IL FARO DEI SOGNI

Stati Uniti d'America

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Università

La più antica istituzione universitaria degli Stati Uniti d'America risale all'8 settembre 1636 con la fondazione dell'Università di Harvard, che prende il nome da un suo benefattore inglese, il pastore protestante John Harvard. Oggi questa università privata è una delle più prestigiose a livello internazionale.



Sistema sanitario degli Stati Uniti d'America

Per sistema sanitario degli Stati Uniti d'America s'intende l'apparato, prevalentemente in mano privata, atto alla cura e all'assistenza sanitaria della popolazione civile degli Stati Uniti d'America.

I programmi assistenziali pubblici sono Medicare e Medicaid. Medicare è il programma nazionale di assistenza agli anziani (ultrasessantacinquenni), universalistico, in quanto indipendente dal reddito. Medicaid è un programma gestito dai singoli Stati (con un contributo federale che copre il 60% delle spese) e rivolto ad alcune fasce di popolazione a basso reddito (famiglie con bambini, donne in gravidanza, anziani e disabili).

Benché le prime proposte per un sistema sanitario misto pubblico-privato risalgano a Franklin Delano Roosevelt (ma che, tuttavia, non passarono per l'opposizione della lobby medica), l'introduzione di un sistema di copertura universalistico, almeno negli scopi, per una gran parte di popolazione, risale alle riforme di Lyndon B. Johnson, rimaste intatte fino al recente ampliamento voluto da Barack Obama.

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Bandiera

La Bandiera degli Stati Uniti d'America, in inglese conosciuta come Stars and Stripes ("Stelle e Strisce") Stati Uniti, è composta da tredici strisce rosse orizzontali su sfondo bianco, che rappresentano le tredici colonie inglesi che si ribellarono e con la Rivoluzione Americana diedero vita agli Stati Uniti e un riquadro di 50 stelle bianche su sfondo blu, che rappresentano gli Stati che formano gli USA (48 più l'Alaska e le Hawaii).
Politica
Politica interna
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Diritti umani negli Stati Uniti d'America e Razzismo negli Stati Uniti d'America.
Politica estera
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Barriera di separazione tra Stati Uniti d'America e Messico.

Gli Stati Uniti esercitano a livello globale una grande influenza economica, politica e militare. Sono membro permanente delle Nazioni Uniti e del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la città di New York ospita la sede dell'ONU. Quasi tutti i Paesi hanno ambasciate a Washington e numerosi consolati sono presenti in tutto il Paese. Allo stesso modo quasi tutte le nazioni ospitano missioni diplomatiche statunitensi, ma Iran, Corea del Nord, Bhutan, Sudan e Taiwan non hanno formali relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti.

Gli uomini del governo degli Stati Uniti percepiscono le minacce poste dai governanti di alcuni di questi Stati come una giustificazione per le proprie iniziative militari e di politica estera, come nel caso dei programmi per il missile anti-balistico, iniziative fondate sul timore che questi Stati non sarebbero (nell'infausta ipotesi di aggressione) dissuasi dalla cosiddetta distruzione mutua assicurata. Di conseguenza si giustifica l'adozione nei confronti di questi Stati di misure di difesa preventiva,[97] regolamentata dalla Strategia di difesa nazionale (National Defense Strategy).[98][99]

Gli Stati Uniti godono di un rapporto speciale con il Regno Unito e mantengono forti legami con Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Israele, e tutti i membri della NATO. Lavorano inoltre a stretto contatto con i vicini continentali tramite l'Organizzazione degli Stati americani e accordi di libero scambio come il NAFTA con Canada e Messico. Nel 2005 gli Stati Uniti hanno speso 27 miliardi di dollari in aiuti pubblici allo sviluppo, il maggior Paese contributore del mondo. Tuttavia relativamente al reddito interno lordo gli Stati Uniti contribuiscono con il 0,22%, classificandosi al ventesimo posto tra i ventidue principali Stati donatori.

