IL FARO DEI SOGNI

Uruguay

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Trasporti

Ferrovie

Le ferrovie dell'Uruguay[29] contano circa 2900 km di linee, tutte di scartamento da 1435 mm, trazione diesel, e solo 11 km di binario doppio. La metà della rete è dismessa, mentre transitano solo treni merci nelle tratte di Montevideo-Rivera-Livramento, Piedra Sola-Tres Arboles, Sayago-Minas, Verdum-Planta ANCAP, Carnelli-La Teja, Chamberlain-Paysandu-Salto-Concordia e Algorta Fray Bentos. Attualmente si lavora alla riapertura della tratta 25deAgosto-San José-Ombucitos, mentre è avvenuta la riapertura della tratta fino a San Josè per il traffico pasaggeri nel dicembre del 2006.

I servizi passeggeri si fanno in tre tratte suburbane partendo da Montevideo verso Nord (25deAgosto, 63 km), Ovest (san Josè, 96 km condividendo i 63 km della tratta per 25deAgosto) e nordest (Ing. Victor Sudriers, 44 km, condividendo i primi 8 km con le altre due) Dal 1º marzo del 2003 i treni passeggeri partono e arrivano ad una nuova stazione 500 metri a nord della Stazione Centrale di Montevideo, la quale è chiusa da allora. Questo ha significato la perdita di più di 100.000 passeggeri[30].

La Administración de Ferrocarriles del Estado è l'attuale società amministratrice della rete e dei movimenti dei treni. È permessa la circolazione di materiale di altre aziende e istituzioni, di cui varie hanno i loro vagoni e locomotive (ANCAP, AUAR, CEFU, CUCP).

Dati sui trasporti merci per ferrovia

ANNO 2000: Tonnellate 1:321.338, Tonnellate-Kilometro 238:686.674
ANNO 2001: Tonnellate 1:191.154, Tonnellate-Kilometro 219:166.926
ANNO 2002: Tonnellate 822.745, Tonnellate-Kilometro 178:135.295
ANNO 2003: Tonnellate 881.056, Tonnellate-Kilometro 187:595.062
ANNO 2004: Tonnellate 1:220.046, Tonnellate-Kilometro 296:546.835

Dati sui trasporti passeggeri (biglietti venduti e abbonamenti, non sono compresi i treni speciali):

ANNO 2000: 277.073
ANNO 2001: 244.427
ANNO 2002: 383.339
ANNO 2003: 547.550
ANNO 2004: 464.449
ANNO 2005: 532.747
ANNO 2006: 695.607





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Ambiente

La costituzione del Ministero per l'ambiente (Ministerio de Vivienda, Ordenamiento Territorial y Medio Ambiente) risale al 1991. I maggiori rischi ambientali sono legati all'inquinamento dei fiumi, all'erosione dei terreni e alla mancanza di una politica di riciclaggio dei rifiuti. La costruzione pianificata di due cartiere sul corso del fiume Uruguay ha portato a numerose manifestazioni e trattative diplomatiche con l'Argentina.

L'1% del territorio è protetto, lo 0,1% è parzialmente protetto.
L'Uruguay ha sottoscritto i seguenti trattati: Ramsar, CITES, rifiuti tossici (Basilea), emissioni CFC (Protocollo di Montréal), biodiversità (CBD), effetto serra (Protocollo di Kyōto).

L'Uruguay ha sviluppato molto lentamente il tema delle aree protette e non sempre è riuscito a organizzarne una gestione efficiente. L'amministrazione delle aree ricade infatti su organismi diversi e non sempre coordinati, condizione che si ripercuote sulle possibilità di valorizzare il ricco patrimonio naturale a disposizione. Parque Anchorena Fondato da Aaron de Anchorena, ricco argentino che è riuscito a convertire gli aspri e spogli precipizi che costeggiano il Rio de la Plata in boschi lussureggianti dove convivono specie esotiche e autoctone; è uno dei parchi più importanti per la ricchezza storica e geografica, oltre che per la fauna e la flora. Parque Nacional Santa Teresa Parco costiero a sud di Chuy, è costituito da 3000 ha di foresta, con una ricca varietà di specie vegetali. Al suo interno, oltre alla fortezza che i portoghesi hanno iniziato a costruire nel 1762, si trova anche la Valle della Luna, una radura di sabbia circondata dal bosco dove nelle notti limpide si riflette la luce della luna. Humedales del Este 2000 ha di paludi, lagune, canali che costituiscono un vasto ecosistema dichiarato Riserva di biosfera dall'UNESCO. Comprende la Laguna de Rocha, la Laguna Castillos e la Laguna Negra.
Cultura
Letteratura

