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana, composto da 34 capitoli descriventi la storia degli Ebrei durante il loro soggiorno nel deserto del Sinai (circa 1200 a.C.) e contenente varie leggi religiose e sociali. Il problema è proprio questo, si tratta di “leggi”, che quindi hanno una loro valenza, in ambito religioso. E personalmente trovo molto tragico, e poco comico, che certe leggi siano, ancora oggi, inserite in un testo sacro come quello della Bibbia.
Ecco alcune orrende prescrizioni sulle Donne:
Deuteronomio 22,13-21 Se un uomo sposa una donna e, dopo aver coabitato con lei, la prende in odio, le attribuisce azioni scandalose e diffonde sul suo conto una fama cattiva, dicendo: Ho preso questa donna, ma quando mi sono accostato a lei non l’ho trovata in stato di verginità, il padre e la madre della giovane prenderanno i segni della verginità della giovane e li presenteranno agli anziani della città, alla porta. Il padre della giovane dirà agli anziani: Ho dato mia figlia in moglie a quest’uomo; egli l’ha presa in odio ed ecco le attribuisce azioni scandalose, dicendo: Non ho trovato tua figlia in stato di verginità; ebbene, questi sono i segni della verginità di mia figlia, e spiegheranno il panno davanti agli anziani della città. Allora gli anziani di quella città prenderanno il marito e lo castigheranno e gli imporranno un’ammenda di cento sicli d’argento, che daranno al padre della giovane, per il fatto che ha diffuso una cattiva fama contro una vergine d’Israele. Ella rimarrà sua moglie ed egli non potrà ripudiarla per tutto il tempo della sua vita. Ma se la cosa è vera, se la giovane non è stata trovata in stato di verginità, allora la faranno uscire all’ingresso della casa del padre e la gente della sua città la lapiderà, così che muoia, perché ha commesso un’infamia in Israele, disonorandosi in casa del padre. Così toglierai il male di mezzo a te.
Non c’è molto da interpretare. Se un uomo accusa ingiustamente sua moglie di non essere stata vergine all’atto del matrimonio, quest’uomo subirà un’ammenda, invece ben altra sorte toccherebbe alla donna se l’accusa si rivelasse giusta: LAPIDAZIONE! Follie maschiliste.
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