IL FARO DEI SOGNI

Trama dell'Odissea

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Libro XVII

Partendo da casa del porcaio al sorgere del sole, Telemaco invita Eumeo a portare Odisseo in città dicendo che là potrà procacciarsi da vivere da sé. Ritornato a casa ed accolto festosamente, viene salutato dalla madre e, invitandola a far sacrifici a Zeus affinché lo aiuti nella sua vendetta, le dice che dovrà andar in cerca dell'indovino che l'aveva seguito durante il viaggio di ritorno.[F 161] Sceso in città dalla reggia, attraversata la folla dei pretendenti a lui ben disposti solo a parole e conversato cogli amici paterni, Mentore, Aliterse e Antifo, Telemaco vede avvicinarsi Pireo e, accolto l'ospite che seco conduceva, lo esorta a tenersi i doni portati dal viaggio, affinché i pretendenti non possano impossessarsene. Dopo essersi lavato, Telemaco partecipa a un banchetto durante il quale espone i risultati del suo viaggio, provocando il dolore di Penelope, che è prontamente confortata da Teoclimeno.[F 162] Dilettatisi, i pretendenti cominciano a banchettare e contemporaneamente Odisseo, guidato da Eumeo, si avvia in direzione della città[F 163] incontrando nei pressi di questa Melanzio, capraio, che lo accusa di essere uno straccione buono a nulla, irritandolo e colpendolo senza però provocare in lui una reazione violenta. Dopo aver promesso a Eumeo che prima o poi l'avrebbe venduto come schiavo e detto che s'augurava la morte di Telemaco, Melanzio si reca a palazzo e riceve dai serventi un pezzo di carne.[F 164] Giunti davanti al palazzo regale, Odisseo invita Eumeo a precederlo nella sala dei pretendenti, ben sapendo che, in conformità con quanto detto da Melanzio, sarà maltrattato: presso il portone, sdraiato su un mucchio di letame, sedeva il cane Argo, descritto da Eumeo come un tempo bellissimo e agilissimo ma ormai stanco e vecchio: questo, appena visto il padrone tornato in patria, malmesso tanto da non poter correre verso di lui, sarebbe morto subito dopo.[F 165] Dopo che Eumeo è entrato nella stanza dei banchetti e si è messo a mangiare con Telemaco, vi accede pure Odisseo, prontamente invitato da Telemaco per mezzo di Eumeo a ricever da lui cibo e a chiederne altro ai commensali. Dopo che Melanzio ha riportato ai pretendenti l'incontro precedentemente intercorso tra lui, il porcaio e il mendicante,[F 166] il secondo di questi è redarguito da Antinoo. Dopo che Antinoo ha accusato Eumeo di scorrettezza, poiché in sua analisi non avrebbe dovuto parlar contro i principi quando era il primo a invitare mendici che avrebbero dovuto sfamarsi a spese della famiglia regale, questo risponde che il mendicante si era recato a casa sua e non vi era stato invitato con dolo, a differenza dei molti artigiani alla corte dei pretendetnti. Dopo che Telemaco ha placato Eumeo e rivolgendosi a Antinoo l'ha accusato di ingordigia, Odisseo aggirandosi per la sala raccoglie molte vivande nella bisaccia: arrivato davanti ad Antinoo, supplicandolo nonostante prima avesse avuto una reazione violenta, lo supplica di dargli del cibo, affermando che quando era in patria anche lui era solito far altrettanto e narrando una storia leggermente diversa da quella che aveva riferito al porcaio. Mossa da Antinoo una critica agli altri pretendenti, Odisseo lo rimprovera per la sua ingordigia, provocando una reazione irata dell'interlocutore che gli lancia addosso il poggiapiedi: senza scomporsi, Odisseo, osservato con appartenente indifferenza da Telemaco, si augura la morte dell'avversario e la risposta violenta del pretendente causa il biasimo dei suoi compagni nei suoi confronti.[F 167][N 47] Dopo che Penelope, affiancata dalle ancelle, ha rimproverato Antinoo augurandosene la morte, si rivolge a Eumeo chiedendo informazioni a riguardo del misterioso visitatore e, sentitasi narrare la sua storia e riferire che ha notizie di Odisseo, auspica di potergli parlare:[F 168] dopo un rifiuto di Odisseo dovuto al fatto che a Penelope vuole raccontare ciò che sa a riguardo del marito in separata sede poiché teme l'ira dei pretendenti,[F 169] Eumeo riferisce questa sua volontà alla regina, che la approva, e, prima di partire, dialogando con Telemaco, gli raccomanda la massima prudenza.[F 170]





