IL FARO DEI SOGNI

Perù

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Aree protette


Le aree protette in Perù occupano oltre il 10% del territorio nazionale.

Parque nacionales - Parchi nazionali.
Parco nazionale Cerros de Amotape.
Parco nazionale Cutervo.
Parco nazionale del Huascarán.
Parco nazionale Manu.
Parco nazionale del Rio Abiseo.
Parco nazionale Tingo María.
Parco nazionale Yanachaga Chemillén.
Parco nazionale Bahuaja-Sonene.
Parco nazionale Cordillera Azul.
Parco nazionale Otishi.
Riservas nazionales - riserve nazionali.
Riserva nazionale Pampas Galeras-Bárbara D'Achille.
Riserva nazionale di Junín.
Riserva nazionale di Paracas.
Riserva nazionale Lomas de Lachay.
Riserva nazionale Titicaca.
Riserva nazionale Salinas y Aguada Blanca.
Riserva nazionale Calipuy.
Riserva nazionale Pacaya-Samiria.
Riserva nazionale Tambopata.
Riserva nazionale Allpahuayo Mishana.
santuarios nacionales - santuari nazionali.
Santuario Nacional Huayllay.
Santuario Nacional Calipuy.
Santuario Nacional Lagunas de Mejía.
Santuario Nacional Ampay.
Santuario Nacional Los Manglares de Tumbes.
Santuario Nacional Tabaconas-Namballe.
Santuario Nacional Megantoni.
santuarios históricos - santuari storici.
Santuario Histórico Chacamarca.
Santuario Histórico Pampa de Ayacucho.
Santuario Histórico Machu Picchu.
Santuario Histórico Bosque de Pomac.
reservas paisajísticas - riserve paesaggistiche.
Reserva Paisajística Nor Yauyos-Cochas.
zonas reservadas - zone riservate.
Zona Reservada Laquipampa.
Zona Reservada Pantanos de Villa.
Zona Reservada Tumbes.
Zona Reservada Algarrobal El Moro.
Zona Reservada Chancaybanos.
Zona Reservada Aymara Lupaca.
Zona Reservada Gueppi.
Zona Reservada Río Rimac.
Zona Reservada Santiago-Comaina.
Zona Reservada Alto Purus.
Zona Reservada Cordillera de Colan.
Zona Reservada Huayuash.
bosques de protección - foreste di protezione.
Bosque de protección A.B. Canal Nuevo Imperial.
Bosque de protección Puquio Santa Rosa.
Bosque de protección Pui Pui.
Bosque de protección San Matías-San Carlos.
Bosque de protección Pagaibamba.
Bosque de protección Alto Mayo.
reservas comunales - riserve comunali.
Reserva Comunal Yanesha.
Reserva Comunal El Sira.
Reserva Comunal Amarakaeri.
Reserva Comunal Ashaninka.
Reserva Comunal Matsiguenga.
cotos de caza - riserve di caccia.
Coto de caza El Angolo.
Coto de caza Sunchubamba.




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Siti naturali

Bosque Nacional de Tumbes
Cañón del Colca
Cañón del Cotahuasi
Chanchamayo
Coto de Caza El Angolo
Deserto di Sechura
Inca trail
Isla Amantani
Isla Suasi
Isla Lobos de Afuera
Isla Lobos de Tierra
Isla Taquile
Isole Ballestas
Lago Titicaca
Lago Sandoval
Laguna de Salinas
Penisola di Illescas
Penisola di Paracas
Tres Cruces
Valle de los Volcanes
Yarinacocha



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Cultura
Arte
Pittura e scultura

In pittura

Adrián de Alesio
Diego Quispe Tito
José Sabogal
Enrique Camino Brent
Camilo Blas

In scultura

Víctor Delfín

Patrimoni dell'umanità

Il Perù vanta un ricchissimo patrimonio storico e culturale di grande valore tanto che ben 12 siti peruviani sono stati inseriti nella Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO:

Città di Cusco (1983)
Complesso storico-religioso di Machu Picchu (1983)
Sito archeologico di Chavin (1985)
Parco nazionale del Huascarán (1985)
Zona archeologica di Chan Chan (1986)
Parco nazionale di Manu (1987)
Centro storico di Lima (1988-1991)
Parco nazionale del Rio Abiseo (1990-1992)
Linee e geoglifi di Nazca e della Pampas de Jumana (1994)
Centro storico della città di Arequipa (2000)
Città sacra di Caral (2009)
Qhapaq Ñan, sistema stradale andino (2014)

Letteratura

Tra gli scrittori celebri citiamo:
César Vallejo

In Prosa

Inca Garcilaso de la Vega
Mario Vargas Llosa
Alfredo Bryce Echenique

Alfredo Bryce Echenique

Julio Ramón Ribeyro
José María Arguedas
Abraham Valdelomar
Ciro Alegría
José Carlos Mariátegui
Jaime Bayly
Clemente Palma
Alberto Hidalgo
Manuel Scorza

In Poesia:

César Vallejo



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Musica

La musica peruviana, come il Perù stesso, ha come caratteristica principale il suo multiculturalismo. La musica è espressione di diversi gruppi etnici indigeni quali i quechuas (discendenti degli Incas), gli aymaras, i diversi gruppi amazzonici e le popolazioni immigranti arrivate dopo la colonizzazione, principalmente spagnoli, africani, cinesi, giapponesi, italiani, ecc.
Vaso rappresentativo di danza Mochica

La musica peruviana ha una storia millenaria. Infatti, trova le sue origini nelle popolazioni pre-incaiche, la civiltà Caral (3000 a.C.) e le evidenze più significative di strumenti musicali e danze popolari sono espressioni della civiltà mochica, del II secolo d.C.. Successivamente, la musica indigena peruviana regionali trova il suo massimo sviluppo nel periodo dell'Impero Inca (1200 d.C.). Con l'arrivo dei colonizzatori spagnoli inizia la fase di fusione interculturale con la cultura europea e successive con le diverse comunità straniere che arrivano nel periodi coloniale e repubblicano fino ai giorni d'oggi.

Attualmente ci sono diversi generi musicali che rispecchiano tale multiculturalità, tra cui il huayno[44] e le sue varianti regionali[45] [46] [47] [48][49] [50], el huaylas[51], los carnavales[52], los caporales[53], tinkus[54] e morenadas[55] nella zona andina del Perù; la marinera nortegna[56] e limegna[57],il tondero[58], i vals[59], le polkas[60], il festejo[61] e la cosiddetta musica "criolla"[62], nella zona della Costa peruviana; e la danze amazzoniche di origine indigena[63][64] [65] nella zona amazzonica del Paese.