Enti non governativi come fondazioni private, imprese e istituzioni religiose donano 96 miliardi di dollari e il totale complessivo sale così a 123 miliardi di $, il settimo in percentuale del reddito interno lordo.[100] Sotto il profilo politico ed economico gli Stati Uniti sono stati tacciati di imperialismo culturale verso i paesi latino-americani e secondo alcuni verso l'intero mondo occidentale a partire dall'Ottocento (vedi imperialismo americano).
Politica economica
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Economia degli Stati Uniti.
Sezione vuota

Questa sezione sugli argomenti politica e economia è ancora vuota. Aiutaci a scriverla!

La politica economica degli Stati Uniti è caratterizzata da un alternarsi di ricette liberiste, neo-liberiste e progressiste, in relazione al presidente in carica e alla contingenza geo-politica.



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Letteratura

I primi scrittori popolari a livello internazionale negli Stati Uniti sono stati Washington Irving con il racconto La leggenda di Sleepy Hollow (1819) e James Fenimore Cooper con L'ultimo dei Mohicani (1826) nel XIX secolo. Hanno dipinto un paesaggio letterario statunitense pieno di umorismo e avventura. A questi autori sono seguiti Nathaniel Hawthorne, Edgar Allan Poe, Herman Melville, celebre autore di Moby Dick (1851), Ralph Waldo Emerson, Henry Wadsworth Longfellow e Henry David Thoreau, che hanno stabilito una voce letteraria distintiva statunitense nella metà del XIX secolo. E ancora è da ricordare Louisa May Alcott, nota autrice di Piccole donne (1868).

Mark Twain, Henry James e il poeta Walt Whitman erano figure importanti nella seconda metà del secolo, mentre Emily Dickinson, praticamente sconosciuta durante la sua vita, sarebbe stata riconosciuta come un altro poeta essenziale degli Stati Uniti. Undici cittadini statunitensi hanno vinto il premio Nobel per la letteratura, tra cui John Steinbeck, William Faulkner, Eugene O'Neill, Pearl S. Buck, T.S. Eliot e Sinclair Lewis. Il premio Nobel del 1954 Ernest Hemingway è spesso indicato come uno degli scrittori più influenti del ventesimo secolo.

Opere che hanno catturato gli aspetti fondamentali dell'esperienza nazionale e il carattere statunitense sono Moby Dick (1851) di Melville, Le avventure di Huckleberry Finn (1885) di Twain e Il grande Gatsby (1925) di Francis Scott Fitzgerald, ognuno dei quali reputato grande romanzo statunitense. Generi letterari popolari come il romanzo poliziesco sono stati sviluppati negli Stati Uniti. Altri romanzi, come Sulla strada (On the road) di Jack Kerouac, hanno ispirato intere generazioni.

Noti romanzi della letteratura statunitense moderna con successo internazionale sono la saga vampiresca di Twilight (di Stephenie Meyer) e la trilogia di Hunger Games (di Suzanne Collins), da cui in entrambi i casi sono stati tratti dei lungometraggi. E ancora da ricordare la poesia confessionale, cui importanti esponenti furono Sylvia Plath e Anne Sexton.

Tra le scrittrici afroamericane di fantascienza ricordiamo Octavia Butler (1947-2006), una delle poche autrici afroamericane ad essersi affermata in questo campo.
Cinema
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Cinema statunitense.

Gli Stati Uniti sono la patria del cinema moderno con i suoi studi di Hollywood, avendo influenzato profondamente la produzione cinematografica di molti altri Stati occidentali, nonché la visione a livello mondiale delle sue produzioni. Tra i cineasti più famosi si ricordano Walt Disney, Alfred Hitchcock e Stanley Kubrick. Appartiene alla cultura cinematografica statunitense e mondiale il premio Oscar con la sua cerimonia di premiazione.
I fumetti e le serie animate
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'animazione statunitense.

Tra il XX e il XXI secolo si affermò la cosiddetta sitcom animata: tra i più illustri rappresentanti di questo soggetto ricordiamo, tra gli altri, Matt Groening, autore della fortunata serie de I Simpson (1987), Futurama (1999) e Disincanto (2018)
Musica
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Musica degli Stati Uniti d'America e Popular music statunitense.