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Libro XVIII

Dopo che Arneo, prepotente mendicante alla corte dei pretendenti noto scherzosamente come Iro perché talvolta faceva da araldo, ha provocato Odisseo invitandolo ad andarsene dall'atrio del palazzo e questo gli ha risposto di lasciarlo stare se non voleva venire alle mani, il primo propone al secondo una gara di pugilato ed Antinoo afferma che il vincitore avrebbe ricevuto della carne e sarebbe stato loro ospite fisso da allora innanzi. Affiancato da Atena, Odisseo si avvicina ad Arneo in modo gagliardo, terrorizzando lui e i pretendenti, sconfiggendo quasi subito il suo avversario e, risparmiatagli la vita, conducendolo fuori dal palazzo dopo averlo gettato a terra.[F 171] Festeggiato dai pretendenti, Odisseo riceve cibo da Antinoo ed Anfinomo e, cercando invano di avvertire quest'ultimo, poiché gli era sembrata una persona retta, di ciò che aveva in mente di fare perché si metta in salvo, gli racconta come dei suoi inventati eccessi del passato gli avrebbero portato sventura e riferisce in modo velato che Odisseo tornerà presto in patria, non potendo però impedire che il destino abbia compimento, nonostante Anfinomo ben comprenda il rischio che avrebbe corso.[F 172] Dopo che spinta da Atena Penelope ha deciso che parlerà con Telemaco invitandolo a non frequentare i pretendenti, la dispensiera Eurinome la invita a sistemarsi prima di scendere nella sala dei banchetti, ottenendo un rifiuto dovuto al fatto che Penelope dopo la partenza del marito per lo strazio non ha più tanto badato alla sua estetica. Addormentata da Atena, Penelope è resa bellissima dall'intervento della dea e al risveglio si augura di morire presto e in modo indolore.[F 173] Comparsa dinanzi ai banchettanti, Penelope si rivolge al figlio sgridandolo per non aver reagito ai maltrattamenti inflitti ad Odisseo dai pretendenti, sentendosi rispondere che, pur odiando i commensali, non può reagire per inferiorità numerica. Non lusingata dai complimenti proferti nei suoi confronti da Eurimaco, Penelope afferma che continuamente si strugge l'animo pensando al marito lontano, dimostrandosi fedele nei confronti di Odisseo e affermando che, offesa per i costumi dei pretendenti, vuole prima del matrimonio da loro, in conformità con la tradizione, ricevere doni, poiché non è uso che siano invece i pretendenti a divorare le sostanze della casata della sposa, facendo di questa loro azione un ricatto per avvicinare la data delle nozze. Dopo che Antinoo ha ricordato a Penelope l'ineluttabilità delle nozze, lui e tutti i pretendenti, facendo una gara di generosità, offrono doni a Penelope che si ritira più tardi nei suoi appartamenti.[F 174] Scesa la sera tra i canti e le danze, Odisseo, invitando le ancelle che curano il fuoco a raggiungere la regina per farle compagnia, è da queste deriso, poiché vuole incaricarsi lui di quella mansione, e in particolare da Melantò, amante di Eurimaco: ella afferma che un uomo di così bassa estrazione non dovrebbe, dandosi tante arie, vivere coi principi, provocando una reazione irata da parte di Odisseo che fa così fuggire le serve e comincia ad accudire il focolare.[F 175] Dopo che Eurimaco ha deriso Odisseo per la sua calvizia, gli propone di lavorare nella sua proprietà, offendendolo profondamente e dicendo che è uno scansafatiche:[N 48] dopo che Odisseo ha ricordato la sua abilità di agricoltore, allevatore e combattente e si è augurato la morte dell'interlocutore per mano del re ormai destinato nelle sue parole a tornare, Eurimaco afferma che è di rango sociale troppo basso per esser loro commensale e, afferrato uno sgabello, glielo lancia addosso colpendo però il coppiere e provocando una reazione offesa da parte di Telemaco che invita i commensali ad allontanarsi.[F 176] Dopo che Anfinomo ha invitato a sua volta i compari a ritirarsi, esortandoli a lasciar che fosse Telemaco a decidere che fare a riguardo dell'ospite, i banchettanti si ritirano dopo un'ultima bevuta, dirigendosi ciascuno alla propria dimora.[F 177]





