IL FARO DEI SOGNI

Categoria:Inventori austriaci

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Georg Luger



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Georg Luger (Steinach am Brenner, 6 marzo 1849 – Fichtenau, 22 dicembre 1923) è stato un inventore e imprenditore austriaco, armaiolo che sviluppò la Parabellum-Pistole e il calibro 9mm Parabellum.
Indice


Biografia

Georg Johann Luger ebbe come padre il Dr. Bartholomaeus von Luger, chirurgo che si trasferì a Padova (allora parte dell'Impero austro-ungarico), appena nato Georg, per svolgere la docenza all'Università di Padova.

Georg imparò l'italiano come seconda lingua madre, fece le scuole dell'obbligo e il ginnasio nella città patavina. Dopo la maturità ritornò in Austria con la famiglia e studiò alla Wiener Handelsakademie. Nel 1867 diventò ufficiale di riserva e svolse un anno di servizio volontario presso il 78º Reggimento di fanteria.
Carriera militare

Il 1º giugno 1868, per i suoi buoni risultati nella scherma, nel nuoto, nella telegrafia e nell'istruzione, fu ammesso tra le nuove reclute per caporale cadetto, e dal 1º ottobre tra quelle per ufficiale cadetto.

Luger era un eccellente tiratore e diede prova della sua abilità molte volte alla Scuola regia e imperiale di tiro a Bruckneudorf, dove fu ripetutamente impiegato come istruttore. Qui cominciò anche il suo interesse scientifico per la tecnica delle armi. In numerose serie di esperimenti testò e migliorò così tanto la difettosa pistola Borchardt, che essa divenne pronta per la produzione in serie e con il nome di Parabellum-Pistole fu adottata come arma d'ordinanza da diverse nazioni.
Carriera civile

Dopo quattro anni di servizio nel vecchio esercito nel dicembre 1871 Luger terminò la sua carriera militare con il grado di tenente della riserva, ruolo nel quale ogni due anni svolse le prescritte esercitazioni dei riservisti.

Dopo il suo periodo militare Luger lavorò dapprima come impiegato di banca a Vienna, e passò poi alla direzione del Jockey Club, un circolo dell'alta nobiltà.

Nel 1873 sposò Elisabeth Josepha Dufek, dal quale matrimonio nacquero tre figli:

Georg Franz, che divenne in seguito ingegnere.
Julius Wilhelm Bartholomaeus, che nacque il 16 marzo 1880 e cadde nel 1915 come tenente nella Prima guerra mondiale.
Friedrich Alexander Georg, che nacque il 26 aprile 1884.





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Ferdinand Mannlicher


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Ferdinand Mannlicher, dal 1892 Ritter von Mannlicher (Magonza, 30 gennaio 1848[1] – Vienna, 20 gennaio 1904), è stato un inventore austriaco. Nel 1886 inventò il fucile a ripetizione con caricatore, di cui uno dei primi esempi fu lo Steyr-Mannlicher M1895.


iografia
Tomba di famiglia a Hinterbrühl

Mannlicher era figlio del k.u.k. Oberfeldkriegskommissär Josef Mannlicher e di Albertine Haacke, nacque a Magonza dove il padre era stanziato in quel periodo, ma la famiglia era originaria di Most in Boemia. L'albero genealogico della famiglia risale al 1525[2], da cinque generazioni Bürgermeister, ufficiali postali, doganieri, militari e consiglieri comunali.

Mannlicher si trasferì con la famiglia a Josefstadt, quartiere di Vienna, nel 1857 e studiò al ginnasio. Successivamente frequentò la Technischen Hochschule di Vienna. Nel 1869 ottenne un lavoro presso il k.k. Südbahngesellschaft come ingegnere ferroviario, passando in seguito a lavorare per la Kaiser Ferdinands Nordbahn[3]. Si interessò presto di armi e iniziò poi lo scontro tra prussiani e austriaci nella Battaglia di Sadowa, interessandosi di portare in Austria le tecniche d'armi dei nemici[cosa significa?]. Su richiesta dell'esercito austriaco[senza fonte] di sviluppare un'arma di nuova concezione, Mannlicher, in competizione con altri progettisti, studiò diverse soluzioni.

