IL FARO DEI SOGNI

L’Occidente ferito: il potenziale di guarigione dello sciamanesimo nel mondo contemporaneo

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LA TRANCE


Per poter viaggiare, lo sciamano deve sviluppare il suo principale attributo: la capacità di sdoppiare la sua coscienza ed entrare in uno stato di trance estatica.

La trance è il veicolo del viaggio e per ottenerlo si utilizzano diversi mezzi tra i quali la vibrazione della musica, il canto, il ballo ripetitivo, le percussioni, il movimento fisico costante e, specialmente, l'assunzione di piante o sostanze psicoattive considerate sacre per l'uso esclusivamente rituale e curativo che se ne fa.


Per ottenere la trance si utilizzano anche oggetti di potere, generalmente bastoni, scettri, coltelli o elementi taglienti, pietre preziose, piume, zoccoli o altre parti di animali, certi tipi di terra o sostanze minerali.


Un elemento, a volte meno considerato nella tecnologia della trance, è l'uso e la realizzazione di immagini e icone, così come statuine, manufatti, vasetti o pezzi decorati, pitture sia sul corpo che su altre superfici naturali come cortecce, rocce o sulla terra stessa.

Infine, la padronanza di certe tecniche fisiche e psichiche per ottenere un'assoluta concentrazione è ciò che permette allo sciamano di amplificare la sua percezione e dirigere il suo potere secondo la sua volontà.

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LA TRASFORMAZIONE


Come risultato del viaggio, sopraggiunge la trasformazione dello sciamano, che comporta la sua morte e la sua resurrezione, così come la sua conversione in altri esseri, generalmente animali. Ciò è possibile grazie alla profonda connessione o consustansazione dello sciamano con le forze naturali e animali.
Una parte speciale del suo apprendistato riguarda la possibilità di entrare nello spirito di altri esseri, specialmente animali o vegetali, subendo una metamorfosi e acquisire direttamente l'esperienza di essere stati loro stessi animali o piante. L'arte sciamanica, in particolare precolombiana, è ricca di questo tipo di rappresentazioni in cui si integrano e si confondono gli attributi umani e quelli animali, con un'enfasi particolare sulla simbiosi tra il giaguaro e lo sciamano, o il serpente e lo sciamano, immagini che ci parlano delle possibilità sciamaniche dello sdoppiamento, della trasformazione e dell'accesso ad altri piani di realtà.


Il compito sciamanico è sempre di trasformare qualcosa: una malattia in salute, una siccità in pioggia, un segnale in annuncio. Potremmo dire che l'arte sciamanica per eccellenza è l'arte di trasmutare, di unire, di connettere per trasformare. Per questo deve imprescindibilmente attraversare l'esperienza della propria trasformazione personale che in linea generale implica, per prima cosa, la sua auto guarigione.


Il destino o la vocazione sciamanica si manifesta di solito con qualche evento straordinario che agisce come una “chiamata”, un chiaro segnale che la persona deve intraprendere il cammino di conversione in sciamano. Generalmente si tratta di una malattia grave, un incidente, un'aggressione da parte di insetti, animali o spiriti sconosciuti. La prova è molto dura, perché se non agirà in quella direzione sicuramente si ammalerà più gravemente, morirà o porterà danni seri alla sua famiglia. In alternativa, se accetta il suo destino, lo aspetta una vita piena di prove e difficoltà, un lungo cammino di apprendistato, che comporta familiarizzare con il dolore, con la disciplina, la morte e la solitudine. Questi saranno i suoi veri maestri.
Il momento più drammatico nella vita dello sciamano è l'iniziazione, che a volte è più di una.


Queste comportano la separazione dalla sua famiglia e comunità, il sottomettersi a severe prove fisiche e psichiche. E' la classica tematica che riguarda la capacità di sostenere lo smembramento, la visita al mondo sotterraneo, il disincarnarsi, esplorare il proprio scheletro per poi riunire nuovamente le parti e rinascere a nuova vita.

Così lo sciamano ha le sue varie iniziazioni, conquista i suoi animali e oggetti di protezione che gli conferiscono particolari qualità come la visione penetrante, la possibilità di comunicare con gli spiriti sia dei vivi che dei morti e controllare alcune forze della natura.

E' attraverso queste esperienze limite che lo sciamano apprende l'arte di curare, che in definitiva è sapere come trasformare la malattia, vincere la morte e rigenerare la vita. Le sue facoltà lo dotano della capacità di andare e venire dalla dimensione umana. In questo modo il suo lavoro ruota permanentemente sulla dialettica morte e rinascita, partendo da una cosmovisione in cui la morte non comporta una fine definitiva, ma piuttosto un passaggio a un altro stato di realtà.




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IL POTERE


Lungo tutto il suo apprendistato lo sciamano va acquisendo i suoi poteri. Il potere sciamanico generalmente proviene da piani sovrannaturali o spirituali e significa il dominio delle forze o energie occulte, sia positive che negative.

