| Territorio: geografia umana
All'inizio del sec. XVI, all'epoca della conquista spagnola, l'Honduras era popolato da ca. un milione di amerindi: nell'area N dell'altopiano vi erano genti di lingua nahua e maya; questi ultimi avevano edificato splendide città, tra cui la famosa Copán. Nelle regioni centrali e occidentali vi erano tribù di lingua mixe e lenca che, con quelle di lingua caribe della fascia atlantica, costituivano i più antichi abitanti del Paese. Infine, a S e nella Mosquitia si trovavano le più settentrionali genti di lingua chibcha dell'America istmica. Lo scarso interesse della colonizzazione spagnola per l'Honduras ha in parte protetto il Paese da profondi sconvolgimenti etnici. Debole è stato, infatti, l'afflusso dell'elemento africano, tanto che neri e zambos (africani meticciati con amerindi), concentrati soprattutto nella pianura caribica, rappresentano il 4,3%, della popolazione totale; anche i bianchi, che costituiscono un'élite razziale e sociale, sono assai poco numerosi (il 2,3%), mentre la gran massa della popolazione (87%) si compone di meticci. Gli amerindi (Lenca, Xicake, Paya, Mosquitos o Miskito ecc.), minoranza poco rilevante (5,5%), sono insediati nelle alte terre e nelle foreste della Mosquitia, nel Nordest del Paese. Lo sfruttamento commerciale di queste aree è ragione di scontro tra il governo e le comunità indigene. L'incremento demografico è stato a lungo piuttosto basso; valori molto elevati si hanno solo a partire dal sec. XX, il tasso di mortalità si è attestato su valori molto contenuti, a fronte di un tasso di natalità mantenutosi tra i più elevati del mondo. Si è così passati dai 500.000 ab. del 1910 agli 1,3 milioni del 1950 e ai 7.367.000 (stima 2006). La crescita annua risulta sostenuta (2,5% nel periodo 2000-2005) nonostante i flussi migratori: si calcola che circa 100.000 honduregni vivano e lavorino negli Stati Uniti e numerosi altri abbiano trovato asilo in Canada. Nei primi anni del XXI secolo il numero dei rifugiati provenienti dall'Honduras è però notevolmente calato. All'inizio del nuovo millennio, inoltre, con la diffusione del virus dell'HIV si è registrato un consistente aumento nei tassi di mortalità, specie quelli relativi alla mortalità infantile. La densità di popolazione (media 69 ab./km²) è estremamente varia. Le alteterre vulcaniche, fertili e di clima temperato, sono fittamente popolate: in particolare nella regione di Tegucigalpa si superano i 137 ab./km²; semidesertica è, invece, la Mosquitia (4 ab./km²), corrispondente al dipartimento di Gracias a Dios; 371 ab./km² si hanno nella zona del basso Ulúa, dove è localizzata l'area di sviluppo industriale e commerciale di San Pedro Sula. Nonostante dinamismi territoriali di questo tipo, prevale l'insediamento rurale, anche perché il basso grado d'industrializzazione del Paese non ha favorito il fenomeno dell'urbanesimo, che ha registrato un lieve aumento solo verso la fine del XX secolo: la popolazione urbana è poco meno della metà di quella totale. Unica grande città è Tegucigalpa (900.400 ab., oltre un milione considerando l'agglomerato urbano), centro politico, storico e culturale nonché attivo mercato di una vasta zona agricola delle alteterre centromeridionale; notevole sviluppo ha però registrato San Pedro Sula (558.200 ab. nel 2005), sede, insieme alla capitale, delle principali industrie del Paese. Altre città importanti sono i porti caribici di La Ceiba, Tela e Puerto Cortés.
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