IL FARO DEI SOGNI

Cile

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Istituzioni


Il Congresso Nazionale ha la sua sede in Valparaiso. Il potere legislativo è affidato al Congresso composto dalla Camera dei deputati (120 membri) e dal Senato (46 membri).

-Università-


La più antica università cilena e stata fondata il 19 novembre 1842: si tratta dell'Università del Cile, il cui primo rettore e fondatore fu l'umanista venezuelano Andrés Bello.

-Ordinamento scolastico-


Il tasso di alfabetizzazione del Cile è del 96,4%[53], di cui 521.609 studenti universitari.

La scuola si divide in tre fasce, la materna (obbligatoria), dai 3 ai 5 anni; la scuola dell'obbligo, dai 6 ai 13 anni e le superiori (obbligatorie), dai 14 ai 17 anni.

Le sei lezioni quotidiane sono di 50 minuti, per 5 giorni alla settimana. L'inglese, seconda lingua ufficiale, viene insegnata dal primo anno di scuola obbligatoria (chiamata básico).

Più dettagliatamente, a 6 anni, dopo la scuola materna ("jardín infantil") e l'ingresso al "kinder", si inizia con il "primero básico" (prima elementare) fino all'"octavo año básico".

Quindi una durata di 8 anni come elementare, per passare poi all'"enseñanza media" dai 12-13 anni fino i 17-18 anni di età finendo la scuola media e superiore con el "cuarto año medio". L'"enseñanza media" (equivalente alla superiore italiana) ha una durata di quattro anni.

Riassumendo:

-jardín infantil e kinder: prima dei 6 anni [scuola materna]

-1º básico (6 anni) - fino 8º básico (12 o 13 anni) - [educazione basica o scuola elementare]

-1º año medio (13 a 14 anni di età) [educazione media e superiore]

fino 4º medio (17 a 18 anni di età)



Per l'ingresso all'università ogni anno si fa un esame a livello nazionale, la PSU (prova di selezione universitaria), in cui si scelgono le materie secondo il piano di studi delle scuole (umanistico, scientifico, tecnico) anche se i test obbligatori sono matematica e spagnolo. Si ottiene un punteggio ponderato per l'accesso a numero chiuso, secondo le esigenze di ogni università.

Esistono comunque numerose università private che non chiedono l'ingresso tramite PSU.


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La moneta ufficiale in Cile dal 1975 è il peso cileno ($)[69].

Anno PIL totale (nominale US$) PIL procapite (US$) PIL procapite (US$PPA) Esportazioni migliaia$(FOB) Importazioni migliaia$(CIF) Debito pubblico %PIL Surplus(+)/Deficit(-) Fiscale % PIL
2009 146.789 8.678 13.989 54.943,9 50.990,8 - 7,7
2008 169.458 10.147 14,473 67.788,9 52.565,8 - 8,7
2007 163.880 9.872 13.890 67.643,9 43.990,8 4,1 8,7
2006 146.437 8.911 13.156 58.485,5 35.898,6 5,3 7,7
2005 118.250 7.269 12.296 41.266,9 30.492,3 7,2 4,5
2004 95.653 5.944 11.342 32.520,4 22.935,1 10,7 2,1
2003 73.990 4.648 10.509 21.664,2 17.941,3 13 -0,5
2002 67.473 4.285 10.038 18.179,8 15.794,2 15,7 -1,2
2001 68.820 4.416 9.760 18.271,8 16.428,3 14,9 -0,5
2000 75.404 4.897 9.322 19.210,2 17.091,4 13,6 -0,7
1999 73.171 4.815 8.845 17.162,3 14.735,1 13,7 -2,1
1998 79.499 5.301 8.896 16.322,8 18.363,1 12,5 0,4
1997 82.887 5.601 8.632 17.870,2 19.297,8 13,2 2,0
1996 75.797 5.193 8.070 16.626,8 17.698,7 15,1 2,2
1995 71.486 4.966 7.489 16.039,0 15.914,1 17,8 3,1
1994 55.461 3.919 6.772 11.604,0 11.824,6 23,4 1,5
1993 48.048 3.455 6.394 9.199,0 11.125,4 29 1,4
1992 44.880 3.284 5.956 10.008,0 10.128,6 31,4 2,1
1991 36.823 2.744 5.288 8.941,0 8.093,0 38,4 1,6
1990 32.982 2.427 4.831 8.373,0 7.677,0 44,8 2,4