Questo gli conferisce uno stato sociale molto speciale, che in certe circostanze si converte in una forma di legittimazione del suo potere terreno come leader politico delle comunità.

Ma in definitiva, il suo vero potere nasce ed è avallato dalla sua capacità di portare sulla terra le forze sovrannaturali. Da lì proviene la legittimità del suo potere terreno. Nelle società sciamaniche il senso della sacralità è qualcosa di centrale e fondante.

Il potere terreno non dipende solamente dalla forza e dalla capacità di imporsi sugli altri quanto invece dal saper articolare la relazione tra cielo e terra e sostenere questo equilibrio per il beneficio della comunità.



LA CURA SCIAMANICA: UNA VISIONE OLISTICA DELLA SALUTE E DELLA MALATTIA



Uno dei principali poteri sciamanici è quello di riuscire a curare sia malattie fisiche che disturbi dell'anima, tanto che in molte culture, come ad esempio tra gli indiani delle praterie nordamericane, il termine che si utilizza come sinonimo di sciamano è “medicine-man” o “medicine woman”, che allude sia alla condizione di essere una persona di potere sia alla conoscenza dei metodi di guarigione (14).


Nell'attuale Perù si chiamano anche curanderos o medico vegetalista, grazie alla profonda conoscenza sulle applicazioni e proprietà delle piante sia medicinali che psicoattive.


E' interessante mettere in risalto che in questo stesso contesto culturale le piante psicoattive, considerate anche come piante maestre o di potere, sono genericamente designate come “la medicina”.

Questa qualità terapeutica, che lo sciamano esercita attraverso molti mezzi, è il risultato del suo lungo e doloroso processo di apprendimento e auto-guarigione.

Come ho detto prima, la vocazione sciamanica di solito è connessa alla comparsa di malattie o gravi eventi che possono portare alla morte e che la persona dovrà superare come prove del suo valore e per iniziarsi al cammino della conoscenza.

L'auto-guarigione non solo si trasforma in una trance di sopravvivenza ma nella condizione stessa che lo qualifica nell'aiutare e curare gli altri.

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Ad ogni modo, il lavoro su se stesso è una disciplina che dovrà praticare per tutta la vita, perché non potrà esercitare le sue funzioni come guaritore degli altri se egli stesso non è in un adeguato stato di equilibrio e dominio dei suoi poteri.

Questo, forse, è il punto più delicato del compito sciamanico, specialmente nel mondo attuale, pieno di distrazioni e tentazioni che influenzano, a volte fatalmente, gli sciamani contemporanei.


Il potere sciamanico, come tutti i poteri, ha il suo potenziale e la sua pericolosità, i suoi lati luminosi e benefici così come i suoi lati oscuri e potenzialmente maligni. Questo generalmente pone lo sciamano nella situazione di scegliere verso quale lato dirigere le sue forze e, per tanto, comporta una grossissima responsabilità. Ricordiamo che la dualità, il principio di complementarietà degli opposti, è centrale nella cosmovisione indigena.

Come sappiamo, tra gli sciamani esiste chi fa del bene e chi fa del male; tra i Guaranì, per esempio l'iapye è colui che propizia le piogge, mentre il mbacueà colui che le trattiene ed entrambi di solito convivono nella stessa comunità, anche se non sempre in forma pacifica.Il famoso don Juan di Carlos Castaneda diceva che il potere era il terzo nemico dell'uomo di conoscenza. Nel suo primo libro, “Gli insegnamenti di Don Juan” dice:
“ E verrà un momento in cui comprenderà che la chiarezza era solo un punto davanti ai suoi occhi. Così avrà sconfitto il suo secondo nemico.

(….) Saprà allora che il potere, per tanto tempo perseguito, finalmente è suo. Può fare con questo tutto ciò che desidera. Ma avrà anche inciampato nel suo terzo nemico: il Potere! Il potere è il più forte di tutti i nemici. E, naturalmente, la cosa più facile è arrendersi.

(….) E presto, senza saperlo, avrà perso la battaglia. Il suo nemico lo avrà trasformato in un uomo crudele, capriccioso.”.


Accedere al potere obbliga lo sciamano a mantenersi in una tensione permanente tra il bene e il male.

Però è proprio lì, su quel filo di impeccabilità, che risiede il suo potenziale terapeutico. Vediamo un po' più in dettaglio come curano gli sciamani e in che consiste il fenomeno della cura sciamanica.

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L'USO SACRO DELLE PIANTE PSICOATTIVE

L'uso rituale delle piante psicoattive è un elemento fondamentale del processo di guarigione sciamanico, totalmente complementare alla somministrazione di piante e sostanze strettamente medicinali.