Dal 1880 Mannlicher progettò diverse armi a carica multipla con caricatori a tubo e più tardi scatolati in lamiera. Dal 1886 il nuovo sistema venne prodotto creando il System Mannlicher, a ripetizione con caricatore multiplo, prodotto dalla Österreichische Waffenfabriksgesellschaft sotto la direzione di Josef Werndl. Il modello Steyr-Mannlicher M1895 venne utilizzato dalla Gemeinsame Armee. Il 14 dicembre 1892, Mannlicher divenne membro parlamento austriaco e senatore a vita presso del Reichsrates.
Vita privata

Mannlicher sposò il 21 maggio 1892 Cäcilie Martin; il 17 maggio 1893 vennero al mondo Albertine e Cäcilie, gemelle.
Onorificenze

Mannlicher ricevette l'Ordine della Corona (Prussia), l'Ordine della Corona d'Italia, la Croce di Ferro e la Legion d'Onore. Esistono vie intitolate come Mannlichergasse a Hinterbrühl/Vienna e Mannlicherstrasse a Steyr.

Dopo una breve malattia morì il 20 gennaio 1904 a Vienna. La tomba è presso il cimitero di Hinterbrühl. La vedova si suicidò il 12 aprile 1934 con una pistola prototipo a gas del marito, lasciando un notevole patrimonio. Il nome Mannlicher rimane nel nome della fabbrica Steyr Mannlicher GmbH & CO.KG, mentre i fucili da caccia sono sviluppati dalla Mannlicher-Schönauer.





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Ferdinand_Mannlicher

 
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Siegfried Marcus


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Siegfried Marcus (Malchin, 18 settembre 1831 – Vienna, 1º luglio 1898) è stato un ingegnere e inventore tedesco naturalizzato austriaco.


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Inventore dell'automobile

La tragedia di Siegfried Marcus è basata sul fatto che gli fu attribuita erroneamente un'invenzione, che lo fece conoscere in Austria e nel mondo intero: la presunta invenzione dell'automobile, nel 1875; prima di Gottlieb Daimler e Karl Benz. Hans Seper sul finire degli anni 1960 iniziò una revisione critica della tesi su Marcus.[5] Ricerche più recenti di Grössing, Bürbaumer, Hardenberg e altri hanno confermato Seper. Si va dalle opere controverse di Franz Feldhaus e Alfred Buberl. Feldhaus scrisse informazioni non corrette su Marcus in Ruhmesblättern der Technik del 1910 e Deutsche Techniker und Ingenieure del 1912, informazioni contraddittorie sull'invenzione dell'automobile[6]. La base di questi errori risale all'invenzione della seconda auto Marcus del 1875. Incontra nel 1877 Ludwig Czischek-Christen[7]. Confusione tra i due veicoli del 1870 e del 1888/89. Così, tra le altre cose, senza avere alcuna prova concreta, fu sostenuto che a Berlino, Marcus fosse uno stretto collaboratore di Werner von Siemens, a Vienna con il prof. Ludwig presso il Josephinisches Institut e il giovane Rodolfo d'Asburgo-Lorena, Marcus insegnò discipline scientifiche, o addirittura che egli costruì nel 1875, la prima vettura completa al mondo salendo anche al Klosterneuburg nei pressi di Vienna. Nella breve storia Der Kilometerfresser il poeta austriaco Emil Ertl nel 1927 fece a Marcus un monumento letterario, senza menzionare il suo nome: Marcus fu chiamato Spinnerich e meccanico di telai.

Marcus fu rimosso dall'enciclopedia tedesca come inventore dell'automobile, da una direttiva del Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda durante la seconda guerra mondiale. Il suo nome fu sostituito da Daimler e Benz:

Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda Geschäftszeichen. S 8100/4.7.4.0/7 1

Berlin W8, den 4. Juli 1940 Wilhelmplatz 8-9

An die Direktion der Daimler-Benz-A.G. Stoccarda-Untertürkheim

Betrifft: Eigentlichen Erfinder des Automobils Auf Ihr Schreiben vom 30. Mai 1940 Dr.Wo/Fa.

Das Bibliographische Institut und der Verlag F.A. Brockhaus sind darauf hingewiesen worden, dass in Meyers Konversations Lexikon und im Großen Brockhaus künftig nicht Siegfried Marcus, sondern die beiden deutschen Ingenieure Gottlieb Daimler und Karl Benz als Schöpfer des modernen Kraftwagens zu bezeichnen sind.