Il Perù è culla di grandi cantanti lirici, di opera e di opera versatile.[66] Una delle figure principali fu la mitica Yma Sumac, una soprano versatile con grandi ranghi vocali.[67]

Luigi Alva 1927, è considerato il re dei tenori leggeri degli anni cinquanta e sessanta. Consacrandosi nella interpretazione di Paolino nel Matrimonio Secreto, nella Scala di Milano. Lavorando in poi con grandissimi direttori del mondo come: Herbert von Karajan, Leonard Bernstein e George Solti.
Luigi Alva

Un illustre e attuale cantante tenore di musica lirica è Juan Diego Flórez, da molti ritenuto degno erede del maestro Luciano Pavarotti.
Juan Diego Flórez

Da segnalare, nel campo della musica classica, la figura di Enrique Pinilla che, terminati gli studi in Spagna, fondò a Lima l'Escuela Superior de Cine y Televisión.

Altri generi musicali hanno grandi rappresentanti peruviani come la musica popolare leggera: La grande Chabuca Granda, popolarissima per il tema La flor de la canela e per i vals peruviani, Alicia Maguiña, Lucha Reyes, una delle personalità afro-peruviane più rilevanti nel panorama musicale del suo paese e la vincitrice del Grammy Awards Susana Baca.

Tuttavia, nelle popolazioni "popolari" di Lima Capitale è molto diffusa la Salsa, genere musicale originario degli abitanti dell'America Centrale e la Cumbia, di origine colombiano, la quale si è diversificata in diversi stili che vanno dalla cumbia nortegna di cui gruppi como "ll Grupo 5, Agua Marina, sono i maggiori esponenti; alla cumbia Amazzonica, detta "Salsa Selvatica", con gruppi come Los Mirlos; alla cumbia andina, espressione della fusione fra la cumbia e il Huayno, seguito inizialmente dalle popolazioni andine che migravano alla cità di Lima capitale, di cui artisti come Pintura Roja, Los Chapis o Chacalòn, sono i maggiori rappresentanti.

Altri generi musicali seguiti soprattutto dai "più giovani" sono il Reggaeton, il l'hip hop, la samba, il Merengue, l'afro-peruviano e il rock.

É da ricordare inoltre che il 31 ottobre di ogni anno si celebra in Perù il Día de la Canción Criolla (Giorno della Canzone Creola)
Scienza e tecnologia
Medicina

Nel XIX secolo si distinse la figura di Daniel Alcides Carrión (1857-1885), da cui prende il nome la Malattia di Carrion: il 5 ottobre, in Perù, in onore alla sua data di morte, viene celebrato il Giorno della medicina peruviana (Día de la medicina peruana)
Il Perù nello spazio

21 novembre 2013: viene lanciato PERÙ SAT - 1, il primo satellite peruviano



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Sport

La pratica dello sport in Perù risale all'epoca pre-Inca, poi continuata con la civiltà Inca. Con l'arrivo degli spagnoli in questo paese lo sport cambiò radicalmente, e gli eventi sportivi divennero quelli della tradizione europea. Più tardi, fu influenzato dalla ideologia americana per questioni di marketing[68].

La storia peruviana ai Giochi olimpici è piuttosto breve; il Perù ha vinto la sua prima e unica medaglia d'oro nel tiro a segno pistola libera con Edwin Vásquez Cam alle Olimpiadi di Londra del 1948[69]. Questo sport ha vinto tre delle quattro medaglie olimpiche del Perù in tutta la sua storia: nel 1948 con Francisco Boza, nel 1984 e nel 1992 con Juan Giha, questi ultimi due entrambi medaglie d'argento. L'altra medaglia d'argento vinta dal Perù alle Olimpiadi fu nella pallavolo, quando nel 1988 a Seul la squadra femminile, cedendo solo in finale 3-2 all'Unione Sovietica, fu la prima squadra sudamericana in questa disciplina a vincere una medaglia. Il team era composto da Luisa Cervera, Alejandra Di Guerra, Denisse Fajardo, Miriam Gallardo, Rosa Garcia, Sonia Heredia, Katherine Cornea, Natalia Malaga, Gabriela Pérez del Solar, Cecilia Tait, Gina Cenaida Torrealva e Uribe.
Calcio

Il calcio, lo sport più popolare al mondo, è il più praticato anche in Perù, come in tutto il Sudamerica. Il Campeonato Descentralizado è il più importante torneo nazionale, e la Nazionale di calcio del Perù ha avuto qualche spunto importante sulla scena mondiale nel passato. Ha partecipato alle finali della Coppa del Mondo cinque volte, la sua ultima apparizione è stata nell'edizione 2018, a distanza di 36 anni, dove è stata eliminata al primo turno da Francia e Danimarca. Il Perù ha vinto due volte la Coppa America, nel 1939 e nel 1975. A livello di club, nessuna squadra peruviana ha vinto la Coppa Libertadores: il Club Universitario de Deportes di Lima arrivò in finale nell'edizione del 1972 perdendo poi dall'Independiente, e lo Sporting Cristal perse la finale del 1997 col Cruzeiro.

L'unica squadra peruviana che ha vinto un titolo internazionale è il Cienciano, vincitore della Copa Sudamericana 2003 e della Recopa Sudamericana 2004.

Tra i calciatori peruviani ricordiamo Teófilo Cubillas, universalmente considerato il più grande calciatore peruviano di tutti i tempi.



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Tennis

Atleti peruviani noti per i risultati ottenuti nel proprio sport sono: il tennista Alex Olmedo, che nel 1959 arrivò in finale di tre tornei del Grand Slam, vincendo gli Open d'Australia e Wimbledon e perdendo gli US Open da Neale Fraser. Luis Horna, anch'esso tennista, vinse il torneo di doppio al Roland Garros nel 2008 assieme all'uruguaiano Pablo Cuevas, prima coppia sudamericana a riuscire nell'impresa.
Surf

Felipe Pomar e Sofía Mulánovich sono stati campioni del mondo di surf: Sofía Mulánovich, in particolare, è stata la prima surfista sudamericana a diventare Campione del mondo ottenendo un importante successo nell'ASP World Tour, nel 2004.
Pugilato

Anche il pugilato ha dato qualche soddisfazione ad atleti peruviani: Kina Malpartida è stata campionessa super-piuma della World Boxing Association, Alberto Rossel campione WBA dei pesi mosca.
Vela

Nella vela ricordiamo soprattutto l'importante affermazione di Alexander Zimmerman, campione del mondo della vela nella categoria Sunfish.
Giochi olimpici

La prima medaglia d'oro olimpica per il Perù fu vinta nel tiro a segno da Edwin Vásquez, ai Giochi olimpici di Londra 1948.
Altri sport
In altri sport, Edgar Prado vinse nel 2006 il Kentucky Derby, Antonina e Valentina Shevchenko campionesse del mondo di muay thai, Inés Melchor medaglia di bronzo ai Giochi Panamericani e primatista sudamericana nella maratona, Delfina Cuglievan campionessa del mondo di sci acquatico, e Miguel Sarria di kick boxing. E ancora Jimmy Eulert medaglia d'oro ai Giochi Paralimpici di Atlanta 1996 e Sydney 2000, Akio Tamashiro medaglia di bronzo ai mondiali di karate. Due peruviani hanno eccelso anche negli scacchi: Julio Granda Zúñiga, che si mise in luce nel 1980 quando a 14 anni vinse il mondiale under-14, e Emilio Córdova, il più giovane Grande Maestro peruviano, titolo che ottenne nel 2007 a soli sedici anni[70].