Nella concezione indigena, le piante psicoattive sono considerate sacre e si distinguono dalle piante esclusivamente medicinali, perché, oltre alle proprietà curative, hanno la possibilità di indurre nella persona che le ingerisce uno stato di coscienza amplificato, paragonabile alla trance estatica.

Durante questo stato si modifica la percezione in modo globale e, sia attraverso le sensazioni corporee, uditive, visioni che impatti cognitivi – insight -, è possibile entrare in contatto con entità o piani sovrannaturali.


Lo stato di coscienza che producono le piante sacre aumenta la sensibilità a tal punto che la persona è capace di captare energie e vibrazioni che la coscienza ordinaria non può registrare. Questo è stato paragonato con l'emergere di un “sesto senso”, uno stato di “iperestesia”, nel quale la sensibilità è iper-sviluppata. Ciò risulta fondamentale per il processo di guarigione, perché gran parte del lavoro sciamanico è di natura energetica e risulta invisibile agli occhi ordinari.

Nella maggior parte dei casi lo sciamano deve assumere le piante per poter captare lo stato bioenergetico delle persone e quindi operare su di esse utilizzando queste forze. Le persone che cercano la loro guarigione non sempre devono assumere le piante, sebbene a volte lo facciano.

In questi casi, la persona entra in una situazione energetica che si apre e si potenzia per effetto dell'incontro tra la forza della pianta e la coscienza delle persone. I passaggi o cambiamenti di coscienza che si producono entrando nello stato di trance, sia con piante o altri mezzi, sono in se stessi curativi, molto più delle manovre specifiche che possa fare, a volte, lo sciamano.


Esiste un vincolo inseparabile tra le piante sacre e lo sciamanesimo perché queste formano parte degli strumenti fondamentali dello sciamano, dei mezzi che gli permettono di compiere le sue attività fondamentali: entrare in trance per poi accedere, per mezzo della sua coscienza amplificata, ad altri piani di realtà.


La maggior parte delle tradizioni sciamaniche in tutto il mondo hanno utilizzato sostanze vegetali o animali per accedere a stati di coscienza amplificata e ottenere la trance estatica. Ma il nostro continente americano, e in particolare il Sud America per la sua bio-diversità, è particolarmente ricco in quanto a varietà, antichità e validità delle tradizioni con uso di piante sacre.

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COME SI PRODUCONO LE MALATTIE

Esistono diversi modi di curare utilizzati dagli sciamani a seconda dell'origine del problema che devono trattare. I più comuni disturbi sono:


I. L’intrusione di spiriti malefici, aderenze o oggetti magici nel corpo fisico o energetico della persona malata. In questi casi si applica uno dei procedimenti sciamanici più classici che è la cura per suzione. Le sessioni di cura sono sempre accompagnate da complessi rituali che, in generale, girano intorno all'assunzione di piante sacre, sia da parte dello sciamano sia, a volte, del paziente; di solito includono danze, canti, aspersioni di fumo di tabacco o altre erbe, il “venteo” che consiste nell'agitare mazzetti di foglie, piume o piccoli strumenti da percussione, o utilizzare altri oggetti come statuette che lo sciamano modella in legno o argilla perché esercitino il ruolo dei loro spiriti aiutanti o, anche, dei doppi dei pazienti. Parte del lavoro sciamanico consiste nel “vedere” attraverso il corpo della persona per scovare dove si nasconde il male. Infine, la sessione culmina con una potentissima aspirazione, attraverso la quale lo sciamano estrae la sostanza patogena.


II. La perdita dell'anima, di parti di questa o di qualcuna di queste anime, dato che, tra gli indigeni, la persona può essere concepita come dotata di varie anime. Una serie di indizi indicano allo sciamano che si tratta di una fuoriuscita dell'anima. Il suo compito è andare a riscattarla, se è stata strappata via da forze naturali o da altri spiriti che la tengono prigioniera, o a convincerla di ritornare nel corpo della persona, se è fuggita volontariamente. Attraverso la trance lo sciamano deve iniziare un viaggio verso altri piani, primo per localizzarla e poi per farla ritornare; questo comporta, a volte, lottare con altri spiriti.


III. La rottura di un tabù o di qualche regola del gruppo, nel qual caso il compito dello sciamano è ristabilire l'ordine che è stato guastato o alterato dalla trasgressione. Questo si ottiene con diversi mezzi, ma in questi casi la maggior forza si trova nella realizzazione di rituali destinati a pacificare gli spiriti interessati, la storia dei miti esemplificativi, e anche attraverso la creazione di immagini, canti o forme danzate che re-instaurano, come icone cosmologiche, la struttura e l'equilibrio propri dell'ordine cosmico. E' in questo caso che lo sciamano diventa un artista, la cui arte ha il dono di ristabilire l'equilibrio attraverso la sua profonda conoscenza delle leggi dell'universo.