Poeticamente, nel Settecento e nell'Ottocento i componimenti furono perlopiù di stile accademico, ma è degna di nota l'opera di poeti come Bartolomé Hidalgo, le cui opere ricordavano il mondo gaucho. Nonostante la notevole diffusione del romanticismo nel Paese, non vi furono scrittori di rilievo nell'Ottocento, tranne Juan Zorrilla de San Martín, che scrisse il poema Tabaré. Il modernismo invece riuscì ad annoverare nel Paese notevoli esponenti, non solo nella prosa ma anche nella poesia: poeti modernisti importanti furono Emilio Frugoni e Alvaro Armando Vasseur. Molti movimenti letterari hanno influenzato l'Uruguay: la corrente surrealista si mescolò con l'erotismo nelle liriche di Delmira Agustini, fondamentale rappresentante uruguaiana dell'avanguardia di fine Ottocento e inizio Novecento. Nel secolo passato va ricordata la figura poliedrica di Mauricio Rosencof, nato in Uruguay da genitori sfuggiti da una Varsavia ostile agli ebrei, noto e apprezzato per la spontaneità della scrittura e dello stile, autore principalmente di opere teatrali ispirate a personaggi realmente esistiti, che popolavano il quartiere Palermo di Montevideo e la sua infanzia. Ha scritto anche novelle per bambini, narrativa, romanzi e poesie e l'opera a quattro mani Memorias dal calabozo, elaborata tra il 1987 e 1988 con il compagno e vicino di cella Eleuterio Fernández Huidobro, e pubblicata l'anno successivo. Nel testo descrive l'esperienza all'interno dei Calabozos, luoghi di detenzione degli ostaggi utilizzati per i prigionieri politici durante la dittatura. Le sue opere, il suo stile, il suo messaggio cambiano e si evolvono insieme ai cambiamenti della sua storia personale e della sua crescita politica nel Movimento Tupamaro. Un vivaio di poeti ha caratterizzato la ricchissima letteratura locale nella prima metà del Novecento: il folclore cominciò ad essere presente come tema fondamentale di numerosi componimenti, specie quelli di Emilio Oribe e Ildefonso Pereda Valdés. Quotidianità e sperimentalismo poetico hanno caratterizzato moltissimi poeti del Novecento della letteratura dell'Uruguay: i più importanti sono stati Fernando Pereda e Mario Benedetti. Tra i grandi maestri della narrazione va anche inserito Felisberto Hernández, indicato come fonte di ispirazione tra gli altri da Gabriel García Márquez, Italo Calvino e Julio Cortázar. Inoltre, il racconto "Il morto", di Jorge Luis Borges, è in parte ambientato in Uruguay.

Altro scrittore di rilievo a livello internazionale, nel corso del XX secolo, fu Juan Carlos Onetti e tra le scrittrici e poetesse spicca Juana de Ibarbourou.

Molti poeti furono esiliati durante la dittatura, e finita questa poterono tornare finalmente in patria. Fu il caso, ad esempio, di Mario Benedetti, che in Andamios tratta il tema dell'esilio e del successivo ritorno in patria.

Da notare il ruolo determinante delle donne nella poetica uruguaiana: poetesse di rilievo sono Amanda Berenguer, Isabella Russell, Idea Vilariño, Marosa di Giorgio, Cristina Carneiro e tante altre.

È da ricordare, nel contesto letterario, anche la figura dello scrittore e sociologo José Pedro Varela[31].



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Patrimoni dell'umanità

L'Uruguay possiede due siti inseriti nella Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO:

Quartiere storico della città di Colonia del Sacramento (1995)
Panorama cultural-industriale Fray Bentos (2015)

Musica

In campo musicale nel XX secolo ricordiamo la figura di Alfredo Zitarrosa.

Da ricordare anche Jorge Drexler, interprete della canzone Al otro lado del río, Oscar alla migliore canzone originale 2005.
Cinema

Tra il XX e il XXI secolo, tra le personalità del cinema uruguaiano, spicca China Zorrilla.
Scienza e tecnologia
L'Uruguay nello spazio

19 giugno 2014: viene lanciato AntelSat, primo satellite uruguaiano

Gastronomia
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina uruguaiana.

