IL FARO DEI SOGNI

Trentino-Alto Adige

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Seconda guerra mondiale




A seguito dell'armistizio firmato dall'Italia con gli Alleati, l'intera regione (unitamente alla provincia di Belluno) venne costituita come Zona d'operazioni delle Prealpi (in tedesco Operationszone Alpenvorland) con capoluogo Bolzano, di fatto annessa al Terzo Reich, anche se continuava a far formalmente parte della Repubblica sociale italiana. Gli uomini delle classi di età dal 1894 al 1926 furono obbligati alla prestazione del servizio di guerra nell'ambito del servizio d'ordine della provincia di Bolzano (SOD), del corpo di sicurezza trentino (CST), delle SS, della Wehrmacht, della FlaK (reparti contraerei tedeschi) e in Alto Adige anche presso i reggimenti di polizia (Südtiroler Polizeiregimenter, tra cui il Polizeiregiment "Bozen").

Dal 1943 al 1945 venne praticamente ristabilita l'integrità territoriale asburgico-tirolese che era stata frantumata nel 1918.

La violenza degli occupanti agì in modo non uniforme nelle province della Zona d'operazioni delle Prealpi. A Bolzano i nazisti si proposero come liberatori della popolazione tedesca dalla ventennale pressione dello stato italiano. Nella città capoluogo istituirono il campo di transito di Bolzano, ultima tappa per i deportati dalla penisola prima dei campi di sterminio dell'Europa centrale.

In Alto Adige vi furono due diverse resistenze, una di lingua italiana guidata dal Comitato di Liberazione Nazionale di Bolzano e una di lingua tedesca guidata dall'Andreas Hofer Bund; entrambe poterono far poco dal punto di vista strettamente militare a causa della forte presenza nazista.

Vanno comunque segnalate le loro azioni nella raccolta di informazioni, nella propaganda e nel supporto dato ai renitenti e ai disertori dell'esercito tedesco.

In Trentino gli occupanti nazisti incoraggiarono invece l'autonomismo locale nominando Adolfo De Bertolini (un ex-esponente liberale mai compromesso con il fascismo) Commissario Prefettizio.

Nel territorio trentino non si registrò la presenza di grandi formazioni partigiane, come quelle attive nelle confinanti province di Vicenza e Belluno (zone in cui combatterono molti antifascisti trentini).

Il divieto di ricostruire il partito fascista, la decisione di non mandare i giovani al fronte nell'esercito tedesco o in quello della Repubblica Sociale Italiana ma di inquadrarli in un corpo considerato di polizia locale come il CST, l'illusione di un'autonomia locale furono tutte mosse che consentirono alle autorità naziste di evitare il sorgere in provincia di Trento di un forte movimento partigiano.

A ciò occorre aggiungere le uccisioni e gli arresti che il 28 giugno 1944 decapitarono la resistenza trentina e il locale CLN, portando alla morte Giannantonio Manci che ne era alla guida.

La parentesi nazista venne segnata anche in Trentino-Alto Adige dallo sterminio della popolazione ebraica, da eccidi nei confronti di militari e partigiani italiani (strage di Lasa, eccidio di Malga Zonta, stragi di Ziano, Stramentizzo e Molina di Fiemme, uccisioni del 28 giugno 1944 a Rovereto, Arco e Riva del Garda) e da persecuzioni contro gli abitanti di lingua tedesca che non avevano optato per la Germania.

Trento e anche Bolzano vennero bombardate dagli alleati dal 2 settembre 1943 fino al 3 maggio 1945. Durante il primo bombardamento di Trento si verificò la strage della Portela.



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Italia repubblicana e autonomia



Dopo la fine del secondo conflitto mondiale le istanze autonomistiche trentine, represse durante il fascismo, furono raccolte dall'Associazione Studi Autonomistici Regionali (A.S.A.R), che reclamava per tutta la regione Trentino-Alto Adige un'autonomia speciale.