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IV. Gli incantesimi o stregonerie si considerano come azioni di un altro sciamano stregone o mago che si dedica a fare del male, a volte per sua iniziativa e altre volte su richiesta di altri che lo incaricano di danneggiare persone. Queste azioni negative possono causare malattie per intrusione, danni, “ojeos”o malocchio, perdita dell'anima o semplicemente squilibrio energetico della persona; a seconda del caso, le tecniche terapeutiche variano. All'interno dei gruppi amazzonici peruviani, uno dei principali pericoli è ricevere l'impatto di dardi o frecce lanciati da stregoni malefici. Questa è una pratica ancora oggi molto comune per aggredirsi tra gli sciamani stessi; è anche una pratica molto antica, a giudicare da alcune rappresentazioni di dardi che appaiono già nell'arte precolombiana, in alcune pitture della cultura Nazca (200-600 d.C.)



EFFICACIA SIMBOLICA RIVISITATA

Di solito le malattie vengono concepite come qualcosa di concreto che affligge la persona e lo sciamano deve intervenire anche praticamente; ma il suo intervento opera sempre su più piani simultaneamente, non solo nel corpo fisico, quanto piuttosto sul piano spirituale, mentale o, come diremmo oggi, energetico.


La cornice concettuale nella quale si concepiscono la salute e la malattia nella cosmovisione sciamanica è multidimensionale e fondamentalmente spirituale.
Nonostante possa sussistere un agente esterno, un'aggressione, un trauma o qualsiasi altro evento violento, la radice o causa più profonda dei disturbi sta sempre in uno squilibrio o in una mancata armonia delle forze. La vera causa della malattia è la perdita dell'equilibrio. Per questo la terapia dello sciamano è chiaramente un lavoro energetico, una ricerca costante per restituire equilibrio. Questa è in definitiva l'essenza del lavoro sciamanico: assicurare la comunicazione, il flusso dinamico delle energie, fisiche, mentali, spirituali, attraverso il dialogo e la corrispondenza tra le forze o gli spiriti che operano nei diversi piani o diverse realtà.



C'è un concetto classico con il quale, in antropologia, si è tentato di spiegare come si produce l'effetto terapeutico della guarigione sciamanica: è il concetto di “efficacia simbolica”, introdotto da Claude Levi-Strauss, il padre dell'antropologia strutturale, già nel 1950. Sviluppa questo concetto in un capitolo del suo libro “L'antropologia strutturale”, dove ripropone un caso di guarigione sciamanica tra gli Indios Cuna di Panama, a partire dalla trascrizione di un racconto di ordine mitologico, con il quale lo sciamano aiuta una donna partoriente che non riesce a far nascere il suo bambino. In termini moderni diremmo che si tratta di un caso nel quale, sebbene il processo del parto sia iniziato, la donna non ha la sufficiente dilatazione per partorire naturalmente. E' un esempio molto interessante perché in nessun momento lo sciamano interviene fisicamente sulla paziente; il suo trattamento avviene soltanto attraverso la “parola”.


Secondo la descrizione di Levi-Strauss la prima tappa del lavoro sciamanico è stata la realizzazione dei nuchu, piccole immagini scolpite in certi materiali specifici che hanno la funzione di rappresentare gli spiriti protettori, che saranno gli assistenti dello sciamano nel viaggio che deve intraprendere verso il palazzo del Muu, la potenza responsabile di aver rapito il purba, o anima della futura madre.
La seconda tappa del lavoro è stata la recitazione completa del canto che narra, in forma di mito, la ricerca e il recupero dell'anima. Levi-Strauss segnala che l'eccezionale interesse del racconto non sta nei suoi aspetti formali quanto :"nella scoperta del fatto che Mu-Igala, vale a dire la via di Mu, e il palazzo di Mu non sono, per il pensiero indigeno, un itinerario e una abitazione mitica, ma rappresentano letteralmente la vagina e l'utero della donna incinta, che lo sciamano e i nuchu esplorano e nelle cui profondità conducono la loro battaglia vittoriosa.”(18).



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Per prima cosa, quando il parto è ancora in una fase difficile, i nuchu devono allinearsi uno dietro l'altro formando una fila; dopo, man mano che il racconto va avanti e supponiamo che si dilati il canale vaginale, si dispongono uno a lato dell'altro, avanzando in una fila molto più ampia.

Siamo realmente di fronte all'azione del linguaggio e del mito come strumenti o operatori simbolici. Secondo Levi-Strauss la scena narrata costituisce una modalità di cura puramente psicologica che fornisce alla paziente un modo di comprendere ed esprimere quello che succede, e il suo corpo reagisce di conseguenza. In questo senso sostiene che "la cura sciamanica sta a metà strada tra la nostra medicina organica e le terapie psicologiche come la psicanalisi."