La cucina uruguaiana è caratterizzata soprattutto dalla fusione delle cucine spagnola, italiana e creola; si basa principalmente sull'uso della carne.
Ricorrenza nazionale

25 agosto: Día de la Independencia : Giorno dell'indipendenza dal Brasile, nel 1825

Sport
Calcio

Lo sport più popolare in Uruguay è il calcio. La Celeste (così è chiamata dai tifosi la nazionale uruguaiana), è una delle più prestigiose squadre nazionali del mondo, avendo vinto 2 titoli mondiali, nei mondiali casalinghi del 1930 in finale con l'Argentina (prima edizione assoluta) e nel 1950 in casa dei rivali brasiliani, contro il Brasile. Ha vinto anche due ori olimpici nel 1924 e nel 1928, quando ancora non esisteva il mondiale di calcio. Nel mondiale del 1954 in Svizzera, in quello del Messico nel 1970 ed in quello in Sudafrica del 2010 l'Uruguay è arrivato quarto, perdendo sempre nella finale terzo-quarto posto, nel primo caso contro l'Austria e negli ultimi due contro la Germania. Vanta inoltre il record di vittorie della Coppa America, avendo trionfato 15 volte contro le 14 dell'Argentina; l'ultima l'ha vinta nel 2011 in finale con il Paraguay.

Un posto di primo piano tra i calciatori uruguaiani spetta a Juan Alberto Schiaffino, diciassettesimo posto nella classifica Migliori calciatori del XX secolo IFFHS e ancora José Leandro Andrade, Héctor Scarone, Enzo Francescoli e Óscar Tabárez, (oggi allenatore), mentre il capocannoniere della Nazionale dell'Uruguay è Luis Suárez, con ben 55 reti.
Giochi olimpici
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Uruguay ai Giochi olimpici.

La prima medaglia d'oro olimpica per l'Uruguay è stata conquistata dalla Nazionale di calcio dell'Uruguay, ai Giochi olimpici di Parigi 1924.

L'Uruguay, inoltre, alle Olimpiadi, ha conseguito discreti risultati, totalizzando 2 medaglie d'oro, 2 medaglie d'argento e 6 medaglie di bronzo.



fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Uruguay

 
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Generalità

Il confine con l'Argentina è segnato dal fiume Uruguay. La denominazione ufficiale dello Stato, República Oriental del Uruguay, è dovuta al fatto che in epoca coloniale questa regione corrispondeva alla Banda Oriental del vicereame spagnolo del Río de la Plata. Nazione ricca, democratica, nota per la sua avanzatissima legislazione sociale, veniva definita in passato “Svizzera del Sudamerica”. Il buon rapporto tra superficie e popolazione, poco numerosa, è stato alla base della straordinaria crescita economica, centrata sulla sua più grande ricchezza, l'allevamento, e di un conseguente benessere sociale. A questa solida prosperità, venuta meno sia per motivi interni (uno svantaggio produttivo dovuto alle stesse ragioni che l'avevano reso un Paese florido) sia per cause esterne (le crisi degli Stati confinanti verificatasi negli anni Sessanta del Novecento), è subentrato uno sviluppo misurato, grazie anche alla cooperazione economica e all'integrazione con i mercati del resto del continente.




