IL FARO DEI SOGNI

❤️Amore Animale❤️

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DOVE VANNO I GATTI QUANDO MUOIONO? (favola di G. Rodari)

Mamma, ma i gatti dove vanno quando muoiono?

I gatti quando muoiono vanno nel paradiso delle crocchette che è un posto scoppiettante. Hai presente quelle macchine che al cinema fanno i pop corn?

Si, quelli che si mangiano e sembrano nuvole?

Esatto, proprio quelli. I gatti vanno in un posto in cima alle nuvole dove scoppiettano crocchette puzzolenti che però a loro sembrano profumatissime e gli fanno venire l’acquolina in bocca. Dalle nuvole escono le loro crocchette preferite e loro saltellano tutti insieme. E poi questo paradiso è pieno di gomitoli di lana che ai gatti piacciono molto, così ci giocano un sacco e fanno le fusa. Il paradiso delle crocchette è un posto pieno di fusa. Loro pensano ai loro amici umani e fanno tante, tante fusa d’amore.

Si, e poi un giorno prendono una nuvola con le zampette e la aprono come fosse una valigia. Le nuvole sono le valigie, nel paradiso dei gatti. Ci mettono dentro dei pezzettini di cielo che hanno ritagliato con-le-forbici-dei-piccoli-per-fare-i-collage e di notte partono.

E dove vanno la notte?

Di notte loro vanno a trovare i loro amici umani. Scendono le nuvole scala e si infilano dalla finestra, mentre i bambini e gli altri umani che li hanno amati dormono. Prima, se hanno degli amici animali, come per esempio le tartarughe che a me stanno molto simpatiche, vanno a salutare gli amici animali perché parlano la stessa lingua e poi si infilano in casa. Vanno a dormire in mezzo ai loro amici umani, oppure fanno delle piccole birichinate così quando loro si svegliano, si accorgono che è passato il gatto che adesso vive nel paradiso delle crocchette.

Si, e secondo me dormono a siluro tra le gambe dei loro amici umani.
Si, passano lì con la loro valigia e lasciano sparsi per casa dei pezzettini di cielo. In cambio sai cosa prendono?

No, non lo so. Cosa prendono?

Prendono l’amore e i bei ricordi insieme ai loro amici umani, li mettono nella valigia nuvola e se li portano nel paradiso delle crocchette.

E perché?

Perché così quando vanno nella “fuseria” che è il posto delle nuvole dove fanno le fusa, tirano fuori i ricordi di amore dei loro umani e possono fare le fusa pensando a loro.

E noi possiamo pensare ai nostri amici animali che hanno lasciato pezzettini di cielo nelle nostre vite umane.
 
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L'ultima, ironia della sorte, è diventata anche molto attuale in questi giorni, avendo sentito la cronaca ultima di quel ragazzo runner attaccato ed ucciso da un orso, e confermata dicono dall'autopsia, probabilmente un esemplare di Bruno europeo che gli è stato permesso insieme ad altri suoi simili di ripopolare sul territorio trentino.
Immaginando e ragionando meglio, diciamocela tutta la verità: Gli animali non attaccano l'uomo di loro iniziativa finchè forse non si sentano "infastiditi" o "minacciati" nei loro "territori".
Finchè mantieni una certa BUONA distanza, non credo che un orso "attacchi a vista".
Se il runner si stava allenando per i cavoli suoi, comunque secondo me era consapevole di dove e quando passare attraverso quel territorio montuoso e boschivo.
Il tizio, anche nella sua attività quotidiana e sportiva, aveva il suo buon bagaglio di esperienza che avrebbe dovuto tenerlo sufficientemente lontano, di passaggio da quei territori dove poteva avvistare ed incontrare certi animali.