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Tradizioni
Gastronomia
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina peruviana.
Piatti tipici

Cavia (porcellino d'India) servita al forno, fritta o alla griglia
Ají de gallina
Papa a la huancaína
Causa a la limeña
Lomo saltado
Anticucho
Ceviche
Carapulcra
Pollo a la brasa

Festività e ricorrenze nazionali

1º gennaio - Capodanno[71]
marzo-aprile - Settimana santa: il pomeriggio del giovedì santo e il venerdì santo, oltre la domenica di Pasqua.[71]
1º maggio - Festa del lavoro[71]
29 giugno - San Pedro y San Pablo (SS. Pietro e Paolo)[71]
16 luglio - Virgen del Carmen[71]
28 luglio e 29 luglio - Fiestas Patrias (Indipendenza del Perù dalla Spagna, 1821)[71] e (29 luglio), in onore delle Forze Armate e della Polizia Nazionale del Perù
30 agosto - Santa Rosa de Lima[71]
8 ottobre - Battaglia di Angamos[71]
1º novembre - Ognissanti[71]
8 dicembre - Festa dell'Immacolata Concezione[71]
25 dicembre - Natale (Festa nazionale)[72][73]

Altre ricorrenze nazionali

5 ottobre: Día de la medicina peruana (Giorno della medicina peruviana), in onore alla data di morte dello studente di medicina Daniel Alcides Carrión (1857-1885). [74].



fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Per%C3%B9

 
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Generalità

Lo Stato corrisponde territorialmente alla sezione centrale della fascia andina, regione che fu matrice della civiltà incaica, di cui lo Stato attuale, benché ispanizzato, è a suo modo l'erede. Sulle alteterre andine il Perú assume i suoi caratteri più peculiari, ma il Paese comprende anche la fascia costiera e una sezione dei bassopiani amazzonici, coprendo una superficie molto estesa che ne fa una delle più vaste unità politiche dell'America Latina. I confini attuali corrispondono solo a grandi linee a quelli stabiliti nel 1824, quando ebbe effettivamente termine il dominio spagnolo; essi hanno subito infatti numerose rettifiche. Alla notevole estensione del Paese non corrisponde una popolazione molto elevata e ciò perché vaste sono le terre inabitabili, occupate da deserti, montagne e fitte foreste. Il Perú è forse il Paese sudamericano che meglio esprime opportunità e contraddizioni, valori storici e contrasti fisici, continuità culturale e instabilità politica. Una miscela complessa che lo proietta nel futuro per le potenzialità economiche ma che, nello stesso tempo, lo ancora al passato per la forte presenza di modelli di vita tradizionali. I segni dell'antico passato inca, testimoniato dai resti delle città come Machu Picchu, coesistono con quelli del passato recente, caratterizzato da forme di sfruttamento neocoloniale basato su un modello politico-economico centralizzato.




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Territorio: geografia umana. Il popolamento

Le caratteristiche territoriali hanno avuto un peso determinante negli sviluppi della geografia antropica del Perú. La ripartizione in fascia costiera, alteterre andine e pianure orientali rende ancora effettivamente difficile l'organizzazione unitaria dello spazio, la quale risente ancora di quella che era stata la lunga, complessa e a suo modo profonda opera di conquista e di valorizzazione delle popolazioni precolombiane. I primi centri di popolamento si ebbero già qualche millennio a. C. nella zona costiera dove trovarono le loro basi quelle culture, sedentarie, basate sull'agricoltura irrigua in ambiente tropicale, che poi si fissarono sull'altopiano. Qui il rapporto tra uomo e ambiente (un ambiente particolarissimo per la sua elevata altitudine e le sue condizioni climatiche) si realizzò in forme compiute con la cultura di Tiahuanaco, che insegnò non poche cose a quella che fu l'organizzazione unitaria degli Inca. Questa conobbe la sua maggior fioritura verso la metà del sec. XV, cioè non molto prima dell'arrivo dei conquistadores. Regime di tipo schiavistico, quello degli Inca assoggettò tutto il vasto spazio dall'Ecuador al Cile e trovò, attraverso le sue forme organizzative, la capacità di sfruttare e popolare le ostiche alteterre andine. Attraverso le comunità contadine, gli ayllu in particolare, fu possibile la valorizzazione agricola di tipo sedentario, arricchita da tecniche irrigue, e al tempo stesso la soggezione al potere imperiale e teocratico come fattore di unità della vasta regione. Quel dominio, percorso da strade, efficiente seppur non molto dinamico, ebbe il suo centro a Cusco (Cuzco) e i suoi capisaldi in cittadelle fortificate che non raggiunsero però mai il carattere di vere e proprie città. Ma esse furono i perni dell'organizzazione sedentaria, molto ben consolidata, se si pensa che gli spagnoli non l'abbandonarono e costruirono le loro città, come Cusco, sui centri che erano stati degli Inca. Ovviamente ciò si deve al fatto che gli spagnoli avevano bisogno della manodopera locale e la trovarono soprattutto sulle alteterre, dove l'utilizzarono nello sfruttamento minerario e nella conduzione delle haciendas che essi crearono nelle zone migliori, in particolare nelle vallate dove l'altitudine si attenua e dove le condizioni ambientali sono meno ostiche rispetto alle desolate superfici della puna. Inizialmente l'impiego della manodopera india, assunta coercitivamente, sfruttando le regole vigenti in epoca incaica (la mita), secondo le quali il contadino era obbligato a dedicare una parte dell'anno ai lavori richiesti dal potere imperiale, fu deleterio. L'organizzazione degli ayllu ne risentì e ciò contribuì, insieme allo sfruttamento spesso spietato degli indios nelle miniere, alla diminuzione della popolazione indigena. Questa però non fu contaminata o sostituita dai bianchi, che nelle Ande trovarono un ambiente a loro ostile, fatto che spiega l'alta percentuale di indios puri sulle alteterre; essi vivono in queste zone da secoli e sono quindi fisiologicamente sono ben adattati alle particolari condizioni imposte dall'altitudine elevata. Sulla Costa vi fu invece, sin dalle origini, quell'immissione di spagnoli e poi di altri stranieri che diede vita al meticciato predominante in questa parte del Paese, e caratteristico di Lima e degli altri maggiori centri. Lima, divenuta già nel sec. XVI il perno dell'organizzazione territoriale, aumentò progressivamente la sua popolazione, così come gli altri centri oasici e portuali della fascia costiera, che ospita la maggior parte della popolazione peruviana, mentre sino al 1950 erano le Ande che ne accoglievano di più (nel 1940 il 62,7%). Nel giro di vent'anni, dal 1940 al 1960, la popolazione andina è aumentata del 25%, mentre sulla costa si è accresciuta del 110%. È un antico processo di “scivolamento” che perdura perché continua a sussistere quella frattura tra Ande e Costa, tra mondo indio e il resto del Paese, che è poi il grande problema del Perú moderno. Complessivamente lenta e modesta è la valorizzazione delle terre orientali.