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Libro XIX

Rimasti soli Odisseo e Telemaco, il condottiero esorta il figlio ad asportare le armi presenti nella sala e a rispondere, se ciò avesse suscitato la perplessità dei pretendenti, che temeva fossero rovinate dal fumo o usate durante le liti che scoppiavano durante i banchetti a palazzo.[N 49] Dopo che i due, accompagnati da Atena, hanno riposto le armi, Telemaco va a dormire mentre Odisseo va a colloquio con la moglie,[F 104] venendo però nuovamente offeso da Melantò cui ricorda che il suo presente stato è dovuto al volere degli dei e che, quando sarebbe tornato, Odisseo avrebbe potuto punirla per il suo atteggiamento irrispettoso. Dopo che Melantò è stata sgridata da Penelope,[F 178] comincia l'interrogatorio della regina all'ospite: dopo che Odisseo si è rifiutato, pur tessendo una lode alla regina, di informarla circa la sua identità, Penelope si commisera per la sua condizione, riportando come avesse allontanato la data delle nozze coll'inganno della tela, poi scoperto. Convinto dalla moglie, Odisseo le racconta di essere un soldato cretese e riporta di aver incontrato il celebre condottiero itacese durante il ritorno di questi in patria, e di averlo ospitato per dodici giorni nella propria dimora.[F 179] Dopo che queste menzogne tanto simili a realtà l'hanno commossa, Penelope cerca di scoprire se l'ospite abbia veramente incontrato il suo sposo o stia mentendo, ponendogli delle dettagliate domande sull'abbigliamento di Odisseo, alle quali il mendicante risponde in modo opportuno. Dopo aver accennato al fatto, poi ripreso con l'auspicare un prossimo ritorno dell'eroe, di aver sentito dai Tesproti che Odisseo era vivo, il mendicante riporta degli aneddoti sui viaggi di quello, che alludono però a fatti realmente accaduti, raccontando l'episodio delle vacche del Sole che aveva causato la perdita di tutti i compagni, e quello dello sbarco sull'isola dei Feaci.[F 180] Dopo essersi augurata un secondo lei ormai improbabile ritorno di Odisseo e aver comandato alle ancelle di lavare l'ospite, Penelope, dovendo far fronte a un rifiuto di Odisseo, invita Euriclea, sotto richiesta del condottiero itacese di esser accudito da una vecchia,[N 50] a prendersi cura di lui. Euriclea per la prima volta lascia trasparire un nesso tra il misterioso ospite e il re partito vent'anni prima, affermando che sono simili per aspetto e che hanno subito la stessa misera sorte.[F 181] Prima che Odisseo possa evitare le cure della nutrice, si accorge del fatto che quella potrebbe scoprire la sua vera identità rinvenendo sul suo corpo una cicatrice procuratagli da un cinghiale in gioventù, cosa che poi accade. Segue la rimembranza di quell'evento.[F 182] Dopo aver pronunciato la fatidica frase "Oh sì, Odisseo tu sei, cara creatura!", Euriclea, non riuscendo a comunicare il ritorno del marito alla regina, è fatta tacere dal condottiero, che le raccomanda la prudenza e la cautela.[F 183] Dopo che Euriclea ha terminato di prendersi cura del suo padrone, questo si mette a sedere vicino al fuoco, coprendo la cicatrice e mostrandosi disposto ad ascoltare Penelope, che gli si rivolge per sfogarsi e fargli interpretare un sogno appena fatto, nel quale un'aquila, volando sopra molte oche, le aveva uccise: essendo già in esso contenuta la spiegazione, Odisseo afferma sia opportuno attenersi a quella, che afferma Odisseo sarebbe tornato a breve facendo strage dei nemici che gl'insidiavano la moglie. Dopo aver esposto i suoi dubbi a riguardo dell'attendibilità della notturna visione, Penelope annuncia al misterioso visitatore che non sa essere il proprio legittimo sposo che è sì disposta a sposare uno dei Proci, ma che si unirà in matrimonio solo con colui che saprà dimostrare abilità pari a quella del marito nell'usare lo speciale arco di quest'ultimo, adoperandolo per far passare una freccia attraverso dodici asce bipenni allineate. Dopo aver affermato il visitatore che Odisseo sarebbe giunto prima della competizione, Penelope si ritira e piange il marito nelle sue stanze.[F 184]





