| Cultura: letteratura
Pressoché inesistente durante l'epoca coloniale, la letteratura cominciò a dar segni di vita dopo il 1830, ma ebbe sviluppi tardi e lenti, sia per le vicende politiche del Paese, sia per la vicinanza di Buenos Aires, dove in molti casi gli scrittori uruguayani hanno vissuto e operato, per cui non appare priva di fondamento l'ipotesi critica di un'“unione” delle letterature argentina e uruguayana sotto la denominazione di “rioplatense”. La poesia gauchesca, per esempio, ebbe un suo primo bardo nell'uruguayano B. Hidalgo (1788-1822), ma poi fiorì soprattutto in Argentina, mentre gli scrittori “liberali” argentini, rifugiati a Montevideo durante la dittatura di Rosas, diedero impulso al primo romanticismo uruguayano. Con l'indipendenza politica, comunque, l'Uruguay ebbe i suoi primi scrittori romantici: il facile versificatore F. Acuña de Figueroa (1791-1862), i poeti A. Berro (1819-1841) e J. C. Gómez (1820-1884) e l'eclettico A. Magariños Cervantes (1825-1893), autore di numerosi poemi, drammi e racconti (Caramurú, 1854). Il teatro iniziò dopo il 1870, con le modeste opere di O. Moratorio (1852-1898). Alquanto più originale, il “secondo romanticismo” ebbe la sua figura di punta in J. Zorrilla de San Martín (1855-1931), il cui poema Tabaré (1888) è un testo molto significativo del sentimentalismo indianista. Non privi di qualche merito sono anche L. M. Lafinur, T. Díaz, E. Regules, il gauchesco A. D. Lussich (1848-1929), lo storico e critico F. Bauzá e, con rilievo particolare, E. A. Díaz (1851-1921), autore di romanzi storici e realistici (Ismaél, 1888; Nativa, 1890; Grito de Gloria, 1893). Ma la più fertile stagione della letteratura uruguayana cominciò col modernismo, agli inizi del sec. XX. A parte grandi scrittori stabilitisi in Argentina, come il drammaturgo F. Sánchez (1875-1910) e il narratore H. Quiroga (1878-1937), fiorirono a Montevideo il poeta lirico J. Herrera y Reissig (1875-1910), autore specialmente di Los éxtasis de la montaña, e il saggista J. E. Rodó (1871-1917), il cui Ariel, alto messaggio spiritualista, fu letto e ammirato in tutta l'America Latina. Nel contempo fiorivano due originali poetesse, l'appassionata D. Agustini (1886-1914) e la pensosa e complessa M. E. Vaz Ferreira (1875-1924), nonché altri poeti quali A. A. Vasseur (1878-1969), R. de las Carreras (1875-forse 1968), E. Frugoni (1880-1969), ecc. Nella stessa atmosfera di rinnovamento simbolista si formarono alcuni narratori, tra cui C. Reyles (1868-1938), il primo vero romanziere uruguayano, e J. de Viana (1868-1926). Nel teatro si distinse E. Herrera (1886-1917). La rigogliosa fioritura si accentuò con i postmodernisti, sensibili, specie negli anni Trenta e Quaranta, ai modi delle avanguardie. Folta è la schiera dei poeti, con figure di primo piano quali J.de Ibarbourou (1895-1979), soprannominata Juana de América dall'ammirazione popolare; C. Sabat Ercasty (1887-1978), fecondo whitmaniano; E. Oribe (1893-1975), S. de Ibáñez (1910-1971), C. Silva (1905-1978), L. Falco (1906-1955) e J. Cunha (1910-1985), primi introduttori delle tecniche delle avanguardie, adottate poi da numerosi altri, fra cui I.Vilariño (1920), R. Paseyro (1927), I. Vitale (1924) ecc., con diverse tendenze e spesso singolari sensibilità. Nella prosa narrativa, oltre all'eccellente “ruralista” E. Amorim (1900-1960), venuto alla ribalta in Argentina, hanno progressivamente acquisito rilievo l'umorista-surrealista F. Hernández (1902-1963), il forte e originale J. C Onetti (1909-1994), già affermato romanziere con El pozo (1939), Tierra de nadie (1941) e Para esta noche (1943), nonché