Assieme al Regno Unito gli Stati Uniti sono la patria di numerosi generi musicali come jazz, rock, pop, folk, country, dance, gospel, soul e altri ancora. Numerosi sono gli artisti e i gruppi di fama internazionale che hanno segnato le scene e i palcoscenici musicali di tutto il mondo.
Danza

Per quanto concerne la danza, nel XX secolo si sono affermate importanti personalità che hanno contributo allo sviluppo della danza stessa: tra le varie personalità possiamo ricordiamo in particolare Martha Graham, madre della danza moderna e la più grande danzatrice statunitense del XX secolo.[146]
Arte

Nel XX secolo si distinse la figura di Jackson Pollock, importante esponente dell'espressionismo astratto (o Action painting).

Esponente illustre della pop art fu l'artista Andy Warhol.

Nel XX secolo, per la scultura, si distinse, tra gli altri, Alexander Calder, noto, in particolare, per delle opere di arte cinetica chiamate mobile. Nel campo dell'architettura figura, tra gli altri, Frank Lloyd Wright, uno dei maggiori esponenti del Movimento Moderno del XX secolo.



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Calcio

Il calcio (noto negli Stati Uniti come soccer) è lo sport più praticato dalle ragazze (la rappresentativa statunitense ha vinto quattro degli otto campionati mondiali femminili e quattro delle sei Olimpiadi), ma non conta molti spettatori. Ciononostante l'organizzazione da parte degli Stati Uniti del Mondiale 1994 ha suscitato un discreto interesse per lo sport e per il campionato locale della MLS (Major League Soccer), fondata nel 1993, la cui prima edizione si è svolta nel 1996, proprio come un impulso alla diffusione del calcio statunitense dopo i Mondiali nel 1994.

La Nazionale di calcio degli Stati Uniti d'America ha ottenuto buoni risultati in ambito internazionale e occupa attualmente il 30º posto in graduatoria nella Classifica mondiale della FIFA: sei volte Campione nella CONCACAF Gold Cup e terzo posto nel Campionato del mondo del 1930, i capocannonieri della Nazionale statunitense, con 57 reti, sono Landon Donovan e Clint Dempsey.
Pallacanestro

Per il Basket la Nazionale di pallacanestro degli Stati Uniti d'America è una delle più prestigiose a livello internazionale avendo conseguito diversi titoli mondiali.
Gli Stati Uniti e i Giochi Olimpici

Otto edizioni dei Giochi olimpici si sono svolte negli Stati Uniti: quattro olimpiadi estive (Saint Louis 1904, Los Angeles 1932, Los Angeles 1984 e Atlanta 1996) e quattro invernali (Lake Placid 1932, Squaw Valley 1960, Lake Placid 1980 e Salt Lake City 2002).

Gli Stati Uniti sono anche al primo posto nel medagliere complessivo dei Giochi olimpici. Fu uno statunitense il primo campione olimpico della storia dei Giochi moderni: James Connolly, che vinse l'oro nel salto triplo alle Olimpiadi di Atene del 1896. Statunitense è anche l'atleta più medagliato della storia delle Olimpiadi moderne: si tratta del nuotatore Michael Phelps, vincitore di 23 ori, 3 argenti e 2 bronzi.