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Libro XX

Dopo che si è steso nell'atrio, Odisseo senza nulla palesare si irrita per il comportamento delle ancelle, che, amoreggiando coi pretendenti, non gli si rivelano fedeli, meditando altresì su come effettuare la strage. Quando, dopo aver parlato ad Atena e averle esposto le sue perplessità, Odisseo si addormenta,[F 185] Penelope si desta piangendo e pregando Artemide di farla morire presto, poiché quello sarebbe l'unico modo per rivedere il marito secondo lei morto e del quale la notte stessa aveva avuto una visione.[F 186] All'alba, sentendo la moglie piangere, Odisseo, svegliatosi, comincia a pregare Zeus chiedendogli di fornirgli un segno della sua vicinanza, che presto arriva sotto la duplice forma di un fragoroso tuono e delle parole di una serva, augurantesi a sua volta la morte dei pretendenti. Dopo che Odisseo è rientrato in casa, Telemaco, domandato a Euriclea come lo straniero avesse passata la notte, esce dal palazzo e la nutrice impartisce ordine alle altre serve affinché preparino il banchetto dei pretendenti.[F 187] Quando le ancelle mandate da Euriclea stanno tornando dalla fonte, giunge pure il porcaio Eumeo che, rivolgendosi al suo ospite, gli domanda se sia ancora vittima di maltrattamenti o se la sua condizione sia migliorata; dopo che non ha risposto alle provocazioni profertegli da Melanzio, Odisseo è interpellato da Filezio che, dopo aver domandato a Eumeo la sua identità, si rivolge allo straniero evidenziando come somigli al re partito, del quale tesse poi una lunga lode e che è in seguito detto prossimo al ritorno dal mendicante.[F 188] Dopo che sui pretendenti tramanti insidie contro Telemaco è volata un'aquila ghermiente una colomba, Anfinomo si rivolge ai compari invitandoli a banchettare, serviti dai tre succitati servi di Odisseo, che nel frattempo è fatto sedere presso la porta sotto la protezione di Telemaco, come detto da quest'ultimo ai commensali. Dopo che Antinoo ha contemporaneamente raccomandato prudenza ai pretendenti e intimato a Telemaco di non esporsi troppo pena la morte, Ctesippo, quasi esortato da Atena perché l'odio di Odisseo per gli avversari aumenti, lo offende e gli lancia addosso una zampa di bue, prontamente evitata dal condottiero: dopo aver redarguito aspramente i commensali e Ctesippo in generale, Telemaco si vede rispondere da Aghelao, che, concordando con lui, raccomanda agli altri pretendenti la moderazione e il rispetto, ma parimenti, ipotizzando la morte del re, invita Telemaco a far risposare la madre. Dopo una breve replica di Telemaco,[F 189] Atena provoca l'inconsulto riso dei pretendenti, che sono biasimati da Teoclimeno: questi, prima di uscire adirato ed offeso da Eurimaco che lo dice pazzo, afferma che il loro riso nasconda in realtà il preludio della morte. Dopo aver descritto la scena in cui i pretendenti offendono Telemaco affermando che ha ospitato due pazzi, il mendico con loro seduto e il profeta appena uscito, il narratore tradisce come la fine di quegli alteri giovani sia ormai prossima, dicendo che quella sarebbe stata la loro ultima ed amarissima cena.[F 190]