-Prodotto Nazionale Lordo: 14.673$ pro capite (40º posto della classifica mondiale) (anno 2006).
-Bilancia dei pagamenti: -594 milioni di $ (2003).
-Inflazione: 2,5% (stima per il 2007).
-Disoccupazione: 6,7% (stima per il 2007).

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Generalità

Questo Stato occupa la sezione sudoccidentale dell'America meridionale; il territorio continentale, dalla configurazione estremamente particolare, corrisponde a una fascia di terra compresa tra lo spartiacque delle Ande e la costa dell'oceano Pacifico, larga in media 175 km e lunga 4300 dal confine settentrionale alla cuspide meridionale (Capo Horn), che rappresenta anche l'estremo limite del continente. Sono soggetti alla sovranità cilena le lontane isole del Pacifico: Islas Desventuradas, Juan Fernández e l'Isola di Pasqua, che si trova in Oceania. Cilene sono le isole del Canal Beagle (Picton, Nueva e Lennox). La precisa adesione dei confini politici alla geografia fisica è all'origine del curioso disegno del Paese, largamente aperto all'oceano, ma separato dal resto dell'America Meridionale dalla barriera andina. Nonostante questa apparente separatezza, il Cile non si è sottratto alla storia politica del subcontinente, fatta di instabilità, di alternanza fra governi nominalmente liberali, o addirittura progressisti, e pesanti dittature (che ha avuto nel generale cileno Pinochet uno dei suoi culmini). Divenuto indipendente molto presto rispetto ad altri Paesi sudamericani (nel 1818), all'inizio del Duemila ha consolidato una posizione di rilievo nelle graduatorie mondiali per gli indici di benessere. La ritrovata credibilità internazionale e la solidità del sistema finanziario hanno richiamato notevoli quantità di investimenti dall'estero. La sua posizione sul Pacifico, divenuto baricentro di relazioni sempre più intense e alternative alla consolidata area dell'Atlantico, assume sempre più importanza strategica; il Cile vede dunque ampliarsi i propri margini di espansione. Un Paese, insomma, proiettato verso nuovi orizzonti di integrazione, con l'intento di cancellare le ombre del passato.



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Territorio: geografia umana. Il popolamento