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Territorio: geografia umana

I più antichi abitanti furono gruppi di cacciatori di estrazione pampide e altri di raccoglitori e di coltivatori propri dell'ambiente amazzonico. Quando i bianchi iniziarono a insediarsi in Uruguay nel sec. XVI, la popolazione era costituita da tribù indie prevalentemente appartenenti ai ciarrua (charrua), popolo di guerrieri e cacciatori delle praterie e quindi di ambiente pampide; lungo il corso dell'Uruguay si erano insediati, probabilmente da poco, anche gruppi di guaraní di estrazione amazzonica. I ciarrua si opposero fieramente alla colonizzazione bianca, ma furono man mano sospinti, dall'avanzata dei bianchi, verso l'interno: il loro numero si ridusse progressivamente tanto da annullarsi completamente poco dopo il 1830. Un certo apporto alla formazione della popolazione è stato dato anche dall'elemento nero, costituito dai discendenti di negros ladinos, schiavi provenienti dal Brasile e non direttamente dall'Africa, introdotti fino al 1842, quando fu abolita la schiavitù. Neri e soprattutto meticci ebbero una certa consistenza numerica nel passato, raggiungendo anche il 20% della popolazione complessiva nella seconda metà del sec. XVIII; all'inizio del Duemila i meticci si aggirano intorno all'3% e il mulatti al 2%, mentre i neri costituiscono un gruppo di scarso rilievo. Il ruolo fondamentale nella formazione dell'attuale popolazione uruguayana è stato invece svolto dall'immigrazione europea: i bianchi costituiscono il 94% degli abitanti del Paese. I primi nuclei di diffusione furono alcune fattorie lungo la sponda settentrionale del Río de la Plata, grazie alle quali fu introdotto nel Paese l'allevamento del bestiame: questo fin dall'inizio rappresentò la base dello sviluppo economico dell'Uruguay, condizionandone modi di vita e costumi, data la mancanza di risorse minerarie e di attività di piantagione. Nel 1778 la popolazione dell'Uruguay, indios esclusi, assommava a ca. 20.000 ab. (di cui oltre un quinto a Montevideo, città che ebbe sempre un ruolo prioritario nella vita del Paese), saliti a ca. 75.000 al momento della conquista dell'indipendenza e a 132.000 al censimento del 1852. Ma fu la prosperità dovuta alle fortune dell'allevamento – cui diede tra l'altro grande impulso la creazione di impianti per la preparazione di estratti di carne a opera della Compagnia Liebig, attiva in Uruguay sin dal 1864 – ad attirare, a iniziare dalla seconda metà del secolo scorso, un numero assai ingente di immigrati (in cinquant'anni la popolazione aumentò di 7 volte, toccando i 900.000 ab. nel 1900), provenienti soprattutto dai Paesi europei, in specie da quelli latini: non va inoltre trascurato il richiamo esercitato dal vasto programma di riforme promosse dal governo nell'amministrazione e nell'ambito sociale, che pose l'Uruguay all'avanguardia dei Paesi sudamericani. Tra il 1900 e il 1930 si verificò in media l'ingresso di 15.000 immigrati ogni anno: il milione di ab. del 1908 salì a 2 milioni nel 1930. Le ripercussioni della crisi economica mondiale del 1929 imposero delle restrizioni all'immigrazione, riadottate anche dopo la seconda guerra mondiale; la popolazione è oggi (2008) di ca. 3,3 milioni di abitanti. Il coefficiente medio di accrescimento annuo è modesto (0,3% nel periodo 2000-2005), decisamente calato rispetto a un cinquantennio fa, quando la media era ancora dell'1,5%, sia per la ridotta immigrazione, sia per la bassa natalità. A partire dagli anni Cinquanta del Novecento poi si è verificata un'inversione di tendenza rispetto alle migrazioni, quando numerosi uruguayani hanno incominciato a lasciare il Paese. Una tendenza proseguita nei decenni successivi, in corrispondenza della crisi politica degli anni Settanta e dei periodi di recessione economica, non ultimo quello occorso nel 2002-2003; il fenomeno riguarda soprattutto giovani con un titolo di studio superiore, che lasciano il Paese per raggiungere per lo più Stati Uniti, oppure Spagna, Argentina, Venezuela e Italia. Gli uruguayani che vivono all'estero sono ca. 500.000 e questi dati fanno ritenere che l'Uruguay potrebbe presto avere tassi di crescita negativi. La perdita delle giovani generazioni a causa dell'emigrazione insieme ai bassi tassi di natalità e a una speranza di vita tra le più alte del continente rendono inoltre l'Uruguay il paese più vecchio dell'America Latina: il 17,6% degli abitanti ha più di 60 anni. In conseguenza delle vicende del popolamento la composizione della popolazione uruguayana è molto eterogenea: molti hanno conservato la loro nazionalità; i maggiori gruppi etnici sono quelli italiano (si calcola che circa il 40% della popolazione abbia origini italiane) e spagnolo, seguiti da quelli brasiliano, argentino, francese, tedesco ecc. A differenza di quelli europei, prevalentemente insediati nella capitale, gli immigrati brasiliani e argentini gravitano di preferenza intorno alle zone di frontiera con i rispettivi Paesi di origine. La maggior parte della popolazione è urbana (93,8%) e la densità media (19 ab./km²) è di poco inferiore ai valori centrali dell'America Meridionale. Queste misure tuttavia non rispecchiano minimamente la reale distribuzione della popolazione, che per oltre due terzi è concentrata nella capitale e in genere diffusa soprattutto nella sezione meridionale del Paese, lungo il Río de la Plata. La capitale è stata sede fin dagli anni della grande immigrazione di una media borghesia rappresentata da commercianti, impiegati, burocrati, abbastanza evoluta ma scarsamente produttiva, espressione di un urbanesimo abnorme nel contesto di un piccolo Paese; Montevideo ospita tutte le principali attività culturali, economiche e finanziarie dell'Uruguay ed è un porto attivissimo. Insieme al distretto della capitale si osserva un'alta concentrazione abitativa nel dipartimento immediatamente a ridosso, Canelones e in quelli costieri di Colonia, San José e Maldonado. Le altre città uruguayane hanno ruoli nettamente inferiori: le principali sono Salto e Paysandú, porti fluviali sull'Uruguay, Rivera e Melo, nella fascia a ridosso del confine brasiliano. Numerosi sono i centri balneari sulla costa atlantica, come l'elegante Punta del Este. Nell'interno si hanno solo cittadine con funzioni commerciali, cui fanno capo le estancias, l'elemento insediativo più caratteristico dell'Uruguay, con al centro la residenza dell'estanciero e attorno, a una certa distanza, gli steccati per la raccolta del bestiame, i magazzini per la lana e le abitazioni dei dipendenti.