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Territorio: geografia umana. Immigrazione e sviluppo demografico

Dopo le decimazioni avvenute soprattutto agli inizi dell'epoca coloniale, anche per le malattie introdotte dai conquistadores (la popolazione india all'epoca dell'impero incaico è stata variamente valutata sui 6-7 e anche più milioni di ab.), gli sviluppi demografici del Paese hanno avuto i loro primi forti impulsi solo nel XX secolo: basti dire che nel 1850 vi erano nel Perú, secondo i dati del primo censimento, 2 milioni di ab., saliti a 2,7 milioni nel 1876. Il successivo censimento, effettuato solo nel 1940, dava una popolazione di oltre 7 milioni di abitanti. L'aumento negli ultimi decenni del Novecento è stato fortissimo, raggiungendo gli oltre 26 milioni censiti nel 2005. La crescita del XIX secolo fu dovuta in parte all'emigrazione europea (che ha avuto come protagonisti spagnoli, tedeschi, italiani ecc.) e asiatica (cinesi, giapponesi), sebbene non così forte come in altri Paesi latino-americani, e in parte alle migliorate condizioni igieniche, che hanno ridotto la mortalità infantile. Il coefficiente medio di accrescimento annuo tra il 1990 e il 1995 è stato del 2%, attestato cioè sul tipico valore sudamericano, sceso, come accaduto nei Paesi contigui, intorno all'1,1% nel periodo 2005-2010. Gli indicatori demografici descrivono tuttavia una situazione diversa rispetto ad altri Stati dell'America Latina, come Argentina, Brasile, Colombia, dove gli indici di natalità sono calati drasticamente. Il Perú si distingue infatti per gli alti tassi di natalità (20‰ nel 2012) accompagnati comunque da bassi tassi di mortalità (5,3‰ nel 2012), che rendono di fatto quella peruviana una popolazione giovane: circa il 30% ha meno di 15 anni. Ca. la metà della popolazione è rappresentata da indios, insediati quasi interamente sulle alteterre, seguiti dai meticci (31,9%), che popolano prevalentemente i centri costieri, dai creoli (12%), che rappresentano l'élite del Paese e vivono nelle città, e da piccole minoranze di neri o mulatti stanziati nelle zone costiere. Gli indios sono in prevalenza quechua (47%) mentre molto meno numerosa è la componente aymará (5,4%). La difesa delle comunità indigene e la salvaguardia delle antiche tradizioni locali si scontrano con le esigenze delle compagnie petrolifere che da anni sfruttano i giacimenti presenti nelle regioni settentrionali del Paese. La costituzione del 1993 ha abolito le norme che proteggevano i diritti delle comunità sulle terre da loro abitate rendendone di fatto più facile la privatizzazione. Più in generale gli indios hanno maggiori difficoltà di accesso ai servizi sanitari e educativi. Per quanto riguarda la distribuzione della popolazione, si può dire che essa dipenda sempre più dallo sviluppo dell'urbanesimo. Questo infatti è povero sulle Ande ed è invece vistoso sulla costa, dove Lima e l'intera area metropolitana, con i suoi oltre 10 milioni di ab., rappresenta una tipica metropoli sudamericana, la terza per numero di abitanti, che ospita da sola più di un terzo dell'intera popolazione peruviana. Il suo dipartimento ha una densità di 274 ab./km², undici volte superiore a quella della media nazionale (24 ab./km²). Sulle Ande le densità sono assai meno elevate; relativamente ben popolate sono le vallate che dalle Ande digradano verso la costa, specie a una certa altitudine, precisamente sui 2000 m. Anche sul lato opposto i 2000 m rappresentano un piano altitudinale popolato; più in basso si passa ai vuoti spazi del bassopiano, dove si hanno in media 1-4 ab./km². Al di fuori delle città, sull'altopiano la popolazione vive prevalentemente nel piccolo villaggio indio di pastori e contadini (qualche insediamento si spinge sino a 4000 m d'altitudine), costituito di piccole capanne di adobe, sovente al centro di un cortile. In certe zone ci sono piccoli nuclei sparsi, come nelle vallate occidentali. Qui, spesso, i villaggi sono sorti intorno alle vecchie haciendas fondate dagli encomenderos, i grandi proprietari terrieri creoli che hanno sovvertito, con il regime fondiario, la stessa distribuzione degli insediamenti nonché il paesaggio agrario originario. Vertici dell'organizzazione locale sono i centri che hanno i vari servizi sociali: la chiesa, il mercato, l'ambulatorio ecc. Nella zona costiera i centri d'oasi si circondano di nuclei e case sparse, secondo caratteristiche che si trovano bene espresse anche alla periferia di Lima. Nell'organizzazione territoriale hanno un ruolo fondamentale i capoluoghi di dipartimento; essi fungono da centri coordinatori di territori di dimensioni assai varie secondo le zone e taluni sono ormai città popolose, sedi di attività industriali. L'urbanesimo è ormai nel complesso sviluppato e in continuo aumento: la percentuale della popolazione urbana è pari al 75,6% del totale, contro il 47% circa degli anni Sessanta del Novecento. A partire dagli anni Ottanta si è verificato in particolare un esodo dalle aree rurali verso le periferie delle grandi città, specie della capitale, in seguito agli attacchi di Sendero Luminoso, solo una minima parte dei quali hanno fatto successivamente ritorno nelle proprie case. Il rapido accrescimento ha però interessato quasi esclusivamente le città costiere e soprattutto Lima, ormai saldata a Callao, il suo porto, e formata da un'estesa successione di barriadas che dal mare giungono fino ai primi rilievi. La città, che è stata una delle prime (1535) e più importanti fondate dai conquistadores nell'America Meridionale, ha ormai perduto nel suo centro i caratteri originari coloniali e ha assunto il volto anonimo delle città latino-americane. È comunque una metropoli attivissima, non solo per le sue funzioni di capitale ma anche per le sue attività economiche e industriali; essa ha promosso, oltre alla crescita di Callao, quella di altre località costiere, soprattutto balneari (San Miguel, Miraflores, ecc.). La capitale è vertice delle comunicazioni stradali e ferroviarie: è anche la città più vicina ai centri andini grazie alla ricordata ferrovia che sale al passo di Ticlio. Le altre città della Costa, oltre a Callao, sono Chimbote, Trujillo, Chiclayo, Piura, tutte a N della capitale; localizzate in zone pianeggianti, ben coltivate, si trovano allo sbocco delle valli andine. Trujillo e Chimbote sono porti assai attivi: quest'ultima, sede anche di un'industria siderurgica, è con Callao il principale porto di pesca del Perú. A S di Lima mancano località costiere di rilievo; Pisco e Mollendo, di modeste proporzioni, sono però importanti sbocchi marittimi di vasti e produttivi retroterra. Arequipa, il secondo centro del Paese, è situata all'interno a 2339 m d'altitudine e occupa una posizione particolare, fungendo da saldatura tra la Costa e le Ande. Sulle Ande il centro maggiore continua a essere Cusco, la capitale incaica; situata a 3399 m, raccorda la sezione meridionale dell'altopiano con quella centrale gravitante su Lima. Qui sorgono Huancayo, sede di attività agricole e industriali, e più a N Cerro de Pasco, antica e sempre importante città mineraria, mentre sulle Ande settentrionali è Cajamarca, ricca di vestigia dell'epoca coloniale. Sul versante orientale delle Ande mancano agglomerati di rilievo se si escludono Huánuco e Tingo María sulla via per Pucallpa, grosso centro in formazione sulla riva dell'Ucayali. Tra i rari centri urbani della regione amazzonica peruviana, Iquitos è di gran lunga il maggiore: sorge sulla riva sinistra del Rio delle Amazzoni a 3700 km dalla foce.