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Erster Marcus-Wagen

Nel 1870 costruisce il suo primo carretto motorizzato con motore a benzina.[9] Un motore a due tempi dell'inventore Étienne Lenoir, che ha solo la definizione "due tempi" in comune con gli attuali. Il carburatore Oberflächenvergaser, brevettato da Marcus nel 1866. L'accensione magneto-elettrica. Marcus negli anni sessanta del XIX secolo brevettò diversi tipi di accensioni (detonatori) per uso civile e militare. Dalla descrizione dei giornali dell'epoca, tale veicolo era mancante degli elementi base di un autoveicolo, come freni, sterzo, frizione; circolava solo in prossimità dell'officina di Marcus. Grazie a due fotografie con segnate le date, si risale al 1870, in opposizione a una relazione di viaggio del 1904, in cui si parla del 1866. Anche l'anno 1864 è richiamato in alcuni rapporti, ma senza attendibilità. Questa „Erste Marcus-Wagen“ è la prima con propulsione a benzina. Nessun veicolo originale dell'epoca è giunto fino a noi; solo repliche. La più antica è presente alla “Siegfried Marcus Berufsschule” di Vienna, con motore funzionante.
Zweiter Marcus-Wagen

Senza questo veicolo datato erroneamente 1875, cioè prima di Daimler e Benz, Marcus sarebbe ricordato solo nella storia della scienza e della tecnica. „Ob sein zweiter Wagen bereits 1875 oder erst 1888/89 fahrbereit war, war lange Zeit unsicher, heute gilt die spätere Datierung als gesichert“[3]. Questo veicolo aveva già tutti i componenti di un'automobile. Il veicolo è dal 1898 proprietà della ÖAMTC e prestato al Technisches Museum Wien. La Zweite Marcus-Wagen fu costruita dalla Märky, Bromovsky & Schulz nel 1888/89 ad Adamsthal.[8][10] Fu presentato al pubblico nel 1898, in presenza del Kaiser Francesco Giuseppe I per il Giubileo. Il motore monocilindrico da 1,5 L quattro tempi da 0,75 CV permetteva di raggiungere la velocità di 5–8 km/h. Innovativa l'accensione magneto-elettrica, brevettata nel 1883, e il carburatore (brevetti del 1883 e 1887)[11]. Nel 1950 fu restaurata da Alfred Buberl e funzionante. È il veicolo più antico circolante a benzina. Nel 2006 il Technisches Museum Wien con l'aiuto di sponsor, come ADAST e Märky, Bromovsky & Schulz, ha costruito una replica, usata in manifestazioni pubbliche.
Motori a combustione e carburatori
Dieci motori Marcus sono noti. Gli ultimi quattro dal 1887 al 1888 costruiti dalla Märky, Bromovsky & Schulz di Adamsthal, Mähren (oggi Adamov, Repubblica Ceca) come quattro tempi, i primi come motori Lenoir e molto diversi da quelli di Nicolaus Otto. Tre motori a quattro tempi, esistono ancora. Il più vecchio al Technischen





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Franz Reichelt



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Franz Reichelt (Vienna, 1879 – Parigi, 4 febbraio 1912) è stato un inventore austriaco, conosciuto anche come il «sarto volante».
Franz Reichelt con indosso il suo paracadute.

Di mestiere sarto, Reichelt è conosciuto per la morte accidentale, filmata dai giornalisti, mentre tentava di volare lanciandosi dal lato interno del primo piano della Torre Eiffel (a 60 m da terra) con un paracadute di sua invenzione. Erano le 8:30 del mattino e Reichelt, salito su di uno sgabello posto vicino alla spalletta, dopo qualche esitazione si lanciò nel vuoto. Fu il primo a tentare questa ardua impresa, ma il paracadute non si aprì e l'uomo si sfracellò al suolo.[1] Alcune fonti riportano che non sarebbe stato l'urto a essere fatale all'uomo; secondo un'autopsia, infatti, Reichelt avrebbe impattato il suolo già cadavere, morto durante la caduta per un attacco cardiaco.[2]


Prime sperimentazioni
Louis-Sébastien Lenormand mentre si lancia dalla torre dell'Osservatorio di Montpellier con l'ausilio della sua invenzione

Franz Reichelt nacque a Vienna nel 1879 e si trasferì a Parigi nel 1898,[2] dove aprì al numero 8 di Rue Gaillon un elegante negozio di abbigliamento femminile, che parve riscuotere un discreto successo tra le signore austriache in visita alla Ville Lumière.[3] Alla propria mercatura affiancò, nel luglio 1910, la passione mai sopita dell'aviazione, sviluppando una tuta-paracadute, ovvero un abito che - in caso di caduta - si apriva come un deltaplano, assicurando una discesa lieve e sicura. Questo dispositivo era già stato timidamente abbozzato da Louis-Sébastien Lenormand, che nel Settecento si era lanciato con successo dalla torre dell'Osservatorio di Montpellier, planando con un ampio telo di stoffa collegato a un telaio in legno. Questa sorta di paracadute ante litteram venne ripreso da Charles Broadwick, che inventò un paracadute simile a quelli attuali, riposto in un involucro e apribile con la trazione di una piccola cordicella.