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Libro XXI

Dopo un nuovo accenno a quale sia la sorte dei pretendenti, il poeta entra nel vivo della narrazione descrivendo la scena in cui Penelope preleva dalla stanza del tesoro l'arco del marito e la storia di questa prodigiosa arma, che era stata regalata ad Odisseo da Ifito quando i due s'erano incontrati in Messenia, essendoci andati il primo per trattare cogli indigeni riguardo alla restituzione di alcuni greggi e il secondo cercando le sue cavalle.[F 191] Prelevato l'arco, Penelope si dirige alla sala dei banchetti, ove si trovano i pretendenti, cui espone la sua intenzione di indire la suddescritta gara il cui vincitore l'avrebbe avuta in sposa, pregando poi Eumeo di consegnare loro l'arco. Dopo aver biasimato Filezio ed Eumeo per la commozione mostrata di fronte all'arco dell'antico padrone, Antinoo, destinato a morire per primo tra i pretendenti e per mano del re, evidenzia come la gara non sia facile e, pur sperando di riuscire a pareggiarlo, come Odisseo, suo ideale avversario, sia stato un uomo valoroso.[F 192] Dopo aver chiesto di poter prendere parte pure lui alla competizione, ricevendo come premio in caso di vittoria la non separazione dalla madre, Telemaco allestisce la struttura atta all'agone e, messosi alla soglia per tentare la sorte, dopo non esser tre volte riuscito nemmeno a tendere l'arco, è nel quarto tentativo bloccato dal padre. Offerto Telemaco agli altri banchettanti di tender loro l'arco,[F 193] Antinoo dispone l'ordine in cui questi avrebbero dovuto affrontare la prova, indicando come primo l'onesto Leode, l'unico tra i pretendenti cui risultavano sgraditi i delitti commessi dai compari, che, non riuscendo, predice agli altri in quanto aruspice un destino di morte. Biasimato Leode e date a Melanzio indicazioni per rendere più facile la prova ammorbidendo l'arco col calore, Antinoo assiste al fallimento di tutti i compari, eccetto suo e di Eurimaco che, primi tra i pretendenti per prestigio e forza, temporeggiano.[F 194] Uscito dalla sala e testata la fedeltà di Eumeo e Filezio, Odisseo si svela loro, promettendo ricompense straordinarie per la loro bontà e mostrando la cicatrice che avrebbe tolto loro ogni dubbio. Dopo un momento di commozione, il condottiero dà ai suoi servi istruzioni per affiancarlo nella sua vendetta, fornendogli l'arco e chiudendo le porta della sala dopo averne fatte uscire le donne.[F 195] Dopo il fallimento di Eurimaco e di Antinoo e il sincero riconoscimento da parte del primo della superiorità del re nei loro confronti, il secondo propone di riprendere il banchetto e di rinviare la gara al giorno successivo, potendo così far sacrifici prima di essa ad Apollo.[F 196] Dopo aver Odisseo chiesto che gli consegnassero l'arco per prender parte alla prova, i pretendenti, temendo che riesca nell'impresa, si rifiutano di darglielo, mentre Antinoo arriva ad offendere l'ospite affermando che è il troppo bere a farlo parlare fuori luogo.[F 197] Dopo che Penelope ha difeso il mendicante sottolineando come nelle sue parole non fosse presente l'intenzione di prender parte ufficialmente alla gara e sottrarla loro,[N 51] Eurimaco ribatte che non teme quello ma le malelingue della gente, sentendosi rispondere dalla regina che la loro reputazione s'era già guastata per l'esser vile del loro comportamento e che, in caso di vittoria, avrebbe fatto grandi doni allo straniero.[F 198] Dopo che Telemaco ha ricordato come l'arco gli spettasse per diritto ereditario e invitato Penelope a ritirarsi, Eumeo, pur essendo stato minacciato dai pretendenti, consegna l'arma ad legittimo proprietario, rinfrancato dal principe.[F 199] Dopo che Euriclea e Filezio hanno chiuso le porte della sala, Odisseo, ammirato dai banchettanti, esamina l'arco e, dopo averlo teso terrorizzando i pretendenti, scocca, appena dopo un tuono inviato da Zeus, un colpo tanto preciso da attraversare il foro di tutte le asce, invitando poi Telemaco a raggiungerlo e stando in mezzo alla sala con le armi sfoderate nonostante prima avesse falsamente invitato il figlio a far i preparativi per una lieta serata.[F 200]





