| Territorio: geografia umana
La popolazione del Sudafrica è formata per il 79,8% da africani bantu, per l'8,7% da bianchi, per l'8,9% da coloureds e per il 2,6% da asiatici. Gli africani, in sensibile aumento rispetto ad altri gruppi etnici, appartengono a due grandi famiglie etnico-linguistiche: i Khoisan (boscimani, ottentotti, bergdamara) e i bantu. I primi sono gli eredi degli originari abitatori del Paese, cacciatori e raccoglitori nomadi, i quali sono stati progressivamente respinti verso le zone desertiche del Kalahari dapprima dai bantu, sopravvenuti in diverse ondate da N e da NE, quindi dai bianchi, la cui colonizzazione del Sudafrica ebbe inizio dalla baia della Tavola, dove fu fondata nel 1652 Città del Capo, e la cui conquista territoriale volse soprattutto verso N e verso E. I bantu sono a loro volta divisi in numerosi gruppi etnici, di cui i maggiori sono i nguli, i sotho e i tswana. Tra tutti gli zulu restano giustamente famosi per essere riusciti a organizzare nel sec. XIX un regno potente che non solo si impose su gran parte dell'Africa sudorientale, ma che combatté coraggiosamente contro i bianchi. I bianchi sono per la maggior parte i discendenti dei primi colonizzatori e immigrati dai Paesi Bassi (afrikaners) e inglesi, quindi di tedeschi e altri immigrati da vari Paesi europei. L'incremento della popolazione bianca, oggi quasi interamente dovuta alla naturale dinamica demografica, fu nel sec. XIX e nei primi decenni del sec. XX largamente determinato dall'immigrazione: nell'antica provincia del Transvaal nel periodo 1890-1911 il numero degli europei, qui attratti soprattutto dalla scoperta dei ricchi giacimenti di oro e diamanti, passò da 119.000 a 421.000 ab. Ormai l'immigrazione è cessata e il più elevato tasso d'incremento naturale dei bantu determina un progressivo aumento della popolazione africana rispetto a quella bianca. Un certo peso ha la percentuale dei coloureds, che sono stanziati soprattutto nella provincia del Capo Occidentale; costituiscono un gruppo razzialmente dei più eterogenei, nati per lo più da antichi incroci tra bianchi e schiave ottentotte; tra i meticci vengono compresi anche i cosiddetti malesi del Capo, discendenti da schiavi introdotti nel secolo scorso da svariate regioni asiatiche, ma che costituiscono un gruppo ben definito per religione, essendo tutti musulmani. I meticci vanno aumentando sensibilmente sia per incremento naturale sia per l'apporto continuo di altri elementi nati da nuovi matrimoni misti: erano ca. 770.000 nel 1936, superavano nel 1990 i 3 milioni. Anche gli asiatici sono relativamente numerosi: a parte piccoli gruppi di cinesi si tratta di discendenti degli indiani fatti affluire nel KwaZulu-Natal (dove sono tuttora concentrati) per essere adibiti ai lavori di piantagione della canna da zucchero. Quando nel 1913 ne fu vietata l'immigrazione, per evitare l'ulteriore aggravarsi del problema razziale, assommavano a ca. 143.000, sestuplicati in meno di ottant'anni. La dinamica demografica del Sudafrica è vivace; il tasso di mortalità è uno dei più bassi del mondo per quel che concerne la popolazione bianca, ma alquanto ridotto anche per gli africani e i coloureds. La popolazione presenta una densità media piuttosto bassa (43 ab./km²) e una distribuzione assai irregolare: è concentrata nelle regioni orientali che offrono più vantaggiose possibilità agricole e industriali, specie lungo le coste del KwaZulu-Natal, la provincia agricola più ricca. In passato, in questa zona gli africani si concentravano soprattutto nelle numerose riserve della regione; le riserve (dette Bantustans), che erano frammentate ai margini delle terre occupate dai bianchi (ovviamente le migliori), accoglievano ca. metà della popolazione africana, rispettando i legami etnici; i vari gruppi vi svolgevano le tradizionali attività agricole e di allevamento e abitavano in villaggi di capanne di forma circolare, sviluppate intorno al recinto per il bestiame, il kraal. Delle nove province attuali in cui è suddiviso il Paese, quella maggiormente abitata