Una volta messo a punto il dispositivo, Reichelt effettuò diversi lanci di prova con dei manichini che, gettati dal quinto piano del suo palazzo con indosso la tuta, atterravano dolcemente al suolo.[4] Incoraggiato dal successo di questi collaudi, il sarto subito tentò di sviluppare una versione di questa tuta praticabile per l'uomo, andando tuttavia incontro a diverse difficoltà. Il dispositivo, infatti, pesava ben 70 chili[5] e aveva una calotta frenante insufficientemente robusta: queste criticità furono notate anche dall'Aéro-Club de France, che bocciò l'iniziativa di Reichelt e gli suggerì di interrompere le sue ricerche. Imperterrito, il sarto continuò a perfezionare il design della propria tuta, ma invano: tutti i manichini che gettava dal proprio balcone, infatti, battevano violentemente al suolo riducendosi in mille pezzi. L'Ouest-Éclair ci attesta addirittura che Reichelt provò in prima persona la sua invenzione, saltando da un'altezza di 8-10 metri: anche questo collaudo, tuttavia, fallì miseramente (la caduta, per fortuna, fu attutita da un covone di fieno).[6]

Stimolato da un concorso indetto dallo stesso Aéro-Club de France, Reichelt portò a compimento un prototipo del proprio paracadute che pesava venticinque chili, e con un'apertura alare di ben 12 m2. A questo punto, egli riversò la responsabilità dei propri fallimenti alle scarse altezze alle quali venivano eseguiti i test: per questo motivo, chiese l'autorizzazione di saggiare l'efficacia del paracadute direttamente dalla torre Eiffel.





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Il salto dalla Torre Eiffel
Reichelt prima della tragica morte

Fu nel febbraio 1912 che Reichelt comunicò ai giornali di avere l'intenzione di sperimentare il paracadute direttamente dalla prima piattaforma della torre Eiffel, così da dimostrare il valore della propria invenzione.

Reichelt fissò l'appuntamento al 4 febbraio, alle sette di mattina.[3] Quella domenica fu accompagnato alla Torre in automobile da due suoi amici, con già la tuta indosso: ormai era riuscito a ridurre il suo peso a 9 chili, ampliando la vela a ben 30 m2. All'evento, presenziato dalla polizia, prese parte solo una trentina di persone; il clima era infatti gelido, con temperature inferiori a 0 °C, con una fredda brezza che spirava sugli Champ de Mars.

Quando Reichelt salì sulla torre Eiffel, tuttavia, fu chiaro a tutti che egli non aveva affatto intenzione di usare dei manichini per il lancio, ma che intendeva collaudare la sua invenzione su sé stesso. La sorpresa di quei momenti è descritta in maniera molto vivida dal quotidiano Le Gaulois: «Ci si stupì un po' di non vedere il manichino annunciato [...]. D'altronde, in materia di aviazione, non si è forse abituati a tutte le prodezze, a tutte le sorprese?». Furono in molti a cercare di distogliere il sarto da questo infelice proposito, ma lui era sicuro dell'efficacia della sua tuta-paracadute:[4]
(FR)

«Je veux tenter l’expérience moi-même et sans chiqué [sic], car je tiens à bien prouver la valeur de mon invention»
(IT)

«Voglio tentare io stesso l’esperimento, senza trucchi, perché voglio dimostrare il valore della mia invenzione»

A tentare di dissuaderlo vi era anche un aeronauta esperto di sicurezza, che era assai scettico su una serie di questioni tecniche che avrebbero compromesso la riuscita dell'esperimento. Reichelt, a queste pressanti contestazioni, rispose:[7]
(FR)

«Vous allez voir comment mes 62 kilos et mon parachute vont donner à vos arguments le plus décisif des démentis»
(IT)