La popolazione india del Cile, prima della conquista europea, era rappresentata soprattutto da araucani; nelle terre più australi vivevano i chono e i fuegini (ona, alakaluf), popoli pescatori che si distinguevano dagli araucani essenzialmente agricoltori. La resistenza che gli araucani opposero ai conquistadores fu pagata a caro prezzo; in successivi scontri essi furono quasi interamente distrutti e, in un secondo tempo, confinati verso S, oltre il Biobío, che per lungo tempo rimase, per i cileni, una sorta di frontiera invalicabile. Ma i contatti con gli europei risultarono perniciosi per i sopravvissuti indios: alcolismo e malattie li decimarono. Prima di questo momento le comunità contavano presumibilmente dai 600.000 al milione di indigeni. Dei fuegini non resta quasi più traccia; degli araucani sopravvivono solo piccole minoranze. La popolazione è ormai essenzialmente formata da meticci (89,7%), mentre gli amerindi sono il 10,1% (in prevalenza araucani). Il primo stabile insediamento europeo fu Santiago (1541), che costituì la base per l'occupazione di tutta la sezione mediana del Paese; anche nei secoli successivi questa parte del Cile fu la più popolata e la meglio strutturata. L'organizzazione più ampia e unitaria del Paese, dal Perú alla Terra del Fuoco, cominciò a realizzarsi agli inizi del secolo scorso; la popolazione tuttavia era allora ancora scarsa e prese ad aumentare dopo l'indipendenza: nel 1835 il censimento registrò un milione di ab., divenuti 2,7 alla fine del secolo. Con l'imporsi dei grandi esodi dall'Europa, anche il Cile fu raggiunto nei primi decenni di questo secolo da emigranti provenienti da più Paesi, attratti dalla varietà delle condizioni ambientali (per cui, per esempio, tedeschi e scandinavi formarono delle colonie soprattutto nella sezione centro-meridionale e meridionale, gli italiani nelle terre mediterranee centrali): nel 1930 la popolazione era già di 4,4 milioni di abitanti. Successivamente l'immigrazione andava via via diminuendo; l'incremento naturale portava rapidamente la popolazione cilena agli oltre 15 milioni di abitanti del 2002. In seguito al colpo di stato che conduceva alla caduta del presidente Allende e durante il lungo periodo della dittatura si assisteva alla fuoriuscita dal Paese di decine di migliaia di cileni – complessivamente 200.000 persone. Nello stesso tempo l'Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati (UNHCR) doveva intervenire in favore degli oltre 2000 soggetti che avevano ottenuto lo status di rifugiati in Cile negli anni immediatamente precedenti il golpe. Nonostante il ristabilirsi della situazione politica, nella seconda metà degli anni Novanta i rifugiati e i richiedenti asilo di nazionalità cilena erano ancora oltre diecimila l'anno, accolti soprattutto in Canada e in vari Paesi dell'Unione Europea, scesi intorno alle mille unità solo nel nuovo millennio. La crescita annua della popolazione ha subito un continuo calo e si è assestata nel periodo 2000-2005 all'1,1%, risultando dimezzata rispetto al periodo 1960-1970; la progressiva diminuzione della mortalità e della natalità è dovuta ad un cambiamento della struttura della società e al miglioramento delle condizioni di vita.



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Territorio: geografia umana. Densità e urbanizzazione