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Cultura: generalità

Il panorama culturale del Perú è uno dei più ricchi del Sudamerica, frutto di un'eredità straordinaria in termini architettonici, artistici, musicali e non solo, legata alle civiltà precolombiane, in primo luogo quella inca. Questo patrimonio si è integrato nei secoli con gli apporti esterni, in forme e misure diverse, ma con risultati altrettanto straordinari. A cominciare dalle lettere, in cui la tradizione spagnola ha determinato molte delle tendenze più prolifiche, grazie anche alla diffusione, sempre per merito dei conquistadores, di teatri, accademie e università. In questo quadro non può tuttavia essere taciuto il destino a cui gli stessi europei hanno costretto gli indios, relegati nelle foreste o sulle alture e oggetto di uno dei più feroci stermini della storia. Fortunatamente, soprattutto nel Novecento, la tradizione culturale indigena, in molti dei suoi aspetti (folcloristici, letterari, figurativi), ha beneficiato di processi di tutela e valorizzazione che ne hanno salvaguardato la sopravvivenza. Le arti figurative e l'architettura sono probabilmente l'ambito in cui la storia millenaria di questa terra (le testimonianze più remote sono databili al 7000 a. C.) continua a destare meraviglia; i capolavori che l'UNESCO ha inserito nella propria lista protetta ne sono chiara testimonianza: i “siti naturali e culturali” sono il Santuario storico di Machupicchu (1983) e il Parco Nazionale del Río Abiseo (1990, 1992); quelli esclusivamente culturali includono la Città vecchia di Cusco (1983), l'Area archeologica di Chavín (1985), la Zona archeologica di Chan Chan (1986, iscritto nella lista UNESCO ma pericolo), il Centro storico di Lima (1988, 1991), le Linee e geoglifi di Nazca e di Pampas di Jumana (1994) e il Centro storico della città di Arequipa (2000). Nel 2009 si è aggiunta la città sacra di Caral-Supe; nel 2014 è diventato patrimonio UNESCO anche il sistema inca di strade (Qhapac Ñan ) che percorre la catena andina. Di grande valore anche la produzione seguita alla conquista, con le chiese, le piazze, i palazzi in stile prima coloniale, poi barocco, mestizo (frutto dell'unione fra maniere europee e indigene), per arrivare alle figure e alle tecniche del modernismo e del post-modernismo; stili diffusi in tutto il Paese, anche se Lima, che è stata e continua a essere centro nevralgico di tutto ciò che accade in Perú, occupa un posto di preminenza.