«Vedrete come i miei 62 chili e il mio paracadute daranno alle vostre critiche la più decisa delle smentite»

Non senza qualche difficoltà (l'accesso alla prima piattaforma della Torre venne inizialmente bloccato da una guardia, timorosa dell'imminente disastro), Reichelt alle otto di mattina salì le scale fino alla prima piattaforma, in compagnia di due amici e di un cineasta, impaziente di immortalare l'impresa. Nel frattempo, si diede ordine di delimitare sotto i quattro pilastri della struttura il sito deputato all'atterraggio.
File:Reichelt.ogvRiproduci file multimediale
Documentazione videografica della tragica impresa di Reichelt. Oltre al volo, sono documentati i soccorsi inutili e la misurazione del cratere creato dall'impatto

Alle 8:22 Reichelt, rivolgendosi verso la Senna, salì su uno sgabello collocato su un tavolo dell'adiacente ristorante, a circa 57 metri sopra il livello del suolo. Dopo essersi presentato al pubblico con un raggiante «A presto!» (À bientôt!) e aver misurato la direzione del vento lanciando in aria un pezzetto di carta,[8] esitò per circa quaranta secondi, per poi mettere un piede sul parapetto e finalmente lanciarsi; secondo Le Figaro, prima di gettarsi nel vuoto Reichelt era quieto, e stava addirittura sorridendo. Mentre precipitava, Reichelt fu avvolto quasi immediatamente dal paracadute che gli si attorcigliò attorno, per poi schiantarsi sul suolo ghiacciato ai piedi della torre Eiffel.

Le Figaro descrive molto intensamente il tragico evento:

«L’urto fu terribile; un colpo sordo, di una brutalità furiosa. All’impatto, il corpo rimbalzò e ricadde. Ci si precipitò a soccorrerlo. La fronte insanguinata, gli occhi aperti, dilatati dal terrore, le membra spezzate. François Reichelt non dava più segni di vita. Qualcuno si sporse, cercò di sentire il cuore. Era fermo. Il temerario inventore era morto. Allora la vittima, frantumata e disarticolata, venne sollevata; fu caricata su un autotaxi e il povero corpo fu trasportato a Laënnec.»

Secondo alcune fonti l'autopsia eseguita sul corpo avrebbe dimostrato che Reichelt era stato vittima di un arresto cardiaco durante la caduta e che sarebbe giunto al suolo già morto.[2]

Retaggio
Prima pagina de Le Petit Parisien all'indomani della morte di Reichelt

All'indomani del salto di Reichelt, numerosissimi erano i giornali che parlavano della «tragica sperimentazione» (expérience tragique), con tanto di documentazione fotografica. Almeno quattro riviste, Le Petit Parisien, L'Humanité, Le Matin e La Croix, pubblicarono un articolo corredato con un'immagine della tragedia; sull'impresa venne addirittura realizzato un breve cortometraggio. Non vi furono sospetti di suicidio, e la stampa concordava unanimemente nell'attribuire le cause della tragedia all'incoscienza di Reichelt: ci fu addirittura chi lo definì un «genio pazzo».

Dopo la morte di Reichelt, inoltre, la parsimonia delle autorità parigine nella cessione di autorizzazione per eseguire esperimenti sulla Torre fu assoluta:[9] M. Damblanc, che pure voleva collaudare ivi il proprio «paracadute-elicottero», non riuscì a ottenere alcun beneplacito. L'adozione di queste misure, in effetti, fu vincente, tanto che per il successivo lancio finito in tragedia bisognerà attendere il 2005, anno della morte di un uomo norvegese che si scagliò dal secondo piano della Torre per pubblicizzare un noto brand di vestiti.[10]





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Franz_Reichelt

 
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Josef Ressel





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Josef Ressel (Chrudim, 29 giugno 1793 – Lubiana, 10 ottobre 1857) è stato un inventore e guardaboschi austriaco.


Biografia

Legò il proprio nome al perfezionamento dell'elica navale, che a quei tempi era ancora chiamata "vite" in quanto molto simile, come funzionamento, alla vite di Archimede.

Nacque a Chrudim (Boemia) da padre tedesco e madre ceca. Finì il liceo e la scuola di artiglieria a Linz. Nel 1812 venne ammesso all'Università di Vienna. Studiò medicina, meccanica, fisica e chimica. Nel 1814 (anno delle guerre napoleoniche) tornò a casa su desiderio dei genitori. Ressel nel 1820 si trasferì nel sud dell'Impero austriaco e visse tra Trieste e Montona (Istria) dove trovò anche moglie.