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Cultura: generalità

Paese che nel corso dei secoli ha mutato la propria fisionomia culturale in seguito alle vicende politiche, economiche e sociali, l'Uruguay, lasciatosi alle spalle la dittatura, non senza ferite, all'inizio del sec. XXI fatica a riprendere il ruolo di avamposto della modernità e del welfare che a lungo lo ha contraddistinto. A differenza di altri Stati sudamericani, la cultura indigena non ha presenza rilevante e l'arte, la cucina, l'abbigliamento presentano tratti riconducibili ai coloni europei. Questa caratteristica che, come diverse altre, accomuna in maniera forte l'Uruguay all'Argentina, si ritrova anche in ambito letterario, dove non di rado si parla di un'unica produzione. Lo scrittore più importante probabilmente è stato José Enrique Rodó, massimo esponente del modernismo di inizio Novecento che ha caratterizzato tanta parte della letteratura latino-americana. Negli anni recenti i temi dell'esilio, dell'esperienza dittatoriale e della rinascita sono fra i più indagati, in opere che riscuotono consensi anche fuori dai confini nazionali. Le arti figurative e l'architettura hanno subito gli influssi delle tendenze europee in misura ancora maggiore, e Montevideo, da questo punto di vista, è un museo a cielo aperto con edifici, chiese e piazze di impianto e atmosfera diverse. Altro esempio di commistione stilistica è il Centro storico della Colonia del Sacramento, sito decretato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1995. Rigogliosa, in Uruguay, è la tradizione musicale di origine popolare, ma interessanti personalità sono emerse anche in ambito colto. La cinematografia ha prodotto soprattutto documentari e opere di carattere socio-politico, benché negli anni Duemila nuovi autori abbiano suscitato interesse di pubblico e critica. Gli uruguayani amano il calcio in maniera maniacale (interesse diffuso in tutto il continente), ma anche pallacanestro, corse dei cavalli, rugby e tennis riscuotono buon successo. L'ambito gastronomico è dominato dalla carne, vero fulcro dell'alimentazione e, come si è visto, dell'economia. La vita dei mandriani trova la propria epitome nel “gaucho”, figura che ha ispirato anche il folclore nazionale.




