IL FARO DEI SOGNI

Brasile

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view post Posted on 11/9/2019, 08:42     Top   Dislike
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Cultura: cinema


Agli inizi del sec. XX risalgono non solo i primi produttori e i primi film brasiliani (dovuti all'immigrato portoghese Antonio Gomes Leal) ma anche i tentativi, primissimi nel mondo, di ovviare al “muto” con attori parlanti e cantanti dietro lo schermo.

Le iniziative furono spesso decentrate nell'entroterra, cosicché oltre che a Rio de Janeiro e a São Paulo si ebbe una produzione, artigianale e anarchica, in vari Stati e diverse città, che diede origine a ciclos regionais ma, frantumando le esperienze, si presentò poi indifesa di fronte a Hollywood, la cui industria per molti decenni monopolizzò fra l'80 e il 90% dei programmi.

Tra i pionieri vanno citati Luis de Barros (Vivo ou morto, 1915), l'attrice Carmen Santos (Sofrer para gozar, 1924), che terminò nel 1948, come regista, un film su una fallita rivolta di minatori, e soprattutto Humberto Mauro, che tra gli anni Venti e Trenta si affermò come il vero padre del cinema brasiliano.

Il periodo “muto”, con affermazioni artistiche e la nascita di cineclub e riviste, si chiuse nel 1930 con il film d'avanguardia Limite, del diciottenne Mario Peixoto.

Con il sonoro la produzione, priva di mezzi adeguati, quasi si arrestò; dalla media di una dozzina di film all'anno si scese a tre o quattro, anche a uno solo per quasi due decenni, con pellicole di tipo carnevalesco. Solo attorno al 1950 A.

Cavalcanti, rientrato in patria, lanciò la parola d'ordine di “un cinema brasiliano per i Brasiliani”; ma il suo esperimento alla Vera Cruz di São Paulo non riuscì; cineasti e tecnici erano stranieri.

L'unico film di successo internazionale, O cangaçeiro, fu sfruttato dalla distributrice Columbia Pictures. A metà degli anni Cinquanta cominciò a prender piede il cinema nóvo. Mauro ne era stato l'ispiratore, Nelson Pereira Dos Santos ne fu il primo maestro e il neorealismo italiano non fu estraneo alla sua crescita.

E anche se Anselmo Duarte vinse la Palma d'Oro a Cannes, nel 1962, con un film teatrale, O pagador de promessas, gli anni Sessanta videro il trionfo mondiale di questo cinema “della fame”, antropologico e rivoluzionario, della “nuova ondata” di Glauber Rocha e dei suoi giovani amici, la cui lezione fu tuttavia interrotta dal mutamento delle condizioni politiche nel Paese.

Il ritorno, nel 1980, di Rocha a Venezia con un film ambizioso ma confuso (L'età della Terra) ha testimoniato la crisi involutiva degli anni Settanta. Ma a partire dal 1980 una relativa apertura (consacrata dalla fine della dittatura nel 1985) consente il ritorno a una produzione di prestigio.

Esce Pixote, la legge del più debole (premiato a Biarritz, San Sebastiano e Locarno) di H. Babenco, sulla delinquenza minorile; Brasile avanti di R. Farias comincia a parlare degli scomparsi; in Cubatão la valle della morte R. Feith denuncia le tragiche conseguenze di un “incidente” industriale; in Memórias do cárcere Pereira dos Santos ricorda lo scrittore-patriota Graciliano Ramos; Ganga Zumba di C. Diegues, parlando delle comunità nere del Seicento, indica l'uso che si può fare della libertà riconquistata dopo la schiavitù; Central Do Brasil (1998; Golden Globe per il miglior film straniero e Orso d'oro al Festival di Berlino) di W. Salles, viaggio attraverso il Paese di un bambino, orfano di madre, alla ricerca del padre mai conosciuto, e della sua accompagnatrice, che riscopre attraverso di lui sentimenti e sensazioni rimasti a lungo sopiti.

Eredi in qualche modo della “retomada”, la rinascita del cinema brasiliano di fine secolo scorso, sono molti dei registi saliti sulla ribalta negli anni Duemila, come Daniel Filho (Se eu fosse você, 2006), Sérgio Machado (Cidade Baixa, 2005), Marcelo Gomes, Sandra Werneck (premiata per il documentario Meninas, 2006), Roberto Moreira, Fernando Meirelles (Cidade de Deus, 2002; The Constant Gardener, 2005), João Falcão (A máquina), Eliana Fonseca (Coisa de mulher, 2005), Cao Hamburger (L’anno in cui i miei genitori andarono in vacanza, 2006). Lo stesso Salles si è riconfermato con I diari della motocicletta (2004) e con Linha de Passe (2008).