Il suo programma di rimboschimento nelle terre meridionali dell'Impero salvò il patrimonio forestale delle Alpi orientali. Da sempre appassionato di mare e barche, a Trieste studiò il modo di velocizzare le navi. Prese ispirazione dalla nave Carolina, un vaporetto a ruote, cui pensò di aggiungere un'elica. Dopo molti esperimenti, Ressel chiese nel 1826 il brevetto austriaco per l'elica per la propulsione navale che ottenne nel 1827.

Nel settembre 1828 stipulò con il ricco imprenditore Fontana un contratto per la progettazione e la costruzione della nave Civetta per il collegamento tra Monfalcone e l'Istria. Nelle sue varie prove il Ressel testò l'elica su una nave che poco dopo la partenza, alla velocità di 6 nodi si bloccò per problemi al motore imputati invece all‘elica. Perciò la sua invenzione fu trascurata e altri tentarono di modificare l'invenzione. Ressel ricevette i riconoscimenti per l'invenzione molti anni dopo. Morì il 10 ottobre 1857 a Lubiana.

Tra gli altri suoi brevetti vanno ricordate la posta pneumatica e i cuscinetti cilindrici. Fu anche notevole studioso di foreste e programmi di rimboschimento e per questo sul Carso triestino gli è stato di recente dedicato un sentiero naturalistico al confine con la Slovenia.
Bibliografia

Albino Toros, L'elica di Ressel, in Il Piccolo illustrato, Anno 2, numero 46, 17 novembre 1979





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Josef_Ressel

 
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Alois Senefelder



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Aloys Johann Nepomuk Franz Senefelder, meglio noto come Johann Alois Senefelder (Praga, 6 novembre 1771 – Monaco di Baviera, 26 febbraio 1834), è stato un inventore e commediografo austriaco che inventò nel 1796 la tecnica di stampa della litografia, all'origine dell'odierna tecnologia offset.


Biografia

Suo padre era un attore; Alois nacque a Praga, dove il padre si trovava in tournée. Il padre lo spinse verso gli studi e lo inviò a Monaco di Baviera. successivamente, Alois vinse una borsa di studio per studiare legge a Ingolstadt. Alla morte del padre, nel 1791, fu costretto ad abbandonare gli studi per sostenere la madre e i suoi otto fratelli. Si dedicò alla scrittura di drammi e commedie teatrali, ottenendo un certo successo.
L'invenzione della litografia
Monumento a Alois Senefelder in Solnhofen

Il sorgere di diverbi con gli editori lo persuasero a stampare in proprio le sue opere, ma non disponeva del denaro necessario per acquistare una pressa, una serie di tipi e la carta. Si dedicò alla ricerca di una metodologia meno costosa, sperimentando diversi procedimenti. Dopo un lungo periodo di prove ed errori, mise a punto una nuova tecnica di incisione usando l'inchiostro litografico (oleoso, resistente all'acido) e utilizzando una pietra particolare: il calcare di Solnhofen. Senefelder scoprì che il processo può essere impiegato per permettere la stampa dalla superficie piatta della pietra: si realizzò così il primo processo litografico nella storia della stampa.

Il procedimento si componeva delle seguenti fasi: levigazione della pietra (con pomice); disegno su di essa utilizzando inchiostri litografici; "preparazione della pietra", ovvero modifica della sua composizione chimica in superficie, trasformandola da carbonato di calcio in nitrato di calcio: ciò rende possibile far aderire l'inchiostro alla pietra sulle parti dove l'acido non ha potuto agire.

Senefelder inventò il torchio strisciante, che a differenza di quello a due piani a pressione, che avrebbe potuto causare la rottura della pietra, permette di esercitare la forte pressione necessaria su un solo tratto trasversale della pietra stessa.





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Alois_Senefelder

 
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Simon von Stampfer



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Simon Ritter von Stampfer (Matrei in Osttirol, 26 ottobre 1792 (secondo altre fonti 1790) – Vienna, 10 novembre 1864) è stato un matematico, fisico e inventore austriaco. La sua invenzione più celebre è quella del disco stroboscopico, ritenuto il primo dispositivo a mostrare immagini in movimento. Nello stesso periodo sono stati prodotti strumenti simili in Belgio (fenachitoscopio) e in Gran Bretagna (zootropio).