è il KwaZulu-Natal, seguita dal Gauteng e dal Capo Orientale; il Capo Settentrionale, invece, nonostante sia la provincia con la superficie territoriale più estesa, ha una popolazione che si aggira appena intorno a 1 milione di unità. Valori compresi tra gli oltre cinque milioni del Limpopo e i 2,9 milioni dello Stato libero si registrano, invece, nelle altre cinque province del Paese. Anche la composizione etnica della popolazione varia da provincia a provincia: i bianchi, per esempio, rappresentano il 30% degli abitanti del Gauteng e il 25% di quelli del Capo Occidentale, mentre costituiscono soltanto un'esigua minoranza nel Limpopo, in quella del Capo Orientale e nel KwaZulu-Natal. In quest'ultima provincia, pur predomimando gli zulu, sono d'altra parte concentrati quasi tutti i discendenti di quegli indiani qui richiamati nell'Ottocento dal lavoro nelle piantagioni di canna da zucchero. La popolazione urbana è percentualmente tra le più elevate dell'Africa: nel 2012 era ormai il 62,4%. Anche dopo l'abolizione del regime di apartheid e con oltre la metà della popolazione del Paese residente in città, comunque, sono prevalentemente i bianchi, gli asiatici e e i coloureds a risiedere nei centri urbani; i neri, quando non vivono nei villaggi rurali, lavorando nelle piantagioni, restano confinati nei quartieri-ghetto alle periferie delle città (si pensi al caso di Soweto, nei pressi di Johannesburg, più volte teatro di aspre manifestazioni di protesta). Città del Capo è sicuramente una delle città più ricche di tutto il continente. La sua posizione di porto di rifornimento sulle vie delle Indie le attribuì subito un ruolo prezioso, mantenuto anche successivamente; la presenza di varie industrie e di un apparato produttivo di prim'ordine, insieme alla sua importanza politica e culturale, ne hanno arricchito le funzioni. Una serie di opere urbanistiche di rilievo (tra queste la realizzazione di una rete autostradale cittadina) intraprese nel secondo dopoguerra ne hanno cambiato profondamente il tessuto urbano; il suo agglomerato supera infatti i 3 milioni di ab. Johannesburg, invece, è la capitale economica del Paese, sviluppatasi proprio in seguito alla scoperta di un giacimento aurifero e alla conseguente realizzazione delle infrastrutture per il suo sfruttamento. Capitale degli affari, sede di attività terziarie di livello elevato, sorge aòl centro di un'area intensamente urbanizzata, tanto da formare, insieme ai centri siderutgici di Vereeniging e Vanderbjil Park, a tutta una serie di città satellite e a Pretoria, la conurbazione nota come PWV (ovvero Pretoria-Witwatersrand-Vereeniging). Tanto a Città del Capo quanto a Johannesburg sono evidenti le tracce della politica di apartheid sulla struttura urbanistica: le zone residenziali, situate al centro della città e vicine alle sedi amministrative o a Johannesburg agli uffici delle compagnie minerarie), sono abitate dalla minoranza bianca; nei quartieri posti ai margini, invece, sono relegati i ghetti neri (townships), quartieri dormitorio occupati per lo più dagli operai che lavorano nelle industrie. Pretoria è la capitale amministrativa del paese, e quindi centro del terziario pubblico. Capoluogo di quella che era la ricca provincia del Transvaal, suddivisa tra le province del Limpopo, Gauteng, Mpumalanga e in parte del Nord-Ovest, ha un ruolo politico e culturale di primaria importanza. Durban e Port Elizabeth svolgono, invece, un ruolo fondamentale nei traffici portuali: si tratta, nel primo caso, del maggiore porto del Paese (e uno dei meglio attrezzati di tutto il mondo), quello cui fa capo il trasporto delle materie prime e attraverso cui passano gran parte delle merci dirette sia all'interno del Paese sia all'estero; nel secondo, di quello che, nel rispondere alle esigenze economiche del suo entroterra, ha visto svilupparsi soprattutto i traffici di frutta, lana e pelli. Bloemfontein, infine, moderno centro industriale e commerciale, è la capitale giudiziaria del Paese.
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