Il movimento ebbe un grande seguito popolare e il 20 aprile 1947 riuscì a portare in piazza di Fiera a Trento ben 30 000 persone.

In Alto Adige prevalsero invece le spinte secessioniste, già nel 1946 erano state raccolte 155 000 firme per ottenere l'annessione all'Austria.

L'accordo De Gasperi-Gruber sancì che la provincia di Bolzano rimanesse all'Italia, prevedendo per gli abitanti di lingua tedesca dell'Alto Adige adeguate tutele.

Su iniziativa del trentino De Gasperi venne allora creata sulle ceneri della Venezia Tridentina la Regione Autonoma Trentino-Alto Adige, che venne dotata del primo statuto di autonomia.

In questo modo fu coronata da successo anche la ricerca di forme d'autonomia da sempre richieste dalle popolazioni trentine, ma indebolita l'autonomia sudtirolese perché legata a una maggioranza di lingua italiana.

Nel rispetto dell'accordo De Gasperi-Gruber, il primo statuto del Trentino-Alto Adige ripristinò l'insegnamento del tedesco e ristabilì la toponomastica bilingue.

Fino alla metà degli anni cinquanta del Novecento la Democrazia Cristiana e la Südtiroler Volkspartei (SVP), il partito di riferimento della popolazione di lingua tedesca guidato in origine da membri della Resistenza al nazismo, collaborarono nella gestione dell'ente regionale.

Verso la metà degli anni cinquanta del Novecento, in seguito al ritorno di molti optanti dalla Germania e alla ricostituzione della Repubblica Austriaca, decisa a sostenere istanze rivendicazioniste, la politica altoatesina si radicalizzò.

Il Governo italiano venne accusato di non attuare pienamente gli accordi autonomistici riguardanti l'autogoverno della popolazione di lingua tedesca e di proseguire i tentativi di italianizzazione.

La stampa e il clero di lingua tedesca si inserirono nella controversia etnica evocando una "marcia della morte" orchestrata dal Governo italiano ai danni della popolazione di lingua tedesca attraverso l'industrializzazione e l'immigrazione da altre regioni d'Italia.

Alle cifre allarmanti, diffuse dal canonico Michael Gamper, che indicavano "50 000 immigrati italiani in Alto Adige negli ultimi sette anni" replicò uno studio del Commissariato del Governo e dell'Istituto Centrale di Statistica che quantificò l'aumento della popolazione italiana tra il 1947 e il 1953 nella cifra di poco più di 8 000 unità, legato alla riattivazione postbellica degli uffici statali e militari e alla risistemazione delle opere pubbliche.

La radicalizzazione tuttavia non si fermò e la linea della Südtiroler Volkspartei venne dettata da nuovi elementi, alcuni dei quali in passato legati al nazismo.

In tutti i comuni a maggioranza SVP (tutto l'Alto Adige tranne allora Bolzano, Bronzolo, Egna, Fortezza, Merano, Laives, Salorno e Vadena) venne sospeso il rilascio di nuove residenze per italiani; fu fatta propaganda contro i matrimoni misti; venne attuata una separazione etnica totale nelle scuole e negli edifici tra le persone dei gruppi linguistici italiano e tedesco; si chiese la sospensione dei lavori di edilizia popolare poiché ciò avrebbe favorito l'immigrazione italiana; venne chiesto anche lo smantellamento della zona industriale di Bolzano.


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La radicalizzazione portò alla nascita di movimenti terroristici: il Gruppo Stieler, autore di diversi danneggiamenti; il Comitato per la liberazione del Sudtirolo, che perseguì anche una strategia stragista che provocò morti in tutta la regione e anche in Veneto (strage di Cima Vallona).

Il Governo italiano rispose al terrorismo con una massiccia presenza militare in Alto Adige.

