IL FARO DEI SOGNI

Storia dell'Africa

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(((claudio)))
view post Posted on 3/12/2021, 08:54 by: (((claudio)))     Top   Dislike
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Il colonialismo europeo

L'interesse europeo verso l'Africa venne presto romanticizzato come l'impegno del mondo civilizzato a portare civilizzazione e modernità alle popolazioni che vivevano nell'ignoranza e nel buio intellettuale. In realtà, la conquista dell'Africa fu dettata da interessi economici e geopolitici. Non a caso, il primo paese ad entrare nelle mire europee fu l'Egitto, il più avanzato paese extraeuropeo nel raggio di azione di Regno Unito e Francia. Francesi e inglesi si contesero il controllo dell'Egitto dal 1811. La Francia invase poi l'Algeria nel 1830. Le società geografiche europee, sostenute dalle monarchie del tempo, mandarono esploratori a 'scoprire' l'interno dell'Africa. Forti delle relazioni di questi esploratori, le potenze europee iniziarono la corsa all'accaparramento delle zone migliori. Anche i missionari, che cercarono di raggiungere le popolazioni dell'interno, divennero spesso inconsapevoli o sottomessi agenti della colonizzazione. Ogni qual volta i missionari chiesero il sostegno di una potenza europea, dettero un punto di appoggio ai mercanti e ai soldati di tali paesi. Molti sono i casi di intervento europeo a difesa di una missione, intervento che permetteva di stabilire territori franchi sotto la ‘protezione’ di un paese straniero. I capi africani che sottoscrissero tali contratti di protezione non erano in grado di prevedere l'utilizzo che le potenze straniere ne avrebbero fatto, legittimando la loro presenza con trattati di poco valore legale.
Mappa dell'Africa nel 1898

Dopo la Conferenza di Berlino del 1885, le potenze europee decisero quali territori appartenessero a quali paesi. Decisero anche le aree di influenza laddove non vi erano ancora state delle prese di potere formali. Tutto questo fu possibile grazie alle cartine, allora già alquanto dettagliate, e ad una non vaga conoscenza delle materie prime presenti nel continente. Va da sé che Francia e Regno Unito - all'apice della loro potenza - poterono scegliere le zone migliori, lasciando a Italia, Germania e Spagna le briciole. Il Portogallo vide confermati suoi possedimenti, che erano però più immaginari che reali. Infatti, nonostante i molti secoli di presenza, il Portogallo non aveva alcun controllo delle sue colonie oltre una breve fascia costiera. Non aveva neppure una mappatura moderna dei territori sotto il suo controllo.

Leopoldo II del Belgio proclamò lo Stato Libero del Congo (prima in realtà proprietà privata del sovrano) e ne assunse la sovranità, facendolo dunque divenire una colonia del Belgio. La Germania poté utilizzare le sue colonie (specialmente Tanzania e Camerun) solo per un periodo breve, visto che le perse in conseguenza alla sconfitta durante la Prima guerra mondiale. Le varie colonie viaggiarono a velocità diverse. In generale, nessun paese europeo investì molto nello sviluppo delle colonie, spingendo invece i vari territori ad arrivare al più presto all'autosufficienza finanziaria. Scuole, ospedali e infrastrutture furono spesso il frutto di missionari cristiani e di società internazionali per lo sviluppo. In ogni caso, alcune infrastrutture essenziali vennero preparate. Le ferrovie, normalmente a scarto ridotto, iniziarono a penetrare il continente e a permettere il commercio di generi alimentari e minerari con i paesi extra-africani.

Gli europei che vollero partecipare alla colonizzazione ricevettero in genere ampi appezzamenti di terreno o vaste concessioni minerarie. Questo fu particolarmente vero in Kenya, Rhodesia e Sudafrica. La Francia seguì un simile piano in Nord Africa. In Algeria, ad esempio, i coloni venivano considerati francesi a tutti gli effetti, e godevano del sostegno governativo. L'Africa divenne anche il teatro di azioni di guerra durante la Prima e Seconda guerra mondiale. La colonia tedesca del Tanganyika si oppose alla presenza britannica, combattendo sia in campo aperto (battaglia di Tanga) che usando la guerriglia, con le incursioni navali del generale tedesco Paul von Lettow-Vorbeck sul lago Tanganika. Nel secondo conflitto, molti africani parteciparono come fanteria nelle campagne del Nordafrica, delle Ardenne e della Birmania. Inoltre, la guerra in Nordafrica non risparmiò le popolazioni civili estranee al conflitto.
L'Africa postcoloniale del XX secolo
Le indipendenze

L'Europa del dopo guerra non riuscì a mantenere il controllo delle colonie africane. Da una parte, la creazione di quadri preparati e con formazione universitaria aveva involontariamente preparato persone capaci di parlare al potere coloniale allo stesso livello. Dall'altra l'esperienza della guerra aveva aperto gli occhi agli africani. Questi avevano combattuto a fianco dei commilitoni europei senza sfigurare. Anzi, le truppe keniote furono quelle a fare la differenza nella campagna di Birmania. Lo stesso si può dire delle truppe senegalesi alle Ardenne. Inoltre, le nuove idee di democrazia e partecipazione politica spinsero l'opinione popolare europea a favorire l'indipendenza delle nazioni africane.

Il primo paese a raggiungere autogoverno fu l'Egitto nel 1922. Altre nazioni seguirono negli anni cinquanta, con la maggioranza dei paesi che arrivarono all'indipendenza negli anni sessanta. Le colonie portoghesi arrivarono all'indipendenza alla fine degli anni settanta dopo anni di guerra e solo perché la dittatura di Salazar era caduta nel 1974. Gibuti ottenne l'indipendenza dalla Francia nel 1977, e la Namibia dal Sudafrica nel 1990.
Democrazie

I paesi africani che sono giunti all'indipendenza hanno normalmente ricevuto un ordinamento democratico che prevedeva il multipartitismo e la divisione dei poteri giuridico, legislativo e politico. Quasi tutti i paesi africani sono però giunti in poco tempo al monopartitismo e alla presidenza a vita, impedendo quindi un vero sviluppo delle democrazie.

Sotto la spinta dei moti democratici nati alla fine della Guerra Fredda, anche in Africa si ebbe la stagione della primavera delle democrazie (primi anni novanta). Quasi tutti i paesi hanno visto movimenti popolari che hanno obbligato i presidenti a vita a concedere il multipartitismo. Sebbene il cammino democratico non sia ancora finito, si nota come la crescita della società civile stia dando segni incoraggianti di nuova partecipazione popolare alla politica e alla società dei vari paesi africani.





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