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Stati_Uniti_d%27America

 
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Generalità

Lo Stato occupa quasi la metà della superficie del subcontinente; politicamente include altre due vaste regioni, l'Alaska (estremità nordoccidentale del Canada, affacciata sul Mar Glaciale Artico) e l'arcipelago delle Hawaii. Il territorio continentale a S del confine canadese, segnato per gran parte convenzionalmente dal parallelo di 49º latitudine N, ha una duplice apertura oceanica; il confine con il Messico per un lungo tratto corrisponde al corso del Rio Grande. Anche la divisione degli Stati nell'interno della federazione si basa essenzialmente su confini geometrici, definiti in funzione delle necessità dei coloni e delle esigenze catastali. Dopo la fase espansiva intrapresa nel XIX secolo che portò all'acquisizione di nuovi territori e all'ammissione di nuovi stati membri, e la guerra civile americana, che si concluse con l'abolizione della schiavitù, con la guerra ispano-americana e la prima guerra mondiale, gli USA confermavano lo status del Paese come potenza militare. Ma è con la seconda guerra mondiale che si affermavano come superpotenza globale, status che mantenevano durante la guerra fredda e dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, anche forti della capacità di imporre la propria leadership a livello economico e culturale. Con il nuovo millennio, diversi erano i fattori che minacciavano di ostacolare la supremazia americana. Da una lato, la crescita delle economie dell'area asiatico-pacifica (Cina in testa), dall'altro, gli interventi armati in Iraq e Afghanistan conseguenza degli attentati terroristici dell'11 settembre 2001, che si erano rivelati molto pesanti sul piano dei costi umani e finanziari. Sul fronte interno, Barack Obama, primo presidente di origine afroamericana, dopo la rielezione del 2012 raggiungeva successi come l'approvazione di una riforma sanitaria che costituisce una svolta epocale per il sistema del welfare americano, mentre la ripresa economica sembrava consolidarsi dopo la peggiore recessione del dopoguerra, anche se una consistente fascia della popolazione viveva ancora sulla propria pelle le conseguenze della bolla speculativa che rovinava migliaia di famiglie. Permanevano problemi nel campo della politica estera, soprattutto nelle relazioni con i Paesi arabi, soprattutto dopo i cambiamenti del 2011. Nascevano nuove contraddizioni con i principali alleati degli USA nella regione, Arabia Saudita e Paesi del Golfo, che sostenevano attivamente i movimenti islamisti avversati dagli Stati Uniti e dai loro alleati occidentali.



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Territorio: morfologia. Le grandi unità regionali, il sistema degli Appalachi nella sezione orientale

Il territorio statunitense trae i suoi elementi fondamentali dai grandi complessi strutturali dell'America Settentrionale; generalmente orientati in senso meridiano, essi sono, da E a W, il sistema degli Appalachi (Appalachian Mountains), le Pianure Centrali, la cordigliera delle Montagne Rocciose (Rocky Mountains) con gli altopiani connessi e le catene costiere prospicienti l'oceano Pacifico. Questi elementi introducono varietà regionali abbastanza marcate, anche se in genere prive di brusche soluzioni di continuità; esse spiegano, con la diversità dei caratteri climatici, pedologici e vegetali, l'imporsi di differenti attività agricole e quindi anche, in certa misura, della stessa organizzazione territoriale, seppure questa dipenda in modo determinante dai grandi centri urbani. Tutta la sezione orientale degli USA è dominata dalla presenza degli Appalachi. La catena, che interessa anche il Canada, estendendosi da NE a SW per ca. 2500 km, larga in media 200-300 km, risale al Paleozoico (i processi orogenetici si verificarono, a intervalli, dall'Ordoviciano al Permiano) e raggiunge la massima altezza nel monte Mitchell (2037 m), nelle Blue Ridge Mountains. Pur molto spianati ed erosi, nella sezione meridionale gli Appalachi mostrano ancora la caratteristica struttura a pieghe, particolarmente evidenziata nella catena degli Allegheny e che morfologicamente si risolve in una successione di lunghe dorsali alternate a piatti e ampi fondivalle, tanto da costituire un motivo ripetuto che giustifica l'appellativo unitario di Great Valley, dato appunto a tale insieme vallivo. I fiumi che vi scorrono, con andamento in genere meandriforme, talvolta si aprono dei varchi (watergaps) per uscire dalla catena, tanto sul versante interno quanto su quello esterno. A N del grande solco segnato dal fiume Hudson il sistema appalachiano – che in tale sezione settentrionale ha genericamente il nome di Monti della Nuova Inghilterra mentre in quella meridionale spicca la catena degli Allegheny – perde la struttura a pieghe e si presenta come una successione di massicci e dorsali isolate tra i quali spiccano le Green Mountains e le White Mountains (monte Washington, 1917 m). I lineamenti orografici sono più confusi, tuttavia le valli sono in prevalenza orientate verso S; sono proprio queste valli che danno origine sulla costa agli ampi estuari (dell'Hudson, del Delaware ecc.) che hanno fatto la fortuna della facciata atlantica statunitense. Morfologicamente essi sono il risultato recente di una profonda ingressione marina; e difatti la piattaforma continentale è qui ampia e solcata da caratteristici canyon sottomarini che rappresentano la continuazione degli sbocchi fluviali. Geologicamente il rilievo appalachiano presenta strutture diverse, tra cui masse cristalline e scistose d'origine archeozoica, formazioni vulcaniche e sedimentarie paleozoiche. Queste ultime, nella sezione settentrionale degli Allegheny, racchiudono cospicui giacimenti carboniferi, fattore primario dell'affermazione industriale della regione. Per certi aspetti tutta l'area appalachiana può far pensare all'Europa dei massicci antichi (di cui infatti è geologicamente la continuazione) caratterizzata da profili montuosi maturi, senza asprezze, da transiti facili lungo le ampie vallate. Verso oriente il rilievo digrada in una fascia pedemontana, il Piedmont, costituita dai conoidi dei fiumi appalachiani che si sovrappongono a formazioni cenozoiche. Essa sovrasta la piana costiera alluvionale da cui è separata, lungo la cosiddetta Falls Line (linea delle cascate), da un “gradino” strutturale, che rappresenta il limite orografico orientale del sistema appalachiano e costringe i fiumi a bruschi salti. La piana costiera è notevolmente ampia a S del Capo Hatteras, dove accoglie aree paludose, dando origine a una morfologia di tipo lagunare. Ampie analogie si riscontrano con la penisola della Florida, protesa verso S per ca. 500 km a dividere le acque dell'oceano Atlantico da quelle del Golfo del Messico: si tratta di un antico tavolato, in massima parte ricoperto da terreni sedimentari calcarei che non hanno subito alcun perturbamento tettonico e che perciò danno origine a un territorio pianeggiante, situato a pochi metri sopra il livello del mare e quindi dal drenaggio difficile. Ciò spiega le zone paludose della Florida, specie nella sezione meridionale, dove si aprono ampi bacini lacustri (come il lago Okeechobee) e le aree anfibie conosciute come Everglades.