Biografia
Giovinezza e istruzione

Simon Ritter von Stampfer nacque a Matrei in Osttirol, primo figlio di Bartlmä Stampfer, tessitore. Dal 1801 frequentò la scuola locale e nel 1804 si trasferì presso il ginnasio francescano a Lienz, dove studiò fino al 1807. In seguito frequentò il liceo a Salisburgo dedicandosi allo studio della filosofia.

Nel 1814, a Monaco, superò l'esame di stato e fece domanda per il ruolo di insegnante. Decise tuttavia di restare a Salisburgo dove fu assistente per gli insegnamenti di matematica, storia naturale, fisica e greco al liceo. Nel 1819 fu nominato professore. Nel suo tempo libero si dedicò a misurazioni geodetiche, osservazioni astronomiche, esperimenti sulla velocità di propagazione del suono a diverse altezze e misurazioni con l'utilizzo del barometro. Stampfer frequentava spesso il monastero benedettino di Kremsmunster, in cui erano presenti svariati strumenti astronomici.[1]

Nel 1822 von Stamper sposò Johanna Wagner. Ebbero una figlia nel 1824, Maria Aloysia Johanna, e un figlio nel 1825, Anton Josef Simon.
Insegnamento e ricerca scientifica

Dopo diverse candidature rifiutate a Innsbruck, Stampfer ottenne la piena cattedra di matematica pura a Salisburgo. Ottenne inoltre la cattedra di geometria applicata al Politecnico di Vienna, dove nel dicembre 1825 subentrò al posto di Franz Josef von Gerstner. Insegnò geometria applicata ma si impegnò anche come fisico e astronomo. Sviluppò un metodo per il calcolo delle eclissi solari.

Si occupò, in materia astronomica, dell'accuratezza e della distorsione delle lenti, avvicinandosi all'ambito dell'illusione ottica. Nel 1828 sviluppò esperimenti di prova per telescopi e metodi di misurazione per determinare il raggio di curvatura delle lenti e la proprietà di rifrazione e dispersione del vetro. Per il suo lavoro sui fondamenti teorici della produzione di strumenti ottici di alta qualità si avvalse del telescopio acromatico di Fraunhofer.





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Il "disco stroboscopico"
Disco Stampfer

Nel 1832 Stampfer venne a conoscenza, attraverso il Journal of Physics and Mathematics, degli esperimenti del fisico britannico Michael Faraday sull'illusione ottica causata dal rapido movimento di ingranaggi, in cui l'occhio umano non poteva seguire la rotazione del congegno.[2][3] Rimase talmente colpito da condurre egli stesso esperimenti simili con ingranaggi e ruote dentate. Infine da questi esperimenti sviluppò il disco Stampfer (chiamato anche zootropio, stroboskopische sheiben, disco stroboscopico, disco ottico magico o semplicemente stroboscopio). Era composto di due dischi: uno con ritagli lungo la circonferenza, l'altro con immagini di figure in movimento. Quando il primo disco si trova lungo lo stesso asse del secondo si ha l'impressione di vedere l'immagine in continuo movimento attraverso le fessure. In alternativa un singolo disco può essere fatto girare di fronte ad uno specchio e l'immagine viene vista nello specchio attraverso le fessure del disco.[4]
Simon Stampfer, litografia di Adolf Dauthage, 1853

Il fisico belga Joseph Antoine Ferdinand Plateau lavorò a lungo su un dispositivo simile. Nel 1833, in una rivista scientifica, pubblicò con una tavola illustrata quello che in seguito sarebbe stato chiamato fantascopio o fenachitoscopio. Nel 1836 Plateau dichiarò di non sapere con esattezza in che momento aveva avuto l'idea, ma sostenne di essere riuscito ad assemblare la sua invenzione a dicembre. Disse inoltre di credere al fatto che Stampfer avesse inventato la sua versione del dispositivo nello stesso periodo.[5] Entrambi, Stampfer e Plateau, sono ritenuti i padri fondatori del cinema. Tuttavia il più citato in tal senso è Plateau.[6]

Il 7 maggio 1833 Stampfer ricevette il privilegio imperiale n. 1920 per la sua invenzione.

Il dispositivo venne sviluppato dai commercianti d'arte viennesi Trentsensky & Vieweg e immesso sul mercato.[7] La prima versione risale al maggio 1833 e fu presto esaurita, così che in luglio ne uscì una seconda con migliorie.