A seguito di nuove trattative tra Italia e Austria fu siglato il cosiddetto Pacchetto per l'Alto Adige (l'insieme delle misure a favore della popolazione di lingua tedesca) e nel 1972 entrò in vigore il secondo statuto del Trentino-Alto Adige, che tuttora privilegia l'autonomia delle due province, che di fatto costituiscono due Regioni autonome, solo formalmente riunificate nella Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol. Dal 1972 i destini storici e politici del Trentino e dell'Alto Adige seguono percorsi separati.

Per quanto riguarda l'Alto Adige, il secondo statuto di autonomia ha consegnato la maggioranza politica al gruppo tedesco e istituzionalizzato la separazione etnica attraverso la cosiddetta proporzionale etnica.

Nella provincia autonoma di Bolzano è data infatti importanza alla lingua di appartenenza (italiano, tedesco, ladino), con una ripartizione proporzionale alla consistenza dei gruppi linguistici nell'attribuzione di impieghi pubblici, contribuzioni pubbliche e assegnazione di case popolari; le scuole (comprese quelle materne) sono divise a seconda dell'appartenenza al gruppo linguistico.

Tutti gli impiegati e funzionari della Provincia di Bolzano devono essere bilingui, cioè parlare almeno l'italiano e il tedesco.

Ciononostante, gli attentati terroristici in Alto Adige ripresero con forza nella seconda metà degli anni settanta del Novecento, per finire solamente alla fine degli anni ottanta.

Accanto a gruppi estremistici di lingua tedesca, in particolare Ein Tirol, favorevoli al distacco dall'Italia, comparvero anche organizzazioni italiane, come l'Associazione protezione italiani (Api) e il Movimento italiano Adige (MiA), contrarie ai provvedimenti contenuti nel secondo statuto di autonomia.

La pacificazione altoatesina fu raggiunta sul finire degli anni ottanta del Novecento e ha coinciso con un lungo periodo di prosperità economica, fino allo scoppio della crisi dell'Eurozona. Dopo un passato tormentato l'Alto Adige è oggi visto come un esempio di pacifica convivenza fra gruppi etnici.


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La storia recente trentina è stata segnata dalle due tragedie degli impianti a fune del Cermis (1976 e 1998) e dalla catastrofe della Val di Stava nel 1985.

A partire dagli anni Novanta del XX secolo è stata rafforzata la cooperazione transfrontaliera tra le regioni del Tirolo storico a cavallo tra Italia e Austria.

Insieme Trentino-Alto Adige e Tirolo austriaco costituiscono la Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino, un gruppo europeo di cooperazione transfrontaliera, le cui sedute in passato comprendevano anche il Land del Vorarlberg.

In Alto Adige si registra il consolidato successo dei partiti che sostengono l'annessione all'Austria o la creazione di un Alto Adige stato indipendente che hanno raccolto insieme oltre il 27% dei voti alle elezioni provinciali altoatesine del 2013.


***
Monumenti storici


Il Trentino-Alto Adige nel corso della storia è passato sotto diverse dominazioni, ciascuna delle quali ha lasciato le proprie tracce.

Tra i castelli più noti di epoca medievale vi sono castel Tirolo, castel Roncolo (il maniero illustrato) e il castello del Buonconsiglio di Trento. Castel Fontana, diventato nel 1974 il museo agricolo Brunnenburg (Landwirtschaftsmuseum Brunnenburg), illustra usanze e modi di lavoro dei contadini della zona.[40]

Nella tabella seguente sono elencati alcuni dei più importanti castelli, suddivisi tra le due province.


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Durante l'impero austro-ungarico furono costruite diverse fortificazioni, tra cui il forte di Fortezza (dove secondo la leggenda i nazisti avrebbero nascosto un'ingente quantità di oro, mai ritrovato).

Oltre a castelli e fortezze, in Trentino-Alto Adige si trovano diverse chiese, abbazie e monasteri, tra cui l'abbazia di Monte Maria, l'abbazia di Novacella e il monastero di Sabiona.