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Libro XXII

Odisseo carica di nuovo l'arco, ma questa volta con intenzioni omicide; la freccia trapassa il collo di Antinoo, che stava bevendo una coppa di vino. Il perfido aristocratico cade, con un fiotto di sangue che gli esce dal naso. Dopo la sua morte, i Proci, terrorizzati, cercano invano le armi, minacciando morte a quello che non sanno ancora essere Odisseo. Questi finalmente si svela, biasimando i pretendenti per tutti i misfatti commessi; solo Eurimaco gli risponde, accusando Antinoo di esser stato il loro fomentatore e proponendo un accordo economico per ripagare i danni, prontamente rifiutato dal sovrano che non vuole vedere compromesso il proprio onore. Eurimaco viene trafitto da Odisseo al petto mentre sta cercando di balzare sul padrone di casa con un pugnale. Anfinomo si arma a sua volta, ma viene trafitto da Telemaco [F 201] che, autorizzato dal padre, cerca altre armi per sé, per il re, per Eumeo e per Filezio. [F 202] I pretendenti si fanno portare da Melanzio molte armi di quante erano state asportate, terrorizzando Odisseo, che si sarebbe subito rivolto al figlio sentendosi dire che era stato lui ad aver solo accostato la porta del magazzino. Odisseo ordina a Eumeo di visionare chi stia portando fuori da quella stanza le armi,[F 203]; questi riesce a scoprire Melanzio, lo immobilizza e lo incatena ad una trave, aiutato da Filezio, il capraio.[F 204] Comparsa Atena nella sala sotto le mentite spoglie di Mentore, Odisseo, schierato con soli tre compagni davanti a una moltitudine di uomini, la invoca fingendo di non conoscere la sua vera identità, sentendosi però biasimare da quella per il poco coraggio dimostrato nel non averla difesa dalle critiche avanzate dai nemici: la dea gli fornisce nuovamente ardore, ma non abbastanza per vincere istantaneamente, volendo provare la sua forza e quella del di lui figlio.[F 205] Colpito in un'azione combinata da molti nemici, Odisseo si salva per intervento di Atena, esortando poi i suoi ad attaccare: mietute molte vittime e sottratte le loro armi, erano riusciti compiendo ripetutamente questa operazione ad avanzare assai nella sala, privando dei capi e stringendo sul fondo i nemici, fatti fuggire in modo disordinato dalla dea e trucidati dai quattro avversari.[F 206] Odisseo decapita Leode, che aveva cercato invano di discolparsi, e si lascia invece impietosire da Femio, l'aedo, e da Medonte, l'araldo saggio e rispettoso nei confronti propri e di Penelope.[F 207] Avvenuto nella sala della strage un nuovo incontro tra Odisseo ed Euriclea, lì convocata da Telemaco, il re frena la sua serva dal gioire, chiedendole altresì di elencare quali serve gli fossero rimaste fedeli e quali no: queste ultime, poco dopo condotte in sua presenza nel numero di dodici, sarebbero state condannate a morte, portati fuori i cadaveri. Torturato e ucciso pure Melanzio,[F 208] Telemaco, Eumeo e Filezio rientrano nella sala e incontrano Odisseo, che, purificata la stanza, incontra le ancelle, programmando altresì con Euriclea di far lì condurre la propria legittima sposa.[F 209]





