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| Nei momenti più critici o di transizione della storia nazionale, il Piemonte diede importanti contributi come "laboratorio" politico e sociale, con gli scioperi operai nelle guerre mondiali (nel 1917 e nel 1943), le esperienze torinesi di Gramsci e Piero Gobetti (anni venti), l'intensa partecipazione alla Resistenza (1943-1945), l'industrialismo innovativo di Adriano Olivetti (anni cinquanta), la stagione di lotte dell'autunno caldo (1969).
Imponente fu l'industrializzazione della regione, che dalla struttura agraria tradizionale del regno sabaudo, fondata sull'egemonia dei ceti burocratici e militari e dell'aristocrazia fondiaria, seppe avviare, a partire dall'età cavouriana (1852-1861), un rapido processo di modernizzazione fino a diventare, all'inizio del Novecento, un'area rilevante del triangolo industriale che trainò il decollo economico italiano.
Non mancarono, nel rapido sviluppo, gli squilibri soprattutto territoriali tra l'area del Torinese, sede principale dell'industrializzazione, e l'economia ancora prevalentemente rurale del resto della Patria Cita (così come l'autore torinese Armando Mottura definì il Piemonte nella celebre e omonima poesia del 1959).
Il tessuto economico, in cui ebbe un posto preponderante la FIAT, attrasse negli anni cinquanta e sessanta un grande flusso migratorio dal Veneto a dal meridione, che provocò profonde trasformazioni sociali e culturali.
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