La popolazione indigena rivendica da sempre il diritto di insediamento nelle aree rurali tradizionali; nel XIX sec., raggiunta l'indipendenza, i coloni tentarono lo sterminio degli abitanti originari risolvendosi poi a confinarli in territori ben delimitati. Queste riserve si ridussero ulteriormente in estensione durante la dittatura di Pinochet, quando oltre 200.000 ettari di foresta venivano sottratti ai mapuche, insediati a sud del fiume Biobío, in vista dello sfruttamento del legname e delle risorse idriche. La situazione, anche dopo la normalizzazione della vita politica, resta in bilico tra le pressioni delle imprese e dei grandi latifondisti da un lato e le esigenze dei nativi dall'altro. Nel 1993, con l'istituzione di una speciale commissione governativa, il caso di queste minoranze ha acquisito una certa rilevanza: è stata approvata la proposta di introdurre altre lingue (mapuche, aymará ecc.) nel programma educativo delle scuole mentre una sentenza della Corte Suprema di Giustizia ha riconosciuto agli huilliche il diritto all'uso dei terreni demaniali contro un latifondista che intendeva sfruttarli a fini commerciali. Tuttavia a cavallo del nuovo millennio le dimostrazioni di piazza delle comunità indigene, specie nelle terre del Sud, sono state duramente represse e si sono verificati scontri anche gravi tra le forze dell'ordine e i manifestanti, incarcerati e processati alla stregua di terroristi. Le organizzazioni internazionali denunciano continui episodi di discriminazione ai danni dei membri di queste comunità e il mancato riconoscimento dei loro diritti nella Carta costituzionale. Le diverse comunità tendono a raccogliersi in precise aree, sebbene ormai l'urbanesimo, molto pronunciato, determini un miscelamento sempre più profondo. Oltre i quattro quinti della popolazione abita in città; il resto in villaggi, in estancias di allevamento (specie nel Sud) o in haciendas agricole, oppure in piccoli centri minerari. Vi è in tal senso una notevole varietà di forme di insediamento determinata dalla varietà stessa delle condizioni ambientali, dal tipo di attività e dal regime della proprietà agricola impostosi in passato. Le zone montuose sono sottopopolate, con piccoli insediamenti sparsi, come Aucanquilcha situata a 5300 m, la località abitata più alta del continente. La maggior parte dei centri più popolosi si trova sulla costa, dove hanno funzioni portuali nei confronti di sezioni più o meno ampie di territorio: a N sono situate Arica, che è anche il principale sbocco marittimo della Bolivia, e Antofagasta; più a S vi è La Serena, mentre Valparaíso è il grande porto di Santiago; altri importanti centri costieri sono TTalcahuano, Valdivia, Puerto Montt. La sezione più popolata del Paese è il Valle Central, tra Santiago e Concepción, che raggruppa da solo l'80% degli ab., con una punta di 438 ab./km² nella Región Metropolitana de Santiago, mentre altrove, nel Nord e nel Sud, si hanno medie di 1-4 ab./km², laddove la densità media nazionale è di 22 ab./km². Il Cile settentrionale è sede di centri minerari e di oasi agricole; quello meridionale rappresenta la terra di nuova conquista in cui vi sono solo pochi centri pionieri. Santiago, da sola, ospita oltre un terzo dell'intera popolazione cilena. Essa si è sviluppata per la sua felice posizione nel Valle Central e per la facile accessibilità alla costa (dove ha due città satelliti in Valparaíso e nell'elegante stazione balneare di Viña del Mar); è sede di numerosi complessi industriali e ospita quindi ceti sociali molto diversificati. Concepción è lo sbocco principale della sezione meridionale del Valle, oltre a ospitare anch'essa rilevanti industrie.


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Cultura: generalità

Gli aspetti caratteristici che distinguono il Cile dal resto dei Paesi latino-americani in termini culturali sono legati alla presenza di una sorta di “etichetta” folcloristica e artistica, la chilenidad, divenuta simbolo di identità e differenza culturale, benché fondata anche su elementi di origine esogena, introdotti dagli europei giunti nel Paese. L'arte, l'artigianato, le feste, la musica hanno costantemente fatto riferimento a questa sorta di paradigma; tuttavia il Cile nel Novecento ha saputo aprirsi al mondo occidentale, accogliere suggestioni e rielaborare la propria cultura nelle sue molteplici manifestazioni, che la dittatura è riuscita solo a mettere da parte per alcuni anni, ma non a eliminare. Ecco quindi il costante “divenire” che all'inizio del Duemila informa gli scenari artistici e intellettuali del Paese. Altra nota peculiare del Cile è la presenza, in ambito letterario, di un'epica elaborata nel XVI sec., da cui ha preso forma tutta la tradizione letteraria nazionale, diversificatasi e resasi, di volta in volta, strumento di analisi e condanna politica, o lente di ingrandimento delle vicende personali e comuni: basti ricordare i nomi di P. Neruda, I. Allende e L. Sepúlveda per rendersi conto della qualità del panorama cileno. I temi civili, come è intuibile, sono stati al centro anche di molta parte delle produzioni musicali, teatrali e cinematografiche della seconda parte del XX sec., che hanno visto spesso impegnati artisti costretti all'esilio. Dopo la dittatura la ricerca creativa di pittori, scultori, compositori, registi e scrittori è tornata a spaziare anche su temi e forme più ampi, senza perdere tuttavia il pathos e l'attenzione, anche stilistica, che hanno contraddistinto le opere del Novecento visto e vissuto tra le Ande e il Pacifico: dal teatro d'avanguardia ai “film narrativi”, dalla letteratura d'infanzia o di ricerca spirituale all'utilizzo dei nuovi media per installazioni e opere d'arte contemporanea. Simbolo di questo “panta rei” è senz'altro Santiago, crocevia e fulcro del Paese con le sue architetture diverse, i musei (di storia nazionale, di belle arti, di arte pre-colombiana), le sontuose chiese cattoliche, i mercati dell'artigianato e il Paseo Ahumada, ritrovo degli artisti. Sparse nel Paese vi sono altre decine di località di valore culturale, idealmente rappresentate dai siti che l'UNESCO ha inserito nella lista del patrimonio dell'umanità: il Parco Nazionale Rapa Nui, nome indigeno dell'isola di Pasqua (1995), le chiese di Chiloé (2000), il centro storico di Valparaíso (2003), le raffinerie di salnitro di Humberstone e Santa Laura (2005, sito iscritto nella lista UNESCO in pericolo) e la città mineraria di Sewell (2006).