***
Toponimi

Il primo statuto del 1948, assegnava alla regione il nome bilingue "Trentino-Alto Adige/Tiroler Etschland" ("Trentino-Alto Adige/Terra Tirolese dell'Adige").

Per effetto del secondo statuto speciale entrato in vigore nel 1972 il nome bilingue ufficiale della regione è "Trentino-Alto Adige/Südtirol".

La legge di modifica costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 ha inserito la dizione del 1972 (vedi l'articolo 116) nella Costituzione italiana.

Per definire gli abitanti e ciò che attiene alla provincia di Trento si usa il termine "trentino" (o "tridentino" se riferito alla storia o alla Chiesa, p. es. "il Concilio Tridentino"), per gli abitanti e ciò che è riferito alla provincia di Bolzano si usa "altoatesino" o "sudtirolese", quest'ultimo generalmente per riferirsi alla componente di madrelingua tedesca o ladina.

Il nome "Trentino" deriva da Tridentum (nome romano di Trento) per via dei tre colli (Monte Verruca o Doss Trento, Dosso Sant'Agata e Dosso di San Rocco) che circondano il capoluogo.

In realtà il nome sembrerebbe essere anche più antico e di origine retica.

Il toponimo deriva infatti da trent, ovvero "triforcazione" (dovuta al letto irregolare del fiume Adige).

Durante il Risorgimento il linguista Graziadio Isaia Ascoli coniò il toponimo Venezia Tridentina proprio sulla tradizione latina per indicare il territorio dell'odierno Trentino-Alto Adige, all'epoca ancora sotto dominazione austriaca.

La denominazione fu usata durante il Regno d'Italia per designare l'insieme delle nuove province di Trento e Bolzano, ma decadde nell'uso dopo la Seconda guerra mondiale, quando la costituzione italiana introdusse le regioni.

Il toponimo "Alto Adige" deriva dallo storico e omonimo dipartimento dell'Alto Adige, suddivisione di epoca napoleonica del Regno d'Italia che aveva come capoluogo Trento e corrispondeva grosso modo all'attuale Trentino e alla parte meridionale dell'odierno Alto Adige.

Il termine "Tirolo" deriva invece dal borgo e castello di Tirolo (oggi comune presso Merano), che fu a lungo sede della Contea del Tirolo.

L'identità "tirolese" era quindi espressa naturalmente dagli abitanti senza implicare niente di linguistico o politico (si veda, per esempio, il caso del prelato Cristoforo Migazzi, cardinale, vescovo in Ungheria e arcivescovo a Vienna, trentino di lingua "romanza", ovvero italiana, che si autodefiniva "tirolese").

Con le guerre napoleoniche e le temperie nazionalistiche abbattutesi anche nella regione, i toponimi incominciarono ad assumere un valore di rivendicazione etnica e politica.

La parola Tirolo si tinse di una "germanicità monocolore" che in precedenza non aveva avuto e gli italiani sentirono il bisogno di creare nuove forme di autodefinizione territoriale.

Durante la dominazione asburgica il territorio dell'odierno Alto Adige era conosciuto come Mitteltirol, cioè Tirolo centrale, o Deutschsüdtirol, mentre con Südtirol si designava propriamente l'odierno Trentino,[47] detto anche Welschtirol[48] o Welsch-Südtirol dai tedeschi.

Con Südtirol si designava anche l'intera regione Trentino-Alto Adige.



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Società



Nel 2009 i nati sono stati 10 588 (10,3‰, il secondo più alto indice regionale d'Italia), i morti 8 421 (8,4‰) con un incremento naturale di 2 167 unità rispetto al 2008 (1,9‰). Le famiglie contano in media 2,4 componenti.


***
Comuni più popolati


Il Trentino-Alto Adige comprende 282 comuni (166 in provincia di Trento e 116 in provincia di Bolzano).


