|
|
|
Curiosa anche la notizia che la Rygier fornisce sulla «Milizia» fascista: «Abbiamo affermato che il Pentagramma è il segno caratteristico dei soldati in Italia. C'è tuttavia un'eccezione, una sola, che però conferma la regola: la "milizia" fascista non porta le stellette. Mussolini ha profanato la maggior parte dei simboli cari all'Italia: anche il segno del braccio teso, che egli, nella sua ignoranza, ha preso per il "saluto romano", e che era invece il gesto del giuramento tra i Quiriti; quel gesto che eravamo tanto felici di fare, prima della "marcia su Roma", in onore della bandiera nazionale, al passaggio dei reggimenti, perché solo i colori della Patria possono essere salutati con un gesto che conferma la promessa di fedeltà. Qual mai potenza misteriosa ha trattenuto il "Duce", all'inizio del 1923, quando le "camicie nere" ricevettero uno statuto legale e furono assimilate agli altri corpi militarizzati, di dare alle sue brigate di assassini e di ladri, la Stella a cinque punte, conosciuta non solamente dai massoni, ma da tutti gli iniziati, in Oriente come in Occidente? Non mi incaricherò di rispondere a questa domanda. Mi limito solo a notare il fatto e a rallegrarmi che un grande infortunio sia stato risparmiato all'Italia: quello di esser causa, perché aveva adottato il Pentacolo dei Magi per suo emblema nazionale, di una profanazione ben più imperdonabile di tante altre» 267.
Un'altra informazione data dalla Rygier riguarda le elezioni che avrebbero poi portato alla dittatura: «Il 6 aprile precedente (1924), la Massoneria aveva dato il suo appoggio "discreto" alle candidature antifasciste, soprattutto a quelle dell'opposizione liberale. Quest'ultima aveva anche voluto ornarsi di un emblema rivelatore dei suoi legami con la Massoneria. Siccome la legge italiana prescriveva che le schede elettorali di ogni partito portassero un disegno simbolico, affinché gli elettori illetterati potessero facilmente distinguerli dalle liste concorrenti, la democrazia liberale del Sud, che riconosceva come suo capo F\ Amendola, adottò come segno rappresentativo la Stella a cinque punte, cosa che aveva numerosi precedenti nelle passate battaglie elettorali. La democrazia liberale del Nord, raggruppata intorno all’ex presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi, fu ancora più audace: prese apertamente per insegna la Stella fiammeggiante, che mai fino allora era apparsa in Italia su stampe destinate a profani» 268.
segue
|
| |