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Cultura: tradizioni

Gli indios si sono mescolati, dopo la conquista spagnola, con i mediterranei, con i neri, con i mongoli e ne sono nati meticci, mulatti, injertos (incroci tra indios e mongoli), zambos (incroci tra indios e neri). All'antico culto del dio-Sole andò, con i conquistadores, sostituendosi il cristianesimo. Rimasero però isole di genti che non vennero a contatto con i conquistadores. Lungo la costa, le haciendas costituiscono dei piccoli mondi, nati intorno alla casa padronale, dove gli europei hanno influenzato, con i loro costumi, quelli degli indios. Sulla Sierra, invece, tutto è rimasto immobile. Le donne portano sottane lunghe, un cappello in testa (anche in casa) e il bambino sul dorso. Antichi costumi sopravvivono anche nella foresta amazzonica dove predominano due gruppi etnici che raramente si fondono. L'uno è formato da indios puri, l'altro da meticci. I primi vivono in maniera primitiva di caccia e pesca, in abitazioni di canne e legno su palafitte. I meticci vivono invece di commerci, si vestono spesso all'europea, ma portano anche il poncho. Gli indios vivono in tribù: in alcune uomini e donne hanno vesti (cushmas) e acconciature uguali. Portano capelli tagliati a scodella, con frangetta sulla fronte bassa. Le donne fabbricano vasi di argilla dalle decorazioni bellissime. Entrando verso l'interno, gli indios indossano sempre meno vestiti e si decorano di più con braccialetti, collane, tatuaggi. Magia e superstizione hanno gran posto nella vita degli indios e i brujos o stregoni hanno notevole autorità; feticci e amuleti sono tramandati di padre in figlio. La muda è una pratica ancora usata per difendersi dalle malattie, che consiste nel far passare il male dell'uomo a un animale che viene strofinato al malato. Celebratissime le feste del santo patrono, organizzate da un mayordomo eletto annualmente. Ovunque l'allegria è sostenuta da quantità enormi di chicha (bevanda ottenuta dalla fermentazione del mais) e di cañazo (ricavato dalla canna da zucchero). Piatto prediletto è il porcellino d'India. Le feste precolombiane coincidono oggi con quelle religiose. Tipica l'inti-raymi di Cusco assimilata al Corpus Domini, celebrata per ricordare la fine del raccolto. Al sacrificio di animali si è sostituita la processione con statue di santi. Le feste sono occasioni per indossare i costumi tradizionali. Famosa fra tutte la festa di Pisac, in cui tutti gli alcaldes dei paesi vicini rendono omaggio al prete. Nel mese di maggio in tutto il Perú vengono portate al piano le croci che coronano colline e monti. Si balla e si canta perché da sempre in Perú ogni festa è occasione di corride, canti e danze, vere e proprie pantomime: celebre la yavar, specie di parodia del combattimento dei tori. A Lima, dove si celebra in occasione del Natale la famosa festa de Los Reyes, sono diffusi svaghi di tipo europeo e, come nel resto del Perú modernizzato, sono popolari sport come pugilato e calcio. Popolari ancora i combattimenti dei galli; la crudele corrida tra condor e toro sopravvive in alcuni Paesi della Sierra meridionale. Questa lotta impari (la vittima è quasi sempre il toro) vuole simboleggiare la vittoria del Perú, delle sue forze naturali, sui conquistadores. Per abitudine antica gli indios amano riunirsi nei mercati. Famoso quello del sabato santo ad Ayacucho. Vi si ritrovano tutti i prodotti artigianali, coperte di vicuña (vigogna) tessute a mano, selle di cuoio, vasi, zucche lavorate, vestiti tessuti a mano. Ogni Paese ha i suoi colori e disegni; anche i cappelli sono diversi da Paese a Paese. Diversamente da altri Stati però, la vendita non è occasione di chiassose contrattazioni. La cucina peruviana è una sintesi di ricette indie, nere, europee. Il piatto più apprezzato è il cebiche, pesce crudo a pezzi marinato in succo di limone, arancia amara e ají (peperoncino rosso), ricoperto di cipolle crude e servito con contorno di pannocchie di granoturco lesse e patate dolci. Caratteristiche della cucina della costa le zuppe di gamberi e, nelle haciendas, la pachamanca, piatto di carni di manzo, castrato, capretto, polli e patate, cotte su pietre roventi calate in buche e ricoperte di foglie di banana. Tra i molti dolci presenti, si distinguono quelli fatti di pasta di mandorle. Diffusa fra gli indios è ancora la abitudine di masticare la coca per sopportare fatica e monotonia. Ogni due o tre ore la bola di coca viene sostituita e si ricomincia a masticare; nei testi antichi si parlava della cocada come di una vera e propria unità di tempo.