Questa è la modalità con cui, classicamente, si concepisce il concetto di "efficacia simbolica", come una istanza di recupero dei contenuti dell'inconscio che il linguaggio permette di portare alla coscienza, promuovendo un'esperienza pratica.La principale differenza, forse, tra la guarigione sciamanica e la psicanalisi o le terapie occidentali solo verbali è che lo sciamano opera con simboli di tutti i tipi, in base a una metodologia analogica.

E se rivediamo l'efficacia del simbolo alla luce delle nuove concezioni energetiche, non solo della psicologia ma anche della fisica e della medicina vibrazionale, potremo riconoscere che il suo modo di operare sopra la realtà, o meglio ancora sopra le realtà, va molto più in là degli effetti di una mera "suggestione" psichica o psicologica.

L' “efficacia” del simbolo si produce quando questo porta a tradurre ed esprimere, nel suo proprio ordine di esistenza, principi metafisici di un altro ordine di esistenza. Secondo la vecchia massima ermetica o legge delle corrispondenze, il mondo, la realtà nel suo insieme, è concepita come una totalità piena di significato che si dispiega in un continuum multidimensionale di piani successivi, inclusivi e inter-relazionati, dentro ai quali è possibile incontrare isomorfismi, analogie e connessioni. Qui è dove opera il simbolo, come manifestazione speculare, che attraverso le sue forme percettibili in piani più immediati, ci porta i riflessi di questi altri piani meno visibili, meno tangibili, più mediati.

Senza dubbio questo stesso principio applicativo può oggi leggersi con implicazioni ancora più ampie che trascendono il mero metafisico, dalla prospettiva della nuova concezione della realtà come un continuo energetico, tenendo in conto che le differenze tra i piani spirituali, psichici, animici e fisici sono solo una questione di gradi e configurazioni o addensamenti; pertanto è fattibile operare sul piano fisico, per corrispondenza strutturale, dal piano psichico e anche viceversa.

In realtà le interrelazioni e la corrispondenza tra i piani multipli esistono sempre e in tutte le direzioni; è solo il nostro modo ordinario, occidentale moderno, di frammentare la realtà in compartimenti stagni, che ci porta a pensare che il corpo si debba trattare solamente con mezzi fisici, chimici e meccanici e a sua volta la mente risponda a strumenti psichici o verbali.

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Lo stesso Levi-Strauss anticipava già questa ampia spiegazione del concetto di "efficacia simbolica" quando alla fine del capitolo dice, riferendosi ancora una volta al parallelo tra la psicoanalisi e la cura sciamanica: “si tratta di indurre una trasformazione organica consistente, nell'essenza, in una riorganizzazione strutturale, facendo in modo che il malato viva intensamente un mito, la cui struttura, nel piano dello psichismo inconscio, sia analoga a quella forma che si desidera ottenere a livello del corpo. L'efficacia simbolica consisterebbe precisamente in questa “proprietà induttrice” che hanno, una rispetto all'altra, certe strutture formalmente analoghe capaci di costituirsi, con materiali diversi, in differenti livelli dell'essere vivente: processi organici, psichismo inconscio, pensiero riflessivo”.(20)


Nell'equipaggiamento sciamanico possiamo trovare molti strumenti che servono a mettere in pratica questo stesso procedimento induttore; non solo il mito e le metafore poetiche, ma anche le immagini, le icone, le visioni e tutti i mezzi che producono vibrazioni (come la musica, le percussioni, il movimento, il “venteo” cioè muovere aria con rami e foglie, i “soffi” cioè la pratica di fumare tabacco vergine e cospargere il fumo con forza sopra la testa e i centri energetici del paziente) e fondamentalmente le piante sacre, i cui effetti, in un piano molto più sottile, sono
anche vibratori.
L'energia è vibrazione e gli sciamani sembrano essere grandi specialisti in medicina vibrazionale perché sanno come ottenere una riorganizzazione armonica della struttura energetica dei distinti piani degli esseri viventi, corporei, psichici ed emozionali, attraverso le vibrazioni sonore, cinetiche, cromatiche, chimiche, formali, geometriche, etc. “Gli sciamani sono coscienti del fatto che noi siamo energia- dice il pensatore colombiano Carlos Pinzonanche prima che esistesse la medicina bioenergetica. Sanno che il pensiero è una forma di energia, che ciò che fa muovere i circuiti del cuore e la circolazione sono forme di energia, che l'espressione verbale è una forma di esistenza energetica. Questo lo sapevano molto prima di noi.” (21)
Aggiunge anche che: “Gli sciamani sono specialisti in uno dei sistemi più importanti che ha il corpo nella gestione dell'energia, e cioè il sistema immunitario, che è quello che decide cosa deve entrare e cosa no.”(22)



Come non riflettere quindi sul potenziale terapeutico e guaritore dello sciamanesimo nel mondo contemporaneo, quando proprio una delle frontiere della medicina scientifica è il trattamento delle dipendenze e delle sempre più diverse e mutevoli patologie causate da immunodeficienze.