Ogni qual volta su certi episodi, non finisce mai il vizio di noi umani a dare una "colpa" agli animali, come se fossero a prescindere "incattiviti" contro di noi.
Le scuse non reggono più; poi posso anche immaginarmi il dolore dei familiari di questo ragazzo, che per carità non meritava di morire così.
Non c'è bisogno, e tutte le volte di "dover" trovare la scusante per abbattere l'animale in questione, ripeto, come se avesse commesso "consapevolmente" un reato, sappiamo benissimo che gli animali un po tutti agiscono prevalentemente per istinto, più per paura e per difesa.

Rimaniamo sempre noi umani, i predatori più pericolosi. A rovinare il nostro pianeta distruggendo fauna e flora...

Come quando, appunto, ci troviamo in montagna per fare una escursione, e avendo anche imparato ad ascoltare gli avvertimenti di chi sa come muoversi correttamente in quel territorio, ci dice ad esempio di non allungare troppo le mani su rocce e massi soprattutto esposte al sole, magari in prossimità di boscaglie e corsi d'acqua, dove durante il giorno possono annidarsi delle vipere. E noi invece facciamo come ci pare, da un orecchio entra e dall'altro esce, a nostro rischio e pericolo. Magari non sarà stato il caso di questo runner, ma ribadisco, secondo me quest'orso non avrebbe attaccato (a vista?) se il tizio si fosse mantenuto sufficientemente a distanza di certe zone boschive.

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CITAZIONE (-=ROY=- @ 10/4/2023, 09:52) 
L'ultima, ironia della sorte, è diventata anche molto attuale in questi giorni, avendo sentito la cronaca ultima di quel ragazzo runner attaccato ed ucciso da un orso, e confermata dicono dall'autopsia, probabilmente un esemplare di Bruno europeo che gli è stato permesso insieme ad altri suoi simili di ripopolare sul territorio trentino.
Immaginando e ragionando meglio, diciamocela tutta la verità: Gli animali non attaccano l'uomo di loro iniziativa finchè forse non si sentano "infastiditi" o "minacciati" nei loro "territori".
Finchè mantieni una certa BUONA distanza, non credo che un orso "attacchi a vista".
Se il runner si stava allenando per i cavoli suoi, comunque secondo me era consapevole di dove e quando passare attraverso quel territorio montuoso e boschivo.
Il tizio, anche nella sua attività quotidiana e sportiva, aveva il suo buon bagaglio di esperienza che avrebbe dovuto tenerlo sufficientemente lontano, di passaggio da quei territori dove poteva avvistare ed incontrare certi animali.

Ogni qual volta su certi episodi, non finisce mai il vizio di noi umani a dare una "colpa" agli animali, come se fossero a prescindere "incattiviti" contro di noi.
Le scuse non reggono più; poi posso anche immaginarmi il dolore dei familiari di questo ragazzo, che per carità non meritava di morire così.
Non c'è bisogno, e tutte le volte di "dover" trovare la scusante per abbattere l'animale in questione, ripeto, come se avesse commesso "consapevolmente" un reato, sappiamo benissimo che gli animali un po tutti agiscono prevalentemente per istinto, più per paura e per difesa.

Rimaniamo sempre noi umani, i predatori più pericolosi. A rovinare il nostro pianeta distruggendo fauna e flora...

Come quando, appunto, ci troviamo in montagna per fare una escursione, e avendo anche imparato ad ascoltare gli avvertimenti di chi sa come muoversi correttamente in quel territorio, ci dice ad esempio di non allungare troppo le mani su rocce e massi soprattutto esposte al sole, magari in prossimità di boscaglie e corsi d'acqua, dove durante il giorno possono annidarsi delle vipere. E noi invece facciamo come ci pare, da un orecchio entra e dall'altro esce, a nostro rischio e pericolo. Magari non sarà stato il caso di questo runner, ma ribadisco, secondo me quest'orso non avrebbe attaccato (a vista?) se il tizio si fosse mantenuto sufficientemente a distanza di certe zone boschive.

imho

Concordo parola per parola,virgole comprese,aggiungo che tutto questo è frutto della megalomania dell'umano convinto di poter essere in grado di modificare i piani dell'onnipotente natura.

 
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