***
Minoranze linguistiche

Il Trentino è quasi completamente italofono o parla dialetti trentini, con comunità storiche germanofone: mocheni nell'alta valle del Fersina, detta anche valle dei Mocheni o Bersntol, e cimbri, questi ultimi concentrati nel comune di Luserna, ma presenti in alcuni comuni vicini delle province di Vicenza e Verona.

La lingua cimbra e la lingua mochena godono di particolari tutele.

L'Alto Adige è invece a maggioranza germanofona (parlante generalmente il dialetto sudtirolese), con una minoranza italofona, oggi circa al 26%.

In Trentino-Alto Adige è poi presente una minoranza linguistica ladina, parlante il ladino, una lingua retoromanza, parlata anche nel vicino Veneto.

Ogni vallata ladina possiede la propria variante linguistica, spesso molto differente dalle altre.

Per dare impulso a uno sviluppo linguistico-culturale dell'area si è pensato, attraverso il progetto SPELL, di creare una lingua standard ("ladino standard") sul modello del romancio nel Cantone svizzero dei Grigioni, che riunisca gli aspetti più simili delle varie parlate ladine.

Un corpo linguistico ladino è presente anche nelle parlate delle valli di Non (noneso) e Sole (solandro), sebbene questi dialetti ladini risentano una maggiore influenza delle parlate lombarde e trentine.

In occasione del censimento decennale della popolazione gli abitanti del Trentino-Alto Adige dichiarano la propria appartenenza a uno dei gruppi linguistici riconosciuti dallo statuto di autonomia: italiano, tedesco, ladino, mocheno e cimbro.

In Alto Adige il censimento linguistico rileva ai fini della proporzionale etnica.



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La popolazione straniera residente in Trentino-Alto Adige




Al 1º gennaio 2017 i cittadini stranieri residenti in regione sono 93.250.

I gruppi più numerosi sono quelli di:

-Albania Albania 13.243 14,2%
-Romania Romania 11.111 11,9%
-Pakistan Pakistan 7.266 7,79%
-Marocco Marocco 5.892 6,32%
-Germania Germania 4.951 5,31%


Al 1º gennaio 2018 risiedono in Trentino 46.929 stranieri, 473 unità in più rispetto al 1º gennaio 2017 (con un incremento relativo dell’1,0%).

Gli stranieri costituiscono l’8,7% della popolazione residente totale, un livello analogo alla media nazionale.

In Italia, infatti, gli stranieri sono l'8,6% della popolazione residente, mentre nella provincia di Bolzano sono il 9,1% e nella ripartizione Nord-Est il 10,5%.


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Religione




La maggioranza della popolazione è di religione cristiana cattolica. In Alto Adige i servizi religiosi vengono offerti in lingua tedesca per la popolazione germanofona.

Le stesse parrocchie altoatesine sono o di lingua italiana o di lingua tedesca (talune sono bilingui).

Dall'emanazione della costituzione apostolica di Papa Paolo VI del 6 luglio 1964 Tridentinae et aliarum[52] i confini delle diocesi corrispondono a quelli delle due province. Precedentemente parti dell'Alto Adige rientravano nell'arcidiocesi di Trento.

L'arcidiocesi di Trento è una sede metropolitana della Chiesa cattolica appartenente alla regione ecclesiastica Triveneto e viene retta dal 10 febbraio 2016 da Lauro Tisi.

La diocesi di Bolzano-Bressanone è suffraganea dell'arcidiocesi tridentina: dal 27 luglio 2011 viene guidata da Ivo Muser.

In seguito all'immigrazione dall'estero si sono diffuse in Trentino-Alto Adige altre fedi, specialmente la religione islamica e il cristianesimo ortodosso, ma anche l'induismo e il buddismo-scintoismo.