autore di punta della generazione del '50 con La vida es breve (1959); M. Benedetti (1920), che per la sua vasta e incisiva operosità (poeta, commediografo, saggista e pubblicista) va considerato il maestro delle generazioni più giovani. Risultati meno soddisfacenti ha dato in complesso il teatro, in cui si sono distinti F. S. Valdés (1887-1975), autore di Santos Vega, C. Maggi (1922), autore di una selezione di frizzanti testi umoristici (El libro del buon humor, 1985), e M. Rosencoff (1933), mentre nella critica spiccano A. Zum Felde, fondatore della storia letteraria uruguayana, R. Ibáñez (1907-1978), M. Benedetti, E. R. Monegal (1921-1985), A. Rana (1926-1984). Numerosi sono sempre i poeti (S. I. Islas, W. Benavides, R. Yakovski, M Schinca, J. M. Vidal, S. Puig, W. Ortiz y Ayala, J. Meretta) e le poetesse, tra cui C. P. Rossi (1941), autrice di importanti raccolte liriche ma anche di romanzi di successo; N. Bacelo, C. Maia, A. Gelbtrunk e A. Berenguer. Tra gli scrittori emersi nella seconda metà del Novecento E. Galeano (n. 1940), con un'intensa attività giornalistica e saggistica, la già menzionata Peri Rossi, mentre J. Sclavo, J. Blanco e A. Mediza lavorano efficacemente nel campo teatrale e cinematografico. Con l'avvento della dittatura (1973) la maggior parte degli scrittori uruguayani ha dovuto espatriare: il grande J. C. Onetti in Spagna dove ha pubblicato Dejemos hablar el viento (1980) e Cuando entonces (1988); M. Benedetti a Cuba dove ha scritto Cuentos, Cuaderno cubano e Inventario, la poetessa I. Vitale nel Messico, dove ha dato alle stampe Fieles (1976); esuli anche E. Galeano, autore di fama consolida e autore del romanzo La canción de nosotros (1976), di una validissima trilogia sulle origini e i destini dell'America Latina (Memoria del fuego, 1982-87, El libro de los abrazos, 1992, Días y noches de amor y de guerra, 1997), e C. M. Moreno, che ha scritto Con las primeras luces. In Uruguay erano rimasti solo gli scrittori M. Levrero, H. Galmés e pochi altri, oltre ai poeti E. Milán (1952) ed E. Estrázulas, autore di Confesión de los perros (1975) e Los viejísimos cielos (1976). Dopo la fine della dittatura (1985), è iniziata la pubblicazione, continuata nei primi anni Novanta, di testi poetici scritti in carcere o dall'esilio, con i quali è stata data voce alle tragiche esperienze della prigionia politica e della tortura. Sono poi state pubblicate nuove opere di autori già affermati, quali M. Benedetti e H. Achugar, mentre lo sforzo creativo dei giovani poeti è pesantemente ostacolato dalle gravi difficoltà economiche, cui non può certo sottrarsi il settore dell'editoria. Tra le voci più giovani si distinguono, per la poesia, quella di R. Courtoisie (1958), la cui opera è conosciuta e apprezzata anche in Europa (il suo libro Estado sólido ha vinto nel 1996 il Premio di poesia della Fondazione Loewe), per la narrativa F. Butazzoni (1952). La generazione di autori emersa tra la fine del Novecento e l'inizio del XXI secolo conta personalità diverse ma ugualmente interessanti, con una nutrita rappresentanza di autrici. Fra le migliori interpreti Mercedes Vigil (n. 1965; Matilde, la mujer de Batlle, Una mujer inconveniente) che ha prodotto romanzi intrisi di analisi intimistica e storica; Andrea Blanqué (n. 1959, Premio Revelación 2001); la giovanissima poetessa Eliana Nasser (n. 1983). Fra gli scrittori si distinguono Gabriel Peveroni (n. 1969), Jorge Majfud (n. 1969), nei cui libri è forte la la tematica socio-politica come Hacia qué patrias del silencio e Renzo Rosello (n. 1960).
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