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DIONISO E CHIRONE: ARCHETIPI SCIAMANICI DELL'OCCIDENTE


Volgendo lo sguardo nuovamente alla tradizione occidentale, faccio appello anche al pensiero simbolico e analogico per evocare due immagini archetipiche che sono proprie della nostra mitologia e per tanto possono aiutarci a comprendere la radice della nostra sofferenza, offrendoci, inoltre, linee guida per “sanare” le ferite dell'Occidente: sono il dio Dioniso e il centauro Chirone.


Entrambi hanno profonda risonanza con lo sciamanesimo e dopo aver conosciuto la loro storia sicuramente potremo apprezzarli quasi come due grandi sciamani d'Occidente.



DIONISO, MAESTRO DELL'ESTASI

Nell'approcciare il tema dello sciamanesimo e delle piante sacre nel contesto della crisi dell'Occidente, è inevitabile fare riferimento alla figura archetipica di Dioniso, perché attraverso la storia del simbolismo di questo Dio, uno dei più antichi della mitologia greca, risulta più chiaro comprendere che posto occupano in Occidente gli stati non ordinari di coscienza.

Dioniso, divenuto Bacco nella cultura romana e infine demonizzato nel Medio Evo, è sicuramente il dio del vino, della ubriachezza, del piacere, della irrazionalità, dell'eccesso molte volte anche violento, e sicuramente il grande demiurgo dell'estasi.

Sotto l'influsso di questo dio le persone si trasformano, come egli stesso fu un artefice della trasformazione.
Tra tutti gli dei greci fu quello che ebbe le più svariate manifestazioni ed epifanie.

Come prima cosa aveva una doppia natura, metà umana e metà divina. Fu il frutto di una unione adultera tra Zeus e Semele, la figlia del re Cadmo. Ebbe una vita molto movimentata con molte morti, rinascite, persecuzioni che lo portarono a dominare l'arte della trasfigurazione.

La sua figura era mutevole; poteva apparire come uomo o come donna, come dio o con aspetto di diversi animali, in genere leone, cervo, capra, pantera o toro. Questo ci narra di un dio di una tradizione preolimpica, ancestrale e misterica, con antecedenti fino alla Creta Micenea.

La sua natura ci riporta al femminile pre-patriarcale, al mutevole, alla dinamicità e, come tema di base, alla morte e resurrezione. Ma anche alle forze fondamentali della natura: l'animalità, l'istintività, la irrazionalità che agiscono nell'ambito umano.

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Vale la pena rivedere alcuni degli episodi della vita di questo Dio per le sue connotazioni archetipiche.

Prima di tutto la sua origine ignea, l'essere figlio della passione amorosa risvegliatasi tra Zeus, il dio del fulmine, e Semele. Poi la sua triplice nascita, equivalente quasi a un processo di iniziazione sciamanica.

Si prepara a nascere nel ventre di sua madre che viene incenerita quando chiede al suo amato Zeus di poterlo contemplare senza travestimento.


Zeus recupera il feto e lo inserisce nella sua coscia; così nasce Dioniso come il giovane dio del fuoco che viene dilaniato dall'invidia dei suoi fratelli, i Titani. Si dice che rimase solo il cuore di Dioniso e che da una goccia del suo sangue nacque un melograno, simbolo di fertilità, a partire dal quale sua nonna Rea, madre di Zeus, lo ricostruì.


Per evitare una nuova vendetta di Hera, la sposa gelosa di Zeus, Rea lo trasforma in un capro. Trascorre la sua infanzia sotto la forma di questo animale, nutrito dalle ninfe del bosco, in totale libertà, godendo dei piaceri della natura. Fu discepolo dei satiri e dei sileni; i primi, metà uomini e metà capre, lo iniziano ai segreti della danza e alla sessualità esuberante.

I secondi, metà cavalli e metà uomini gli trasmettono la saggezza e la virtù. Da adulto Dioniso recupera la sua forma umana e si rivela come un dio, scopre il potere della vite e inventa l'arte della fabbricazione del vino.

Hera, quando lo riconosce, lo affligge con la pazzia.A partire da qui inizia una serie di viaggi per il mondo, accompagnato dal suo seguito di satiri, sileni, centauri e spiriti del bosco che danzano e saltano diffondendo tra gli uomini il culto e il piacere del vino e dell'ubriachezza.

Lo seguono anche le menadi, donne possedute o baccanti (donne di Bacco), un gruppo di donne selvagge della montagna che lo venerano e compiono sanguinosi rituali in suo onore, preceduti da balli e canti che portano all'esaurimento. Questa fase è quella che è costata a Dioniso la “pessima fama” che ancora oggi ha.

Infine sua nonna Rea lo salva di nuovo, lo redime dalla pazzia iniziandolo ai misteri femminini più segreti delle donne anziane.