***
Suddivisione amministrativa


La regione Trentino-Alto Adige ai sensi dell'art.116 della Costituzione è costituita (dunque formata e non semplicemente suddivisa) dalla provincia autonoma di Trento e la provincia autonoma di Bolzano. Delle due province, quella di Trento è la più popolosa e più densamente abitata.

Esistono poi ulteriori enti
territoriali locali che formano il livello istituzionale intermedio fra i comuni e la rispettiva provincia. Il Trentino è così a sua volta suddiviso in 15 comunità di valle e nel territorio della Val d'Adige, mentre in Alto Adige sono state istituite 8 comunità comprensoriali.

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Autonomia amministrativa



Il Trentino-Alto Adige è una regione a statuto speciale.

Le sue due province, la provincia autonoma di Trento (Trentino) e la provincia autonoma di Bolzano (Alto Adige) sono le uniche province italiane che godono di uno statuto di autonomia. Le due autonomie provinciali sono molto ampie e di fatto contano più della regione stessa: specifiche norme, basate sul titolo V della Costituzione (anche prima delle modifiche del 2001), prevedono che vengano trattate alla stregua di regioni, tant'è che partecipano anche alla Conferenza Stato-Regioni, la cui denominazione ufficiale è, per l'appunto, Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano.

Dallo Stato Italiano le due province autonome sono dunque considerate alla stregua di regioni.

Inoltre il governo intrattiene rapporti separati con le due province: in regione infatti vi sono due Commissariati del Governo, uno a Bolzano per l'Alto Adige e uno a Trento per il Trentino.

Alle province viene assegnata una serie di competenze legislative e amministrative, che si suddividono tra primarie e secondarie rispetto a quelle esercitate dallo Stato.

Negli ambiti di competenza primaria le province possono promulgare leggi indipendentemente dalle normative nazionali, sempre nel rispetto della Costituzione italiana:

Cultura
Apprendistato
Scuole materne
Sociale
Strade
Edilizia abitativa
Trasporti pubblici
Turismo
Artigianato
Commercio
Industria
Agricoltura
Protezione civile
Parchi naturali.
Nei settori di competenza secondaria le province devono attenersi ai principi contenuti nelle leggi statali.

In sostanza le norme provinciali possono regolare solamente i dettagli di alcune materie:

Scuole
Sanità
Sport.
Immigrazione, difesa, polizia, giustizia e finanze rimangono prerogative dello Stato.


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Autonomia fiscale




Lo statuto speciale del Trentino-Alto Adige garantisce una particolare forma di autonomia alle due province autonome anche sotto il profilo fiscale.

Le province trattengono per sé il 90% della maggior parte dei tributi dovuti dai contribuenti residenti per poter finanziare le numerose competenze legislative e amministrative che – a differenza delle altre Regioni ordinarie – non vengono esercitate o finanziate dallo Stato (il sistema dell'istruzione, dalla scuola materna all'università, il settore sanitario e quello sociale, la gestione dell'intera rete delle strade statali e provinciali).

Grazie a questa forte autonomia fiscale, il Trentino-Alto Adige con circa un milione di abitanti dispone di un budget considerevole, considerando anche il fatto che la "fedeltà fiscale" è molto alta, per quanto riguarda il pagamento delle imposte gli abitanti del Trentino A.A. risultano spesso tra i più virtuosi.

Anche per questo diversi comuni lombardi e veneti chiedono da tempo il passaggio al Trentino-Alto Adige.


I calcoli dei residui fiscali collocano il Trentino-Alto Adige tra le regioni in attivo, che danno di più allo Stato centrale (in termini di imposte, tasse e contributi) di quanto ricevono sotto forma di trasferimenti o servizi pubblici statali.



***
Organi della Regione


Il potere esecutivo spetta alla giunta e al presidente della Regione, mentre quello legislativo al consiglio regionale.



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Presidente della Regione



Il "Presidente della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige" (in tedesco Präsident der Autonomen Region Trentino-Südtirol) non è eletto direttamente dai cittadini elettori ma dal consiglio regionale.