Di notevole e crescente importanza è il Festival del cinema di Rio de Janeiro, rassegna annuale che, oltre a essere uno dei principali motori di sostegno e promozione del movimento brasiliano, insieme all'altro polo cinematografico del Paese rappresentato da São Paulo, è divenuto appuntamento di richiamo per molte pellicole provenienti dall'estero.

Un cenno va riservato anche all'opera dei registi afrobrasiliani, impegnati a tutto tondo nel recupero della componente nera della cultura brasiliana (come W. Onofre, 1934-2015).

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view post Posted on 13/9/2019, 09:11     Top   Dislike
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Cultura: danza e balletto

Ricchissimo è il patrimonio di danze popolari frutto di una fusione tra cultura portoghese e tradizione popolare aborigena e quella di origine africana. Le danze cosiddette “drammatiche” possono essere distinte in tre gruppi principali: i bailes pastoris (per il Natale), le cheganças o chelenças (commemorative delle imprese marinare portoghesi) e i reisados, di argomento vario, e sono caratterizzate dalla suddivisione in due parti: il corteo (cantigas) e l'azione coreografica vera e propria (embaixada), elaborata su testi manoscritti o trasmessi oralmente, diretta da un mestre che generalmente interpreta anche uno dei ruoli principali.

Elementi tratti dalla religione primitiva africana e dal culto cattolico sopravvivono insieme in alcune danze cerimoniali: oltre alle sudanesi congadas, si ricordano il candomblé e la macumba, veri e propri riti sacrali afro-brasiliani consistenti nel far reincarnare nei credenti lo spirito delle divinità cristiano-pagane.

Di origine rituale sono anche il violento e sfrenato maracatú, cerimonia in uso all'epoca dell'Impero del Brasile (1822-89), eseguita dagli schiavi neri dello Stato di Pernambuco e consistente nell'elezione e incoronazione in forma satirica di un re bianco; l'antica lundú, ispirata allo stile spagnolo; il bumbameu-boi, danza di chiusura dei reisados e ancora eseguita in alcuni Stati brasiliani; il moçambique, danza guerriera di origine africana ancora in uso in occasione di particolari festività religiose; l'india aruana, che ha conservato intatto il suo carattere originale e che è danza sacra; la capoiera, danza acrobatica afro-brasiliana che mima le movenze di una lotta; ecc.

Tra le danze diffuse fuori del Brasile citiamo il samba e il batuque (e la derivata batucada), entrambi danze in circolo legate alle grandi feste per il carnevale. Nelle stesse manifestazioni ricorrono le danze a file opposte, caratterizzate dall'alterno avanzare e retrocedere delle due file di ballerini (per esempio le marchas), gioiosi cortei improvvisati e il frevo, tipica danza della città di Recife, risalente al 1907 e considerata il ballo più movimentato del carnevale (sua principale caratteristica è l'accompagnamento con grida e strumenti a fiato).

Alla conoscenza e diffusione del folclore brasiliano ha dato un contributo notevolissimo l'opera di Katherine Dunham, alla quale si devono trasposizioni teatrali in chiave di danza di riti, musiche e superstizioni della foresta africana trapiantati nell'America Latina.

Vanno inoltre ricordati il Teatro Folcloristico Brasiliano, che dall'epoca del suo debutto a Rio (1950) ha portato in tutto il mondo le manifestazioni popolari e le danze tipiche del Brasile conservando intatti il carattere e il sapore dell'ingenuità popolare, e la Brasiliana, compagnia fondata nel 1949 da Miccio Askanasy e assai nota anche all'estero. § Per quanto riguarda il balletto non esiste una tradizione espressiva originale, potendosi registrare fin qui soltanto sporadici tentativi – per lo più a opera di artisti stranieri – di fondare compagnie di modello e ispirazione europea o nordamericana.

Già nei sec. XVII e XVIII si hanno tracce del passaggio a Rio de Janeiro di compagnie di balletto europee. Al 1913 risale l'apparizione dei Ballets Russes di Djagilev. Nel 1931 fu affiancata al Teatro Municipal una scuola di ballo diretta da Maria Oleneva, cui successe Igor Švecov. A questi nel 1945 fu anche affidata, per breve tempo, la direzione della compagnia e nel 1947 ancora Švecov fondò, sempre a Rio, il Ballet da Juventude, che ebbe breve vita. Aurel Milloss, a São Paulo dal 1953 al 1954, fu invitato a creare e riallestire ben sedici balletti e raccolse a questo scopo un suo complesso anch'esso discioltosi alla partenza del coreografo.

Tentativi, anche nel campo della modern dance, di ispirazione nordamericana, si sono fin qui rivelati di poca consistenza e di scarsa eco a livello internazionale. La ballerina brasiliana di maggior talento e prestigio, uscita dalla scuola del Teatro Municipal di Rio, è senz'altro Marcia Haydée, étoile di prima grandezza, la cui carriera si è svolta però quasi esclusivamente in Europa.



Fonte: www.sapere.it/enciclopedia/Brasile.html

 
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