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Cultura: letteratura

Centro d'irradiazione della più ricca e suggestiva, forse, fra tutte le culture precolombiane, il Perú divenne dopo il 1543 il più colto e prospero vicereame dell'America ispanica. Emarginando sulle Ande e nella selva milioni di indios, nei nuovi centri urbani creati specialmente lungo la costa (a cominciare da Lima) trionfarono la lingua e la cultura, le istituzioni e i costumi spagnoli. Viceré aristocratici e spesso raffinati (o poeti, come Esquilache) vollero nella capitale l'Università (1551), molte scuole e collegi, tipografie (il primo stampatore fu l'italiano Antonio Ricardo; oltre 4000 furono le opere pubblicate in età coloniale), teatri pubblici (dal 1559 in poi), gazzette di notizie (dalla prima metà del sec. XVII), concorsi poetici, accademie, ecc. Moltissimi, quindi, gli scrittori ecclesiastici e laici, a cominciare dai cronisti e storici della Conquista (Pedro Cieza de León, A. de Zárate, Sarmiento de Gamboa, Jerez, ecc.); e persino troppi i poeti, ammiratori non solo dei massimi spagnoli, da Cervantes a Lope de Vega e a Calderón, ma anche di Ovidio e Dante, Ariosto e Tasso. A tanto fervore di produzione contribuirono i religiosi (specie per la storia e gli studi sulle lingue indigene) e meticci o indios puri come Juan Santa Cruz Pachacuti, Titu Cusi Yupanqui e il singolare Felipe Guamán Poma de Ayala (m. dopo il 1613), primo esaltatore della civiltà incaica. Il primo grande scrittore peruviano fu Garcilaso de la Vega detto el Inca, autore dei Comentarios Reales de los Incas e di La Florida, storia romanzata della conquista. Nel Seicento non vi fu un solo genere in auge nella madrepatria che non avesse immediato e largo successo in Perú: dalla lirica barocca (soprattutto con Juan de Espinosa Medrano, poeta in castigliano e in quechua e grande ammiratore di Góngora) alla satira quevedesca (Juan del Valle Caviedes, ca. 1652-ca. 1697); dal teatro (Pedro de Peralta Barnuevo; Espinosa, Ana Morillo, Valle Caviedes, ecc.) al poema eroico e religioso (Pedro de Oña, autore de El Arauco domado, vissuto in Perú anche se cileno; Diego de Hojeda autore di La Christíada) al racconto (Miscelánea Austral, di Diego Dávalos, 1602) al sainete satirico-popolare (F. del Castillo, J. de Monforte), ecc. Nel Settecento penetrò il pensiero illuministico, culminante nella figura di Pablo de Olavide, famoso anche in Spagna, e nel singolare Lazarillo de ciegos caminantes (1775 o 1776), nonché in una nuova fioritura del teatro e della poesia satirica e popolare, al tempo del viceré Amat e della celebre attrice Micaela Villegas, detta la Perricholi. Agli inizi del sec. XIX, un delicato poeta d'amore, il meticcio Mariano Melgar (1791-1815), fucilato dagli spagnoli a ventiquattro anni, aprì la via, con i suoi preromantici Yaravíes, alla rinascita della lirica indigenista. Poco dopo, l'indipendenza politica e gli influssi romantici aprirono nuovi orizzonti alla poesia, alla storia, alla pubblicistica e al teatro del Paese. Il Perú non ebbe grandi poeti romantici: Manuel N. Corpancho (1830-1863), José A. Márquez (1831-1903), Clemente Althaus, Luis B. Cisneros (1837-1904) e Carlos A. Salaverry (1830-1891), che fu il più originale (Diamantes y perlas, 1869; Albores y destellos, 1871, e il poema filosofico Misterios de la tumba, 1883), furono lirici mediocri. Ebbe invece scrittori satirici di rilievo sia nella poesia sia nel teatro, come Felipe Pardo y Aliaga e Manuel Ascensio Segura; oltre ad altri di secondo piano, tra cui Manuel A. Fuentes (1820-1889), detto el Murciélago (il Pipistrello) dal giornale satirico da lui diretto, e Pedro Paz Soldán Unanúo (1839-1895), poligrafo infaticabile, e, soprattutto, un grande prosatore, Ricardo Palma, le cui Tradiciones peruanas (1872-1919), ampia serie di scene storico-ironiche sul Perú coloniale, restano un testo esemplare e godibilissimo, di inconfondibile cifra stilistica. Anche la narrativa in senso stretto fu coltivata con buoni esiti: Aves sin nido (1889) di Clorinda Matto de Turner fu uno dei primi romanzi realistici e indigenisti pubblicati in America. Saggisti e polemisti pugnaci furono infine Bartolomé Herrera (1808-1864) e Francisco Vigil (1792-1875). Verso la fine del secolo apparve una figura d'eccezione, che aprì una nuova era: Manuel González Prada pubblicista, politico, poeta ed educatore di idee nuove e audaci (Páginas libres, 1894, raccoglie i suoi saggi più rappresentativi). Un rinnovamento poetico fu portato dal modernismo, grazie specialmente a José Santos Chocano e a José M. Eguren, ma anche a José Gálvez (1885-1957), Leónidas E. Yerovi (1881-1917), Abraham Valdelomar (1888-1919), maestro della generazione successiva con la sua rivista Colonida, ed Enrique Bustamante (1884-1936). Il modernismo ebbe una forte influenza anche su originali saggisti e narratori quali Enrique López Albújar (1872-1965) e Ventura García Calderón (1887-1959); e su storici e critici di valore quali Mariano F. Paz Soldán e José de la Riva Agüero. Un posto a sé occupa il politico e saggista José Carlos Mariátegui (1895-1930), animatore di varie iniziative culturali e autore dell'importante Siete ensayos de interpretación de la realidad peruana (1928). Numerosi e delle più varie tendenze sono i poeti del Novecento, tra cui emergono Alberto Guillén (1897-1935), il futurista Alberto Hidalgo (1897-1967), César Vallejo, unanimemente riconosciuto come uno dei maggiori dell'America Latina. L'influenza di Vallejo sulla poesia ispanoamericana fu fortissima anche negli anni a venire. La generazione surrealista, qui capeggiata da Martín Adán, Carlos Germán Belli (n. 1927), Francisco Bendezú (n. 1928-2004), mediò da lui, rinnovandole sul piano stilistico, tematiche e inquietudini. Tra i rappresentanti della corrente surrealista meritano menzione anche César Moro (1903-1956), che scrisse sia in francese sia in castigliano, e Emilio Adolfo Westphalen (1911-2001), amante del “flusso di coscienza” dominato, però, da un severo stile formale. A questi sperimentalismi si legò, tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento, una feconda assimilazione di esperienze poetiche di matrice europea (Pound, Brecht, Eliot, Pessoa ecc.), con interessanti riscontri in César Calvo (1940-2000), Rodolfo Hinostroza (n. 1941), Antonio Cisneros (n. 1942), Julio Ortega (n. 1942), Jorge Eduardo Eielson (1924-2006), molto vicino alle liriche di Rilke e Rimbaud, Washington Delgado (1927-2003). Sul finire degli anni Settanta si delineano o operano attivamente movimenti (Hora Zero, Estaciones reunidas, Grupo Gleba ecc.), più o meno aggressivi, che da diversa prospettiva propongono sperimentazioni e nuovi moduli lirici, e sopravanza, come non di rado è avvenuto nei Paesi del continente sudamericano, una generazione poetica al femminile, con eccellenze nelle opere di María Emilia Cornejo, Mariela Dreyfus, Carmen Ollé, Blanca Varela. È però soprattutto in ambito narrativo che si sono meglio espresse le potenzialità della letteratura peruviana. Il numero degli autori, che si differenziano per tematiche e stile, è molto vasto. Contributi di un certo rilievo sono stati offerti da José Díez Canseco (1905-1949), Ciro Alegría e José María Arguedas, interpreti, questi ultimi, di una letteratura dal carattere indigenista, Manuel Scorza, Enrique Congrains Martín, Oswaldo Reinoso, che prediligono il mondo giovanile, Miguel Gutiérrez e Mario Bellatín y Laura Riesco. Un cenno, se non altro per il successo editoriale che ha rappresentato, lo merita Carlos Castaneda, antropologo e controverso autore di romanzi-saggi di stampo “new age” su ricerca del benessere e allargamento delle possibilità percettive della coscienza (fra i suoi best-seller A scuola dallo stregone, Una via yaqui alla conoscenza, L’isola del Tonal). Tra i nomi più rilevanti della prosa peruviana ci sono quelli di Julio Ramón Ribeyro (1929-1994), Alfredo Bryce Echenique, Mario Vargas Llosa, forse, tra gli scrittori ispano-americani, il più famoso e tradotto in tutto il mondo insieme a Isabelle Allende, e Harry Belevan (n. 1945). Da segnalare anche gli studiosi della cultura quechua (tra cui J. Basadre e Lara), che riportano pazientemente alla luce le superstiti tracce della letteratura incaica (nel Settecento era già stato rappresentato il drammaOllantay), e l'opera teorica di altri linguisti come Mario Montalbetti (n. 1953), noto peraltro anche per le sue raccolte poetiche.




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Cultura: arte. Le origini

Solo a partire dagli anni Trenta del sec. XX si è proceduto a uno studio metodico di tutti i reperti peruviani, da parte di illustri archeologi americani, come W. C. Bennett, che hanno stabilito sequenze cronologiche accurate, sulla base di precise ricerche stratigrafiche. In Perú i reperti più antichi appartengono alla civiltà di Paracas e risalgono al 7000-6500 a. C. Però solo nel sec. XIV a. C. iniziarono i primi veri stili ceramici, cioè Ancón e Paracas Cavernas, e bisogna ancora attendere il sec. XIII a. C. per vedere sorgere nella parte montana del Perú la cultura protostorica di Chavín de Huantar, sfociata più tardi sulla costa con la ceramica Cupisnique (ca. 800 a. C.). Nell'ultima fase del Periodo Formativo cominciarono ad assumere importanza le civiltà delle valli costiere (sec. III a. C.-sec. II d. C.), con gli stili ceramici della Valle del Virú, di Paracas Necropolis e di Recuay (Valle del Santa). Del Periodo Classico (200-1000 d. C.) si conoscono soprattutto le civiltà della costa peruviana. È un periodo ricco, in cui sorgono le prime città in adobe con edifici pubblici (templi, palazzi, ecc.). Sono molto note la bellicosa civiltà Mochica (Costa settentrionale), la raffinata cultura Nazca (Costa meridionale), il santuario di Pachacamac (Valle del Lurín) e Cajamarquilla (Valle del Rimac). Nel Periodo Postclassico (1000-1532) gli stili artistici si diffusero prepotentemente con conquiste militari. Sulla costa settentrionale fu particolarmente importante il regno del Chimú e su quella meridionale il regno dei Chincha. Ma la civiltà di gran lunga più famosa fu senza dubbio quella degli Inca, che ebbe come centro di espansione la Valle di Cuzco e che fu poi letteralmente spazzata via dai conquistadores spagnoli. Uno straordinario esempio di architettura incaica è tuttora visibile nei resti della città di Machupicchu.