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Libro XXIII

Salita Euriclea alle stanze di Penelope e svegliata la sua padrona, la regina, inizialmente incredula di fronte a quanto narratole dalla vecchia riguardo al ritorno del marito, dopo la conferma da parte di questa della veridicità del suo dire, la abbraccia, domandando come il marito avesse fatto a vincere i nemici, in gran sproporzione numerica, e, di fronte a una risposta molto evasiva, tornando a dubitare e a sospettare l'uccisore dei pretendenti sia stato un dio. Decisasi comunque ad incontrare l'uomo che, secondo lei per volere degli dei, si era fatto mano del suo desiderio omicida,[F 210] Penelope, raggiunto il marito, rimane in silenzio osservando l'uomo, indecisa sul da farsi poiché, così conciato, aveva un aspetto differente. Biasimata da Telemaco per il suo atteggiamento sospettoso, la regina, rivoltasi al figlio esponendo le sue perplessità,[F 211] è ignorata dal marito, che invece si rivolge al principe domandandogli di pensare come loro due possano evitare il desiderio di vendetta dei parenti degli assassinati. Dopo che Telemaco ha rifiutato questa responsabilità, Odisseo espone quale sia il suo piano, basato sul celare ai compatrioti essersi svolto quell'eccidio organizzando una festa simile a quella nuziale e sul fuggire di nascosto. Compiutisi i preparativi per la falsa festa, essa ha luogo e permette di ingannare gli itacesi a Odisseo e a Telemaco, il primo dei quali, lavato da Eurinome, è reso eccezionalmente bello da Atena.[F 212][N 52] Essersi nuovamente recato al cospetto di Penelope, Odisseo chiede ad Euriclea che gli sia fornito un letto, fornendo alla moglie il pretesto per metterlo alla prova dicendo che il letto sarebbe stato allestito nel portico: ben sapendo Odisseo che il letto da lui costruito usava al posto di uno dei montanti un ulivo vivo, le risponde che ciò era impossibile,[F 213] persuadendola definitivamente e facendola correre verso di lui piangendo, affermando le loro sventure siano state colpa degli dei e chiedendo perdono per i continui argomenti addotti contro il riconoscimento. Abbracciato Penelope lo sposo, i due erano rimasti assieme per tutta la notte, resa appositamente lunghissima da Atena, avendo quella impedito il sorgere dell'aurora.[F 214] Esortato dalla moglie, Odisseo riporta poi cosa Tiresia aveva detto avrebbe dovuto fare prima della morte, ossia viaggiare per mare sino a che avesse incontrato un popolo che non faceva uso di navi e un viandante che gli avesse detto di avere un ventilabro sulla spalla: solo allora, tornato in patria facendo libagioni agli dei dopo aver fatto nel luogo dell'incontro sacrifici a Poseidone, sarebbe potuto morire per mare ben gradito ai numi tutti. Preparato il loro letto, la coppia regale vi si stende,[N 53] narrando il marito alla moglie e quella allo sposo le rispettive sventure, e le danze della falsa festa sono arrestate da Telemaco, Filezio ed Eumeo.[F 215] Terminata la notte, Odisseo promette alla sposa che a breve avrebbe portato a palazzo le ricchezze donategli dai Feaci, vendicandosi altresì sulle famiglie dei pretendenti per il risarcimento dei danni da quelli cagionati: allontanatosi dalla reggia seguito dai tre fedeli compagni, protetto da Atena, Odisseo si reca dal padre.[F 216]