Un accordo fra i presidenti delle due province ha istituito il sistema della "presidenza regionale a rotazione": la regione ha pertanto nel corso di una legislatura due presidenti, che sono in pratica i presidenti stessi delle due province autonome.

Lo stesso sistema di rotazione vale anche per la presidenza del consiglio regionale.

La carica di Presidente viene ricoperta da giugno 2016 da Arno Kompatscher dell'Svp succeduto a Ugo Rossi del Patt (Partito Autonomista Trentino Tirolese) che ora ricopre la carica di vicepresidente.


Dal 1949 al 1999 tutti i presidenti sono stati espressi dalla Democrazia Cristiana trentina.

Il primo presidente di lingua tedesca è stato Luis Durnwalder della Südtiroler Volkspartei.


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Giunta Regionale



La giunta regionale (in tedesco Regionalausschuss) è presieduta dal presidente della regione ed è composta da assessori (solitamente 5) e da due vice presidenti della regione, uno trentino e uno altoatesino.

L'attuale giunta regionale è formata da cinque membri (2 di madrelingua italiana, 2 tedesca, 1 ladina).


***
Consiglio regionale


Il Consiglio regionale (in tedesco Regionalrat) del Trentino-Alto Adige è l'organo legislativo della Regione autonoma.

È composto da 70 membri, 35 trentini e 35 altoatesini e viene formato dall'unione del Consiglio della Provincia autonoma di Trento e di Bolzano, per cui i consiglieri regionali sono eletti separatamente nelle due province, con un sistema proporzionale puro in Alto Adige e un sistema proporzionale con premio di maggioranza in Trentino.


Prima della riforma del sistema elettorale del 2001 vi era un unico sistema di partiti per la regione. Dopo la riforma le due province possono avere dei partiti regionali ben distinti e separati e delle elezioni separate (come alle elezioni del 2008).


***
Capoluogo regionale


Nella prima metà della legislatura il consiglio e la giunta regionale si riuniscono a Trento, nella seconda a Bolzano.

Di fatto il ruolo di Trento-capoluogo regionale stabilito dallo statuto di autonomia si può definire puramente formale.


Entrambe le città capoluogo hanno dal punto di vista politico-amministrativo un'eguale importanza.

Dati i limitati poteri a essa attribuiti, e la natura derivata delle sue autorità rispetto a quelle delle due singole amministrazioni locali, dopo le riforme istituzionali del 2001 la Regione Trentino-Alto Adige può essere considerata una confederazione delle due province autonome.



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Simboli regionali

Gonfalone_Trentino_Alto_Adige




La Regione dispone di uno stemma e di un gonfalone ufficiali:

Stemma

d'argento inquartato: il primo ed il quarto all'aquila antica di Trento di nero, rostrata e membrata d'oro, contornata da fiamme di rosso uscenti e linguata di rosso fiammeggiante, con le ali caricate da sostegni d'oro con trifogli dello stesso nel contorno alare; il secondo ed il terzo all'aquila antica del Tirolo di rosso, rostrata e membrata d'oro, linguata di rosso, con le ali caricate da sostegni d'oro.


**
Gonfalone
**

drappo partito d'azzurro e di bianco caricato dello stemma sopra descritto con l'iscrizione bilingue in oro: Regione Trentino-Alto Adige nel palo d'azzurro e Region Trentino-Südtirol nel palo di bianco.

Le parti di metallo ed i cordoni saranno dorati.

L'asta verticale sarà ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette dorate poste a spirale.

Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della Regione e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'oro.



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Edited by *Cristal* - 30/12/2020, 17:38
 
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Economia




Il Trentino-Alto Adige è la terza regione italiana per PIL pro capite con 36.639 € (2016), preceduta dalla Valle d'Aosta e dalla Lombardia.