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Territorio: geografia umana. L'immigrazione

Questi, fatti affluire dall'Africa per la prima volta nel 1619, si accrebbero successivamente in modo assai rilevante, sia per le ulteriori massicce immissioni nel Paese sia per il loro alto tasso di natalità (nel 1790 rappresentavano ben il 20% della complessiva popolazione statunitense, in seguito si sono più o meno attestati sul 10-12%): essi costituiscono il principale elemento eterogeneo nell'ambito della popolazione degli USA e l'irrisolto problema della loro effettiva integrazione nella vita del Paese continua a essere di capitale rilievo per gli Stati Uniti. Quanto agli amerindi, che in numero di ca. 1 milione abitavano il Paese all'arrivo degli Europei, essi furono a poco a poco sterminati sia per le stragi spietate sia per l'alcolismo e le malattie contratte dai bianchi, tanto da essere ridotti a ca. 250.000 alla fine dell'Ottocento; successivamente però le migliorate condizioni igieniche e la pace (pagata però con la creazione delle riserve, in genere nelle aree più sfavorite del Centro-Ovest e dell'Ovest, come l'Arizona, l'Oklahoma, il New Mexico) portarono a un aumento della compagine indiana. Il processo di ampliamento del Paese fu stimolato, si potrebbe dire reso necessario, dalle grandi ondate immigratorie, ivi sospinte dal dinamismo economico e sociale che percorreva e percorre gli USA: dal 1820 al 1991 hanno raggiunto stabilmente il Paese oltre 58 milioni di immigrati, tra cui ca. 7 milioni di tedeschi, 5 milioni di italiani, 10 milioni tra abitanti della Gran Bretagna e dell'Irlanda, 4 milioni provenienti dal Canada e oltre 3 milioni dalla Russia. A partire dalla metà del XIX secolo, all'immigrazione essenzialmente inglese e irlandese si aggiunse infatti quella proveniente da altri Paesi europei. Le prime grandi ondate di immigrati d'origine non britannica furono composte specialmente da tedeschi e scandinavi, attratti soprattutto dalle regioni forestali più settentrionali. Rapidamente la popolazione aumentò. Nel 1790 vi erano in tutto il territorio 3,9 milioni di ab.; nel 1850 erano già 23,2 milioni. E proprio a partire dal 1850 il ritmo immigratorio raggiunse valori via via crescenti. Dal 1850 al 1860 gli immigrati furono 2,6 milioni; tra il 1860 e il 1880 ca. 5,2 milioni; tra il 1880 e il 1900 ben 9 milioni. Verso la fine del sec. XIX cominciò l'afflusso dei gruppi slavi e soprattutto degli italiani. Il ritmo subì una nuova accelerazione. Tra il 1900 e il 1910 raggiunsero gli USA 8,8 milioni di immigrati e nei soli quattro anni tra il 1910 e il 1914 oltre 5 milioni. Poi con la guerra in Europa si ebbe un calo fortissimo, benché l'afflusso fosse sempre consistente; finché, con le leggi del 1921, del 1924 e del 1928, l'immigrazione prese a essere controllata con la regola delle aliquote, stabilite sulla base delle nazionalità già presenti nel Paese; ciò favorì gli immigrati britannici, che formavano allora la maggior parte della popolazione, mentre fu praticamente chiusa l'immigrazione agli asiatici, ai cinesi soprattutto, che in numero notevole cominciavano a stabilirsi nell'Ovest. Le varie nazionalità si fissavano preferibilmente nelle aree che offrivano occasioni di lavoro più simili a quelle della madrepatria. La grande massa degli immigrati, sprovvisti di preparazione, di qualifiche, come molti italiani, finiva nei ghetti delle grandi città atlantiche, che erano ricettacolo un po' di tutti coloro che arrivavano nelle nuove terre alla ventura; in seguito a ciò si ebbe la forte crescita dell'urbanesimo in questa parte degli USA, già organizzata industrialmente e proprio per ciò in grado di ospitare masse umane sempre nuove. Era così