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Libro XXIV

Condotte Ermes le anime dei pretendenti nell'Ade,[F 9] questi si avvicinano a un gruppetto di eroi morti durante e dopo la battaglia di Ilio, tra i quali Achille e Agamennone cominciano a conversare sulle rispettive morti, l'una avvenuta durante la battaglia per mano di Paride e l'altra dopo il ritorno in patria per mano d'Egisto.[F 217] Rivolgendosi l'Atride all'anima dell'appena morto pretendente Anfimedonte, gli chiede che avesse cagionato la morte di tanti giovani scelti, sentendosi rispondere che l'autore di quell'eccidio era stato Odisseo, volendo questi vendicarsi per i soprusi perpetuati da quelli durante la sua assenza ai danni del proprio patrimonio e della propria moglie. Dopo aver Anfimedonte sinteticamente narrato quanto fosse accaduto in Itaca dopo la partenza di Odisseo, l'Atride esprime il suo elogio a Penelope, affermando che la sua gloria durerà a lungo e che si trova in antitesi con sua moglie Clitennestra.[F 218] Arrivati Odisseo, Telemaco, Filezio ed Eumeo alla casa di Laerte, il re invita i restanti tre ad entrare e a preparare il pranzo mentre lui si sarebbe recato dal padre, per vedere se l'avrebbe riconosciuto o meno. Dopo essersi fatto commuovere dalla penosa anzianità del genitore, Odisseo gli si avvicina, fingendo di averlo scambiato per un servo e ingannandolo affermando d'esser lì venuto per incontrare il re dell'isola, che era stato secondo il suo racconto da lui ospitato durante i suoi viaggi. Interrogato circa l'identità dell'isola, Laerte, prima di far domande al visitatore riguardo al suo incontro col figlio e la sua identità, risponde quella che è sì Itaca, ma che Odisseo non è più tornato dalla guerra, in sua analisi morendo lungo il viaggio di ritorno, e che ora su di essa spadroneggiano alcuni giovani nobili, sentendosi poi rispondere che si trova al cospetto di Eperito, originario di Alibanto e lì portato dalle correnti. Dopo aver riposto che non aveva notizie di quel suo antico ospite da cinque anni, Odisseo, vedendo la conseguente disperazione dell'anziano genitore, lo abbraccia, facendosi riconoscere per mezzo della succitata cicatrice e della capacità di elencare gli alberi presenti nell'esteso frutteto. Dopo aver espresso la sua preoccupazione per la vendetta degli itacesi dovuta all'omicidio dei pretendenti,[F 219] Laerte rientra in casa e, prima di mangiare il pasto preparato dai tre accompagnatori del figlio, è lavato dalla fedele ancella Sicula e reso più imponente da Atena. Dopo essersi Laerte dispiaciuto per non aver potuto prender parte alla strage, i cinque uomini intenti al banchettare sono raggiunti da Dolio, marito di Sicula, che subito avrebbe riconosciuto, commosso, il proprio re. Mentre anche i nuovi arrivati vengono accolti all'agreste pranzo,[F 220] nonostante nessuno avesse apparentemente trafugato la notizia, la gente, scoperto ciò che era avvenuto nel palazzo, è incitata da Eupite, padre di Antinoo, a vendicarsi su Odisseo per aver fatto morire tanti giovani e in guerra e dopo il suo ritorno.[N 54] Dopo che Medonte ha ricordato come la vendetta di Odisseo si fosse compiuta coll'approvazione e il supporto degli dei, un successivo intervento di Aliterse divide l'assemblea, della quale una parte si ritira terrorizzata e l'altra prende le armi,[F 221] comandata da Eupite, destinato però a morire nella spedizione punitiva. Dopo che Zeus, invitato da Atena, ha deciso di concedere alle parti in causa la pacificazione, Odisseo, informato del fatto che gli itacesi si stiano avvicinando alla capanna, fa vestire a tutti gli uomini a lui fedeli le armi e, rivolgendosi a Telemaco dopo aver visto che Atena li accompagna sotto le mentite spoglie di Mentore, esprime la sua esortazione all'esser prodi, prontamente recepita dal figlio. Dopo che Laerte, incitato da Atena, ha ucciso Eupite lanciando un giavellotto, la dea ferma Telemaco e Odisseo dall'uccidere i nemici, poco dopo messi in fuga dalla sua terribile apparizione, denotata da un lampo di Zeus e rimarcata da un bellicoso grido di Odisseo che, ben felice, pur volendo passare al contrattacco, accetta la pacificazione col popolo propostagli dalla dea.[F 222]





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Trama_dell%2...ssea#Libro_XXIV

 
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