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Cultura: arte. Dalla colonizzazione all'età contemporanea

La prima fase della colonizzazione spagnola vide la fondazione di nuove città, prima fra tutte Lima, o la trasformazione di centri già esistenti, come Callao; nelle località di nuova fondazione prevalse in genere una pianificazione urbana di tipo geometrico. L'architettura del sec. XVI appare ispirata per lo più a modi rinascimentali, vicini ai motivi dello stile mudéjar e del plateresco. Esempi si ritrovano ad Ayacucho, in località del Perú sudorientale, in ville vicereali. I due motivi di maggiore interesse sono, da un lato, l'impiego di particolari tecniche costruttive legate all'instabilità tellurica del Paese, dall'altro, l'influsso delle maestranze locali nella decorazione. Già nella seconda metà del sec. XVI venne sviluppandosi un'attiva scuola pittorica locale, sulla quale esercitarono evidenti influssi artisti spagnoli attivi per qualche tempo in Perú, come Diego de Mora e Juan de Illescas. Il Seicento fu un secolo di grande rigoglio artistico. Il gusto barocco dette il via alla costruzione di una serie di notevoli edifici religiosi (S. Agostino a Lima; duomo di Cuzco). Non mancano, in alcuni casi, come nella cattedrale di Puno, evidenti influssi del gusto indigeno. La presenza nel Paese di numerosi artisti sivigliani esercitò un influsso determinante sulla scultura locale; pochi però sono gli artisti noti. Oltre all'esuberante decorazione delle chiese, furono diffuse le immagini sacre e le statue policrome, di forme eleganti, modellate su quelle ispano-meridionali. Fra i maestri più attivi si ricordano gli spagnoli Martínez Montañés e Pedro Noguera, mentre assai notevole a Lima fu l'opera di Antonio de Rivas (fontana di Plaza de Armas, 1650). Importante anche l'attività della scuola di Cuzco, di gusto realistico. Ancora a Cuzco venne sviluppandosi un'interessantissima scuola pittorica indigena, alla quale, nel corso di due secoli, si devono ca. 10.000 dipinti; essa mostra un particolare accostamento a motivi della pittura religiosa medievale europea. Nel resto del Perú i pittori si mossero in genere sulla scia di Zurbarán e Murillo (al primo sono attribuiti alcuni quadri in S. Francesco a Lima). Fra gli artisti più notevoli, quasi tutti attivi a Lima, sono Angelino Medoro, M. Pérez di Alesio, Basilio Pacheco. Assai viva fu anche nel sec. XVIII l'attività architettonica, che vide svilupparsi i motivi di un barocco evolventesi sempre più verso il rococò (S. Domenico a Lima), trasformazione cui non furono estranei gli influssi culturali francesi, mentre tipicamente locali sono il gusto fantasioso degli altari e l'eleganza dei porticati e dei chiostri dei conventi. La scultura del Settecento ha il suo maggiore esponente in Baltasar Gavilán (ritratti, sculture lignee), mentre caratteristica è la produzione dei cori e dei mobili di sacrestia, dai motivi fantasiosi e piacevoli. Nella pittura appaiono evidenti, specie nella seconda metà del secolo, gli influssi del nuovo gusto europeo, in artisti come Martín Torres e J. Gil de Castro, che per primo venne sostituendo ai modi spagnoli quelli di derivazione francese. Col sec. XIX e la proclamazione dell'indipendenza vennero formandosi, nel campo delle varie arti, due tendenze fondamentali: l'una mirava a rifarsi a motivi europei, in specie francesi, come reazione al tradizionalismo cattolico-spagnolo; l'altra cercava di recuperare la tradizione indigena. Questi due temi di fondo costituiscono tuttora le principali componenti della cultura artistica peruviana. L'architettura del XIX secolo ha visto una forte presenza di motivi neoclassici o eclettici di derivazione europea, con la costruzione di poderosi edifici pubblici; mentre intorno alla metà del Novecento Lima si è trasformata in una sorta di “città-giardino”, con realizzazioni di architetti (L. Miró Quesada Garland) aggiornati sulle varie correnti contemporanee. Nella pittura personalità di qualche rilievo sono, nel XIX secolo, Ignacio Merino, Francisco Laso e Luis Montero. Nel XX secolo uno degli eventi più importanti per lo sviluppo delle arti figurative in Perú è stata la fondazione della Scuola Nazionale di Belle Arti (1918), divenuta in breve tempo istituzione di riferimento per movimenti e artisti di tutto il Paese. Tra i protagonisti che nella prima metà del secolo legano il proprio nome alla scuola: Daniel Hernández (1856-1932), Manuel Piqueras Cotolí (1886-1937), José Sabogal (1888-1956). Sul versante della scultura questi sono gli anni di Ismael Pozo, Luis Agurto, Artemio Ocaña. Nella seconda parte del XX secolo la corrente più viva è rappresentata da artisti (in specie Ricardo Grau e Macedonio de la Torre) che tentano di inserire la pittura peruviana nel contesto internazionale, sottraendola alle polemiche fra gli “europeizzanti” e i fautori del ritorno alla tradizione indigena (T. Castillo, J. Reinoso, M. Urteaga ecc.). A questi si affiancano gli esponenti dell'astrattismo, Jorge Eduardo Eielson (notevole anche la sua produzione poetica), Joaquín Roca Rey (1923-2004), Emilio Rodríguez Larraín e Fernando de Szyszlo; delle avanguardie come la pop art e la op art, Luis Arias Vera, Jesús Ruiz Durand, Luis Zevallos Hetzel. Alla parentesi di chiusura internazionale legata alla dittatura è seguita una rinascita delle arti plastiche e figurative. Nuovi artisti, nuove tecniche, nuove influenze (da Europa, USA, Asia) sono alla base delle opere e delle installazioni delle generazioni più giovani. Innovazioni e scenari promossi e aperti anche grazie alla nascita della Biennale Iberoamericana di Lima, appuntamento di rilievo continentale per tutta l'arte contemporanea del Sudamerica.




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