| IV. Gli incantesimi o stregonerie si considerano come azioni di un altro sciamano stregone o mago che si dedica a fare del male, a volte per sua iniziativa e altre volte su richiesta di altri che lo incaricano di danneggiare persone. Queste azioni negative possono causare malattie per intrusione, danni, “ojeos”o malocchio, perdita dell'anima o semplicemente squilibrio energetico della persona; a seconda del caso, le tecniche terapeutiche variano. All'interno dei gruppi amazzonici peruviani, uno dei principali pericoli è ricevere l'impatto di dardi o frecce lanciati da stregoni malefici. Questa è una pratica ancora oggi molto comune per aggredirsi tra gli sciamani stessi; è anche una pratica molto antica, a giudicare da alcune rappresentazioni di dardi che appaiono già nell'arte precolombiana, in alcune pitture della cultura Nazca (200-600 d.C.)
EFFICACIA SIMBOLICA RIVISITATA
Di solito le malattie vengono concepite come qualcosa di concreto che affligge la persona e lo sciamano deve intervenire anche praticamente; ma il suo intervento opera sempre su più piani simultaneamente, non solo nel corpo fisico, quanto piuttosto sul piano spirituale, mentale o, come diremmo oggi, energetico.
La cornice concettuale nella quale si concepiscono la salute e la malattia nella cosmovisione sciamanica è multidimensionale e fondamentalmente spirituale. Nonostante possa sussistere un agente esterno, un'aggressione, un trauma o qualsiasi altro evento violento, la radice o causa più profonda dei disturbi sta sempre in uno squilibrio o in una mancata armonia delle forze. La vera causa della malattia è la perdita dell'equilibrio. Per questo la terapia dello sciamano è chiaramente un lavoro energetico, una ricerca costante per restituire equilibrio. Questa è in definitiva l'essenza del lavoro sciamanico: assicurare la comunicazione, il flusso dinamico delle energie, fisiche, mentali, spirituali, attraverso il dialogo e la corrispondenza tra le forze o gli spiriti che operano nei diversi piani o diverse realtà.
C'è un concetto classico con il quale, in antropologia, si è tentato di spiegare come si produce l'effetto terapeutico della guarigione sciamanica: è il concetto di “efficacia simbolica”, introdotto da Claude Levi-Strauss, il padre dell'antropologia strutturale, già nel 1950. Sviluppa questo concetto in un capitolo del suo libro “L'antropologia strutturale”, dove ripropone un caso di guarigione sciamanica tra gli Indios Cuna di Panama, a partire dalla trascrizione di un racconto di ordine mitologico, con il quale lo sciamano aiuta una donna partoriente che non riesce a far nascere il suo bambino. In termini moderni diremmo che si tratta di un caso nel quale, sebbene il processo del parto sia iniziato, la donna non ha la sufficiente dilatazione per partorire naturalmente. E' un esempio molto interessante perché in nessun momento lo sciamano interviene fisicamente sulla paziente; il suo trattamento avviene soltanto attraverso la “parola”.
Secondo la descrizione di Levi-Strauss la prima tappa del lavoro sciamanico è stata la realizzazione dei nuchu, piccole immagini scolpite in certi materiali specifici che hanno la funzione di rappresentare gli spiriti protettori, che saranno gli assistenti dello sciamano nel viaggio che deve intraprendere verso il palazzo del Muu, la potenza responsabile di aver rapito il purba, o anima della futura madre. La seconda tappa del lavoro è stata la recitazione completa del canto che narra, in forma di mito, la ricerca e il recupero dell'anima. Levi-Strauss segnala che l'eccezionale interesse del racconto non sta nei suoi aspetti formali quanto :"nella scoperta del fatto che Mu-Igala, vale a dire la via di Mu, e il palazzo di Mu non sono, per il pensiero indigeno, un itinerario e una abitazione mitica, ma rappresentano letteralmente la vagina e l'utero della donna incinta, che lo sciamano e i nuchu esplorano e nelle cui profondità conducono la loro battaglia vittoriosa.”(18).
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