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Cultura: letteratura

Pressoché inesistente durante l'epoca coloniale, la letteratura cominciò a dar segni di vita dopo il 1830, ma ebbe sviluppi tardi e lenti, sia per le vicende politiche del Paese, sia per la vicinanza di Buenos Aires, dove in molti casi gli scrittori uruguayani hanno vissuto e operato, per cui non appare priva di fondamento l'ipotesi critica di un'“unione” delle letterature argentina e uruguayana sotto la denominazione di “rioplatense”. La poesia gauchesca, per esempio, ebbe un suo primo bardo nell'uruguayano B. Hidalgo (1788-1822), ma poi fiorì soprattutto in Argentina, mentre gli scrittori “liberali” argentini, rifugiati a Montevideo durante la dittatura di Rosas, diedero impulso al primo romanticismo uruguayano. Con l'indipendenza politica, comunque, l'Uruguay ebbe i suoi primi scrittori romantici: il facile versificatore F. Acuña de Figueroa (1791-1862), i poeti A. Berro (1819-1841) e J. C. Gómez (1820-1884) e l'eclettico A. Magariños Cervantes (1825-1893), autore di numerosi poemi, drammi e racconti (Caramurú, 1854). Il teatro iniziò dopo il 1870, con le modeste opere di O. Moratorio (1852-1898). Alquanto più originale, il “secondo romanticismo” ebbe la sua figura di punta in J. Zorrilla de San Martín (1855-1931), il cui poema Tabaré (1888) è un testo molto significativo del sentimentalismo indianista. Non privi di qualche merito sono anche L. M. Lafinur, T. Díaz, E. Regules, il gauchesco A. D. Lussich (1848-1929), lo storico e critico F. Bauzá e, con rilievo particolare, E. A. Díaz (1851-1921), autore di romanzi storici e realistici (Ismaél, 1888; Nativa, 1890; Grito de Gloria, 1893). Ma la più fertile stagione della letteratura uruguayana cominciò col modernismo, agli inizi del sec. XX. A parte grandi scrittori stabilitisi in Argentina, come il drammaturgo F. Sánchez (1875-1910) e il narratore H. Quiroga (1878-1937), fiorirono a Montevideo il poeta lirico J. Herrera y Reissig (1875-1910), autore specialmente di Los éxtasis de la montaña, e il saggista J. E. Rodó (1871-1917), il cui Ariel, alto messaggio spiritualista, fu letto e ammirato in tutta l'America Latina. Nel contempo fiorivano due originali poetesse, l'appassionata D. Agustini (1886-1914) e la pensosa e complessa M. E. Vaz Ferreira (1875-1924), nonché altri poeti quali A. A. Vasseur (1878-1969), R. de las Carreras (1875-forse 1968), E. Frugoni (1880-1969), ecc. Nella stessa atmosfera di rinnovamento simbolista si formarono alcuni narratori, tra cui C. Reyles (1868-1938), il primo vero romanziere uruguayano, e J. de Viana (1868-1926). Nel teatro si distinse E. Herrera (1886-1917). La rigogliosa fioritura si accentuò con i postmodernisti, sensibili, specie negli anni Trenta e Quaranta, ai modi delle avanguardie. Folta è la schiera dei poeti, con figure di primo piano quali J.de Ibarbourou (1895-1979), soprannominata Juana de América dall'ammirazione popolare; C. Sabat Ercasty (1887-1978), fecondo whitmaniano; E. Oribe (1893-1975), S. de Ibáñez (1910-1971), C. Silva (1905-1978), L. Falco (1906-1955) e J. Cunha (1910-1985), primi introduttori delle tecniche delle avanguardie, adottate poi da numerosi altri, fra cui I.Vilariño (1920), R. Paseyro (1927), I. Vitale (1924) ecc., con diverse tendenze e spesso singolari sensibilità. Nella prosa narrativa, oltre all'eccellente “ruralista” E. Amorim (1900-1960), venuto alla ribalta in Argentina, hanno progressivamente acquisito rilievo l'umorista-surrealista F. Hernández (1902-1963), il forte e originale J. C Onetti (1909-1994), già affermato romanziere con El pozo (1939), Tierra de nadie (1941) e Para esta noche (1943), nonché autore di punta della generazione del '50 con La vida es breve (1959); M. Benedetti (1920), che per la sua vasta e incisiva operosità (poeta, commediografo, saggista e pubblicista) va considerato il maestro delle generazioni più giovani. Risultati meno soddisfacenti ha dato in complesso il teatro, in cui si sono distinti F. S. Valdés (1887-1975), autore di Santos Vega, C. Maggi (1922), autore di una selezione di frizzanti testi umoristici (El libro del buon humor, 1985), e M. Rosencoff (1933), mentre nella critica spiccano A. Zum Felde, fondatore della storia letteraria uruguayana, R. Ibáñez (1907-1978), M. Benedetti, E. R. Monegal (1921-1985), A. Rana (1926-1984). Numerosi sono sempre i poeti (S. I. Islas, W. Benavides, R. Yakovski, M Schinca, J. M. Vidal, S. Puig, W. Ortiz y Ayala, J. Meretta) e le poetesse, tra cui C. P. Rossi (1941), autrice di importanti raccolte liriche ma anche di romanzi di successo; N. Bacelo, C. Maia, A. Gelbtrunk e A. Berenguer. Tra gli scrittori emersi nella seconda metà del Novecento E. Galeano (n. 1940), con un'intensa attività giornalistica e saggistica, la già menzionata Peri Rossi, mentre J. Sclavo, J. Blanco e A. Mediza lavorano efficacemente nel campo teatrale e cinematografico. Con l'avvento della dittatura (1973) la maggior parte degli scrittori uruguayani ha dovuto espatriare: il grande J. C. Onetti in Spagna dove ha pubblicato Dejemos hablar el viento (1980) e Cuando entonces (1988); M. Benedetti a Cuba dove ha scritto Cuentos, Cuaderno cubano e Inventario, la poetessa I. Vitale nel Messico, dove ha dato alle stampe Fieles (1976); esuli anche E. Galeano, autore di fama consolida e autore del romanzo La canción de nosotros (1976), di una validissima trilogia sulle origini e i destini dell'America Latina (Memoria del fuego, 1982-87, El libro de los abrazos, 1992, Días y noches de amor y de guerra, 1997), e C. M. Moreno, che ha scritto Con las primeras luces. In Uruguay erano rimasti solo gli scrittori M. Levrero, H. Galmés e pochi altri, oltre ai poeti E. Milán (1952) ed E. Estrázulas, autore di Confesión de los perros (1975) e Los viejísimos cielos (1976). Dopo la fine della dittatura (1985), è iniziata la pubblicazione, continuata nei primi anni Novanta, di testi poetici scritti in carcere o dall'esilio, con i quali è stata data voce alle tragiche esperienze della prigionia politica e della tortura. Sono poi state pubblicate nuove opere di autori già affermati, quali M. Benedetti e H. Achugar, mentre lo sforzo creativo dei giovani poeti è pesantemente ostacolato dalle gravi difficoltà economiche, cui non può certo sottrarsi il settore dell'editoria. Tra le voci più giovani si distinguono, per la poesia, quella di R. Courtoisie (1958), la cui opera è conosciuta e apprezzata anche in Europa (il suo libro Estado sólido ha vinto nel 1996 il Premio di poesia della Fondazione Loewe), per la narrativa F. Butazzoni (1952). La generazione di autori emersa tra la fine del Novecento e l'inizio del XXI secolo conta personalità diverse ma ugualmente interessanti, con una nutrita rappresentanza di autrici. Fra le migliori interpreti Mercedes Vigil (n. 1965; Matilde, la mujer de Batlle, Una mujer inconveniente) che ha prodotto romanzi intrisi di analisi intimistica e storica; Andrea Blanqué (n. 1959, Premio Revelación 2001); la giovanissima poetessa Eliana Nasser (n. 1983). Fra gli scrittori si distinguono Gabriel Peveroni (n. 1969), Jorge Majfud (n. 1969), nei cui libri è forte la la tematica socio-politica come Hacia qué patrias del silencio e Renzo Rosello (n. 1960).