definitivamente tramontata l'epoca dei coloni anglosassoni che conquistavano con fatica, quasi sempre ben ripagata, il loro posto, in ciò favoriti dall'Homestead Act, in base al quale ognuno diventava padrone del terreno dissodato e messo a coltura. Gli immigrati che si ammassavano nelle grandi città, cioè in un contesto sociale e umano estremamente diverso, erano ormai di stampo nuovo e cercavano forse fortune più facili. Si determinarono o si acuirono perciò tensioni tra nazionalità che erano il riflesso di mentalità diverse e che ebbero come conseguenza quella di aggregare le varie comunità, soprattutto nei grandi centri urbani, dove si crearono quartieri distinti, abitati da gruppi omogenei, più o meno integrati nella vita sociale e nell'economia globale del Paese. Alcuni Stati del Nord (Connecticut, Delaware, Maryland, Massachusetts ecc.) sono stati relativamente immuni dalla mescolanza etnica propria delle metropoli della regione atlantica centrale (New York, Pennsylvania ecc.), che sono il vero sfondo di quel melting pot, quel “crogiuolo” così caratteristico del tessuto umano statunitense. Anche il Sud (South Carolina, Georgia, Alabama, Mississippi ecc.) ha conservato una certa purezza etnica, con le famiglie della vecchia aristocrazia coloniale e le masse di neri le quali però a poco a poco, anche per sfuggire alla miseria e alla politica segregazionista, abbandonarono in gran numero le campagne depauperate cercando il proprio posto nelle grandi città del Centro-Est, capaci di assorbire un po' tutti, seppure al prezzo di quelle discriminazioni sociali che sono all'origine dei grandi ghetti urbani dei centri maggiori. L'Ovest, dal Texas alla California, è anch'esso multietnico: i richiami di questa regione sono stati infatti assai vari, a eccezione di alcune zone, come la Valle della California, che con il suo clima mediterraneo si prospettò come luogo adatto per i coloni italiani specializzati nella viticoltura e nell'orticoltura. Il Nord-Ovest (Washington, Idaho, Oregon ecc.) ha attratto soprattutto slavi, scandinavi e tedeschi. Successivamente l'importanza di questi richiami, data la grande mobilità sociale degli USA, si è ridotta e le specifiche aree etniche hanno seguito la tendenza a sparire per riformarsi nelle città, però molto degradate là dove le etnie rappresentano le classi sociali inferiori ed emarginate. L'immigrazione del resto si è, dalla metà del Novecento, relativamente ridotta, anche se la seconda metà del secolo scorso, specie subito dopo la seconda guerra mondiale, ha portato un flusso notevole (tra il 1950 e il 1970 ca. 6,4 milioni), per lo più proveniente dall'Europa e dal Canada, Paese che serviva di base agli emigranti europei per raggiungere in un secondo tempo gli Stati Uniti. Nei primi anni del sec. XXI il saldo migratorio è stato positivo grazie all'afflusso di latino-americani e asiatici. In particolare l'immigrazione legale, che conta circa 1 milione di nuovi ingressi l'anno, proviene per parti quasi uguali dall'America Latina (principalmente Messico e Caraibi) e dall'Asia mentre quella clandestina pressoché esclusivamente dall'America Latina e riguarda in primo luogo gli Stati meridionali del Paese (California, Texas, New Mexico ecc). Gli Stati Uniti sono inoltre tra le maggiori destinazioni per i rifugiati e richiedenti asilo politico; costituiscono inoltre il più importante tra i Paesi donatori dell'UNHCR. Il Paese ha accolto, nel periodo tra il 1996 e il 2005, una cifra che si aggira intorno ai 500.000-1.000.000 individui tra rifugiati, giunti da Bosnia Erzegovina –specie nel periodo 1998-2002 –, Somalia, Liberia, Cina, Ucraina (dal 1999), e richiedenti asilo, arrivati per lo più da Messico, Haiti, Colombia e Cina.