Il suo potere diviene incomparabile e aumentano i suoi seguaci. Chi lo segue sperimenta l'estasi divina, chi si oppone a lui diventa pazzo.

La sua ultima impresa fu riscattare sua madre dal mondo dei morti e portarla nuovamente in vita con il nome di Tione, che in greco significa né più né meno che “estasi”.

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Alcuni dei suoi nomi e appellativi sono molto illustrativi delle caratteristiche archetipiche che lo identificano con il tema sciamanico:
-Bromio, il fragoroso, o colui che desidera e richiama l'intervento della vibrazione come parte essenziale dello stato dell'estasi.
-Dimorfo, per il fatto che poteva mostrarsi bello o di aspetto terribile a seconda delle circostanze.
-Ditirambo,“colui dalla doppia porta”, facendo riferimento alla sua capacità di trasformazione e passaggio tra diversi stati e nature.
-Eleuterio, “il liberatore” riferito anche ad Eros.
-Faleno, riferito al “fallo” e garante della fecondità.
-Lieo, “colui che libera” come dio della rilassatezza e della liberazione dalle preoccupazioni.
-Omadio che ama la carne cruda.


CHIRONE, IL GUARITORE FERITO

Chirone è il centauro saggio della mitologia greca, archetipo del guaritore ferito, dell'auto guarigione e della potenzialità della saggezza collegati al superamento del dolore e all'integrazione degli opposti.
Le sue sofferenze iniziano con l'abbandono da parte dei genitori, che non poterono tollerare la visione della sua natura ibrida, metà umana e metà equina. In realtà Chirone non fu frutto di una unione amorosa ma di una brutale impulsiva persecuzione che subì la ninfa Filira da parte di Cronos. Per sfuggire alle molestie Filira si trasforma in una cavalla, ma Cronos la inganna, convertendosi egli stesso in cavallo. Il rimedio all'abbandono arriva da parte di Apollo, che adotta Chirone e gli insegna molte delle sue conoscenze che lo portano a convertirsi in un medico, istruttore e guida di molti eroi tra i quali i più famosi sono Giasone, Achille, Ercole, Esculapio, questo ultimo conosciuto per le sue doti di guaritore, apprese senza dubbio da Chirone.


Più tardi inizia la sua vera sofferenza, per essere ferito accidentalmente a una gamba da Ercole, uno dei suoi discepoli. La ferita non cicatrizza perché la freccia che lo ha colpito è avvelenata col sangue di Hidra e Chirone sarà afflitto da terribili dolori per il resto della vita. Inizia così la sua instancabile ricerca per tentare di curare la ferita, un cammino che gli consente di acquisire non solo una grande saggezza, ma anche lo sviluppo dei suoi talenti di guaritore, che gli permettono di
porsi al servizio degli altri.


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view post Posted on 1/10/2019, 09:36     Top   Dislike
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La storia di Chirone è quasi una versione mitica del processo di iniziazione sciamanica, ma il suo simbolismo è più ampio e complesso. Non solo ci insegna molto sulle condizioni di guarigione, a partire dall'imparare a sostenere il proprio dolore, ma anche ci informa sulla radice profonda della sofferenza; la rottura dei vincoli amorosi tra le due nature divina e umana. Su un altro piano, la rottura della connessione tra ciò che è spirituale e ciò che è istintivo, frattura che sta alla base di
molte altre che, dietro a questa, si vanno insinuando nella nostra psiche occidentale. Ritroviamo qui tutte quelle frammentazioni che hanno dato luogo alle ferite dell'Occidente: tra il soggetto e l'oggetto, tra mente e materia, tra ragione ed emozione, tra pensiero e corpo, tra specie umana e natura, tra maschile e femminile.


Non è nemmeno casuale che nella storia di Chirone sia stato Ercole, uno dei suoi migliori discepoli, a ferirlo nella sua parte inferiore, istintuale, della zampa di cavallo. Ercole è da parte sua la figura archetipica dell'eroe, l'immagine viva dell'impulso razionale mascolino verso il risultato e il superamento. Pensiamo solamente fino a che punto la storia dell'Occidente è dominata da questa pulsione eroica individualista ed esasperata fino all'estremo. Come dice Melanie Reinhart
“attraverso la conquista e il dominio come obiettivi in se stessi, una psicologia del diritto della forza, una svalutazione dell'istinto e del femminile, una iper-valorizzazione dell'eroismo a costo di molta sofferenza umana”.(23)


Una volta in più, l'immagine di Chirone, con il suo corpo ibrido, metà superiore uomo e metà inferiore animale, ci offre un'analogia simbolica della integrazione degli opposti, della riconciliazione e riparazione della scissione fondamentale tra spirito e materia, con tutte le altre frammentazioni successive; in definitiva una buona metafora della via o del cammino di guarigione.
Sostenere la contemplazione simultanea degli opposti, quello che Filira non era riuscita a fare, sembra essere una chiave maestra per trascendere il dolore della frammentazione. E questo è qualcosa che, ancora una volta, fa parte della saggezza sciamanica. Joan Halifax ci dice: “gli sciamani sono allenati nell'arte dell'equilibrio, nel muoversi in sicurezza e leggerezza e nello stare tra gli opposti, nel creare il cosmo al partire dal caos. Viene poi il Regno di Mezzo, come un sogno, al quale il sognante può dare forma” (24).