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Cultura: tradizioni

Il folclore cileno offre un esempio del tutto singolare di usi e costumi ben differenziati ma non basati su antiche tradizioni. I gruppi con tradizioni e costumi consolidati hanno creato un proprio folclore, con ostinata opposizione alle invadenze culturali esterne. Ciò accadeva, a livello popolare, già in epoca colombiana, quando la resistenza degli indigeni rifiutava ogni apporto colonizzatore; successivamente, quando ormai il tessuto sociale era quasi completamente rinnovato, il fenomeno di autonomia folcloristica si ripeteva. Tuttavia, gli elementi culturali originari sono andati dispersi e non esistono più tracce di folclore primitivo (i mapuche, una cospicua minoranza etnica, sono forse i cileni precolombiani più puri, ma non possiedono un ricco patrimonio folcloristico). Non sussiste, a ben guardare, una tradizione araucana e quel poco che se ne può cogliere non viene accettato dai cileni. La chilenidad è costruita come folclore artificiale, apparentemente autonomo, ma sostanzialmente ricalcato sull'archetipo spagnolo, evidente in vari settori della vita e usato, paradossalmente, come materia di opposizione all'ispanismo. La chilenidad, in ultima analisi, consente al cileno di non confondersi con le altre province della colonizzazione spagnola. Per questa insolita situazione, i cileni, anche folcloristicamente, offrono l'esempio di una cultura in via di continua trasformazione e alla ricerca di sempre nuovi equilibri fra modernità e tradizione. Le feste religiose mescolano sempre sacro e profano, come la festa di S. Sebastiano a Yumbel, quella della Vergine di Crisóbal a Santiago, o quella della Vergine di Guadalupa, tenuta ad Aiquina (nel Deserto di Atacama). Contraddizioni e mescolanze si riscontrano anche nelle feste civili, come quella del 12 ottobre, che commemora la scoperta di Colombo, e quella del 18 settembre, che celebra l'indipendenza raggiunta; in entrambe le ricorrenze lo spirito repubblicano si mescola all'esaltazione di ricordi monarchici. Un aspetto interessante del singolare folclore cileno è costituito dalla musica (v. oltre), che va da forme di derivazione incaica all'originalissima produzione delle genti della Terra del Fuoco (i Fuegini rappresentavano una delle culture più primitive del mondo e oggi conservano ancora in certa misura tradizioni autentiche). L'artigianato è in genere utilitario e poco ricercato, abbastanza uniforme: tipici sono i tessuti al nord e le maschere colorate al centro e al sud. Gli ingredienti base della cucina sono il pesce, la carne di manzo, le verdure e la frutta. Oltre alle tortillas, a base di farina di mais, vi sono vari tipi di pane che accompagnano piatti forti come grigliate, o una grossa bistecca con uova fritte e patatine (lomo a lo pobre). Uno dei piatti nazionali più popolari è sicuramente il curanto, a base di agnello, maiale, manzo, patate, pesce e frutti di mare.



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