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Le prime opere architettoniche di un certo interesse risalgono alla metà del Settecento, come la cittadella di Montevideo, di D. Cardoso. Un maggiore sviluppo si nota negli ultimi decenni del secolo, con la ricostruzione della fortezza di S. Teresa di J. B. Howel, la parrocchiale della città di S. Carlos, la bella casa di Manuel Cipriano del Mello, a Montevideo, tipico esempio di dimora coloniale, la parrocchiale di questa stessa città, progettata nel 1784 da C. de Saa y Faría. Al fine di seguire i lavori di questa chiesa, giunse nel 1799 dalla Spagna T. Toribio, architetto di gusto neoclassico che lasciò in Uruguay varie e interessanti opere; il suo gusto fu seguito dal figlio José (Casa Montero a Montevideo). Nel sec. XIX, con l'avvento della Repubblica, l'architettura uruguayana subì i diversi influssi europei, soprattutto francesi, dando luogo a un periodo di eclettismo, con opere neogotiche, orientaleggianti e, più tardi, ispirate all'architettura in ferro. Tra le realizzazioni più significative si possono citare, a Montevideo, la Plaza Independencia di C. Zucchi (1837), l'asilo per gli orfani di V. Rabú (1875) e la stazione centrale di L. Andreoni (1897). La produzione pittorica del secolo fu soprattutto legata a temi romantici e nazionalistici e ha il suo maggiore rappresentante in J. M. Blanes. Nel sec. XX l'architettura uruguayana si è inserita nelle più vivaci correnti culturali europee e occidentali. Il rifiuto della tradizione accademica ed eclettica fu espresso nel 1908 da A. Maini che, con il gruppo “Brasil”, si collegava alla Secessione viennese, mentre le tendenze razionaliste, già presenti nell'opera di L. Tosi, furono accentuate da M. Cravotto (piano regolatore di Montevideo, progetto del Rambla Hotel, 1930-31). Su questa stessa linea si inserirono sostanzialmente C. Surracho e J. Vilamajó; quest'ultimo, nella progettazione del villaggio di Villa Serrana, attuò un interessante recupero di modi stilistici e tecnici locali. Nella scultura il primo significativo artista uruguayano è J. M. Ferrari, legato ai temi monumentalistici e celebrativi dell'arte tardoromantica (monumento al generale San Martín). In anni più recenti, degna di menzione è l'opera di A. Pena, di tendenze eclettiche, di P. Mañe, E. Prati, J. Belloni e di B. Michelena, il più sensibile alle nuove esperienze. Fra gli scultori contemporanei, di solito vicini ai movimenti europei, possono ricordarsi R. Bauzá e E. Yepes. In pittura, primo notevole artista del secolo è R. Barradas (1890-1929), di ispirazione realista, avvicinatosi in seguito all'espressionismo. Maggiore interesse offre l'opera di P. Figari (1861-1938) e soprattutto quella di J. Torres García (1874-1949). Nelle arti visuali grande importanza ha avuto all'inizio del Novecento la nascita del Museo Nacional de Artes Visuales, nel quale sono presenti le opere dei maggiori artisti uruguayani, cui si sono aggiunte quelle di coloro che sono emersi nella seconda metà del secolo: pittori quali Carlos Tonelli (n. 1937), Nelson Ramos (1932-2006) , Cecilia Brugnini (n. 1943) Clever Lara (n. 1952).