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view post Posted on 3/10/2019, 14:07     Top   Dislike
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ULTERIORI RIFLESSIONI... SUL POTENZIALE DI GUARIGIONE DELLO SCIAMANESIMO NEL MONDO CONTEMPORANEO

Entrambi i miti, quello di Dioniso e quello di Chirone, ci mostrano chiaramente che in Occidente ci fu una profonda tradizione di tipo sciamanico che con il passare del tempo fu dimenticata e screditata. Insieme a tutto quello che doveva essere sottomesso all'ordine della ragione, questa radice sciamanica finì per essere stigmatizzata come sinonimo del male, della follia, della sessualità sfrenata e dell'ubriachezza.


Nel suo libro “Estasi. Psicologia del godimento” lo psicologo junghiano Robert Johnson analizza approfonditamente il mito di Dioniso e sostiene che la perdita del dionisiaco, che si esprime specialmente nella incapacità di sperimentare questa energia naturale dentro un contesto socialmente accettato, è una delle grandi tragedie della cultura occidentale. Ma ci avverte che tentare di riempire un vuoto di tipo spirituale con cose materiali o sensazioni fisiche, aumenta soltanto il senso di vuoto. La cosa peggiore è che genera un circolo vizioso che è la ricerca compulsiva di soddisfazione, un'ansia che aumenta progressivamente al rimanere insoddisfatta,
mostrando chiaramente la relazione diretta tra vuoto spirituale e dipendenza.


Non è inutile insistere nel dire che il vuoto spirituale, una delle grandi ferite dell'Occidente, trova soddisfazione solo con una spiritualità genuina, e parte di questa risiede nel riscoprire e risvegliare la capacità di sperimentare l'estasi che giace assopita in ognuno di noi e nel ristabilire il vincolo con la naturale vitalità, la propria interiorità soggettiva. La spiritualità può essere un autentico cammino di guarigione perché ci riconnette con l'esperienza del sacro, ci restituisce la fiducia in un ordine superiore che ci circonda, il senso di appartenenza a una rete che ci avvolge, dissolvendo così la paura e i fantasmi della solitudine e dell'angoscia. In questo modo si potranno sanare le altre ferite e integrare le parti della nostra coscienza frammentata che sono state represse e relegate.


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view post Posted on 5/10/2019, 10:41     Top   Dislike
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La frammentazione interessa una dimensione molto profonda e delicata dell'essere umano che richiede di ristabilire vincoli che sono stati tagliati, fili e connessioni che si sono assottigliati fino, quasi, a farsi impercettibili. E questa è una dimensione spirituale, perché il suo approccio trascende l'aspetto esclusivamente cognitivo, sensoriale e somatico. Richiede un'apertura di cuore per risvegliare la facoltà amorevole dell'accettazione, condizione “sine qua non” di qualsiasi guarigione.
La guarigione è un processo olistico, multidimensionale e complesso che comprende la totalità della persona -corpo (fisico ed emozionale), mente e spirito- e porta, per tanto, sollievo alle malattie fisiche, mentali e animiche. Per questo una vera guarigione si raggiunge soltanto attraverso la complementarietà e l'integrazione di tecniche, risorse e percorsi sia fisici che psicoterapeutici e spirituali.
Una vera guarigione richiede che si produca una sinergia positiva con un agente esterno (medico, terapeuta, sciamano, medicinali), ma fondamentalmente chiede all'essere che ha bisogno di guarire di impegnarsi attivamente e affidarsi; perché oltre quello che può fare l'agente esterno, c'è un'istanza di guarigione che dipende dal paziente. E' la persona stessa che in definitiva permette o meno la guarigione aprendo o chiudendo il suo cuore. E questo è un processo fondamentalmente spirituale.


Per iniziare un processo di guarigione è necessario conoscere la natura e l'origine delle ferite che causano dolore, ed esplorare con la ragione quali siano i modi migliori per alleviare e superare i problemi. Ma la guarigione non avviene solo per vie intellettuali né per vie sensitive o somatiche, ma per l'integrazione di tutti questi percorsi con la via spirituale. Ogni guarigione richiede una riparazione amorevole delle ferite inflitte; e questo necessita di pazienza, prendersi cura e avere fiducia nel tempo tipico dei processi naturali che è sempre più lento del tempo della nostra mente e dei nostri desideri.




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31 replies since 2/8/2019, 14:12   119 views
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