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Territorio: geografia umana. Il primo popolamento

All'arrivo degli europei la maggior parte del territorio degli odierni Stati Uniti era occupato da genti con caratteristiche eterogenee, giunte dall'Asia attraverso lo stretto di Bering durante l'ultima glaciazione, circa 40.000 anni fa. Nello Stato del New Mexico sono stati rivenuti reperti che documentano la presenza di civiltà amerindie sorte intorno al 10.000 a.C., che devono il loro nome alle località dei ritrovamenti: Sandia, Clovis e Folsom. Le popolazioni e le culture autoctone dell'America si differenziarono nel corso di millenni in relazione alle disponibilità e caratteristiche delle terre occupate: le prime erano presumibilmente caratterizzate da gruppi nomadi che vivevano di caccia, pesca e raccolta di radici e frutti della terra ma successivamente, circa 2000-1500 anni fa, si diffusero gli insediamenti seminomadi o stanziali di genti agricole senza peraltro che scomparissero del tutto le tribù di cacciatori nomadi. Si ebbero dunque comunità sedentarie come quelle degli anasazi, dei mogollon e più tardi dei pueblos, stanziati nelle regioni di sud-ovest già dal primo millennio a.C., dei muskhogee che fondarono la cultura dei mounds, dei cherokee e numerose altre presenti negli Stati Uniti orientali, tra i Grandi Laghi e il Golfo del Messico, tutte in possesso di tecniche agricole più o meno moderne, e altre nomadi, dedite alla raccolta, alla pesca e alla caccia (in particolare quella del bisonte americano, facilitata in seguito all'introduzione del cavallo nel Nuovo Mondo da parte degli spagnoli), come gli apache e i navaho, localizzabili negli odierni Stati Uniti occidentali. Vi furono inoltre popolazioni che in periodi diversi passarono dall'agricoltura semi stanziale al nomadismo come i sioux, agricoltori e cacciatori di bisonti, che opposero una strenua resistenza all'invasione dei bianchi. I primi indiani con cui gli europei entrarono in contatto furono probabilmente gli algonchini e gli irochesi, genti agricole stanziali delle regioni orientali, che vennero definiti pellerossa dai coloni anglosassoni.



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