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Cultura: musica

Il sostrato folclorico più antico, legato alle popolazioni dei gruppi Chana-Ciarrua e Tupi-Guaraní, è quasi scomparso con l'insediamento europeo; l'attuale musica popolare è in prevalenza di origine spagnola. Tra le forme popolari di danza sono la mediacaña, il cielito e il vivace pericón (la danza nazionale dell'Uruguay); forme vocali sono il triste, la cifra, la milonga e la vidalita, tutte per voce sola, talora con accompagnamento di chitarra. Sono possibili anche forme di esecuzione vocale polifonica per due esecutori (payada de contrapunto) su testi profani o religiosi. Forme di danze cantate, accompagnate dalla chitarra spagnola e dalla fisarmonica sono la chimarrita, la cirana, il carangueijo e il cachinguengue. Un tamburo, diffuso in quattro misure, già utilizzato dalla popolazione nera di Montevideo per una pantomima con musica (candombe) si usa per accompagnare i balli di carnevale. La storia della musica colta comincia in Uruguay dalla seconda metà del sec. XVIII. Largamente dipendente dalle contemporanee esperienze europee (importate in particolare da autori come l'austriaco S. Thalberg e lo statunitense L. M. Gottschalk), si sviluppò in particolare grazie all'opera di T. Giribaldi (1847-1930), che compose il primo melodramma uruguayano, La parisina (1878), L. Ribeiro (1854-1931), autore dell'opera Liropeya (1912), L. Sambucetti (1860-1926), direttore dell'Orchestra Nazionale e autore dell'oratorio San Francisco de Asís, A. Broqua (1876-1946), ricordato per la cantata Tabaré e per l'opera La Cruz del Sur. L. Cluzeau-Mortet (1889-1957), V. Ascone (1897-1979), A. Soriano (1915) e altri svilupparono uno stile di forte impronta nazionale. E. Fabini (1882-1950), C. Cortinas (1890-1918), C. Estrada (1909-1970), B. Reyes, M. Maidanik, R. Storm, L. Campodonico e C. Metrogiovanni figurano tra le personalità più importanti della musica contemporanea uruguayana.




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view post Posted on 13/10/2020, 17:54     Top   Dislike
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Cultura: cinema

Pochi sono i film di lungometraggio a soggetto (una decina in tutto) nella storia, muta e sonora, del cinema uruguayano, anche se la frequenza degli spettatori è stata spesso tra le più alte dell'America Latina. Benché il Paese abbia ospitato negli anni Cinquanta a Punta del Este un festival internazionale e Montevideo, dove si accentravano le sale, sia stata sede di un Istituto specializzato e di vari circoli e iniziative cineamatoriali, a questa vivacità culturale non corrispose mai un aumento della produzione. Ebbe invece sviluppo il documentario, anche televisivo, e tra i registi si affermò U. Ulive (poi trasferitosi in Venezuela), col mediometraggio neorealistico Un vinten p’al Judas (1958; Un ventino per il Giuda), sul Natale dei bimbi poveri, e col reportage Como el Uruguay no hay (1960), contro la concezione “svizzera” del Paese. Cineasta militante, dedito al tercer cine antimperialista e antigolpista, fu nella seconda metà degli anni Sessanta M. Handler, i cui brevi film di denuncia e di lotta (Carlos, Elecciones, El problema de la carne, l'eccellente Me gustan los estudiantes, Liber arce-Liberarse) gli costarono l'espulsione dall'Istituto del cinema nel 1970. Tuttavia, a partire dal 1979, su iniziativa della Cinemateca Uruguaya, e al ritmo di un film all'anno, si è tornati a parlare di lungometraggio nazionale e a battersi per esso. Nuovi registi si affacciano sulla ribalta internazionale e riscuotono interesse e premi nei festival di tutto il mondo: Juan Pablo Rebella e Pablo Stoll (Whisky, 2003) e Diego Arsuaga (El ultimo tren, 2002).




fonte www.sapere.it/enciclopedia/Uruguay+%28Stato%29.html

 
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