Il suo disco stroboscopico divenne noto anche al di fuori dei confini austriaci e dal suo nome deriva la definizione di "effetto stroboscopico".





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Simon_von_Stampfer

 
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view post Posted on 3/11/2021, 18:29     Top   Dislike
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Daniel Swarovski





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Daniel Swarovski (Jiřetín pod Bukovou, 24 ottobre 1862 – Wattens, 23 gennaio 1956) è stato un imprenditore e inventore austriaco di origine ceca, fondatore della Swarovski.


Biografia

Nacque in Boemia nell'allora Impero austriaco (ora Jiřetín pod Bukovou, Repubblica Ceca) da Franz Anton Swarovski e Helene Swarovski. Come molti nella zona in cui viveva, suo padre era un vetraio e Swarovski imparò l'arte del taglio del vetro per la prima volta nella piccola azienda di suo padre. In seguito studiò a Parigi e Vienna, dove incontrò Frantisek Krizik si interessò di elettricità dopo aver visitato l'Esposizione dell'elettricità del 1883 a Vienna.[1][2]

Nel 1892 brevettò una taglierina elettrica che facilitava la produzione di gioielli in cristallo al piombo, che fino ad allora dovevano essere tagliati a mano. Nel 1895 emigrò in Austria e collaborò con Armand Kosmann e Franz Weis per formare la "A. Kosmann, D. Swarovski & Co." Insieme i tre soci costruirono una fabbrica per il taglio del cristallo a Wattens in Tirolo, sfruttando l'energia idroelettrica per i processi di molatura ad alta intensità energetica brevettati dallo stesso Swarovski.





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Daniel_Swarovski

 
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view post Posted on 6/11/2021, 09:49     Top   Dislike
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Carl Auer von Welsbach



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Carl Auer Freiherr von Welsbach (Vienna, 1º settembre 1858 – Mölbling, 4 agosto 1929) è stato un inventore e chimico austriaco.


Biografia
Museo ad Althofen

Con i suoi studi trovò applicazioni commerciali alle proprie idee. Viene ricordato per il proprio lavoro e ampliamento delle conoscenze sulle Terre rare, per lo sviluppo dei processi di mix di ossidi speciali per il rivestimento dei filamenti delle lampade a incandescenza. Nel 1887 inventò la lampada "a mantello"[1] consistente in un combustore a gas dotato di una retina ad ossido di torio che diveniva incandescente emettendo luce. Scoprì elementi come il Neodimio, Praseodimio, Itterbio e il Lutezio oltre alla luce „Auerlicht“ e alla pietra focaia „Auermetall“. Fondò la Treibacher Industrie AG e la Auer-Gesellschaft a Berlino e fu artefice della OSRAM.
Onorificenze

Kaiser Franz Joseph I. lo nomina nel 1901 Freiherr.
Nel 1920 riceve il Werner-von-Siemens-Ring
Nel 1921 riceve la Wilhelm-Exner-Medaille

Scritti (parziale)

(DE) Über die seltenen Erden. In: Monatshefte für Chemie. An international journal of chemistry. ISSN 1434-4475 (WC · ACNP), Band 5, 1884 (Januar), S. 508-522.
(DE) Ueber das Gasglühlicht. Vortrag gehalten im Niederösterreichischen Gewerbevereine. Verlag des Niederösterreichischen Gewerbevereines, Wien 1886 (Aus: Wochenschrift des Niederösterreichischen Gewerbevereines 1886)
(DE) Zur Geschichte der Erfindung des Gasglühlichtes. München 1901 (Aus: Schilling's Journal für Gasbeleuchtung und Wasserversorgung 1901)
(DE) Die Zerlegung des Didyms in seine Elemente. In: Sitzungsberichte der Kaiserlichen Akademie der Wissenschaften in Wien, Mathematisch-Naturwissenschaftliche Klasse. Jg. 1903, Bd. 112, Abt. 2a, S. 1037-1055
(DE) Bemerkungen über die Anwendung der Funkenspectren bei Homogenitätsprüfungen. In: Festschrift Adolf Lieben. Winter, Leipzig 1906
(DE) Über die chemische Untersuchung der Actinium enthaltenden Rückstände der Radiumgewinnung. Alfred Hölder, Wien 1910 (Mitteilungen der Radium-Kommission der Kaiserl, Akademie der Wissenschaften Nr. 6, 1910)





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Carl_Auer_von_Welsbach

 
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