Delle due province, quella di Bolzano è la più ricca con un PIL pro capite di 42 284 €, contro i 36 547 € della provincia di Trento.

Il tasso di disoccupazione nel terzo trimestre 2014 ammontava al 4,9%, il più basso d'Italia (5,7% in Trentino e 4,2% in Alto Adige).


***
Settore primario


Per via del territorio prevalentemente montano, senza pianure e dove oltre la metà del suolo è improduttiva perché costituita da rocce, ghiacciai, laghi e boschi estesissimi, a cui si aggiunge anche il clima rigido con inverni lunghi e freddi, l'agricoltura non può essere eccessivamente sviluppata.

La superficie coltivabile, quindi, si riduce al fondovalle, dove però la fertilità è modesta e irrigare quei pochi terreni agricoli richiede un lavoro costante.

Nonostante ciò, però, il settore agricolo è piuttosto rilevante: infatti è un ottimo settore e altamente specializzato, con pochi prodotti ma di qualità ricercata.

Questo significa che il Trentino-Alto Adige ha fatto quello che poteva fare per lo sviluppo dell'agricoltura.

Nel campo della frutticoltura il Trentino-Alto Adige detiene il primato produttivo con il 59,3% della produzione nazionale di mele (1 338 761 tonnellate nel 2008).

Anche la viticoltura è sviluppata in regione.

Storicamente significativo anche l'allevamento, in passato uno dei mezzi di sostentamento più importanti nelle vallate alpine.

Testimonianza di ciò è la presenza in quasi tutto il territorio regionale di malghe e ricoveri estivi per il bestiame, in parte tuttora utilizzati per la pratica dell'alpeggio.


Il settore zootecnico più rilevante è relativo ai bovini da latte, da cui si ricava una grande varietà di prodotti caseari tipici (tra cui il Trentingrana).


***
Settore secondario


Le imprese sono concentrate nelle valli (in particolare in Val d'Adige) e sono spesso di piccole-medie dimensioni.

Sono attive nei settori tessile, edilizio, della meccanica, del legno e della carta.

Molto sviluppata è l'industria alimentare.

In particolare l'Alto Adige fa da cerniera con il mondo di lingua tedesca e ospita stabilimenti di imprese in particolare dalla Germania.


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view post Posted on 17/12/2020, 15:53     Top   Dislike
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Settore terziario



Grande importanza riveste il turismo, in particolare invernale, che caratterizza le località sciistiche del Trentino-Alto Adige (tra di esse Plan de Corones e Madonna di Campiglio).

Merano e Lèvico Terme sono legate invece al turismo termale. L'offerta museale comprende tra l'altro il museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (MART), MUSE - Museo delle Scienze di Trento e il Museo archeologico dell'Alto Adige.

Gli arrivi turistici stranieri nel 2013 sono stati 5 299 763 (la regione si colloca al quinto posto in Italia), le presenze straniere 26 039 520 (secondo posto dopo il Veneto).

Anche il settore dell'istruzione e della ricerca è ben sviluppato in Trentino-Alto Adige, con la presenza dell'Università di Trento e della Libera Università di Bolzano.


Un ruolo primario nell'economia regionale viene svolto dal settore pubblico, viste le ampie competenze da amministrare e le corrispettive risorse finanziarie da gestire.

La regione è anche una delle regioni italiane con il più alto numero di stabilimenti alberghieri in Italia, con ben più di 6.178 strutture con una capacità totale di 651.426 posti letto in hotel o altri stabilimenti.

Il Trentino-Alto Adige è inoltre una delle regioni italiane più all'avanguardia per quanto riguarda l'utilizzo di fonti di energia rinnovabili.

La regione conta il maggior numero di impianti idroelettrici d'Italia dopo il Piemonte (392 nel 2009) e la maggior produzione di energia idroelettrica dopo la Lombardia (3 112,5 Megawatt nel 2009).



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